WASHINGTON WIZARDS: UNA FRANCHIGIA ALLO SBANDO.
Record 2018/19: 32-50
IN: Isaiah Thomas (FA); Ish Smith (FA); Justin Robinson (FA); Davis Bertans (Trade); C.J. Miles (Trade); Moritz Wagner (Trade); Isaac Bonga (Trade); Jemerrio Jones (Trade); Rui Hachimura (Draft); Admiral Schofield (Draft); Garrison Mathews (Two-way).
OUT: Trevor Ariza (SAC); Dwight Howard (LAL); Tomas Satoransky (CHI); Jeff Green (UTA); Bobby Portis (NYK).
Roster:
PG: Ish Smith (S), Isaiah Thomas, Justin Robinson, Isaac Bonga, John Wall (Infortunato).
SG: Bradley Beal (S), Jordan McRae, Jemerrio Jones.
SF: C.J. Miles (S), Troy Brown Jr., Admiral Schofield.
PF: Rui Hachimura (S), Davis Bertans, Justin Anderson.
C: Thomas Bryant, (S) Moe Wagner, Ian Mahinmi.
Come il cane di Ortro, i Washington Wizards hanno fondato il loro progetto sulla contrapposizione bicefala tra due grandi star del panorama NBA attuale, Bradley Beal e John Wall. Dopo un’estate travagliata e i recidivi infortuni di quest’ultimo, il capitano Beal ha deciso di affondare con la nave e puntare i piedi per traghettare i rimasugli del vascello quanto più in alto possibile.
Non è stata la mancanza di talento generalizzata a far affondare i Wizards ma quella di una direzione unitaria. Tomas Satoransky e Thomas Bryant sono due pezzi di grafite grezza trasformatisi in diamanti sotto la pressione esercitata dal loro calcare il campo con libertà. La continuità è un obiettivo da raggiungere guardando al futuro, così come lo è la comunione d’intenti. Lo scorso anno gli infortuni hanno falcidiato il roster in una stagione in cui anche il nuovo acquisto Dwight Howard ha fatto in tempo a scendere in campo per sole nove partite prima di stare di fatto fermo ai box per l’intero anno nonostante fosse fresco di una stagione di redenzione giocata a Charlotte.
COSA CAMBIERÀ NELLA PROSSIMA STAGIONE?
Se i fasti della stagione 2016-17 sono ormai solo sbiaditi ricordi, ritornarci sembra tutt’altro che un sogno. Tommy Sheppard, nuovo GM Wizards promosso a fine luglio ha già un piano per la franchigia del distretto presidenziale. “È necessario il 100% della partecipazione da parte nostra [nel recupero di John Wall, n.d.r.], vogliamo che torni presto sul parquet. La situazione è difficile […] Noi teniamo a lui, ha messo così tanto in gioco per questa franchigia, per questa città. Lo stesso si può dire per Bradley [Beal].”
La linea di Sheppard sembra essere quella dell’unità d’intenti e della comunicazione trasparente, la creazione di una tecnostruttura e di organi di staff completamente rinnovati fatti di analisti ed esperti vicini al vertice di comando in grado di influenzare le sue scelte con pareri tecnici motivati. Questo ovviamente per non ripetere gli errori del passato, preparandosi ad affrontare un anno di transizione nel miglior modo possibile in attesa del ritorno di John Wall:
Il contratto di Wall, quindi, non permette alla franchigia grandi rimpasti o di muoversi per nomi blasonati senza spostare John, visto lo spazio che occupa nel monte salari e la poca appetibilità attuale in un eventuale scambio. La volontà del GM è di puntare ancora e ancora su Wall, per valorizzarlo e non sprecare né il tempo a sua disposizione né il materiale umano con cui necessita di lavorare. Per questo i Maghi del DC dovranno sperare che durante questo periodo transitorio qualche loro giovane futuribile si trasformi in diamante, andare forte in sede di draft e tenere il payroll leggero per i prossimi anni.
DRAFT
In continuità con quanto dichiarato dal General Manager, i due leader della squadra sono stati coinvolti in sede di Draft facendo esaminare loro i nomi in ballo, accogliendoli nella “War Room” e lasciandogli discutere direttamente con il coaching staff e gli analyst della franchigia i prospetti da selezionare. Di seguito le scelte effettuate:
Scelta n°9 – Rui Hachimura
Classe 1998, 2.03m x 2.18m di apertura alare e 103kg di pura potenza. Ala Grande dei Gonzaga Bulldogs, Hachimura ha alzato non pochi sopraccigli anche e soprattutto per i retroscena riguardo la sua scelta. Il giocatore è stato selezionato nonostante non abbia svolto neanche un allenamento per i Maghi; la dirigenza dei Wizards si è basato solo su filmati e opinioni dei loro scout per aggiungere il prodigio giapponese tra le loro fila. Il ragazzo ha talento, una struttura fisica già formata ed il suo impiego potrebbe essere estremamente interessante nel basket moderno ma la sua mancanza di visione e IQ cestistico sono un limite evidenziato da molti osservatori pre-draft. Starà a lui cercare di superarlo e rendere i numeri che metterà su qualcosa di diverso da dei meri “gusci vuoti”, aumentando la sua efficienza per cercare di entrare tra le fila dei campioni che militano nella lega.
