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David Fizdale è in survival mode

Francesco Perillo by Francesco Perillo
22 Novembre, 2019
Reading Time: 7 mins read
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David Fizdale
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Esattamente sei settimane fa Steve Mills e Scott Perry si trovavano seduti accanto a David Fizdale nel tradizionale media day di inizio stagione. Dai proclami di un roster di livello alla volontà di spostare l’attenzione sulla squadra di Manhattan si è passati in men che non si dica ad una panchina rovente, dopo solo una decina di partite. L’idea di fondo era chiara a tutti: rivoluzionare la squadra mantenendo flessibilità salariale e aspettarsi una passo in avanti fin da subito, provando a riportare un buon basket tra le mura del Garden. Ma le difficoltà di queste prime partite hanno già messo in allerta i piani alti.

Dieci giocatori nuovi ed una squadra piena di giovani non sono sicuramente un terreno fertile per iniziare una stagione con grandi risultati, ma la strada intrapresa dal Coach va chiaramente in controcorrente rispetto ad ogni gestione prevedibile del roster.

Il quintetto titolare

Se ne è parlato per tutta l’estate, ma dopo queste prime partite il discorso è tornato più che attuale: qual è il quintetto ideale per i New York Knicks? O meglio, esiste un quintetto ideale per i New York Knicks? Che David Fizdale fosse un amante dei “quintettoni” di altri tempi era noto dai tempi di Memphis, detto questo l’incompatibilità visibile della maggior parte degli elementi del roster non sembra scalfire le idee del coach.

Tre elementi sono rimasti sempre titolari in queste prime partite: Barrett, Morris e Randle. Se a R.J. per il momento possiamo contestare poco, è sulla gestione degli ultimi due che va aperto un discorso più ampio. Nel 2019 un quintetto con Marcus, Julius e uno tra Robinson e Portis non può raggiungere dei risultati soddisfacenti. Basti pensare che in NBA solo 19 giocatori giocano con una frequenza di post-up superiore al 15%, e 3 di questi appartengono proprio ai Knicks, ossia Randle, Portis e Morris. Il tutto condito da risultati deludenti, essendo l’unica squadra della lega che segna meno di 0.8 punti da questo tipo di situazioni.

Nel video sono presenti due classiche situazioni di post-up con Portis e Morris. Il primo decide di forzare con 16 secondi sul cronometro e Barrett libero sul perimetro; il secondo, con meno tempo a disposizione, sceglie di prendersi un tiro molto contestato, nonostante ci fossero almeno due linee di passaggio per una conclusione più pulita (Knox e Smith).

Continuando con il discorso attacco, i Knicks hanno attualmente il secondo peggior Offensive Rating della lega (103.2) e soprattutto sono penultimi per punti da isolamenti, quella che dovrebbe essere la caratteristica principale della maggior parte dei giocatori del roster. Proprio rispondendo su questo tema Fizdale ha chiuso con: “Non sento nessuno lamentarsi degli isolamenti dei Rockets, loro tengono il pallone per tutta la partita e segnano 1000 punti”. La differenza sta proprio nella portata dei due attacchi e dei giocatori in campo, e proprio per questo motivo Fiz ha finito per rispondersi da solo. Un attacco così stagnante toglie ogni possibilità di velocizzare l’azione nei momenti importanti, trovandosi a giocare gli ultimi 5 minuti delle partite punto a punto contro difese schierate e affidandosi solamente alla buona riuscita di un tiro contestato.

Fizdale sembrerebbe aver deciso di dare continuità al quintetto con Ntilikina, Barrett, Morris, Randle e Gibson, con quest’ultimo che a differenza di Portis può giocare lontano da palla e offrire più movimento offensivo. Il Net Rating della lineup digita 14.8 con più di 100 minuti giocati insieme sul parquet, ma ci sarà ancora da lavorare per poterlo plasmare nello starting five ideale.

Con un roster così lungo era prevedibile che David Fizdale avrebbe fatto fatica a gestire le rotazioni, ma in questo senso le scelte fatte sono state abbastanza confusionarie. Si è passati da partite con ben 7 giocatori in uscita dalla panchina ed altre in cui ne sono stati scelti solamente 3. Un giocatore di sistema come Ellington è finito nel dimenticatoio da un giorno all’altro, dopo che in 10 partite non si era riusciti quasi mai a creargli delle situazioni favorevoli in grado di liberarlo dall’arco. Solamente qualche blocco eseguito male per arrivare a un tiro contestato.

Come si può vedere in questa clip avviene un hand-off tra Portis ed Ellington, ma Bobby porta un blocco sbagliato che non provoca neanche il cambio del difensore. Il risultato è una tripla forzata con mano in faccia.

Discorso simile anche per Knox, che in uscita dalla panca sembrava aver trovato una dimensione più consona. L’ex Kentucky sta tirando con il 42% da 3, un miglioramento abissale rispetto alla scorsa stagione. Peccato che un buon apporto di questo tipo diventi quasi completamente vano se gli viene offerto un minutaggio così altalenante, da 30 a 15 minuti in due giorni.

