Complice una Eastern Conference dalla qualità media piuttosto bassa, gli Atlanta Hawks sono stati dati come papabile squadra da playoff nonostante la giovane età. Dalla scorsa stagione, infatti, Atlanta ha intrapreso un deciso percorso di rebuilding, guidata da un coach e da un GM che hanno effettuato scelte coerenti – per quanto azzardate – sia in fase di draft sia di free agency. John Collins, Kevin Huerter, Cam Reddish e De’Andre Hunter sono i giovani che costituiscono il core degli Hawks del futuro, e sono stati scelti tutti negli ultimi tre anni. Ma nessuna delle scelte precedenti avrebbe senso senza Trae Young, la stella attorno alla quale questi Hawks sono costruiti.
Dopo una seconda metà di stagione da rookie sensazionale – dopo l’All-Star Game ha girato a 24.7 punti, 9.2 assist e 4.7 rimbalzi di media con il 34.8% da tre punti – Young è atteso in questa stagione a compiere un ulteriore passo in avanti verso lo stardom NBA. Le prime partite giocate in questa stagione mostrano un giocatore più maturo rispetto allo scorso anno:
❄️ At 21 years old, @TheTraeYoung becomes the youngest player in @NBAHistory to record at least 30 PTS and 10 AST in 3-straight games! #SAPStatLineOfTheNight pic.twitter.com/lDrwVsMhDe
— NBA.com/Stats (@nbastats) November 13, 2019
Già oggi Trae è uno dei migliori playmaker in circolazione nella lega, grazie alla sua capacità di mettere sotto pressione le difese con il suo tiro dalla lunga distanza e l’abilità di passare il pallone con quel mezzo secondo di anticipo per mettere in difficoltà gli avversari. Da un punto di vista meramente numerico, gli assist per partita sono rimasti invariati rispetto allo scorso anno, assestandosi sugli 8 a partita. Ciò che è cambiato è la sicurezza con cui compie passaggi anche molto rischiosi.
A stupire non è tanto la capacità di fare quel passaggio, ma la velocità di pensiero e di coordinazione per realizzarlo. Purtroppo poi Jabari Parker spreca questa occasione a due passi dal ferro:
Che Trae Young sia il faro di questi Hawks lo si capisce anche dallo Usage Rate, aumentato dal 28% della scorsa stagione al 34.2% di quest’anno (dati Basketball Reference). In tutta la NBA solo Harden, Leonard e Antetokounmpo – tre stelle di primissimo piano – fanno registrare un dato più alto. Una responsabilità di questo tipo avrebbe potuto mettere in difficoltà chiunque, soprattutto considerando che si sta parlando di un sophomore. Young invece sta dimostrando di trovarsi a suo agio in questa situazione, e Atlanta sta sicuramente beneficiando dello stato di grazia della sua stella.
Se, come detto, i suoi assist sono rimasti sostanzialmente identici alla scorsa stagione, dove Trae è migliorato è nelle conclusioni in prima persona. I punti a partita sono passati da 19 a 27.3 – settimo miglior marcatore della Lega – grazie sia all’aumento delle conclusioni (saliti da 15.5 a 19.7) sia all’efficienza al tiro (passata da 48% al 54.3% di eFG%).
Le responsabilità che Trae Young dovrà prendersi in attacco sono destinate ad aumentare ancora a causa della squalifica per 25 partite data a John Collins. Il lungo da Wake Forest era infatti il principale sparring partner del #11, circa il 20% dei passaggi effettuati da Trae la scorsa stagione erano verso Collins, formando una delle migliori coppie play-lungo della lega. La sua mancanza costringerà Trae a caricarsi ancor più sulle spalle Atlanta. Anche i tiri da tre punti sono aumentati sia nella quantità – 8.8 a partita – sia nella qualità, visto che sono convertiti con il 38.6%.
Questo è il dato che più di tutti può migliorare. Come giustamente fatto notare da Kevin O’Connor di The Ringer, Young viene spesso accostato a un ibrido tra Steve Nash e Steph Curry, ma per essere considerato a questo livello gli manca ancora un tiro da tre veramente mortifero in ogni occasione. Sia chiaro, già ora Young è uno dei migliori tiratori dal palleggio in circolazione, ma con una tecnica di tiro come la sua è ancora possibile ritoccare la percentuale verso l’alto.