Reduce da un mondiale giocato da leader, Rui sembra aver già messo il piede nella direzione giusta. Figura storica per il Giappone, si tratta del primo uomo proveniente dalla terra del sorgente mai selezionato in un Draft NBA. La sensazione che Hachimura possa essere solo e soltanto una “operazione di marketing” per riempire l’arena e allargare il mercato della franchigia è forte, ma contro questa dietrologia c’è sicuramente un ragazzo con tante qualità, garra e voglia di fare.
Scelta n°44 – Admiral Schofield
Classe 1997, Schofield è un’ala piccola di Tennessee che ha completato gli studi collegiali e si è dichiarato per il Draft. Destinato alla G-League per i suoi primi anni a meno di defezioni o infortuni all’interno del roster. Energy guy, presenza difensiva imponente grazie alle sue doti atletiche, Admiral cavalca con naturalezza soluzioni dal post e non disdegna il tiro fuori dalla linea. Qualche problema comportamentale da segnalare. Potremo vederlo in campo nella parte finale della RS ma militerà molto tra le fila dei Go-Go in GLeague.
FREE AGENCY
In Free Agency gli Wizards hanno perseguito il loro obiettivo principale, firmare giocatori in grado di traghettarli durante quest’anno di transizione che aiutino la causa e facciano crescere i giovani prospetti. Isaiah Thomas è stata una firma obbligata in questo senso. Play d’esperienza con molti punti nelle mani ed in grado di gestire la pressione delle grandi piazze rispondendo presente all’occorrenza. Gli ultimi anni di carriera sono stati falcidiati dagli infortuni e per questo secondo Sheppard “sarà d’aiuto […] per John [Wall], perché lui c’è già passato e ci sono difficoltà anche dal punto di vista mentale in fase di recupero da un infortunio simile”.
Con l’abbandono della nave da parte di Satoransky, gli Wizards hanno sicuramente perso un pezzo importante e futuribile; la responsabilità di sostituirlo ricadrà sia su Thomas sia sul suo sostituto, Ish Smith. Le ulteriori aggiunte al roster di C.J. Miles e Davis Bertans potrebbero aiutare lo spacing della squadra a disposizione di coach Brooks. Come già detto, però, l’acquisto più importante è stato forse il nuovo team di analisti al servizio della franchigia, in grado adesso di affacciarsi al basket moderno con lo stesso gradiente utilizzato dalle altre 29 squadre della lega.
STARTING FIVE
Ish Smith – Bradley Beal – CJ Miles – Rui Hachimura – Thomas Bryant.
Centimetri e duttilità, pericolosità dal perimetro ed atletismo. Queste le parole chiave per definire il quintetto titolare dei Wizards. I minuti non sono già assegnati né i posti da titolare, però l’inizio della stagione potrebbe vedere questi cinque cestisti destreggiarsi alle linee di partenza, con Davis Bertans pronto a scalpitare da subito per prendersi un posto nel quintetto iniziale. Le fondamenta del team sono state gettate ma solo il tempo ci dirà cosa sboccerà dalla loro sedimentazione, se la tensione primigenia verso il Caos o la famosa unità d’intenti e la bramosia di ritornare tra le grandi piazze che Scott va predicando.
Tra genio e sregolatezza: il soldato Beal

Notizia fresca di stampa, Beal ha stipulato un contratto per servire sotto la casata Wizards per altri due anni. Il giovane fuoriclasse di St. Louis ha piegato il ginocchio di fronte ad una estensione biennale da 72 milioni, con player option per il secondo anno. La prossima stagione si prospetta infuocata per Beal che ha già dimostrato di poter dominare il parquet calandosi in molteplici ruoli; nonostante i suoi soli 196cm è capace di ricoprire con profittevole malizia ben tre ruoli seppur sia molto sottodimensionato come Ala Piccola.
Il gioco offensivo di Beal è la cristallizzazione dell’NBA moderna. Seppur pecchi in alcuni ambiti, Bradley ha predicato nel deserto che è stata la franchigia del District of Columbia nella scorsa stagione creando per la squadra. Range di tiro elevato, immaginifico nel creare opportunità per sé ed i compagni, molto forte nelle chiusure al ferro e assolutamente letale senza palla (quasi il 40% nelle pull up 3’s, che costituiscono circa un terzo dei suoi tiri). Il suo apporto alla squadra è essenziale, la firma dice che esprime fiducia nel progetto e questo potrebbe dare un grosso segnale sia alla dirigenza che all’ambiente tutto.
Bradley Beal parla delle sue mosse distintive e il suo stile di gioco
Beal è diventato il primo giocatore della storia ad avere una media di più di 25 punti, 5 assist e 5 rimbalzi ai Wizards. Ha superato Gilbert Arenas per il numero di triple messe a referto nella storia della franchigia ed è stato nominato giocatore della settimana nella Eastern Conference diverse volte durante l’anno.
