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Dame D.O.L.L.A.

Alessandro Cerati by Alessandro Cerati
23 Ottobre, 2019
Reading Time: 15 mins read
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Dame D.O.L.L.A.

Copertina a cura di Alessandro Cardona

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Damian Lillard on the court, Dame D.O.L.L.A. in the booth

“Different On Levels the Lord Allows”, ecco a cosa corrisponde l’acronimo D.O.L.L.A.

La parola chiave per interpretarlo è quel different, proprio di chi appare diverso per aspetto visivo, colui che è in grado di differenziarsi e spiccare in mezzo agli altri. Non è da intendere tanto come indice di arroganza ma di fiducia, caratteristica propria di chi si erge a simbolo in campo della squadra, dei tifosi e dei propri compagni e nello stesso modo si fa portavoce di un determinato strato sociale al di fuori del terreno di gioco in tutti i modi possibili, con il rap soprattutto. La caratteristica che identifica Damian è che tra la vita di tutti i giorni, il basket giocato e le sue produzioni musicali, ciò che mette in mostra è coerente ed autentico su tutti i livelli possibili (“On Levels the Lord Allows” appunto).

La storia recente ci mostra come tutto si sia allineato perfettamente nella vita di Dame negli ultimi mesi, un climax di eventi dentro e fuori dal campo che hanno avuto come culmine la consacrazione del suo personaggio. Sul parquet è accaduto grazie ai risultati recenti e al prolungamento di contratto con i suoi Blazers (il più oneroso della storia della Lega firmato questa estate), come rapper in seguito a una faida, un rap beef con niente di meno che Shaquille O’Neal, leggenda del gioco e unico vero rapper di successo tra molti giocatori che ci hanno provato.

Per capire come siamo arrivati a questo punto e comprendere bene il lato artistico del playmaker natìo di Oakland dobbiamo partire dall’inizio, e noteremo come nella cronologia degli eventi lo spirito di autenticità e i punti saldi su cui ha basato la propria immagine pubblica si ripresentino ciclicamente.

#4BarFriday

Il primo vero assaggio che Dame abbia dato al mondo delle proprie capacità al microfono è frutto di una sua iniziativa personale denominata #4BarFriday, che ha visto il debutto nelle ultime settimane della offseason del 2013 proprio con una sua performance. L’obiettivo di questa specie di contest a cadenza settimanale era semplicemente quello di dare le possibilità a rapper più o meno emergenti di mettersi in mostra, utilizzando una piattaforma alla portata di tutti, sponsorizzata da un atleta del suo calibro. È stato creato un apposito profilo Instagram che è attivo ancora oggi sei anni dopo.

Tra i personaggi famosi e non che hanno deciso di mettersi in gioco e rappare la propria quartina, ci si sono cimentati anche altri giocatori NBA consolidandone il successo fin da subito. Persino LeBron James, indubbiamente il cestista più popolare degli ultimi quindici anni, ha preso parte al movimento qualche mese dopo che Lillard aveva condiviso il video di lancio.

In poco tempo la sempre crescente partecipazione del mondo virtuale ha reso possibile che venisse organizzato un evento il venerdì sera della settimana degli All Star Game del 2014 tenutisi a New Orleans, con Damian stesso come presentatore. La regola fondamentale del contest era che fosse il volume del pubblico a decretare il vincitore; una vera e propria rap battle a cui hanno partecipato otto concorrenti provenienti da ogni parte degli Stati Uniti, coloro che avevano ricevuto il consenso maggiore tra tutti i partecipanti online. Data la forte presenza mediatica e la contemporanea partecipazione di Lillard a tutti e cinque gli eventi in programma sul campo che lo hanno reso uno dei personaggi più chiacchierati di quei giorni, il #4BarFriday era stato definitivamente riconosciuto al livello più alto possibile.

Fino a questo momento Dame aveva partecipato a diversi episodi del proprio personale format lasciando intendere di essere un rapper che prendeva seriamente la scrittura e che avesse un messaggio da dare, andando oltre il semplice intrattenimento che si generava, ma il momento in cui è stato reso palese a tutti che potesse intraprendere una carriera seria ha una data ben precisa.

