lunedì, 20 Marzo 2023
Newsletter
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
No Result
View All Result

La G League e l’incompletezza di Nuggets e Blazers

Emiliano Naiaretti by Emiliano Naiaretti
25 Novembre, 2019
Reading Time: 13 mins read
0
G League
Condividi su FacebookCondividi su Twitter

L’11 gennaio 2019 Shareef Abdur-Rahim iniziò ufficialmente il suo lavoro come presidente della G-League, prendendo il posto di Malcolm Turner. In quell’occasione parlò ai microfoni di NBAGLeague.com, esprimendo quello che sarebbe stato il primo vero obiettivo della sua presidenza:

The focus has to be getting to 30 teams, hopefully in the really near future.

Abdur-Rahim, che fino a quel momento aveva rivestito il ruolo di vicepresidente esecutivo, si trovò alla testa di una lega in grande espansione. La G League contava 27 squadre di proprietà o affiliate a una franchigia NBA e una ventottesima squadra già annunciata per la stagione seguente, i nuovi Erie Bayhawks. Questa squadra sarebbe stata controllata dai New Orleans Pelicans, che andavano a sostituire la precedente squadra omonima (e che si trasferiranno a Birmingham, una volta teminati i lavori dell’arena), trasferitasi a College Park, rinominata “Skyhawks” e controllata dagli Atlanta Hawks.

Interrogato dallo staff di NBAGLeague.com su un’eventuale scadenza per il raggiungimento delle 30 squadre iscritte, Abdur-Rahim rispose così:

As soon as possible. Within the next season and a half, we can be at 30 team and committed that way. It’s grown to the point where NBA teams with G-League affiliates are creating an advantage for themselves.

Per quanto il raggiungimento delle 30 squadre potrebbe non avvenire entro la fine di questa stagione e la prima metà della prossima, è innegabile che le franchigie che possono contare su una squadra di G-League abbiano dei vantaggi che le altre franchigie non hanno. Con l’inizio della stagione 2019/2020 e il lancio dei nuovi Erie Bayhawks, le uniche franchigie NBA rimaste senza affiliata sono i Denver Nuggets e i Portland Trail Blazers.

Non controllare o non essere affiliati ad una squadra appartenente alla lega di sviluppo comporta una serie di svantaggi e disagi, sia a livello di mera gestione dei giovani sia a livello contrattuale. Il resto dell’articolo cercherà di spiegare quali problemi devono affrontare le due franchigie senza squadra in G League e in che modi (opposti) li affrontano.

Gli strumenti contrattuali della G League

Flexible Assignment System

Per poter discutere (e leggere) con cognizione di G League e delle squadre ancora senza affiliata è innanzitutto necessario capire che cos’è il Flexible Assignment System, abbreviato semplicemente con Flex Assignment per comodità.

Il Flex Assignment venne istituito dall’allora D-League prima dell’inizio della stagione 2014-2015, quando ancora la lega contava solo 18 squadre. Era pensato per dare la possibilità alle tante squadre senza un’affiliata di assegnare in D-League un giovane che in quel momento non trovava spazio, un infortunato in recupero o un giocatore che per un qualsiasi motivo necessitasse di un periodo di permanenza nella lega di sviluppo.

Il Flex Assignment è tuttora in vigore e ha un funzionamento ben preciso: per prima cosa la squadra senza affiliata deve comunicare alla lega la volontà di assegnare un giocatore in G League, poi la lega identifica le squadre disposte ad accogliere il giocatore tra le loro fila e infine la franchigia decide a quale squadra assegnarlo. Nell’eventualità in cui nessuna squadra appartenente alla G-League si rendesse disponibile per l’assegnazione, il giocatore verrebbe assegnato d’ufficio ad una delle squadre ad affiliazione ibrida (squadre in cui le basketball operations sono in mano ad una franchigia NBA mentre il resto viene gestito in modo indipendente) attraverso un sorteggio.

* Single affiliates (ex: Dallas) informs NBA of their interest in such players.

* Portland will then notify the NBA of what team they wish to assign both players to.

— Bobby Marks (@BobbyMarks42) October 26, 2019

Grazie a questa possibilità anche le squadre senza affiliata possono usufruire della lega di sviluppo ma ciò non elimina completamente gli svantaggi.

