Nella data in cui scrivo, domenica 10 novembre, i Los Angeles Lakers sono primi in NBA con il record di 7-1. Unica sconfitta maturata nell’Opening Night contro i cugini Clippers per 112 a 102. Da quel momento in poi sono arrivate sette vittorie consecutive, di cui tre in trasferta e l’ultima in casa contro Miami, tenuta a soli 80 punti totali. Non si vedeva una partenza del genere dalla stagione 2010-11, quando la squadra di Kobe e Gasol campione in carica iniziò la stagione vincendo 8 partite filate, e 13 delle prime 15.
Un primato che è figlio di un gioco, se vogliamo, anacronistico, una difesa già al momento di livello assoluto, ma con un attacco e un tiro da tre che fatica ad ingranare. Analizziamo in 5 macro punti questi nuovi Lakers:
1) DIFESA
Ad inizio stagione la preoccupazione per quasi tutti – tifosi, media e addetti ai lavori inclusi – era principalmente riferita a questo importante aspetto del gioco. Memori delle continue “amnesie” di LeBron delle stagioni passate, in particolare modo di quella precedente, e consci del fatto che McGee e Howard in difesa sui pick’n’roll e sulle rotazioni davano ben poca fiducia a squadra e compagni. Inoltre c’era da capire in quali condizioni fisiche si sarebbe realmente presentato Avery Bradley, acquisto per molti decisamente sottovalutato in partenza.
Ebbene, se la fase offensiva risulta ancora un work in progress, quella difensiva al momento risulta essere la vera certezza di questo inizio di stagione.
Come possiamo notare dai dati, la squadra di Vogel sta dominando le partite prevalentemente in questo aspetto del gioco, in modo abbastanza netto:

Non si vedeva un rating difensivo così basso dai Pacers annate 2012-13 e 2013-14. Indovinate chi era allora il loro coach?
Chiaramente dobbiamo prendere con le pinze questi dati, e considerare che siamo appena ad inizio RS, con un sample dunque molto limitato. L’andamento potrebbe cambiare, ma le attitudini e il lavoro svolto da Vogel sembrano ben chiari. Al media day aveva dichiarato che “la priorità sarà difendere il pitturato e il canestro”, e effettivamente questo sta già accadendo in modo consistente.
La scelta della costruzione del roster, a quattro mani tra Vogel-Rob assieme a LeBron-AD, sta mostrando da subito i suoi frutti. Bradley-Green-Caruso-KCP sugli esterni fanno un gran lavoro di copertura e continuo pressing sul pallone, Davis-Howard-McGee nel pitturato fanno semplicemente paura. I tre lunghi dei Lakers hanno caratteristiche fisiche importanti, tutti e tre sono dotati di grande atletismo e di una apertura alare impressionante. Dato significativo, ma non per questo implicito, di una ottima copertura del ferro.

Qua notiamo come la difesa si chiuda con timing perfetto: segnare contro i lunghi Lakers in queste situazioni risulta complicato.
Sebbene i rating difensivi sui singoli non sempre confermino al 100% l’apporto reale dei giocatori, i dati di Howard (95.3) e Davis (94.1) risultano i migliori di carriera per entrambi i giocatori e ribadiscono il loro fondamentale apporto a questa squadra. Inoltre, AD risulta secondo in NBA per stoppate a partita con 3, mentre Howard con 2.1 risulta nono (ma giocando appena 21 minuti di media). Le qualità di Davis sono indubbie, giocatore totale nel reparto difensivo in grado di marcare 1-5 con estrema efficacia, e di contestare qualsiasi cosa gli passi davanti. Howard sta conferendo una grande energia sia nel pitturato, che nei cambi sugli esterni, riuscendo spesso a tenere la marcatura sui piccoli e muovendo in modo sorprendente i piedi.
In questa sequenza possiamo osservare come sul cambio riesca a tenere il giovanissimo Coby White, coprendo l’area in modo praticamente perfetto.
