NEW YORK KNICKS: FINALMENTE LUCE IN FONDO AL TUNNEL?
Record 2018-19: 17-65
IN: Julius Randle (FA); Marcus Morris (FA); Bobby Portis (FA); Taj Gibson (FA); Wayne Ellington (FA); Elfrid Payton (FA); Reggie Bullock (FA); RJ Barrett (Draft); Ignas Brazdeikis (Draft).
OUT: Emmanuel Mudiay (UTA); DeAndre Jordan (BRK); Mario Hezonja (POR); Noah Vonleh (MIN); Luke Kornet (CHI); Henry Ellenson (BRK); Lance Thomas (BRK).
Roster:
PG: Dennis Smith Jr. (S), Elfrid Payton, Frank Ntilikina, Kadeem Allen.
SG: RJ Barrett (S), Wayne Ellington, Reggie Bullock, Allonzo Trier.
SF: Kevin Knox (S), Marcus Morris, Damyean Dotson, Ignas Brazdeikis.
PF: Julius Randle (S), Taj Gibson.
C: Mitchell Robinson (S), Bobby Portis.
“Never fall victim to believing what they say, just go to work. The only way, the underdog way”. Così Bobby Portis ha annunciato il suo passaggio a New York nei primi giorni di luglio, forse i più duri da sopportare per un tifoso Knicks dopo tutte le speranze dei mesi precedenti. A settimane di distanza, quella frase incarna ancora meglio quella che dovrà essere la prossima stagione di una New York che, dopo aver smaltito un’altra secchiata di delusioni, è pronta a rimettersi lo zaino in spalla e continuare quella lunga e tortuosa strada chiamata rebuilding.
Dopo aver affrontato la stagione peggiore nella storia della franchigia, un 17-65 non si vedeva dalla stagione 2014-15, una luce lontana si sta accendendo, e i Knicks si preparano ora ad iniziare quella che potrebbe diventare l’annata della svolta per la squadra più derisa della Lega.
RECAP STAGIONE 2018/19
La scorsa stagione, nei piani dei tifosi e della dirigenza, sarebbe dovuta essere solamente un’annata di passaggio tra lo sviluppo dei giovani, il rientro di Kristaps Porzingis e l’attesa per una Lottery e una Free Agency da protagonisti. La realtà però è stata tutt’altra.
La fan base, dopo le continue delusioni dell’ultimo decennio, aveva iniziato a capire che gli strascichi lasciati dalle scorse gestioni non sarebbero svaniti in poco tempo e che, per la prima volta dopo anni, una nuova stagione di sconfitte continue sarebbe dovuta essere messa in conto. A cambiare le carte in tavola però ci ha pensato il lettone in maglia #6 che, dopo dei bisticci con il Front Office, ha pensato bene di chiedere una trade immediata che lo ha fatto finire a Dallas.
La scambio di Porzingis ha colto di sorpresa tutta la Lega, ma soprattutto ha aperto le porte ad un possibile all-in immediato degli arancio-blu considerando i 74 milioni di salary cap disponibili e i nomi presenti nella Free Agency più talentuosa della storia.
Nonostante gli obiettivi principali fossero chiaramente Kevin Durant e Kyrie Irving, accasatisi sull’altra sponda dell’East River, Perry e Mills non si sono lasciati prendere dall’ansia e hanno deciso di attuare un Piano B in linea con le mosse fatte dei mesi precedenti. La squadra ha cambiato pelle quasi per metà, andando ad aggiungere, tra Draft e FA, ben sette nuovi giocatori.
Come già accennato in precedenza, i Knicks si trovano ad un punto cruciale del loro processo di ricostruzione. E’ arrivato il momento di cominciare a creare una cultura vincente ed una base solida per attirare dei Top free agent già nel giro dei prossimi due anni. Del resto è esattamente questo lo step in più che ha contraddistinto i Nets la passata stagione e che gli ha permesso di completare il processo.
QUINTETTO E POSSIBILI ROTAZIONI
Abbondanza. Questa la parola che descrive pienamente il roster dei Knicks 2019-20. La volontà chiara del Front Office è stata quella di allestire una squadra lunga e con tante opzioni, un’arma che dovrà essere gestita al meglio dal Coach per evitare che diventi a doppio taglio.
