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NBA Preview: Dallas Mavericks 2019/20

Andrea Anesa by Andrea Anesa
12 Ottobre, 2019
Reading Time: 12 mins read
0
Copertina Preview Dallas Mavericks

Copertina a cura di Marco D'Amato

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DALLAS MAVERICKS, TRA DUBBI E CERTEZZE.

Record 2018/19:  33 – 49

IN: Seth Curry (FA); Boban Marjanovic (FA); Delon Wright (FA); Mathias Dakota (FA); Antonius Cleveland (two-way contract); Josh Reaves (two-way contract); Isaiah Roby (Draft).

OUT: Trey Burke (PHI); Kostas Antetokounmpo (LAL); Devin Harris (UFA); Salah Mejri (Real Madrid); Dirk Nowitzki (Ritiro); Daryl Macon (tagliato); Ray Spalding (ATL).

Roster:

PG: Delon Wright, Jalen Brunson, J.J. Barea

SG: Tim Hardaway Jr., Seth Curry, Courtney Lee

SF: Luka Doncic, Justin Jackson, Ryan Broekhoff

PF: Kristaps Porzingis, Dorian Finney-Smith, Isaiah Roby

C: Dwight Powell, Maxi Kleber, Boban Marjanovic

RECAP STAGIONE 2018/19

“Non giudicare ciascun giorno dal raccolto che hai ottenuto, ma dai semi che hai piantato.” [Robert Louis Stevenson]

Anche a distanza di più di 150 anni, questa frase di Robert Louis Stevenson sembra scritta su misura per descrivere la situazione attuale dei Dallas Mavericks.

Se andassimo a giudicare basandoci esclusivamente sul raccolto ottenuto nella stagione 2018/19, sarebbe inevitabile raccontare di una Dallas in vera e propria carestia. La squadra non raggiunge i playoff dal 2016, ha concluso con un record negativo di 33-49 e subito dopo ha perso la sua guida spirituale: dopo 21 stagioni consecutive, Dirk Nowitzki non scenderà più sul parquet da giocatore professionista in NBA.

Nonostante le terribili premesse, però, i Mavericks sono una delle franchigie che guardano alle prossima stagione con maggiore interesse ed ottimismo, soprattutto grazie alla presenza a roster del Rookie of the Year Luka Doncic. Lo sloveno si è reso protagonista tanto con le sue giocate sul campo, quanto con le sue grandi doti di leadership, già ampiamente dimostrate in Europa, che gli hanno permesso di non avvertire troppo lo sbalzo tra Eurolega, vinta col Real Madrid, ed NBA.

Ecco quindi che la frase di Stevenson acquista più che mai significato per i Mavericks: più che giudicare la stagione passata dal numero di vittorie, in Texas devono tenere in considerazione ciò che hanno “coltivato”, vale a dire uno dei giovani più promettenti del panorama cestistico mondiale. Oltre alla possibile crescita di Doncic, Dallas guarda con occhi speranzosi anche alla stagione del ritorno di Kristaps Porzingis. Il lettone, arrivato a febbraio dai Knicks e rinnovato al massimo salariale per cinque anni in estate, è al rientro da un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per oltre venti mesi e che alimenta inevitabilmente dubbi e curiosità sul suo rendimento.

Dopo aver rinnovato Porzingis, Mark Cuban e Donnie Nelson si sono dati da fare in estate, aggiungendo ottimi role players come Delon Wright, Seth Curry (di ritorno dopo un anno passato ai Blazers) e Boban Marjanovic. Sono anche arrivate le estensioni necessarie a trattenere giocatori reduci da ottime annate come Dwight Powell e Maxi Kleber.

Analizzando più in profondità la stagione 2018/2019, si va a notare come la partenza sia stata anche discreta, soprattutto nelle gare casalinghe all’American Airlines Center, dove i Mavericks hanno più di una volta portato a casa il risultato contro squadre sulla carta ben più quotate di loro (Celtics, Thunder ecc.). Poi, piano piano, dopo la pausa per l’All Star Game è cominciata la preoccupante involuzione.

Quest’ultima è però abbastanza giustificabile dal momento che, se la scelta al Draft fosse rimasta tra le Top 5 (non impossibile visto il nuovo formato della Lottery), sarebbe spettata ai Mavericks. Di conseguenza all’interno del  front office si sono probabilmente detti “Perchè non tentare la fortuna dal momento che i playoffs sono ormai un lontano miraggio?”

Le cose, però, sono poi andate diversamente. La scelta dei Mavericks si è tramutata nella #10 con cui gli Atlanta Hawks hanno selezionato Cameron Reddish, ma il tentativo andava comunque fatto.