L’apporto di Dwight può certamente meravigliare, ma forse per la prima volta nella sua carriera sta accettando seriamente il ruolo di comprimario, di role player, concentrandosi esclusivamente su ciò che Vogel e la sua squadra gli richiede. Difesa, rimbalzi, intimidazione, concentrazione…stop. E, in questo inizio di stagione, sembra riuscirci alla grande.
Nell’ultima vittoria su Miami, tenuta a soli 80 punti con il 35% dal campo, i Lakers hanno contestato l’88% dei tiri tentati. Un dato assurdo.
2) LEBRON JAMES

L’immagine parla da sola, e non è neppure aggiornata. Ad oggi il rating dice 94.0.
Per mesi abbiamo sentito tutti parlare e parlare, e pure LeBron ha ascoltato e immagazzinato. Ha fatto sapere a più riprese che questa sarà la stagione del riscatto, lanciando pure l’hashtag #RevengeSeason. Il Re sta mantenendo le promesse, e non solo…sta facendo molto di più.
La fase offensiva non necessita di particolare menzione in questo momento: LeBron sta performando sui suoi classici livelli da top top player qual è ed attualmente guida la classifica assist con 10.5 ad allacciata di scarpe (suo record personale). Ma ciò che sta realmente impressionando, a mio modesto parere, è la fase difensiva.
L’impegno e la voglia che ci mette già da questo inizio di stagione sono veramente rimarchevoli. Se conoscete un po’ LeBron, saprete ormai che dal post Heat, in regular season, il Re sceglie letteralmente in quali partite difendere e in quali produrre il minimo sindacale. Per lo più per un discorso di dosaggio delle energie, essendo la stagione molto lunga, e dovendo spendere grandi risorse nella fase offensiva sera dopo sera. Sappiamo bene quanto il suo chilometraggio sia enormemente maggiore di qualsiasi altro giocatore attualmente in attività, e che si tratta dopotutto della sua 17esima stagione NBA. Il suo intento è sempre stato quello di arrivare ai PO in forma fisica eccellente, per poi inserire le marce alte e dominare, come ormai dimostrato ampiamente.
Ma, ad essere sinceri, nelle ultime due stagioni (ultima Cavs e prima Lakers), si è visto un LeBron decisamente rinunciatario e spesso alquanto irritante in fase difensiva. Lento, svogliato, non rientrava in transizione difensiva, non contestava quasi mai gli avversari in area e non eseguiva i close out sugli esterni. Semplicemente restava fermo. E giù di critiche a catinelle.
Scordatevi tutto questo, il LeBron di questo inizio stagione è forse la miglior versione degli ultimi 5-6 anni su questo aspetto. Molto fisico e concentrato, muove i piedi in modo pressoché perfetto, pronto a cambiare su qualsiasi blocco o addirittura ad anticipare le azioni degli avversari. In area sta eseguendo una serie di rotazioni perfette forzando gli avversari ad un gran numero di sfondamenti a suo carico (4 sfondamenti subiti contro i 6 dell’anno scorso). E la sua arma migliore, la chase down block di rientro, è già stata eseguita con successo in almeno 4 occasioni. Il fatto di essere fresco e riposato, dopo molti mesi per la prima volta in moltissimi anni, di certo sta influendo.
Qua, nell’arco di pochi secondi, la chase down e subito dopo lo sfondamento subito:
Qua invece come recupera la posizione in timeng perfetto, cose viste raramente nel recente passato:
Anthony Davis mesi fa aveva tuonato “Voglio essere il miglior difensore della Lega, e voglio che LeBron faccia parte dei quintetti ‘All-NBA defense’ insieme a me. Dobbiamo fare la differenza”. Sembra proprio che i due si stiano caricando e spronando a vicenda, e per il momento la cosa sta avendo il giusto impatto su entrambi, trascinando di conseguenza tutta la squadra.
