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Cosa portarci a casa dalla Preseason NBA?

Andrea Bandiziol by Andrea Bandiziol
21 Ottobre, 2019
Reading Time: 15 mins read
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Cosa portarci a casa dalla preseason NBA?

Copertina a cura di Francesco Villa

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UNDICI CONSIDERAZIONI SULLA PRESEASON NBA 2019/20.

“È soltanto preseason, non vale niente la preseason…”. È vero, è solo preseason, ma solitamente le indicazioni di inizio ottobre sono molto più veritiere di quanto non lo siano quelle della Summer League di luglio o, addirittura, di quelle del finale primaverile di Regular Season. Queste partite di riscaldamento sono molto spesso un’anticipazione di quello che ci aspetterà nei prossimi sei mesi, e guardarle consente spesso di intravedere nuovi stili di gioco e miglioramenti estivi dei singoli. Tra i mille spunti di riflessione, ho deciso di elencare le cose che più mi hanno colpito in positivo ed in negativo, senza un ordine particolare. Credeteci, non credeteci, usatele per il vostro fantabasket, per far finta di saperne al bar con gli amici, per dire qualcosa che fra qualche mese vi rinfacceranno, vedete voi. Eccovi le undici cose che mi sono piaciute e non mi sono piaciute della preseason.

Nickeil Alexander-Walker, Steal of the Draft

Come dicevo sopra, spesso essere nel primo quintetto della Summer League vuol dire molto poco (chiedere ai Summer League MVP Jerryd Bayless, Josh Selby e Glen Rice Jr), ma rifare le stesse cose anche ad ottobre è diverso. In soli 19 minuti per partita, NAW ha fatto registrare media di 15.4 punti, 4 assist e 2.6 rimbalzi, tirando col 46,7% da 3 (su 6 tentativi a partita).

La cosa più importante è che NAW abbia fatto vedere mosse nel suo arsenale che non aveva messo in mostra a luglio, come la capacità di creare separazione tra sé ed il suo marcatore, anche se questo si tratta di un lungo come nel video di qua sopra, o la lettura degli spazi in uscita dal pick and roll, come nel video qui sotto.

Questa azione richiede consapevolezza dei propri mezzi (sebbene abbia il mismatch col lungo, NAW non cerca l’appoggio a tabella data la copertura drop di Portis, tuttora troppo forte fisicamente per essere affrontato a canestro da Nickeil) e “space awareness”, riconoscendo la minaccia portata dal potenziale aiuto di Knox e tagliandolo di fatto fuori dall’azione con la spin-move sul lato opposto.

Lo stile di gioco di New Orleans darà molte possibilità a NAW di mostrare la sua capacità di farsi trovare libero sul perimetro (notevole, oltre le percentuali, anche il range), ma da quanto visto in queste cinque partite il momento in cui Gentry deciderà di mettergli anche palla in mano non dovrebbe tardare molto ad arrivare. La capacità di leggere i p&r non si è limitata al solo scoring, ma si è estesa anche al saper trovare molto bene i suoi compagni sul perimetro, come nel pick&pop qui sotto con Melli:

L’unica cosa che dà da pensare, al momento, è il suo potenziale minutaggio in Regular Season. Ball, Holiday, Hart, Jackson, JJ Redick e Moore sono di certo una concorrenza non semplice da battere, ed il fatto che NAW ed Holiday non abbiano giocato un minuto insieme in tutta la preseason non è il migliore dei segnali, ma di certo Gentry non potrà ignorare a lungo le sue prestazioni qualora queste continuassero ad essere di questo livello.

Kyle O’Quinn, playmaker

Kyle O’Quinn playmaker, o “delle cose che non mi sarei mai aspettato di scrivere”. Nei suoi anni ad Orlando e nella Grande Mela O’Quinn si è fatto conoscere come una fonte di punti veloci e rimbalzi dalla panca, poco di più. Il suo arrivo a Philadelphia è stato accolto da molti con indifferenza, dal sottoscritto con molta curiosità, perché se è vero che in una squadra con Al Horford e Joel Embiid le speranze di giocare minuti competitivi sono poche, è altrettanto vero che Horford ed Embiid salteranno in due, con buona approssimazione, una quarantina di partite per riposo o infortunio, e pertanto avere un centro di backup che possa farli rifiatare in RS è di non secondaria importanza.