Sway In The Morning e le prime canzoni ufficiali

In occasione dell’All Star Weekend del 2015 che ha avuto come venue il leggendario Madison Square Garden di New York, la mattina del 13 febbraio 2015 Dame, fino a quel momento non ancora ufficialmente D.O.L.L.A., si è presentato alla sede del canale radio Shade45 per prendere parte al programma Sway In The Morning condotto da Sway Calloway, personalità famosissima dagli anni novanta nel mondo dell’hip hop (Dame inizia al minuto 2:35).

Nella sua prima strofa ufficiale Dame si presenta ufficialmente al grande pubblico riassumendo il percorso che lo ha portato ad essere dove si trova ora, esponendo le difficoltà del contesto in cui ha dovuto crescere tra violenza e povertà, e di come sia riuscito ad affermarsi solo scommettendo sui propri mezzi e il proprio sudore. Argomenti del genere trattati con questa prospettiva, un flow preciso e chiaro e una struttura del testo non banale sia per quanto riguarda metrica e figure retoriche hanno messo molti ascoltatori sull’attenti e varie indiscrezioni riguardo a della sua musica ufficiale in lavorazione hanno contribuito a creare un hype non indifferente. In particolare una dichiarazione fatta a Chris Haynes di Comcast SportsNet il mese seguente ha messo in chiaro l’ambizione e la serietà con cui Damian si stava approcciando alla sua carriera musicale:

“Se la mia persona continua a crescere nell’immaginario pubblico, credo di poter fare un disco di platino con la mia musica. Non voglio screditare nessuno che lo abbia fatto prima di me, ma io so rappare sul serio. Ho una storia da raccontare. Per me non sarà solo legato alla pallacanestro, ho molto di più da dire. Nella maniera in cui so di essere capace di farlo, e con i produttori con cui collaborerò, non c’è motivo per pensare che non sarò in grado di fare un disco di platino. Shaq ha dimostrato che è possibile farlo”.

Pochi mesi dopo Dame D.O.L.L.A. ha finalmente rilasciato sul suo profilo SoundCloud la sua prima canzone ufficiale, una canzone di tre minuti formata da un’unica strofa senza ritornelli rappata sulla strumentale di Future del brano “Fuck Up Some Commas”, uno dei più hot di quel periodo.

La canzone è un susseguirsi di incastri serrati ma sono pronunciati con un tono fiducioso e rilassato. Essendo strutturata come un freestyle questa traccia è un vero e proprio flusso di coscienza in cui Dame alterna i propri pensieri parlando di come le difficoltà lo abbiano fortificato anche se non si finisce mai di essere messi alla prova, la pressione che deriva dal suo ruolo, il rispetto e le responsabilità che sente verso la propria famiglia e i propri fan: tutto ciò lo ha reso quello che è oggi.

Una frase in particolare ha attirato l’attenzione in questo pezzo siccome fa riferimento a due delle più forti point guard contemporanee: Steph Curry e Russell Westbrook. Dame si paragona a loro dicendo che la sua vita finalmente ha preso la giusta direzione, siccome giocare nel loro stesso campionato è un traguardo importantissimo, soprattutto se paragonato agli anni in cui si trovava a giocare al parco in tutt’altre condizioni.

L’analisi di questa canzone è importante non solo perché è stata quella che ha dato il via ufficialmente alla sua carriera ma perché racchiude gran parte dei topic che Dame tratterà nei tre progetti ufficiali pubblicati finora.

The Letter “O”

Dopo circa un anno nel quale Dame ha messo a disposizione una serie di tracce di warm up tramite il suo account SoundCloud, finalmente il 21 ottobre 2016 il suo primo album “The Letter O” è stato rilasciato in tutto il mondo. Il titolo fa riferimento alla “lettera O”, principalmente indicante la città di Oakland che ha dato i natali a Lillard, oltre che essere esteticamente simile al suo numero di maglia, che infatti veste per rappresentare le proprie origini. Inoltre, il numero zero simboleggia l’umiltà e la sensazione di sentirsi sottovalutato sotto diversi aspetti, che traspare dalle sue interviste da anni e che è tema ricorrente nell’album.

Per sua stessa ammissione, Dame ha scritto i testi del disco in una settimana tra un allenamento e l’altro, e forse è per questo che nonostante sia stato visto da molti come un solido debutto, le critiche hanno anche evidenziato come l’album risulti monotono in certi passaggi.