3) COACHING – QUINTETTI E ROTAZIONI
C’erano diverse speculazioni ad inizio stagione su chi dovesse partire titolare, se LeBron avesse realmente coperto il ruolo di point guard, se Kuzma fosse partito titolare o meno, se Howard o McGee, se Rondo sì o Rondo no.
Beh, anche causa infortuni, pare che lo starting five deciso dal coach sia per ora il più equilibrato e performante per iniziare i match. LeBron gioca essenzialmente da point forward, con palla quasi sempre in mano, Bradley-Green come esterni e AD-McGee sotto canestro. Ma la vera rivoluzione sembra avvenire con Howard in campo al posto di McGee, oppure con Davis da centro e Caruso dentro, nelle fasi importanti dei match. Questi sono i quintetti che fino ad ora hanno fatto la reale differenza sugli esiti delle partite. I Lakers, spesso sotto nella prima metà di gara, nel terzo e quarto periodo riescono ad invertire l’inerzia proponendo una difesa pressoché perfetta, e garantendo un attacco ugualmente buono.
Il quintetto più decisivo e performante, visto in campo per soli 14 minuti totali, risulta essere Bradley-Green-James-Davis-Howard: +74.6 di Net Rating, 137.9 di Offensive Rating e 63.3 di Defensive Rating.
Un impatto devastante sugli avversari, che quando assieme sul campo (anche se per pochi minuti a partita) riesce a creare la giusta separazione dagli avversari.
Nel video Alex Caruso sempre molto attivo e pronto ad anticipare le linee di passaggio per concludere veloce in contropiede. Defense to offense:
Tranne contro Dallas, in nessun’altra partita si sono trovati punto a punto sul finale, riuscendo a chiudere il discorso già ad inizio o metà ultimo periodo. La chimica non può che consolidarsi e continuare migliorare, e l’aver in squadra diversi giocatori esperti e votati alla fase difensiva, fa ben sperare per il proseguo della stagione.
4) FASE OFFENSIVA
Quando nella stessa squadra ti ritrovi LeBron James, Anthony Davis e una serie di giocatori funzionali al loro gioco, è lecito aspettarsi uno dei migliori attacchi della Lega. Invece, la nota dolente di questo inizio di stagione riguarda proprio la fase offensiva. Se la difesa è già ad un punto decisamente alto, l’attacco sta faticando ad ingranare:

Dati riconducibili verosimilmente a schemi offensivi limitati, a un uso smodato del post basso e ad una carenza di creatori di gioco.
I Lakers giocano sostanzialmente ad un ritmo basso (il che non è di per se un aspetto negativo), controllano il gioco e cercano di creare il mismatch a loro favorevole azione dopo azione. Non ci sono molti schemi offensivi, si tratta per lo più di un gioco semplice e intuitivo dove LeBron organizza e posiziona i suoi giocatori sul campo, anche in relazione agli avversari, e da li si profilano diverse opzioni.
Anthony Davis, per ora, viene utilizzato quasi ed esclusivamente dal post (basso o medio), dove riceve spalle a canestro per la maggior parte delle volte, e gli si chiede di attaccare il difensore. Le qualità di AD sono indubbie, ma questo tipo di gioco insistito (un po’ retrò) comporta spesso un rallentamento nel flow di gioco per tutta la squadra, diventando alla lunga prevedibile e stagnante. Davis, inoltre, si intestardisce spesso in conclusioni non di buona fattura, forzando tanti tiri in fade away e/o contestati. Le sue % al tiro confermano il trend non del tutto positivo, 49% da due (suo dato più basso in carriera) e appena 25% da tre quando si apre da oltre l’arco (dato più basso degli ultimi 5 anni):
Il tanto atteso pick’n’roll tra Bron-AD si è visto poco, e con risultati alterni.
