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Com’è andata la preseason degli Houston Rockets?

Alex Di Marcantonio by Alex Di Marcantonio
25 Gennaio, 2020
Reading Time: 6 mins read
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Preseason Rockets

Copertina a cura di Francesco Villa

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Un piccolo aggiornamento sull’evoluzione del gioco in casa Houston Rockets, che con la vittoria contro Miami ha chiuso la sua preseason. Come previsto, la presenza di Russell Westbrook, arrivato via trade al posto di Chris Paul, ha subito impattato lo stile di gioco dell’intera squadra, facendo registrare cambiamenti sia positivi sia negativi.

Note positive

Prima tra le note positive, l’efficienza con cui questo roster è stato capace di condurre un ritmo del tutto nuovo: gli Houston Rockets sono improvvisamente diventati sesti per pace (110.3), dopo essere stati quartultimi nella scorsa stagione (97.9), e nonostante un notevolissimo – e difficile da gestire – differenziale da +12.4 possessi a gara, sono stati in grado di concludere la preseason in top 10 per punti in contropiede (settimi con 19 punti per partita) e punti segnati dopo una palla persa avversaria (ancora settimi con 26 punti scaturiti da queste situazioni). Del resto, già in allenamento si potevano notare indizi a riguardo:

Westbrook to Gordon for 3 on one end.

Westbrook to Harden back to Westbrook for 3 on the other. Quick pace. #Rockets pic.twitter.com/bnG0G89K6T

— Ben DuBose (@BenDuBose) September 28, 2019

Anche l’attitudine sotto le plance avversarie sembrerebbe decisamente cambiata, come dimostrano i 13.3 rimbalzi offensivi a gara (tra le quattro squadre migliori in questa categoria) e i 17 second chance points, valevoli per il terzo posto in questa classifica. Inoltre, nonostante i profondi cambiamenti nel ritmo di squadra, le assenze di Westbrook e – quando presente – la sua ancora non sufficiente integrazione nei meccanismi di squadra, gli Houston Rockets si sono comunque confermati come team appartenente ai più alti livelli offensivi della lega, segnando una media di 125.7 punti a partita (i migliori di tutta la preseason) e registrando un ottimo 113.7 di OffRtg (valore secondo solo a quello dei Pelicans).

Qui di seguito un esempio del gioco veloce di Houston: Westbrook porta rapidamente il pallone nella metà campo avversaria, e in tre passaggi i Rockets trovano Sefolosha per una tripla wide open.

Note negative

Parlando di note negative, invece, è impossibile non citare l’intera fase difensiva, dove Houston, apparsa poco duttile e molto disunita, ha (finora) ribaltato tutto ciò che di buono si era visto durante la seconda parte della scorsa stagione, non aver puntato sugli heavy switch (elemento chiave del loro successo nella metà campo difensiva), e adottando un approccio davvero troppo soft. A loro discolpa, il sistema difensivo è stato sicuramente influenzato dal classico clima di preseason, dalla perdita di un difensore come Paul e dai cambiamenti dei giocatori nelle rotazioni.

E se la 18esima posizione nel Defensive Rating di squadra non sembra particolarmente allarmante, è escludendo la gara contro gli Shangai Sharks – di certo non irresistibili – che il dato cala vertiginosamente al 30esimo posto (107.9), registrando il penultimo piazzamento tra le squadre NBA (solo gli Utah Jazz hanno fatto peggio).

Sulla scia del poco impegno che ha caratterizzato la difesa di Houston, ma anche di un loro punto debole già noto, le insicurezze dei Texani sotto il proprio canestro non sembrano ancora svanite, come dimostrano i 15.3 second chance points concessi a partita (29esimo posto).

I Rockets dovranno migliorare molto la propria difesa con l’inizio della regular season: nella clip sotto Westbrook sbaglia completamente il posizionamento sul pick and roll, e Murray trova facilmente Walker in angolo per una tripla

L’impatto dei singoli

Inquadrata la situazione di squadra, spendiamo qualche parola su alcuni dei giocatori più importanti di questi Houston Rockets.

Le stelle: James Harden & Russell Westbrook

James Harden ha da subito impostato il proprio gioco sui ritmi con cui ha chiuso lo scorso anno, registrando 31.2 punti (46.4 FG%, 39.4 3pt%, 80.3 FT% e 65.3 TS%), 6.5 rimbalzi e 9 assist in solo 28.9 minuti a gara. Con il suo +25 di Net Rating e il “titolo” di miglior marcatore e assistman della preseason, Harden è più che pronto per questa nuova stagione.