La riconoscenza verso il passato compare in tracce come l’intro “Bill Walton”, in cui Damian afferma di “Volere portare il titolo a Portland come ha fatto Walton”, e con la dedica alla nonna per l’affetto e l’impegno che ci ha messo nell’essere un esempio per lui in “Thank You”. Un flashback meno dolce appare in “Roll Call”, pezzo nel quale Dame e il cugino Brookfield Deuce ricordano e descrivono di essere stati rapinati nel loro vecchio quartiere. Sono presenti anche degli esercizi di stile come “Loyal to The Soil” e “Growth Spurt” nel disco, così come le due più morbide “Plans” e “Pillow Talk” che strizzano l’occhio al genere R&B.

Grazie alla sua fama NBA e alla buona reputazione raccolta come artista, l’album può vantare collaborazioni di alto livello con personaggi di fama mondiale quali Lil Wayne, Juvenile, Jamie Foxx e Marsha Ambrosius.

Confirmed

Quasi un anno dopo il primo album, esattamente il 6 ottobre del 2017, è uscita sul mercato musicale la seconda fatica di D.O.L.L.A., “Confirmed”. In questo progetto Dame suona più rilassato rispetto al precedente, sia per il modo di approcciarsi al microfono, sia per gli argomenti trattati, sia per una struttura del testo più libera. Da un punto di vista musicale sono ancora presenti delle strumentali con campionamenti alla maniera della “vecchia scuola” come è stato nel primo album, ma trovano spazio anche suoni più moderni che hanno portato Dame a registrare molte più parti cantate rispetto a quanto fatto sentire in precedenza.

Tracce come “Boss Life”, “5th Of Henn”, “Members Only” e “Run It Up”, in compagnia nuovamente di Lil Wayne, mirano a celebrare il livello di vita che Dame si è garantito col proprio impegno, con quest’ultima che suona come un pezzo “riempi pista”. C’è anche spazio per argomenti più sentiti in altri passaggi come “Wonderland” e “The Let Down”. Un’altra collaborazione di rilievo è con 2Chainz, rapper al picco del suo successo in quel periodo, nella traccia “Anomaly”, in cui i due rapper elencano diverse ragioni che li rendono di una pasta differente rispetto alla maggior parte dei colleghi.

Big D.O.L.L.A.

Stando a quanto dichiarato dall’artista questo terzo album, uscito il 9 agosto 2019, “È il mio disco migliore e sono io la mente dietro l’intero progetto”, infatti per i due precedenti progetti aveva condiviso lo studio con artisti ed amici che lo avevano influenzato nella produzione. In questo caso ha lavorato quasi interamente da solo, con l’ingegnere del suono che registrava e mixava le voci da lui registrate. Già dal titolo si intende che questa raccolta rappresenti per Dame un’esperienza di crescita, parallela al suo continuo successo sportivo e finanziario.

Riprendendo la tendenza già vista in “Confirmed”, Dame dimostra ancora più fiducia e il disco suona volontariamente più leggero, nonostante siano sempre presenti momenti di riflessione e reminiscenza di un passato difficile. Lil Wayne, per la terza volta, arricchisce l’album con una collaborazione e, a proposito Dame, nelle interviste relative all’uscita dell’album ha dichiarato che ormai i due sono legati da un rapporto di comunicazione diretta e di amicizia. Proprio “Sorry” con Wayne, la celebrativa “Money Ball” in compagnia dell’affermato cantante Jeremiah e “Dre Grant” col cugino Brookfield Deuce sono gli highlights del disco. È stato girato un video di quest’ultima traccia che, oltre ad essere il primo della carriera di D.O.L.L.A., mette in mostra un montaggio degli abitanti del quartiere di nascita del rapper/atleti intenti a ballare la danza propria della loro comunità. Successivamente pochi giorni fa è stato pubblicato un altro video del pezzo “Money Ball”.

Il Rap Beef con Shaq

L’estate musicale di Dame è cominciata con una breve diatriba in rima con il lungo dei Sacramento Kings Marvin Bagley, risolta in un breve botta e risposta che ha messo gran parte del pubblico d’accordo sulla superiorità artistica del playmaker dei Blazers.

Successivamente, mentre partecipava ad un podcast di Joe Budden (rapper e giornalista) quest’ultimo settembre come tappa del tour di interviste promozionale per l’album, Dame ha affermato che, interpellato riguardo ai cestisti che in passato avevano provato ad intraprendere una carriera musicale, solo Shaq ha avuto realmente successo, ma che questo successo sia avvenuto solo grazie alla sua popolarità e alla sua personalità goffa e divertente al di fuori del campo. In più ha aggiunto di saper fare il rap molto meglio di lui.