È semplice intuire che un sistema simile crei comunque dei problemi che con un’affiliata diretta non si pongono. Per prima cosa, avvalersi del Flex Assignment implica delle tempistiche molto più lunghe delle semplici assegnazioni all’affiliata. Un esempio recente e chiarificatore è quello di Bol Bol, giocatore sotto contratto two-way con i Nuggets, il quale ha saputo la squadra con cui sta disputando questa stagione in G League (i Windy City Bulls) solamente il 28 ottobre, a una decina di giorni dall’inizio della stagione regolare.

Un altro aspetto importante che va considerato è che i coaching staff della G League generalmente utilizzano lo stesso stile e piano partita utilizzato dalla squadra NBA a cui sono affiliati. Di conseguenza, Nuggets e Blazers, nel momento in cui richiedono un Flex Assignment, non hanno la certezza che un team con un gameplan e uno stile simile al loro o congeniale alle necessità del giocatore sia disposto a prenderselo.

Two-way contract

Un punto fondamentale della questione, che ha portato Andrea Bandiziol a ideare l’articolo che state leggendo e l’autore a scriverlo, è la gestione dei two-way contract da parte dei Denver Nuggets e dei Portland Trail Blazers. Prima ancora di parlare della gestione, bisogna però introdurre che cos’è un two-way e quali sono le implicazioni per le squadre di cui sopra.

Prima della stagione 2017/2018 la NBA introdusse i contratti two-way, con lo scopo di implementare le relazioni tra lega madre e lega di sviluppo, cercando di dare maggior rilievo e visibilità alla G League e agevolando le squadre nella gestione e nello sviluppo dei prospetti “marginali”. Questi contratti prevedono che il giocatore giochi con l’affiliata in G League ma possa trascorrere 45 giorni con la squadra. Inizialmente nel conteggio dei giorni rientravano i giorni di allenamento, giorni delle gare e anche i giorni di viaggio trascorsi assieme alla squadra.

Il primo regolamento creava dei problemi non indifferenti, a causa dei giorni di viaggio considerati nel computo totale dei 45 giorni. Per esempio Torrey Craig, assegnato ai Sioux Falls Skyforce, non viaggiava direttamente con i mezzi privati dei Nuggets ma si spostava con voli di linea, andando a minimizzare lo spreco di giorni. A causa di queste problematiche, i giorni di viaggio non rientrano più nel computo.

Ogni squadra ha la possibilità di firmare due giocatori con un contratto two-way che non figurano tra i 15 a roster e non occupano spazio salariale. Ovviamente, per mettere sullo stesso piano tutte le 30 squadre, anche le franchigie senza affiliata hanno la possibilità di stipularne due. Per le squadre che non hanno l’affiliata, anche i two-way rientrano nella procedura del Flex Assignment, portando gli stessi problemi di cui abbiamo parlato nel paragrafo dedicato. Inoltre, un problema che assume particolare rilevanza con i two-way, i quali passano molto più tempo in G-League rispetto a una semplice assegnazione, è quello della distanza.

Per esempio, le affiliate di Bulls (Windy City Bulls) e Raptors (Raptors 905) hanno le proprie strutture a pochi chilometri di distanza da quelle della franchigia NBA da cui dipendono, permettendo un controllo diretto e continuo e una notevole semplificazione negli innumerevoli spostamenti dei giocatori. I due giocatori che hanno firmato un contratto two-way con i Blazers, Moses Brown e Jaylen Hoard, sono stati assegnati ai Texas Legends, con sede nell’area suburbana di Dallas, a oltre 3.200 chilometri da Portland.

Exhibit 10 contract

Parlando delle relazioni tra G League, Nuggets e Blazers, vanno citati i contratti Exhibit 10. Questi contratti rappresentano l’ultima novità della lega a livello contrattuale, essendo stati introdotti solamente la scorsa estate. Gli Exhibit 10 sono sostanzialmente dei contratti al minimo, non garantiti, valevoli per il training camp e che non influiscono sul cap. Ogni squadra può firmare fino a tre giocatori e, prima dell’inizio della stagione, possono essere:

  • Convertiti in contratti normali, andando a figurare nei 15 spot del roster e nel salary cap.
  • Convertiti in contratti two-way
  • Tagliati e assegnati come affiliate players all’affiliata in G League, andando a ricevere fino a 50.000 dollari di bonus nel caso in cui spendano almeno due mesi con la squadra affiliata.

Introdotti per creare ulteriori relazioni tra NBA e G League e per incrementare le possibilità nella gestione dei prospetti marginali e nello scouting, ovviamente mettono in una posizione svantaggiata Nuggets e Blazers. È semplice: se non hai un’affiliata, non puoi concedere il bonus monetario al tuo giocatore. Perciò Nuggets e Blazers possono effettivamente firmare 3 giocatori con Exhibit 10, ma non hanno la possibilità di tagliarli e assegnarli in G League.