Uno dei motivi per cui questo salto non è ancora avvenuto – oltre al fatto che siamo solo alla sua seconda stagione – può essere rintracciato osservando la carriera di Devin Booker. Nonostante una tecnica di tiro divina, Booker non ha mai tirato meglio del 38% del 2017-18, con addirittura un career low del 32% registrato la scorsa stagione. Questo perché Booker era l’unica arma offensiva rispettabile dei Suns in ogni anno della sua carriera, attirando quindi su di sé tutte le attenzioni degli avversari. In questa stagione Phoenix è migliorata notevolmente nell’esecuzione offensiva, rendendo la vita molto più semplice del suo #1, che può attaccare difese concentrate non più solo su di lui.
Con le dovute proporzioni circa la qualità media del roster di Atlanta rispetto a quello delle passate edizioni dei Suns, un discorso simile a quanto vissuto da Booker può essere fatto per Young. Trae è chiaramente la principale arma offensiva di Atlanta, sia per la sua capacità di fare canestro sia di mettere in ritmo i compagni. Quando è in campo, infatti, ha una assist percentage del 48.5%, terzo in tutta la lega dietro a Derrick Rose e a LeBron James. Quando si siede in panchina l’attacco degli Hawks scende a 93 punti ogni cento possessi, dato peggiore della squadra, che contrasta con il 109.1 mentre è in campo (dati nba.com).
Fermare Trae equivale per le difese a fermare Atlanta. Questa pressione, oltre che ripercuotersi sulle sue percentuali, si riflette anche sull’alto numero di palle perse. Young è secondo in tutta la NBA per palle perse, ma considerando tutte le attenuanti del caso (giovane età, usage alto, elevata pressione degli avversari) è tutto sommato un dato giustificabile, sul quale Trae ha tutto il tempo per poter lavorare per migliorare ancora. Qui di seguito possiamo notare un tunnel ai danni di Barton, replicata poi contro Phoenix ai danni di Rubio. Personalità da vendere per una giocata resa celebre da Ginóbili:
Il grande punto debole del #11 è la difesa, ancora decisamente sotto la media. Fin da quando è stato scelto al draft si sapeva che Young fosse un pessimo difensore, sia per una questione di taglia fisica sia per istinti di base. La scorsa stagione capitava spesso di notare Trae andare a sbattere ovunque sui blocchi, o di vederlo spaesato nella sua metà campo senza accorgersi che il suo uomo stava tagliando in backdoor. Oltre a questo, c’era anche una questione di voglia e atteggiamento, quasi mai positivi in questo aspetto del gioco.
Anche in questa stagione Trae si conferma un difensore sotto la media, anche se è comunque possibile notare un miglioramento. Il suo Defensive Box Plus-Minus è di -2.2, un leggero miglioramento rispetto al -2.8 della scorsa stagione. Le energie che spende nella metà campo avversaria sicuramente incidono nella sua applicazione difensiva, che resta però nettamente insufficiente. Atlanta è 18esima per DefRtg, quindi è lecito aspettarsi che in futuro anche questo fondamentale possa migliorare. Questo salto in avanti in difesa sarà fondamentale per Atlanta, dato che nella più rosea delle ipotesi Young sarà al massimo un difensore nella media o appena sotto. Ancora una volta è possibile tirare in ballo la comparison con Curry: Atlanta potrebbe provare a copiare qualche schema difensivo che gli Warriors hanno usato per coprire Steph in difesa, posto che per replicare quel sistema di cambi continui sono necessari gli uomini giusti.
La carriera di Young sarà per sempre legata a doppio filo a quella di Doncic, e l’inizio di stagione dello sloveno ha sicuramente messo in ombra quanto fatto in queste prime partite da Trae. La scelta di Atlanta di scambiare Doncic è stata sicuramente rischiosissima, tuttavia non si può dire che non siano caduti in piedi. Trae è il giocatore perfetto per guidare il core di Atlanta verso le vette della Eastern Conference nei prossimi anni, e a noi non ci resta che metterci comodi e goderci questo duello che promette di accompagnarci di stagione in stagione per la prossima decade.