Ha giocato l’intera stagione per il secondo anno filato provando ancora una volta che i problemi fisici accusati durante i primi anni in carriera fanno parte di un passato da dimenticare. A dicembre ha avuto una serie di 11 partite consecutive da urlo, centrando anche la sua prima tripla doppia in carriera il 22 dello stesso mese contro i Phoenix Suns di Devin Booker. Notte dopo notte Beal ha fatto prestazioni convincenti con continuità cercando di alimentare la tenue fiammella che collegava i Wizards ai PO, magari da raggiungere in extremis con un ottavo posto.
Uno degli “sporchi segreti” riguardo Beal e la sua annata corrente è il suo tiro da fuori. Quest’anno il numero 3 ha tirato col 35,1% da fuori area con 7.3 tentativi a partita, il dato peggiore in carriera. La sua reputazione da “killer” oltre la linea sembra essere in bilico perché se tirare col 35% da 3 non è assolutamente un male, questo dato dovrebbe avvicinarsi più al 40% per essere all’altezza di quanto Bradley ci ha mostrato fin’ora.
Un altro aspetto da mettere in evidenza sono le difficoltà riscontrate in lunetta. Beal accede alla linea della carità 5,5 volte a partita ma converte “solo” l’80,8% dei suoi tentativi. Non stiamo parlando di dati sconvenienti ma sono aspetti del suo gioco offensivo sui quali senza dubbio dovrebbe lavorare.
Molte di queste involuzioni dal punto di vista statistico secondo chi vi scrive sono dovute a situazioni di gioco non del tutto favorevoli per Beal. Mentre Bradley brilla particolarmente in uscita dai blocchi e sugli scarichi, è letale quando viene chiamato un Pindown o giocando il Pick’n’Roll/Pick’n’Pop da seconda opzione dopo che il palleggiatore primario ha creato già del vantaggio, non fa il suo lavoro così bene se gli viene chiesto di essere la chiave d’avviamento della squadra per larghi sprazzi di gara.
L’assenza di Wall ha costretto Beal in questo nuovo ruolo che ha enfatizzato ancora di più una delle sue più grandi debolezze; seppur si è dimostrato decente in diverse situazioni in difesa quando concentrato molto su questa, la gestione dell’intero carico offensivo della squadra ha portato via ulteriore impegno da parte sua in questa fase in cui già non si poteva considerare un asso. Da rivedere il suo apporto difensivo per il futuro per far sì che avvenga una ulteriore crescita del team.
Beal col Jumper dal gomito
Tipiche azioni dei Wizards con Beal in uscita dai blocchi
Bradley è bravissimo a creare per sé ed è un passatore discreto ma non ottimo; le finestre di passaggio vengono ben riconosciute ma certe volte si perde opportunità facili in transizione o conclude con tiri dalla media contestati piuttosto che cercare un layup o uno scarico sui compagni. In generale tirando le somme di questa stagione e contestualizzando i numeri analizzati oltreché dando uno sguardo alle situazioni di gioco, è innegabile come nonostante i numeri “puri” potrebbero dirci il contrario Bradley sia cresciuto molto a livello di gioco e abbia funzionato in modo efficiente anche nel contesto Wizards 2018/19 che di certo non è stato d’aiuto.
Apporti “poco” ufficiali

Coach Brooks ha investito John Wall della carica di assistente in via non ufficiale per tenere all’interno del progetto il pezzo centrale della franchigia e farlo rimanere sempre coinvolto nella gestione della stessa, nel suo sviluppo e miglioramento.
I compiti del nativo di Raleigh saranno di analizzare i filmati delle partite, aiutare per la creazione e la chiamata degli schemi e fare da mentore ai giovani durante gli allenamenti mettendo a disposizione ciò che ha maturato nella sua lunga e prolifica carriera. Wall si è già espresso con entusiasmo sul fatto ai microfoni della NBC. “Penso che quest’anno mi dirà se potrò fare l’allenatore o no (una volta ritirato ndr) […] Devi avere un sacco di pazienza e devi sapere come interagire con ogni giocatore”. Questa decisione è senza dubbio frutto della volontà di tenere Wall con le mani in pasta anche durante il recupero, facendolo sentire parte dell’ambiente e utilizzando la sua esperienza ai fini di migliorare la squadra.
Anno nuovo, stessa vita

Quest’anno come il precedente i Wizards non sono destinati a giocare il basket che conta ma stanno facendo i preparativi per partecipare di nuovo alla festa. Il 2020 sarà l’ennesimo anno in cui gratteranno il fondo della classifica ma questo ripetuto dolore sarà forse solo un preludio per il piacere futuro. Con il ritorno di Wall, la conferma di Beal, la crescita del progetto e dei giovani a roster Washington potrà tornare tra le piazze che contano per il basket mondiale, incrociando le dita sul destino di Rui Hachimura e sperando di arricchire ancora la scuderia con qualche purosangue pieno di talento proveniente dalle posizioni alte del Draft.