Due modelli di gestione

Dopo aver parlato di che cosa implica il non avere un’affiliata in G League, resta da capire come Denver Nuggets e Portland Trail Blazers affrontano e gestiscono questa situazione. Vedremo che le due squadre affrontano in modi diametralmente opposti la stessa identica problematica (e anche con risultati generalmente diversi).

Denver Nuggets

Il caso dei Denver Nuggets è particolarmente intrigante. Il President of Basketball Operations Tim Connolly e il GM Arturas Karnisovas hanno sviluppato un metodo di gestione volto a minimizzare i disagi dati dalla mancanza di un’affiliata, a cui va ad aggiungersi l’inadeguatezza delle strutture d’allenamento della franchigia. Infatti, nel caso dei Nuggets, oltre alla squadra in G League, va considerato che durante la stagione la squadra utilizza per allenarsi una piccola palestra e una piccola sala pesi poste in un’ala del Pepsi Center, inadatte ad accogliere molti giocatori (il training camp per esempio viene svolto all’Olympic training center di Colorado Springs).

Quindi, la dirigenza della Mile High City utilizza un metodo basato sullo scouting delle squadre di G League e sulla volontà dei coaching staff di costruire relazioni e connessioni con le franchigie NBA (nota a margine: in G League non solo i giocatori sperano in una chiamata dai piani alti; lo stesso discorso vale anche per allenatori e dirigenti).

Nel momento in cui i Nuggets hanno la necessità di assegnare un proprio giocatore in G League (quindi attraverso Flex Assignment), la dirigenza per prima cosa interroga le squadre di G League con cui esistono dei rapporti migliori sulla loro volontà di avere il giocatore e sui possibili minutaggi. Poi viene scelta quella che possa essere la destinazione migliore, valutando il possibile minutaggio e il sistema di gioco più adatto per migliorare le lacune del giocatore. Infine, dopo l’assegnazione del giocatore, i Nuggets restano in contatto con il coaching staff per tutta la durata dell’assegnazione, tenendosi informati su come sta lavorando il giocatore e su eventuali miglioramenti.

Nonostante la mancanza di un affiliata nella lega di sviluppo, i Denver Nuggets sono stati una delle franchigie che hanno tratto più profitto dai contratti two-way nelle scorse stagioni. Nella stagione 2017/2018, quella di introduzione dei two-way, i Denver Nuggets firmarono con questo nuovo tipo di contratto Monte Morris, playmaker da Iowa State, e Torrey Craig, un’ala con varie stagioni d’esperienza tra Australia e Nuova Zelanda. A distanza di due anni, Morris e Craig sono entrati in pianta stabile nella rotazione dei Nuggets, con rispettivamente il settimo (17.8 minuti) e il decimo (16.1) minutaggio di squadra e arrivando entrambi da un secondo anno nella lega estremamente positivo.

Le esperienze in G League di Morris e Craig sono esemplificative del modus operandi di Connelly e Karnisovas e di quelli che possono essere gli inconvenienti inevitabili. Dopo attente valutazioni, Monte Morris venne assegnato ai Rio Grande Valley Vipers. Alla base di questa scelta c’era un’idea ben precisa: Monte doveva lavorare sul tiro da 3, e chi meglio dell’affiliata dei Rockets per lavorare su questo fondamentale? La scelta ha pagato, e Morris è diventato un tiratore tutto sommato positivo, avendo un ottimo 41.2% in carriera NBA (seppur su pochi tentativi a gara).

I Nuggets, pur avendo avuto successo nello sviluppo di Craig, incapparono in un problema dato dal funzionamento stesso del Flex Assignment: Craig avrebbe dovuto lavorare sul tiro da 3 ma, per mancanza di alternative convincenti, finì ai Sioux Falls Skyforce, ritrovandosi in un ruolo di creatore primario e scorer nel pitturato.

In sostanza, i Nuggets hanno cercato di aggirare gli ostacoli in modo ammirevole e ingegnoso, puntando fortemente sulla volontà dei coaching staff e delle dirigenze di fare bella figura e di creare connessioni, ma è innegabile che permangano degli svantaggi insormontabili per la conformazione stessa del “sistema G League”.