Il commento ha fatto il giro del mondo e fatto discutere, tanto che Shaq, in pieno stile Shaq, servendosi di una marionetta performante di fronte a un ghetto-blaster in quello che sembra essere il soggiorno di casa sua, ha risposto a quelle affermazioni in maniera goliardica e provocatoria.

https://www.instagram.com/tv/B227HUMlBwt/

Shaq su una base di Dr. Dre di fine anni novanta in un primo momento paragona sé stesso a Dame sostenendo che ha ottenuto di più nella sua carriera da giocatore, musicista e uomo d’affari, per poi proseguire affermando che i migliori cestisti provenienti da Oakland li ha sempre sconfitti facilmente e che lui non è neanche al loro livello. La frase che è rimasta più impressa nella mente di tutti è però relativa al paragone con Curry e Westbrook, ai quali Lillard sarebbe inferiore secondo Shaq. Poi Lillard viene paragonato alla Tesla, la macchina elettrica che ha bisogno di essere ricaricata per funzionare, mentre Shaq sarebbe invece una Lamborghini, brand di luxury car che rappresenta l’eccellenza per prestazioni ed aspetto. Il freestyle si chiude con una domanda retorica che si riferisce a come Dame starebbe solo cercando di seguire l’impronta lasciata da O’Neal vent’anni prima: “Perché dovrei voler fare il rapper se i rapper vogliono essere Shaq?”

La risposta di Dame D.O.L.L.A. è arrivata in meno di 24 ore.

Il titolo “Reign Reign Go Away” fa riferimento al periodo di dominanza dell’ex centro all-timer e al titolo del suo terzo disco “You Can’t Stop the Reign”, alludendo che sia ormai cosa passata. In tre minuti di rime su una base dall’atmosfera sinistra, D.O.L.L.A. ripercorre la carriera di Shaq affermando che non ha timore di confrontarsi con chi si autoproclama il migliore siccome le sue avventure extra-sportive, quali i suoi film e la sua linea di scarpe, lo avranno anche reso ricco ma consistevano in materiale mediocre. Successivamente è la carriera di O’Neal a venire messa in ridicolo, grazie ad affermazioni insinuanti che lui abbia vinto i titoli per merito dei compagni, prima Kobe ai Lakers e dopo Wade a Miami, e di come ai tempi dei Cavs fosse già un giocatore finito. Ci sono due brillanti giochi di parole che valgono un approfondimento:

– Con il primo Dame ci dice che lui il rap lo fa “realmente e non per scherzo, non c’è magia, né Kazaam”; il riferimento coi Magic (magia), prima squadra di Shaq, è chiaro, mentre Kazaam è un film del 1996 con il big man protagonista nelle vesti di un genio che al posto di essere evocato da una lampada si materializza da uno stereo;

– Il secondo è in risposta al paragone secondo cui Dame sarebbe come un’automobile Tesla e di come la cosa lo potrebbe sminuire. Per Damian in realtà la cosa va benissimo dato che trattandosi di un’auto elettrica questo significa che non serve più la benzina, il “diesel gas”. “Diesel” è stato una dei soprannomi di Shaq per tutta la sua carriera, ulteriore allusione al fatto che il tempo in cui O’Neal fosse rilevante è ben lontano.

Il mondo dell’internet e i giornalisti di settore hanno acclamato questa performance di Lillard apprezzando sia la qualità sia il poco tempo servito per produrla e pubblicarla. Probabilmente è anche per la portata di questo feedback che Dame ha deciso di rincarare la dose senza attendere una risposta di Shaq, pubblicando solo due giorni dopo “I Rest My Case”, il secondo dissing.

In questo secondo episodio vengono ribaditi i concetti che stanno alla base dell’arringa di D.O.L.L.A., ovvero che il tempo di Shaq sia ormai finito, tanto che lo accusa di stare cercando solo popolarità con questa faida, così come il fatto che O’Neal non sia un abile musicista ma solo un intrattenitore. Inoltre lo accusa di essere fin troppo sensibile ed incoerente in alcuni passaggi, chiedendosi come possa essere diventato amico di Barkley dopo che ci aveva fatto una rissa durante una partita del 1999, o per quale motivo se la sia presa con dei giocatori nati e cresciuti ad Oakland pur avendo giocato con Gary Payton e Brian Shaw che erano originari della stessa città.