Uno dei grossi problemi della scorsa stagione di Philly sono stati i minuti senza Embiid in campo, sia in RS che ai playoff. La risposta al secondo punto, Al Horford, è sicuramente più importante di quella al primo, ma anche questa non è da trascurare.

Quanto messo in evidenza dalla clip qui sopra, in cui O’Quinn legge perfettamente il p&r con uno schiacciato nelle mani di Harris, è più importante di qualsiasi canestro o rimbalzo. Uno dei principali compiti che Brett Brown avrà questa stagione sarà quello di equilibrare molte personalità forti nello spogliatoio di Philadelphia, e molte bocche da fuoco che vorrebbero sparare spesso. Avere un giocatore in grado di leggere in maniera altruista situazioni dalla punta e di far segnare i compagni con continuità sarà di primaria importanza per Philadelphia.

1.8 punti, 5.8 rimbalzi e 4.2 assist in soli 11.8 minuti a partita sono cifre non troppo distanti da quelle che potremmo vedere in RS.

Come vedete dall’azione qua sopra, queste cifre non sono un caso. Dopo anni in cui non ha mai superato i 4 assist per 36 minuti, preparatevi ad una stagione in cui O’Quinn potrebbe superare i 10 assist per 36 minuti (!!!). Sono così convinto di questa cosa che rincaro la dose: se le quote sono molto buone, scommettete sul fatto che O’Quinn farà una tripla doppia in stagione.

Jalen Brunson, il giocatore più migliorato a Dallas

Devo ammettere che sono molto di parte. Ho guardato avidamente i primi passi di Brunson nella lega da suo estimatore a Villanova e lo ritengo un vincente per natura, il classico giocatore che ogni giorno assorbe come una spugna ogni cosa che gli viene detta da compagni e allenatori. Fatta questa premessa, non mi aspettavo che Brunson, arrivato nella lega da junior, potesse migliorare così tanto nell’arco di una sola estate.

Uno dei grossi problemi di Brunson nella sua stagione da rookie è stata la sua incapacità di segnare efficacemente palla in mano, principalmente dovuta alla difficoltà nel creare separazione dal suo difensore. Un’azione del genere non si sarebbe vista da Brunson l’anno scorso, sopratutto quell’appoggio di spalla sull’uomo per creare il mezzo metro necessario per concludere a canestro.

La ragione per cui Brunson ha guadagnato minuti nel finale della scorsa stagione è stata senza dubbio la sua capacità di giocare off the ball (quando hai Doncic a roster è necessario), e per questo ritengo che alla lunga potrebbe vincere il posto da titolare battendo Delon Wright nonostante il cospicuo contratto fatto firmare dai Mavs a quest’ultimo (Wright potrebbe avere più senso come comandante del gruppo delle riserve). Di certo però un po’ di playmaking secondario non guasta, soprattutto in transizione, dato che Luka ha mille qualità ma non quella di essere un fulmine di guerra.

Per azioni come quelle sopra, o come per la tripla in angolo di qui sotto, aspettatevi di vedere Brunson nella closing lineup di una Dallas che punterà ai playoff, anche se le mosse estive sembravano dire altro.

Tyler Herro, lo scorer (per ora)

Tutti quanti hanno parlato bene di Herro, quindi voglio parlarne un po’ male. Sia ben chiaro, adoro Herro, il ragazzo sembra avere la stoffa del potenziale campione, ma non è tutto oro quel che luccica e ritengo sia giusto calmare le aspettative su cosa possa fare al primo anno. Il punto che voglio fare è questo: non penso che Herro sia pronto, ora, ad avere spesso la palla in mano e ad essere il secondo playmaker di una squadra che punta a fare i playoff, benché ad est. In 5 partite di preseason, Herro ha avuto più palle perse che assist (11 vs 10), ed è chiaro che tutte le sue letture sul p&r o in isolamento si riducono al momento al tentare di segnare.

Che sia in transizione o in p&r, al momento Herro vede il passaggio ad un compagno come una extrema ratio, un’opzione a cui ricorrere solamente se la via al canestro è irrimediabilmente compromessa.