Portland Trail Blazers

Sui Portland Trail Blazers c’è molto meno da dire, semplicemente perché non attuano nessuna strategia particolare. Pur avendo un’affiliazione con gli Idaho Stampede (terminata nel 2016), la franchigia dell’Oregon decise di concentrarsi sullo sviluppo dei giovani nelle proprie sedi, utilizzando il coaching staff e le strutture d’allenamento della squadra NBA. A quanto pare, il loro GM Neil Olshey era convinto che i lunghi viaggi fossero particolarmente dannosi nello sviluppo dei giocatori, creando degli spiacevoli ritardi di crescita. Lo stesso Bill Ilett, l’allora proprietario degli Idaho Stampede, parlò poi della decisione di Olshey in un libro riguardante la storia della sua squadra:

Neil Olshey made the statement to me, and he may be correct – he felt that he could develop players better in his practice facility with his team than having a D-League team.

Tralasciando i giocatori legati alla franchigia con un contratto two-way, i rookie dei Blazers delle ultime stagioni hanno trascorso pochissimo tempo in G League, pur essendo spesso giocatori giovanissimi e inesperti. Zach Collins, uscito dal college come freshman e arrivato nella lega diciannovenne, disputò una stagione da rookie complicata ma non mise mai piede in G League. Nella passata stagione, Anfernee Simons è giunto in NBA giovanissimo e senza aver giocato nemmeno al college, eppure ha disputato solamente quattro gare nella lega affiliata; Gary Trent Jr. ne ha disputate solamente sei. Lo stesso Nassir Little, attuale rookie dei Blazers, probabilmente trarrebbe giovamento da qualche gara in G League.

Il sistema dei Blazers favorisce ovviamente il controllo dello staff sul giovane, avendolo continuamente sotto gli occhi e potendo gestire quali punti del suo gioco sviluppare ma sottovaluta o ignora enormemente la componente dell’esperienza. I prospetti usciti dal draft, soprattutto se giovani come quelli sopra citati, hanno bisogno di minuti, spazio, occasioni per sbagliare, in modo da per poter crescere con continuità. Giocando sporadicamente una decina di minuti non possono fare tutto ciò. Per esempio, negli scorsi playoff, dopo una grandissima prestazione in gara 3 contro i Nuggets, Derrick White disse che la G League lo aveva aiutato molto a essere così maturo e che quella non era la sua prima esperienza ai playoff, dato che li aveva già giocati con gli Austin Spurs (ovviamente scherzando, ma forse non così tanto).

Una situazione limitante

Nella scorsa stagione Nuggets e Blazers si sono affrontate al secondo turno dei playoff, in una serie che ha visto vincente la squadra dell’Oregon, poi sconfitta alle Conference Finals da Golden State. Quei playoff rappresentano bene quella che è stata la situazione (e che probabilmente sarà anche nel futuro prossimo) delle due franchigie nelle ultime stagioni: due squadre forti, con le capacità per poter andare avanti ai playoff ma non così avanti da poter vincere, situate in città che non rappresentano il top della lega a livello di mercato.

In una situazione simile, nel momento in cui occupi la maggior parte del cap per trattenere le tue stelle (Lillard-McCollum e Jokic-Murray), diventa molto importante il lavoro sui giocatori di secondo piano, quelli che compongono il supporting cast e vanno a riempire la rotazione. Non potendo attirare e pagare la maggior parte dei free agent, le vie per migliorare rimangono sostanzialmente due: il draft e il lavoro sui prospetti marginali.

Esemplare in questo senso è stata la gestione dei Toronto Raptors, i quali sono riusciti a vincere un titolo NBA anche perché sono stati in grado di creare un supporting cast di livello assoluto attraverso la G League. Paskal Siakam, Fred VanVleet e Normal Powell sono stati tutti parte della rotazione principale dei Raptors negli scorsi playoff, e tutti e tre hanno trascorso del tempo in G League a inizio carriera, arrivando nella lega come prospetti non di primissimo piano (Siakam una 27esima scelta, Powell una 46esima, VanVleet undrafted). Possiamo quindi dire che il poter contare su un’affiliata estremamente organizzata come i Raptors 905 è stato un plus non indifferente per il raggiungimento del titolo.

La mancanza di un’affiliata in G League pregiudica sia il lavoro in occasione del draft sia quello sui prospetti marginali. Nel caso del draft, anche avendo degli ottimi scout, sviluppare un giocatore è sicuramente più complicato, come abbiamo visto, soprattutto se le scelte ricadono su prospetti particolarmente giovani e inesperti. Senza l’affiliata diventa quasi impossibile lavorare sui giocatori marginali, non potendo sfruttare un roster intero in G League, non potendo sfruttare a pieno gli Exhibit 10 e dovendo affrontare i tanti problemi dati dai two-way.