Un altro aspetto che potrebbe impensierire lungo il corso della stagione, è la mancanza di veri creatori di gioco che non si chiamino LeBron James. Teniamo presente che Rajon Rondo non ha ancora disputato una partita in questa RS, e probabilmente il suo apporto da questo punto di vista potrebbe aiutare in uscita dalla panchina, ma con lui in campo ci si espone parecchio in difesa e in attacco ti ritrovi con un difensore -il suo- perennemente staccato a coprire e intasare l’area. Si tratta, dopo tutto, di un rischio che dovrà essere ponderato.
Cook è forse l’unico in grado di creare qualcosa dal palleggio, sia per sé stesso che per smuovere leggermente le difese, ma parliamo di un giocatore per ora troppo altalenante e che difficilmente riesce a fare la differenza sul parquet in questo frangente, oltre a soffrire anche lui dall’altra parte del campo.
Questo sarà un aspetto da tener sott’occhio per il proseguo della stagione. Non mi sorprenderei di vedere qualche trade che miri a migliorare questo aspetto in futuro. Anche se, realisticamente, i Lakers ad ora hanno ben poco da offrire di allettante come contropartita.
5) TIRO DA TRE
In questa free agency, una delle priorità della dirigenza era riuscire a circondare LeBron e Davis da solidi tiratori, memori delle scelte bizzarre di Magic nel 2018. I Lakers hanno chiuso la stagione scorsa al penultimo posto per % da oltre l’arco (33.3%). Qua vediamo i dettagli dei nuovi arrivati per percentuali nel tiro da tre in carriera:

Tranne Bradley, i restanti quattro nuovi giocatori viaggiano tutti intorno al 40% in carriera, con Green che ha avuto il picco massimo del 45.5% nella stagione appena trascorsa, e Cook 44.2% in quella precedente. E quasi tutti sono veri specialisti nel catch&shoot.
Nonostante i tiratori ora non manchino, al momento il flow di gioco e le % da tre sembrano non decollare. Anzi, i Lakers continuano ad occupare le ultime posizioni con un poco soddisfacente 31.7% da tre, dato inferiore rispetto alla stagione scorsa, convertendo appena 9.3 triple a gara (lo scorso anno erano 10.3). La media attuale della Lega risulta 35% con 12.5 canestri a partita.
Nel momento in cui scriviamo, solo Danny Green sta confermando tali percentuali (43.9%), LeBron e Bradley si aggirano sul 33%, mentre tutti gli altri non arrivano neppure al 30% di media. Un dato molto negativo e in controtendenza con tutte le percentuali di carriera.
Il dato dovrebbe ugualmente salire, visto che si tratta tutto sommato di una squadra completamente nuova con nuovi sistemi da assimilare nella fase offensiva. Ma gli specialisti, spesso tirando pure wide open sugli scarichi perfetti di LeBron, ad ora fanno ancora fatica ad inquadrare il canestro. Le triple arriveranno.
FOCUS FUTURO
Con il rientro di Kuzma e Rondo, la fase difensiva potrebbe peggiorare sensibilmente in quanto entrambi poco inclini a questa fase del gioco. Vogel dovrà essere bravo e capire in quali momenti inserire i giocatori, e quando lasciarli in panchina ad osservare gli altri. Inoltre, si spera, che l’inizio propositivo di Dwight si confermi nel tempo, dato che le attitudini dell’ex Magic sono ormai ben note. Se riuscirà a rimanere concentrato, sano fisicamente e professionale, allora i Lakers potrebbero aver fatto decisamente il colpo dell’estate con quel minimo non garantito offerto ad Howard.
La chimica non può che consolidarsi e continuare a migliorare, e l’aver in squadra diversi giocatori esperti e consci del proprio ruolo fa ben sperare per il proseguo della stagione. L’attacco verrà con il tempo e con l’inserimento a pieno regime di Kuzma, al momento in evidente difficoltà sia dal punto di vista fisico che di fiducia in sé stesso.