Tre i posti già sicuri in quintetto: Barrett, Robinson e ovviamente Randle, mentre per gli altri due spot ci sarà da lottare fino all’ultimo giorno di Training Camp.
L’ex giocatore di Lakers e Pelicans andrà ad occupare il ruolo di ala grande lasciato libero da Noah Vonleh, diventando senza ombra di dubbio il go-to-guy della squadra. Proprio per questo motivo Fizdale ha già espresso chiaramente la sua volontà di affidare una buona fetta di possessi al prodotto di Kentucky, provando a plasmarlo come point-forward. Ci sarà da lavorare duramente per arrivare ad interpretare al massimo un ruolo così complesso, ma Julius ha già dimostrato di possedere doti da passatore più che sottovalutate.
Nella prima partita di Preseason, vinta contro Washington, Randle ha toccato il picco del 31.8 di Ast Ratio, un massimo in carriera che inquadra già quale sarà l’utilizzo principale del numero #30 durante tutta la stagione. Inoltre un gioco di questo tipo andrebbe a liberare un’area affollata e a sistemare delle spaziature sulla carta non ottimali, dando la possibilità allo stesso Randle di prendersi più conclusioni dall’arco. Già lo scorso anno, per tentativi e percentuali, si è creato un abisso rispetto alla stagione precedente passando da 0.5 a 2.7 triple tentate a partita.
Qui di seguito possiamo vedere Julius Randle con due assist consecutivi per RJ Barrett, sarà la linea di passaggio più ricercata ed importante della stagione dei Knicks.
A completare il frontcourt con Julius ci sarà Mitchell Robinson, essenziale per equilibrare la metà campo difensiva vista la carenza che purtroppo contraddistingue Randle. Poco da dire sul centro della Florida, che ha già ampiamente dimostrato di poter diventare un difensore perimetrale e un rim protector clamoroso. Dopo l’All-Star Break Robinson ha collezionato più di 3 stoppate a partita, mentre ha completamente frantumato ogni altro concorrente nella classifica delle stoppate sul tiro da tre: ben 22 in tutta la stagione, giocando solamente 20.6 minuti per un totale di 66 partite. Un minutaggio basso dovuto soprattutto ai continui problemi di falli che lo hanno contraddistinto per gran parte della stagione.
Ci sarà ovviamente ancora molto da lavorare su questo aspetto, e vedremo se Taj Gibson sarà in grado di aiutarlo come aveva ben fatto DeAndre Jordan durante i suoi quattro mesi a Manhattan. Qui si può intravedere un assaggio di quello che è capace di fare un’apertura alare di 224cm unita ad un atletismo impressionante:
Sicuro del posto, come detto in precedenza, anche RJ Barrett. L’ex Duke verrà schierato prevalentemente come guardia nel quintetto lungo ideato da Fizdale. Detto questo la sua duttilità e la sua tecnica gli permetteranno di adattarsi senza problemi anche da Point Guard, come fatto più volte lo scorso anno in NCAA con ben 4.3 assist di media. Ovviamente RJ sarà il secondo punto di riferimento offensivo degli arancio-blu dopo Randle, e anche per questo sarà importante per lui trovare la fiducia giusta fin da subito per affrontare una lunga stagione senza troppe pressioni. Servirà ovviamente una crescita nella metà campo difensiva, in modo da poter cambiare in maniera decisa e con efficacia su più ruoli.
Difficile immaginarsi un Barrett già in grado di costruirsi un suo tiro affidabile fin da subito, ma il “Maple Mamba” dovrà certamente migliorare le sue percentuali dall’arco per risultare efficace. Lo scorso anno RJ ha tirato con un 30% scarso da tre con più di sei tentativi a partita, numeri non accettabili per un giocatore con le sue caratteristiche. Guardando agli aspetti positivi della Summer League e di questo inizio di Preseason è stato possibile notare come gli errori non lo condizionino affatto e, anzi, lo portino solamente ad aumentare la sua intensità di gioco.