In definitiva, non avere una squadra in G League nel 2019 è estremamente limitante. Per quanto i Nuggets possano aver trovato un metodo di gestione intrigante, una squadra di proprietà (o almeno ad affiliazione ibrida) ha il tuo stile di gioco, ha dei coaching e athletic staff direttamente controllati dalla tua dirigenza e garantisce una gestione molto più semplice ed efficace.

UNA G LEAGUE A 30 SQUADRE

Come Abdur-Rahim ha dichiarato più volte, non è questione di “se”, è questione di “quando”. Portland Trail Blazers e Denver Nuggets avranno un’affiliata e le pressioni della lega saranno tutte volte al raggiungimento di questo obiettivo.

In un primo momento, dopo l’annuncio della nascita dell’affiliata dei New Orleans Pelicans da parte di Adrian Wojnarowski, Jonathan Givony riportò che anche i Nuggets intendevano lanciare la propria affiliata per la stagione seguente (cioè quella attuale), con sede nella zona suburbana di Denver (come gli allora Colorado 14ers, poi diventati Texas Legends). Il rumor si rivelò un nulla di fatto, circolò su Twitter una voce secondo cui i Nuggets non avranno un’affiliata prima del 2021 e lo stesso Karnisovas dichiarò che, visti i buoni risultati ottenuti nella collaborazione con le affiliate di altre squadre, non c’è fretta.

Hearing that the Nuggets are next in line for a G League team, likely with a team returning to the NW suburbs of Denver where the Colorado 14ers used to be based. That will make for 29 G League teams in the 2019-20 season, with the lone holdouts being Portland. https://t.co/92LcTP0wKC

— Jonathan Givony (@DraftExpress) October 23, 2018

Se nel caso dei Nuggets l’unico problema pare essere il “quando”, per i Trail Blazers un grosso problema è rappresentato anche dal “dove”. Secondo Adam Johnson, pare che l’intenzione iniziale fosse quella di avere una squadra il più vicino possibile e quindi in un primo momento l’idea era quella di stabilire l’affiliata a Beaverton, appena fuori Portland, nella sede del famoso brand Nike. L’alternativa era Seattle, intrigante da un punto di vista del marketing ma certamente più complicata.

In un secondo momento, Adam Forsythe riportò che c’era la concreta possibilità di vedere l’affiliata dei Blazers a Vancouver, a soli 500 chilometri da Portland, aprendo un mondo di possibilità sia ai Blazers sia alla G League, andando a creare un nuovo mercato in Canada.

Hearing there is a VERY strong chance the Portland Trail Blazers are bringing a G-League team to Vancouver. They would play out of the Langley Events Centre. #RipCity #NBA

— Adam Forsythe (@adamforsythe) July 2, 2018

In sostanza, pare esserci ancora abbastanza confusione nelle idee delle due squadre, e personalmente credo che difficilmente vedremo una G League a 30 squadre prima della stagione 2021-2022.

Tags: Denver NuggetsG LeagueMonte MorrisNeil OlsheyPortland Trail BlazersShareef Abdur-RahimTim ConnellyTorrey CraigZach Collins
Emiliano Naiaretti

Emiliano Naiaretti

Spurs, GLeague and draft @TheShotIT | Draft inebriated but lazy writer | Natural & environmental sciences (ANGRY) student

Letture consigliate:

fischi folli e polemiche
NBA

Arbitraggi Playoff indecenti
Perché e come se ne esce

9 Maggio, 2022
Los Angeles Lakers

Il GM LeBron l’ha fatta grossa
Il campione non può salvarlo

4 Marzo, 2022
Brooklyn Nets

Viaggio nei ritrovi Nets a Brooklyn
Perché la città stenta a crederci

9 Febbraio, 2022
Denver Nuggets

Quanto valgono Embiid e Jokic?
Sono eredi dei grandi lunghi NBA?

21 Gennaio, 2022
Atlanta Hawks

Walker si prende la sua New York
Natale magico tra sogno e rivincite

26 Dicembre, 2021
Golden State Warriors

NBA, casa delle seconde chance
Wiggins l’ha colta, ora Simmons?

23 Dicembre, 2021
Load More
Invia
Notificami
guest

guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
The Shot

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

Pagine utili:

  • Chi siamo
  • La Mission
  • Contattaci
  • Policy

Seguici anche qui:

No Result
View All Result
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

wpDiscuz
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso.
Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito. Puoi leggere qui la nostra Privacy Policy.