COSA È CAMBIATO?

Visto il crollo della seconda parte di stagione, sia della squadra che di Doncic, i tifosi texani si aspettavano molto da una free agency che si annunciava come la più importante da molti anni a questa parte, e dal loro istrionico proprietario. Tuttavia, i Mavericks hanno deciso di non attendere e cogliere l’occasione che gli si è presentata, puntando quindi tutto sull’asse europeo Doncic-Porzingis e formando con i nuovi acquisti un roster completo ma, soprattutto, composto da ottimi giocatori di contorno.

In squadra spiccano infatti veterani come Courtney Lee e J.J. Barea (anche lui al rientro da un infortunio), oltre a giovani emergenti come Jalen Brunson, grande rivelazione dello scorso anno, e Justin Jackson. Questo senza dimenticare Dorian Finney-Smith e Tim Hardaway Jr..

Come evidenziato in precedenza, il potenziale starting five, almeno da quanto circola nei report degli insiders, dovrebbe essere il seguente: Delon Wright, Luka Doncic, Tim Hardaway Jr., Kristaps Porzingis e Dwight Powell.

Un quintetto di tutto rispetto, in grado di vantare completezza in tutti gli aspetti del gioco. Dal punto di vista del playmaking, Delon Wright sembra il giocatore perfetto per togliere pressione a Doncic in fase di creazione di gioco, aggiungendo inoltre un ottimo contributo nella sua metà campo: i suoi 196 centimetri lo rendono fisicamente ostico per qualsiasi attaccante avversario, e nella scorsa stagione ha fatto registrare il terzo miglior Defensive Box Plus/Minus della Lega tra le guardie, dietro solo a Westbrook e Simmons. Il suo tallone d’Achille resta senza dubbio il tiro da fuori, con un 33.2% in carriera da dietro l’arco che non lo rende una minaccia costante per le difese avversarie.

Per punti e rimbalzi, invece, citofonare a “The Unicorn” Kristaps Porzingis, in grado di dare molto anche nella difesa al ferro, e che con Dwight Powell forma un’intrigante e dinamica coppia di lunghi.

Sarà interessante vedere come coach Carlisle deciderà di schierare il suo frontcourt. Powell è un giocatore di grande energia ma non certo un intimidatore formidabile; in ogni caso resta il miglior rollante ed il miglior finisher della squadra. Il tedesco Maxi Kleber è sicuramente un difensore più intelligente e la sua dimensione perimetrale in attacco (35.3% da 3 punti nell’ultima stagione) potrebbe fargli guadagnare parecchi minuti, ma i suoi 108 kg potrebbero non essere sufficienti per reggere l’urto di centri molto fisici. Infine, il gigante buono Boban Marjanovic formerebbe, se schierato in coppia con Porzingis, una muraglia praticamente insuperabile, ma il suo minutaggio in questa Lega è sempre stato, per forza di cose, ridotto, e anche quest’anno sarà improbabile vederlo in campo per più di 15 minuti a gara.

Kristaps Porzingis is starting at center tonight with Dorian Finney-Smith playing power forward. It’s a look that Rick Carlisle could use selectively, particularly against teams with perimeter-oriented bigs.— Tim MacMahon (@espn_macmahon) 12 ottobre 2019

La soluzione più intrigante, per molti versi, sarebbe schierare proprio Porzingis come stretch-5, inserendo nel quintetto un’ala versatile come Dorian Finney-Smith o Justin Jackson. Jackson ha preso peso questa estate, Finney resta però favorito se si volesse praticare lo small ball. Il lettone, prima dell’infortunio, si stava affermando come uno dei migliori rim protector NBA: il sito FiveThirtyEight, utilizzando il loro modello per valutare la difesa chiamato DRAYMOND, lo classifica al terzo posto assoluto dal 2013-14 ad oggi. Anche qui, però, i dubbi permangono: le condizioni fisiche di The Unicorn sono sufficienti per marcare ogni sera per diversi minuti centri come Joel Embiid o Steven Adams? Quanto peserebbero le energie prosciugate nella sua metà campo a livello di produzione offensiva? La sensazione è che Carlisle utilizzerà quintetti molto fluidi, nel tentativo di trovare la miglior combinazione.

Una nota positiva, invece, è rappresentata dalla coppia Brunson-Barea, sia in termini di punti che di creazione di gioco. Ricordiamo che la second unit dei Mavericks è stata tra le più prolifiche ed efficaci della Lega nella passata stagione, e indubbiamente quest’anno Rick Carlisle farà di tutto per far sì che la squadra si confermi sotto questo aspetto.