Due posti liberi e ancora quattro giocatori in lotta. Come play titolare sarà una corsa a tre fra Elfrid Payton, Dennis Smith Jr. e Frank Ntilikina, con i primi due favoriti, mentre per lo spot di 3 Marcus Morris è in pole rispetto a Kevin Knox. Con delle rotazioni così lunghe la titolarità non conterà in maniera così decisa ma condizionerà molto il modo di porsi alla partita. Proprio per questo non è esclusa la possibilità di vedere cambiamenti nello starting five in base all’avversario che si incontrerà, come ci ha già abituato Fizdale nell’ultima stagione.
RISERVE
Difficile fare previsioni su quali saranno le rotazioni scelte da Fizdale per l’inizio di stagione, ma le prime uscite di Preseason e i discorsi infortuni ancora aperti potrebbero dare già qualche indicazione.
Di certo c’è che se Dennis Smith Jr. dovesse perdere la corsa per il quintetto titolare, allora sarebbe proprio lui a dover guidare la panchina. Molti addetti ai lavori parlano di miglioramenti esponenziali nel gioco del play della North Carolina, con rumors di un Training Camp letteralmente dominato prima dell’infortunio alla schiena. Alla base di tutto ci sarebbe una meccanica di tiro decisamente più fuida ed efficace. Nonostante questo, sappiamo bene che il problema principale di Smith nei suoi primi due anni Nba è stata la testa. Da quando Dennis si è trasferito nella Grande Mela ha stabilito le percentuali peggiori in carriera in lunetta (56.8% con 3.5 tentativi a partita). Inaccettabile. È arrivato il momento del salto, che sia dallo starting five o dalla panchina; è ora che il talento dell’ex #1 dei Mavs decida di farsi strada.
Con Bullock e Dotson che rientreranno a stagione iniziata, saranno quindi Wayne Ellington e Allonzo Trier a contendersi la maggior parte dei minuti disponibili per il pacchetto guardie. L’ex Detroit Pistons parte ovviamente avvantaggiato essendo il giocatore di sistema che era mancato così tanto al roster dello scorso anno. Ellington dovrà portare punti importanti dalla panca e velocizzare la manovra, soprattutto in transizione e sui ribaltamenti di campo. Le sue qualità sono più che note a tutti: un tiratore puro da sette stagioni consecutive sopra il 35% da tre, che ha chiuso la scorsa con il 37% e con una True Shooting Percentage del 57%.
Qui di seguito una giocata classica di Ellington con handoff del portatore di palla. Micidiale in transizione:
A completare le rotazioni dalla panchina ci saranno Bobby Portis e Taj Gibson, che si alterneranno da 4 e da 5, e uno tra Marcus Morris e Kevin Knox. Difficile ipotizzare minuti per altri giocatori del roster, a parte Reggie Bullock che dovrà comunque guadagnarseli una volta guarito. Su tutti rischia di rimanere escluso Frank Ntilikina che, dopo essere stato ad un passo dalla trade nella notte del Draft, ha disputato un Mondiale da protagonista assoluto. Difficile che basti per potersi ritagliare un ruolo importante fin da subito, ma Fizdale ha il dovere di dare fiducia a un giocatore che ha dimostrato di averne bisogno per poter rendere ad alto livello. Intanto ci godiamo gli highlights di una prestazione difensiva superba ai danni di James Harden (quella notte il giocatore dei Rockets ne mise 61, ma delle 6 conclusioni tentate contro il francese soltanto una andò a segno).
Rimane l’incognita Kevin Knox. La scorsa stagione a livello statistico il prodotto di Kentucky ha disputato una delle annate da rookie peggiori della storia. Knox ha fatto registrare un Real Plus Minus di -7.47 (-3.03 RPM difensivo e -4.44 RPM offensivo), ultimo della Lega in questa statistica, con Antonio Blakeney a seguire con -5.81. Knox ha messo in mostra una shot selection di livello troppo basso per essere un giocatore da 12 tiri a partita. Dovrà trovare la sua dimensione con meno pressione sulle spalle, un Marcus Morris pronto a prenderlo sotto la sua ala e il tempo tutto dalla sua parte.

ASPETTATIVE
Siamo sinceri, le aspettative per i Knicks negli ultimi anni non sono mai state alte, ma nonostante ciò sono ancora molti, probabilmente troppi, i tifosi che si illudono con aspettative troppo elevate dal campo e dalla Free Agency. Cercheremo di essere realistici il più possibile, consci del fatto che la passione arancio-blu può giocare qualche brutto scherzo.