Meno pronto appare Russell Westbrook che, tra assenze per infortuni e un’integrazione nel nuovo sistema di gioco ancora non sufficiente, non ha particolarmente brillato. Su tutti sono da migliorare il gioco in post-up (aspetto su cui D’Antoni sembrerebbe voler fortemente puntare) e l’intesa con Capela che, sulla base di quanto visto con la coppia RW-Adams, può e deve rivelarsi fatale.

La sua shot chart riassume discretamente queste sue difficoltà iniziali: 36% dei tiri tentati nella restricted area e convertiti con il 63.1%, 15% dei tiri tentati dal mid-range e convertiti con il 37.5% (dato carente, ma condizionato da molti tiri forzati), 49.1% di tiri tentati da 3 e convertiti con un pessimo 26.9% (in cui rientra però anche un ottimo 40% in situazioni di catch and shoot), per finire un non emozionante 63.6% ai liberi, ma con un buon 41.5% di FT rate (ormai sembra impossibile tornare all’80% circa che ha caratterizzato diverse sue stagioni). I 16.2 punti in 25 minuti per partita e qualche forzatura di troppo lasciano intendere che ci vorrà ancora del tempo prima di vedere ciò che Westbrook potrà davvero aggiungere ai Rockets, anche se si sono già visti i suoi soliti lampi di talento.

I comprimari

Continuando a parlare di tiri, Eric Gordon ha chiuso la sua preseason con un favoloso 46.8% da 3 (su ben 6.8 tentativi a gara) e un perfetto 100% ai liberi. Sarà fondamentale per la squadra, viste le motivazioni esplorate nella nostra preview, che le sue percentuali si mantengano alte. Inoltre, considerando che lo scorso anno Gordon ebbe problemi di resa fino a dicembre, questa sua partenza lanciata può solo essere di buon auspicio.

Discreto anche l’impatto di Clint Capela, che ha dimostrato sensibili miglioramenti in termini di atletismo ed esplosività, oltre a registrare medie di 14 punti e 9 rimbalzi con il 68.8% dal campo. Lo svizzero è stato autore sia della pessima prestazione contro gli Spurs (in cui ha segnato solo 3 punti, ma giustificabile considerato il jet lag accumulato durante il rientro dal Giappone) sia di una gara conclusiva da 20 punti e 13 rimbalzi.

Positivi anche gli impatti di House Jr. (su cui abbiamo riposto un certo carico di aspettative) e di McLemore. Il primo ha risposto positivamente alla chiamata da titolare nelle ultime due gare di preseason, realizzando 10.5 punti e 4.5 rimbalzi con oltre il 40% dall’arco; il secondo, oltre a essere particolarmente attivo in difesa, ha fatto registrare circa 10 punti a gara e un buonissimo 39% da 3 su 6.8 tentativi a partita, ritagliandosi un ruolo da tiratore in catch and shoot.

Considerazioni finali

Con l’andamento della preseason che ha confermato quanto previsto, gli auguri per la stagione regolare dei Rockets – che si apre stanotte in casa contro Milwaukee – non sono diversi da quelli di cui avevamo già parlato nella preview. Forte della buona forma di tanti comprimari, Westbrook dovrà necessariamente velocizzare il suo inserimento nei meccanismi di gioco; nel frattempo Harden, per mantenere alta la resa di squadra, sarà probabilmente chiamato a mettere nuovamente a referto statistiche da MVP.

Il nostro augurio per il duo è quello di trovare un equilibrio per cui l’adattamento completo di Westbrook permetta alla barba più famosa del mondo di potere – e mai dovere – rendersi autore di prestazioni simili a quelle dello scorso anno, necessarie per mantenere i suoi Houston Rockets in ritmo per l’accesso ai playoff nonostante le assenze (si ricordi, ad esempio, del record per più partite consecutive da 30+ punti personali). Infatti, il contesto tipico in cui Harden è costretto a primeggiare potrebbe essere quello di una squadra in cui Russ non è riuscito ad apportare quel valore aggiunto che tutta Houston si aspetta.


Articolo a cura di Giuseppe Catone e di Alex Di Marcantonio.

Tags: Ben McLemoreclint capelaDanuel House Jreric gordonHouston RocketsJames HardenMike D'antoniNBA preseasonRussell Westbrook
Alex Di Marcantonio

Alex Di Marcantonio

28 anni, vengo da Civitavecchia e scrivo di basket perché è un modo per condividere la mia passione e discuterne con altre persone in maniera costruttiva. Figlio di un Jordaniano convinto che mi ha trasmesso l'amore per questo sport, tifoso Celtics sin da piccolo. Parlo anche dei Rockets in quanto Harden-sessuale.

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