Gran parte delle sue palle perse è della peggior specie, le palle perse in salto. E’ vero, spesso questi sono solamente errori di gioventù, ma ci sono giocatori che non escono mai dalla modalità “scoring first” e continuano a commettere questo tipo di errori per diverse stagioni. Herro non avrà uno usage rate basso sin da subito, pertanto limitare queste situazioni riducendosi a fare solamente le cose che sa fare è di vitale importanza. Nella clip sotto, ad esempio, va sicuramente apprezzato il tentativo di mettere palla a terra (Herro ha tirato un solo libero a partita in preseason, poco per una guardia del suo utilizzo che gioca 26 minuti a partita), ma riconoscere una copertura drop da parte del centro ed il fatto che il suo uomo fosse morto sul blocco avrebbe portato ad un’altra decisione (tiro da tre o scarico immediato a Olynik).

E’ normale per i rookie avere problemi nella gestione del pallone, senza dubbi, e Spoelstra è uno dei migliori coach che Herro potesse trovare per correggere questa sua tendenza, ma è bene non sottovalutare l’importanza di Dragic (e Winslow, in seconda battuta) per questa squadra, perché una qualsiasi stagione dal record vincente passa dall’avere un playmaker quantomeno nella media della lega. Aspettiamo dunque un Herro a cui verrà data la possibilità di gestire (e sbagliare) palla in mano, ma molto meno di quanto visto finora. Non meravigliatevi se al primo anno verrà ridotto di più ad un mero spot-up shooter: lo stesso Devin Booker, suo giocatore preferito, ha seguito una traiettoria simile.

Point Bam

Non avete capito male: Bam Adebayo sta a tutti gli effetti diventando uno dei portatori di palla a Miami, e non sta nemmeno facendo troppo male. Bam sembra avere avuto luce verde da Spoelstra per spingere la transizione subito dopo il rimbalzo, e tutto lascia intendere che questa non sarà una soluzione temporanea.

Chiudete gli occhi e supponete che vi avessero detto che un centro nella lega ha fatto un’azione del genere. Scommetto che 99 su 100 di voi avrebbero risposto “E’ Jokic”. Bene, no, non è Jokic. E’ Point Bam.

Certo, Bam è ancora lontano dai livelli di point center di Jokic (e direi sia abbastanza conservativo affermare che non ci arriverà mai), ma in una cosa Bam è sin d’ora superiore a Jokic: la velocità palla in mano.

Benché non sia andata a buon fine, questa transizione ha dell’incredibile pensando a dove fosse Bam due anni fa. Adebayo è ora un giocatore capace di punire i centri avversari qualora non tornino in difesa molto velocemente guidando la transizione, ed essendo lui più veloce della gran parte dei 5 tradizionali della lega e più grosso di quelli più veloci di lui, aspettiamoci un grosso salto in avanti da Bam quest’anno, qualcosa di già lasciato intravedere l’anno scorso dopo che Whiteside era stato messo in panchina da Spoelstra.

Chicago, la democrazia del playmaking

Satoransky, Lavine, Porter, Markkanen, WCJ. E’ bello avere una lineup dove almeno quattro giocatori in campo possano guidare una transizione e tutti amano correre. Lo stesso Boylen ha dichiarato che sì, Chicago avrà sempre un playmaker di ruolo in campo, ma che chi prende il rimbalzo è “autorizzato” a guidare la transizione. Non sorprendetevi dunque se vi dico che in preseason ben 7 giocatori di Chicago hanno avuto più di 4 assist per 36 minuti, nonostante le percentuali dal campo abbastanza negative.

Colui che ha beneficiato di più di questa scelta tattica è senza dubbio Otto Porter. Porter non ha mai fatto registrare una stagione sopra i 2.5 assist per 36 minuti, in preseason ha superato i 6 (3.2 in 19 minuti): di certo tutto diventa più facile quando hai 5 giocatori in campo, e tutti e 5 sono ottimi spot up shooter (nell’azione qua sopra, Chicago schierava LaVine, Satoransky, Markkanen, Carter e Porter).

Aspettatevi dunque di vedere molti canestri da 3 in transizione assistiti non propriamente da playmaker a Chicago. Aspettatevi altresì di vedere questo stile di gioco spesso, ma non con Dunn in campo. Dunn è indubbiamente un tiratore sotto la media, e risulta sostanzialmente inutile in attacco senza la palla tra le mani. Boylen sta provando a forzare questo stile anche col prodotto di Providence sul parquet (2.6 triple tentate da Dunn in soli 23 minuti, sarebbe nettamente career high), ma con scarsi risultati (15,4% su questi tentativi).