La gestione di Julius Randle

La gestione di Randle è uno dei punti di domanda più grandi di queste prime partite. Nella nostra preview di inizio stagione avevamo dato spazio alla volontà del coach di provare a plasmare Julius come point forward. Il tutto è stato confermato dal campo, ma Randle è l’ultimo ad essere colpevole del suo inizio di stagione sottotono. L’ex giocatore dei Pelicans sta visibilmente provando a fare il lavoro richiesto da Fizdale ma, tra tutti i componenti del roster, è quello che sta subendo di più la situazione che si sta creando.

Una palla costantemente in mano e un attacco immobile per un giocatore che non eccelle nella qualità di palleggio vogliono dire solamente una cosa: palle perse. Sono 3.5 a partita con una TOV% di 17.8 per 100 possessi. Numeri inadeguati per un’ala a cui dovresti solamente liberare spazio in post e allargare il campo con un quintetto piccolo. A tutto questo si sommano le serie di conseguenze negative dal punto di vista realizzativo: 26% da 3 punti, 44% dal campo e 51% di True Shooting %. Tutte le voci tra i dati peggiori in carriera, frutto di poco movimento e forzature inevitabili.

Due situazioni molto diverse ma molto simili allo stesso tempo. Palla in mano a Randle lontano da canestro e attacco completamente fermo, il che provoca un tiro forzato fuori ritmo ed un entrata difficoltosa contro Drummond.

Leggere le partite

Eccoci arrivati al punto più dolente: la difficoltà del coaching staff nel leggere la partita. I Knicks si trovano attualmente 21esimi per Defensive Rating (110.3), un dato che non rappresenta in pieno le difficoltà viste sul parquet. Fizdale ha iniziato a usare la zona per gran parte dei 48 minuti, anche con discreti risultati in alcuni momenti, ma non è mai stato in grado di cambiare a partita in corso appena si intravedevano le prime difficoltà. Con la zona il rischio imbarcata è sempre dietro l’angolo e squadre come Chiacago e Charlotte ne hanno approfittato.

Gli Hornets si sono presi ben 48 tiri dall’arco segnandone 17, una squadra che di media ne prende più di 35 ed è in top 10 per percentuale dalla lunga. Tavola apparecchiata da una difesa inefficiente sul perimetro anche negli ultimi minuti di partita, dove Devonte’ Graham ha chiuso il match sul 103-102 proprio con una tripla. Basta tornare indietro di qualche giorno per trovare la situazione analoga, questa volta con Coby White protagonista ed il parziale Bulls di 22-0 ad inizio quarto periodo.

Nel video lo show di Graham e White contro la zona dei Knicks. Il play dei Bulls ha chiuso con 8-11 dall’arco, mentre la guardia degli Hornets con 9-16.

Le scelte sbagliate a partita in corso sono visibili anche su altri fondamentali, come una rimessa decisiva a 2 secondi dalla fine, in questo caso sempre contro Charlotte. Fizdale ha avuto un intero time-out per disegnare un gioco che potesse liberare quantomeno un buon tiratore. Il risultato però ha visto una palla a Randle sul perimetro e un tiro forzatissimo sulla sirena. Situazione di broken play penserete. Invece no. Fizdale a fine partita ha detto che aveva disegnato proprio quella rimessa, nella speranza che Randle riuscisse a segnare o a prendersi un fallo. Escluse le altre opzioni con percentuali di realizzazione nettamente più alte, come un blocco per Ellington o per Morris, che si è trovato a dover rimettere la palla in gioco.

David Fizdale è il “fall guy” di questi Knicks?

Quello che ha mostrato Fizdale in questo inizio di stagione potrebbe bastare per meritarsi il licenziamento? Forse sì, ma a New York quando si crolla non c’è mai un solo colpevole, e forse Fiz è proprio l’ultimo dei colpevoli. Wojnarowski ha definito l’esonero “inevitabile”, non si sa ancora quando accadrà, ma accadrà. Se cadrà Fizdale cadrà anche il front office, incapace di costruire una squadra congeniale e mai capace di metterci la faccia. Come dicono nell’altro continente in queste situazioni: “Find a fall guy or you’ll be the fall guy”. Mills e Perry stanno provando a salvarsi il posto, ma addossare tutte le colpe a David Fizdale non basterà ad evitare una ricostruzione dei piani alti.

Quello che attualmente tiene a galla l’ex coach dei Grizzlies è l’appoggio totale dei giocatori e la mancanza di un’alternativa valida. Perché tutti sanno bene che anche con un altro allenatore i risultati non sarebbero molto diversi.

David Fizdale è in modalità sopravvivenza. Non sappiamo quanto riuscirà a resistere, ma i suoi giorni a New York sono contati più che mai.

Tags: Coby WhiteDavid FizdaleDevonte' GrahamEastern ConferenceEllingtonFrank NtilikinaJulius RandleMarcus MorrisNew York KnicksRJ Barretttaj gibson
Francesco Perillo

Francesco Perillo

Tifoso dei Knicks e appassionato di basket; sogna ancora un futuro in cui il nostro pacioccone in maglia #7 alza il Larry O'Brien davanti alle folle del Garden.

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