I playoff sembrano ancora lontani. Il tanking estremo, visto il nuovo sistema di sorteggio nella lotteria del Draft e la voglia di creare una mentalità vincente, non è più accettabile. Dunque si cercherà di essere competitivi, rimanendo consapevoli delle possibilità della squadra.
Per quanto riguarda le aspettative in Free Agency… Meglio tenerle basse, soprattutto vista l’esperienza dell’ultima estate. La mobilità salariale per fortuna è rimasta e sarà addirittura maggiore in vista della Free Agency 2021. Il risultato però dipenderà dalla franchigia, che in questi due anni non dovrà obbligatoriamente ottenere risultati ai playoff (anche se non farebbero certo male) ma dimostrare a tutta la Lega di essere nuovamente solida fuori e dentro il campo.
Il team è giovane e il potenziale c’è, ma va ben allenato. La prospettiva dovrà essere il futuro, e due anni sicuramente non sono abbastanza.
COSA MIGLIORARE?
Semplice, TUTTO.
Fizdale in un anno non è riuscito ad insegnare né uno schema difensivo né uno offensivo, ma non si può dare la colpa solo a lui. La squadra era in continuo cambiamento ed era entrata in un vortice di confusione. Per forza di cose, come già annunciato dal Coach, ci sarà da lavorare tanto sulla fase difensiva (la scorsa stagione quinto peggior Defensive Rating della Lega).
In questo saranno fondamentali quattro giocatori in particolare:
- Robinson: dovrà “sgrezzarsi” e lavorare ancora sulla gestione dei falli.
- Ntilikina: il miglior difensore perimetrale della squadra che viene da una stagione molto complessa in cui ha trovato poco spazio a causa dell’apporto offensivo quasi nullo.
- Dotson: è diventato un giocatore di maggior spessore sul finire della stagione passata
- Marcus Morris.
In attacco, invece, i Knicks si sono posizionati ultimi per Offensive Rating (104.0) e per Assist Percentage (52.5) staccando nettamente tutte le altre squadre della Lega. Il tutto dovuto ovviamente al gioco assolutamente nullo che si è trasformato in un “ISO Basketball” portato avanti, su tutti, da un giocatore come Mudiay (pupillo del coach e forse uno dei pochi insieme a Trier a cui ha giovato un “sistema” del genere).
La necessità di avere un upgrade dal punto di vista della gestione del pallone ha portato il Front Office a scegliere di sostituire proprio Mudiay con Elfrid Payton, una firma abbastanza discussa che nonostante tutto porta un giocatore con caratteristiche completamente diverse a quelle di Dennis Smith Jr, con cui l’ex play dei Pelicans si giocherà il posto in quintetto. Con le firme di Ellington e Bullock (che rientrerà non prima di fine novembre a causa dell’operazione per un’ernia cervicale) le spaziature del campo saranno senz’altro migliori, e le basi per vedere dei risultati ci sono.
Nonostante su RJ Barrett le aspettative siano chiaramente alte, sarà fondamentale dare tempo al giocatore per mettersi nelle condizioni adatte per coltivare con calma tutto il suo potenziale. Ntilikina, come già detto in precedenza, dovrà lavorare tanto sull’efficienza e sulla capacità di crearsi un proprio tiro. Al Mondiale però, soprattutto nelle partite contro USA e Argentina, ha mostrato sprazzi eccellenti e questo può solo far ben sperare .
Ci sono tanti giocatori per ogni ruolo e c’è del potenziale. Sarà qui che si vedrà il vero valore del coach: Fidzale dovrà mettere in piedi delle rotazioni tali da permettere a tutti i giovani di crescere.
In questo caso il tempo è dalla sua parte: la squadra può permettersi anche di perdere delle partite pur di dare più minuti ai giovani, ma la mentalità che verrà a costruirsi, si spera, sarà fondamentale per garantire un buon futuro alla franchigia e una buona attrattiva nei confronti dei grandi nomi delle prossime Free Agency.
LE POSSIBILI SORPRESE DELLA STAGIONE
Tra i tanti giocatori acquisiti in Free Agency, ce ne sono due che potrebbero rendersi particolarmente utili alla causa.