Possa Kris Dunn perdonarmi, ma spero vivamente di vederlo poco in campo se il risultato è una transizione spinta da Thaddeus Young che trova Coby White in angolo. Lunga vita ai giocatori che sanno giocare on e off the ball.

Kristaps Porzingis, l’uomo che non voleva difendere i 5

Questa situazione sta ormai raggiungendo vette che hanno dell’assurdo, ed è solo la brutta copia di quanto stanno vivendo i Lakers con Anthony Davis. Immaginate di avere un giocatore franchigia fra le fila della vostra squadra, una bestia caucasica di 2 metri e 21 per circa 120 chili. Uno che sa anche difendere bene, uno che oscura il ferro. Bene, immaginate ora che il vostro dica “No, io i 5 non li voglio difendere”. E che sia dannatamente serio quando lo dice, così serio da costringere il vostro allenatore a lasciarlo sui 4 (per cui al momento, e probabilmente anche nel futuro, è troppo lento), per mettere sui 5 un altro esemplare umano, che però rispetto alla vostra bestia di razza abbia circa una dozzina di chili e centimetri in meno. Come dite, non può succedere?

Questa situazione non è frutto di cambi accettati, è disegnata così. Appositamente, Porzingis, 2.21, viene messo a marcare sul perimetro a marcare Ilyasova, 2.08, per lasciare Dorian Finney-Smith, 2.03, a marcare l’uomo con la percentuale dal campo più alta della lega nei 2 metri dal canestro nella scorsa stagione.

Ma forse è solo contro Antetokounmpo, direte voi, è troppo veloce. Contro tutti gli altri fa sentire la propria presenza a canestro, la sua superiorità fisica contro gli altri enormi della lega.

No, non proprio. Al di là del risultato finale (stoppata di Kleber su Drummond), il ruolo di “roamer” di Porzingis in questa occasione è assolutamente inutile. D’altronde, Porz probabilmente non avrà mai più la velocità per stare sul perimetro, quindi o si confermerà anno dopo anno protettore del ferro di categoria massima, o il suo apporto difensivo (suo biglietto da visita negli anni passati), sarà limitato. Il successo di Dallas passa in gran parte dal poter lasciare Kleber sul miglior lungo perimetrale della squadra avversaria, e questo probabilmente lo sanno sia Porzingis che Carlisle.

Golden State, peggior difesa della lega

Caruso-Daniels-Caldwell Pope-Dudley-Cacok. Questa è la starting lineup dei Lakers che è riuscita ad andare addirittura sul +13 contro la starting lineup vera e propria di Golden State (Curry-DLo-Glen Robinson III-Green-Chriss, essendo quest’ultimo l’unica potenziale differenza con il roster a piena forza eccezion fatta per Klay, che verosimilmente non rivedremo in campo quest’anno), segnando 20 punti nei primi sette minuti del primo quarto e chiudendolo a 32.

Prendiamo un’azione a caso del primo quarto, in cui l’irreprensibile Jackson (chi?) ha già sostituito Alex Caruso, chiaramente la stella della starting lineup. DLo muore clamorosamente sul blocco di Cacok, si perde il primo passo di Jackson (seriamente, chi è?), Chriss decide di andare per la drop coverage senza però rendersi conto che al centro dell’area c’è già Green. Green stesso non capisce bene quali siano le intenzioni di Chriss, e rimane interdetto senza uscire sul perimetro per coprire su Dudley. Al futuro all-star Jackson si presentano addirittura due scelte: un semplice pocket pass per il layup più facile della carriera di Cacok, o l’hockey assist a Norvell Jr che poi dovrebbe solamente prolungarla a Dudley per una tripla in angolo wide open.