Dopo averlo paragonato al gigante Golia che si trova di fronte a Davide, spiega inoltre che quel D.O.L.L.A. non sta a significare il suo desiderio di ricchezza e che quindi l’ostentazione di Shaq non lo può impressionare. Il punto esclamativo è dato da un brillante parallelismo con un altro Dame della storia cestistica, quel Damon Stoudamire che giocava a Portland nei primi anni duemila, “L’unico Dame che Shaq ha sconfitto”. Il favore del pubblico che già pendeva dalla parte di Lillard dopo il primo pezzo, è diventato quasi totalizzante dopo questa seconda invettiva. Shaq, che probabilmente stava già preparandosi per controbattere, due giorni dopo ci ha regalato il suo secondo intervento, per ora l’ultimo capitolo della saga, come auspicabile dal titolo “Second Round Knockout”.

Se nella prima traccia Shaq suonava provocatorio ma in maniera scherzosa, in questo caso (sulla strumentale di Victory di Puff Daddy già utilizzata in passato per diversi dissing da altri artisti) suona molto più deciso e determinato a mettere le cose in chiaro, ovvero che Dame verrà definitivamente messo al tappeto con questo pezzo. Nonostante affermi lui stesso di “dire fatti e non metafore” i passaggi più interessanti sono proprio due figure retoriche che spiccano in mezzo a diversi insulti a livello personale misti a sentenze sulla carriera da cestista di Lillard:

– In un primo momento servendosi del titolo dell’ultima traccia di Dame “I rest my case” che si riferisce ad uno scenario giuridico nella formula utilizzata dagli avvocati che esclamano “non ho niente da aggiungere”, Shaq obietta sostenendo di essere sia il giudice che la giuria. Oltre ad essere un personaggio di fama ed mondiale è anche un giornalista per l’emittente TNT che quindi ha parecchia voce in capitolo su questioni dentro e fuori dal campo, mettendo in buona o cattiva luce determinati episodi agli occhi del pubblico;

– Il riferimento successivo è molto più semplice e diretto, dato che Shaq afferma che “farà a Dame quel che Rondo ha fatto a Chris Paul” (riferendosi a questo episodio).

Il resto della canzone è un susseguirsi di prese di posizione di O’Neal per via del suo status e di come Lillard sia secondo lui un fallito in confronto alla carriera di uno dei centri più dominanti della storia. In una delle ultime rime, Shaq dice esplicitamente che non apprezza Lillard ed in risposta al commento su Charles Barkley del pezzo precedente aggiunge che non prova simpatia nemmeno per quest’ultimo, alimentando la faida scherzosa che i due opinionisti portano avanti da anni sul piccolo schermo da quando sono colleghi opinionisti. Nonostante prima di questa replica il giudizio di molti pendeva per Dame in maniera quasi irreversibile, la reazione di Shaq ha trovato forti consensi ed ha anche generato sorpresa in alcuni che non erano a conoscenza di queste sue capacità.

Ad oggi non sappiamo se questo rap beef sia finito qua o se in breve tempo verrà rivitalizzato ma possiamo giudicare finora ciò che ha significato. Al di là del parere tecnico e di scegliere quale parte sostenere nello scontro (scelta influenzabile da diversi fattori), l’unica certezza che ci rimane è questa: Damian Lillard ha guadagnato il rispetto e l’attenzione che ha sempre sentito di meritare.

Le dinamiche di un dissing come questo hanno poco a che fare con questioni di vero odio personale, decidere di sfidarsi in questi termini è un grosso segno di rispetto. Venendo il primo passo da un personaggio con il pedigree di Shaq, che Damian aveva nominato in più di un’occasione elevandolo come punto di riferimento e come “uomo da battere”, non può che rappresentare un segno di riconoscenza ed una sorta di consacrazione.

Questa è la conferma che Big D.O.L.L.A, la lettera O, è arrivato dove voleva arrivare.

Tags: Dame D.O.L.L.A.Damian LillardOaklandPortland Trail BlazersShaqShaquille O'Neal
Alessandro Cerati

Alessandro Cerati

Tifoso NBA da una vita, tifoso di Oklahoma City dai tempi del trio delle meraviglie ad oggi.R.I.P. Kobe, R.I.P. Gigi.

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