1) MARCUS MORRIS
Una delle firme più sorprendenti e forse anche più sottovalutate di questa Free Agency è stata certamente quella di Marcus Morris. Il giocatore, almeno inizialmente, si era promesso ai San Antonio Spurs salvo poi ritirare la parola data a Gregg Popovich per andare ad accordarsi per un annuale proprio con i Knicks che, nel mentre, erano riusciti a rinegoziare le cifre del biennale di Bullock.
Morris potrà certamente essere l’arma in più della prossima stagione. Il giocatore viene dalla sua miglior annata in carriera (13.9 pts, 6.1 reb, 48% FG, 38% 3P) ed ha come obiettivo dichiarato quello di presentarsi alla FA della prossima estate come uno dei pochi nomi “caldi” pronti ad andare a caccia di un contratto importante.
2) BOBBY PORTIS
Un altro dei cagnacci sbarcati nella Big Apple, e probabilmente uno dei primi che riuscirà a farsi amare dal pubblico del Garden. Dopo un finale di stagione più che positivo in maglia Wizards, l’ex Arkansas è riuscito a strapparsi un gran bel contratto, portandosi a casa un 1+1 da 31mln con Team Option per la prossima stagione. Per Portis sarà fondamentale dimostrare di poter essere un giocatore funzionale al progetto e pronto a sacrificarsi per la squadra. Ancora da capire se andrà a completare il pacchetto dei quattro facendo da riserva a Randle, oppure se finirà per giocare una buona fetta di minuti da cinque, come già mostrato a Washington. I Knicks infatti si ritrovano solamente Robinson come centro puro e i minuti restanti verranno divisi tra Taj Gibson e lo stesso Portis.
BEST-CASE SCENARIO
Facile da immaginare ma difficilissimo da realizzare.
Ovviamente si cerca di restare il più possibile realistici, del resto non si può certo dire che RJ si trasformerà in un talento da Hall of Fame già dalla stagione che verrà.
Nel migliore dei mondi possibili ci si può immaginare un salto in avanti in fase offensiva (un attacco rapido con buona efficienza in area) e una difesa mediamente solida. Se oltre a ciò aggiungiamo una buona gestione dei falli ed un rendimento costante di Robinson, una fase offensiva di Ntilikina formato Equipe de France, Knox che diventa sempre più affidabile al tiro e i rookie, sia RJ che Ignas, che si rivelano delle ottime prese, beh… Possiamo dire di aver fatto tombola.
In questo caso la squadra potrebbe lottare per una posizione tra la nona e l’undicesima ad Est. Creando, grazie ad una base solida data da un buon sistema di gioco, un ambiente in cui i giovani abbiano spazio e fiducia per crescere, così da rendere i Knicks una società con il futuro che si merita. Tutto questo darebbe finalmente alla franchigia una vera chance di attirare top players e diventare una contender nel giro di tre-quattro anni.
Sarà davvero dura. Non impossibile, ma dura.
WORST-CASE SCENARIO
L’incubo è che tutto si ripeta è che la stagione che verrà sia esattamente come la scorsa.
Zero gioco, nessuna base in attacco né in difesa, giovani che non mostrano segni di miglioramento nei primi mesi venendo sacrificati in nome dei veterani con il risultato di ritardare, se non addirittura di bloccare, il loro sviluppo. In questo caso la squadra competerebbe ancora per l’ultimo posto. Non solo ad Est, ma della Lega. Ma c’è di peggio, tutto questo abbasserebbe ulteriormente lo status di un’organizzazione che sta tentando disperatamente di cambiare, allontanando così tutti i papabili obiettivi in free agency e creando un ambiente tossico che distruggerà giovani su giovani, talenti su talenti.
Questo, purtroppo, è successo tante (ma proprio tante) volte alla franchigia della Grande Mela. Potremmo dire che dagli errori si impara, ma i Knicks hanno già mostrato che non sempre le cose vanno come dovrebbero. Il Front Office ha fatto vedere che un cambio di direzione c’è stato. Ora non resta che continuare a seguire la strada giusta, togliendo una volta per tutte quest’aurea nera attorno al Madison Square Garden.
Articolo a cura di Carlo Anton e Francesco Perillo.