Purtroppo per Golden State, questo non è stato un episodio isolato, e verosimilmente la situazione non migliorerà troppo in Regular Season. La decisione di tagliare McKinnie per far spazio a Chriss è stata quasi obbligata, ma non fa altro che peggiorare le cose: Robinson offre sicuramente più opzioni dal palleggio di McKinnie, ma allo stesso tempo è un buco nero in difesa, così come lo è Russell. Chriss stesso è stato un giocatore che ha fatto registrare dei numeri difensivi tra i peggiori di sempre nelle stagioni a Phoenix (non del tutto colpa sua, but still). In 5 partite di preseason, GS ha concluso con un defensive rating di 106.8. Nei 99 minuti di Russell in campo, questa cifra è volata a 118.8. Ok, il titolo è volutamente esagerato, ma se Curry è il tuo secondo miglior difensore nella starting lineup, verosimilmente hai un problema.

Terance Mann, il decimo uomo

In una recente puntata di The ANDone Podcast, individuavo nella ricerca del decimo uomo di rotazione in Regular Season dei Clippers uno dei temi più interessanti per la franchigia di Ballmer. Avevo indicato Mann come uno dei possibili aspiranti al ruolo, date le diverse notizie che lo volevano come papabile backup di Pat Beverley.

Dopo una brillante Summer League e notizie rincuoranti durante tutto il training camp, la quarantottesima scelta del draft 2019 si è confermata anche in preseason.

Mann si è dimostrato il più classico dei glue guy, portando grande energia e difesa in campo, oltre a capacità di lettura ancora da affinare ma non malvagie. 6 punti, 5 rimbalzi e 3 assist in 24 minuti a partita non sono cifre da buttare per un rookie, soprattutto se sono ottenute come per caso, dando l’impressione di essere utile in mille altri modi in campo (di certo non al tiro per ora: Mann ha tirato col 20% da 3 e col 33% ai liberi).

Aspettatevi di vedere in campo Mann spesso in Regular Season, anche perché prima o poi il tiro comincerà ad entrare (39% nella stagione da Senior a Florida State). E se questa vi sembra una previsione conservativa, ricordatevi che stiamo parlando di una quarantottesima scelta appena uscita dal college che gioca nella squadra con le quote più basse per vincere il titolo.

Jarrett Culver, il miglior rookie di cui non avete sentito parlare

Seriamente, perché nessuno ha scritto nulla della preseason di Culver? Perché non ho letto nessun articolo di come Culver possa avere, grazie al suo training camp ed alla sua preseason, addirittura strappato il posto da titolare ad Okogie? Capisco che Minnesota non sia la franchigia più “sexy” del momento, ma quanto fatto dal rookie da Texas Tech non dovrebbe passare del tutto inosservato.

Culver non ha fatto rimpiangere troppo l’ottima difesa di Okogie, offrendo al contempo un’opzione polivalente dall’altro lato del campo. Sebbene non abbia tirato bene dal perimetro (28%), Culver ha chiuso la preseason a 12.4 punti in meno di 24 minuti di gioco, offrendo sia centimetri a rimbalzo (3.4 a partita) che sprazzi di playmaking secondario.

Non dite che non ve l’abbiamo detto quando a fine stagione vedrete Culver finire in un quintetto all-rookie, verosimilmente nel primo, e non stupitevi se nel giro di un anno guarderemo a Culver come il secondo miglior giocatore a Minnie.

Matisse Thybulle, uno dei migliori difensori della lega

Non credo di dover dire molto, è già stato detto quasi tutto in questo pezzo uscito qualche giorno fa. Volevo solamente scrivere il nome di Matisse un’altra volta, e ricordare che molti ebbero a dire che i numeri di Thybulle fossero principalmente figli della difesa a zona giocata dagli Huskies, che in NBA sarebbe stato tutto diverso…Per il momento, in preseason Thybulle ha fatto registrare 2.6 rubate e 1.4 stoppate a partita in soli 19 minuti di impiego, il tutto in una difesa a uomo.

Indubbiamente Matisse ha ancora alcuni piccoli problemi nel suo capolavoro difensivo, il più evidente fra tutti il contenimento sul primo passo delle guardie più veloci, ma alla fine questo potrebbe non essere un gran problema, soprattutto in una squadra che può vantare tra le sue fila Richardson e Simmons. Scommettiamo che Thybulle giocherà più di 20 minuti a partita sia in regular season che ai playoff e che prenderà diversi voti per il defensive player of the year?

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Andrea Bandiziol

Andrea Bandiziol

Andrea, 30 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di The Shot vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora. Non è molto contento quando gli si ricorda che i Suns ora avrebbero potuto avere Doncic a roster.

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