LA RICERCA DEL SALTO DI QUALITA’

Sembra non manchi nulla, specialmente considerando la bravura nella costruzione del gioco (in particolar modo offensivo) di coach Carlisle. Nonostante questo, c’è una discreta possibilità che si cerchi una stella. Ad esempio quella splendente di Bradley Beal, free agent di spicco della free agency 2021 e da un anno a questa parte continuamente inserito in rumors di vario genere.

Al di là del possibile assalto a Beal, nella prossima stagione i Mavericks dovranno puntare a ritrovare efficacia nel loro gioco. Coach Carlisle, come già detto, è maestro nella gestione e nella creazione di un “flusso offensivo”, basato su continuo movimento di uomini e pallone in grado di liberare l’area per le penetrazioni degli esterni. In generale, infatti, il successo della franchigia texana si è sempre basato sulle spaziature in attacco: trovate quelle, la squadra ha sempre reso al meglio, basti ricordare la serie contro i Lakers nel 2011, stagione culminata con il titolo, oppure la meravigliosa serie giocata contro gli Spurs e persa in 7 gare nel 2014.

Uno dei problemi principali potrebbe essere legato alla presenza a roster di pochi tiratori: se escludiamo Seth Curry e Justin Jackson, non resta molto altro. Per questo motivo, sarà fondamentale sfruttare il più possibile i quintetti con Porzingis da 5. Già l’anno scorso i Mavericks hanno tirato con il 34% dal campo (28esimi nella lega); post-trade con il 33.2%. Il 30.8% dell’attacco dei Mavs era generato da tiri in catch&shoot (sesti migliori nella lega), semplicemente non c’erano giocatori in grado capitalizzare tutte queste opportunità.

Per migliorare da questo punto di vista, i Mavericks questa estate hanno anche aggiunto una linea da 4 punti al campo di allenamento. Queste le parole di Justin Jackson: “Ci siamo allenati tutta l’estate. Se dimostriamo di saper tirare da quella distanza, allora il coach ci lascerà provare quando saremo liberi. In ogni caso è un ottimo esercizio offensivo che serve a migliorare lo spacing”.

Doncic e Wright

Gli elementi per poter ambire ad un salto di qualità a livello di gioco sembrano esserci tutti. In primo luogo, nonostante Doncic sia stato nella passata stagione un creatore eccezionale di gioco (la sua Box Creation è stata infatti una delle più alte della lega) ha avuto un notevole calo quando è venuto a mancare il contributo di J.J. Barea. Per questo motivo, la presenza di un altro trattatore di palla primario come Delon Wright non potrà far altro che giovare allo sloveno, lasciandogli più spazio per muoversi senza palla (dove può essere letale come mostrato con la sua nazionale in coppia con Dragic) e sgravandolo da un eccessivo carico offensivo.

Quello che forse è più da recriminare al numero 77 nella scorsa stagione, dovuto probabilmente anche alla mancanza di alternative offensive credibili, è la shot selection. Quest’anno, vista la presenza di Wright oltre al prezioso rientro e prolungamento contrattuale di Barea, Doncic avrà molta meno pressione addosso nella gestione del ritmo offensivo e dovrà convertire questa libertà in efficacia ed efficienza. Meno tiri contestati, meno jumper complicati dalla media distanza e meno soluzioni non assistite (lo scorso anno i canestri assistiti furono solo il 27%, percentuale che crolla a meno del 18% per i tiri non al ferro o da 3 punti). Messo a posto questo aspetto del suo gioco, Doncic potrà iniziare veramente a diventare il giocatore devastante che tutti si aspettano.

Il ruolo di Porzingis

Dall’incognita data dai possibili miglioramenti di un ragazzo del ’99, si passa a quella dovuta al rientro di un giocatore dopo 20 mesi. Non riconoscere il talento di Porzingis è impossibile e affidare l’unicorno nelle sapienti mani di Rick Carisle, coadiuvato dai saggi consigli di Nowitzki, potrebbe voler dire creare un’ arma impossibile da contrastare per chiunque.

Il lettone sa praticamente fare qualsiasi cosa sul parquet e la sua sola presenze è sicura fonte di spaziature e pericolosità nella metà campo offensiva. I successi di Dallas, come noto, sono stati dovuti principalmente alla versatilità di Nowtizki, in grado di segnare sia in isolamento sia dopo aver portato il blocco. Porzingis a questo aggiunge anche la difesa, in pratica è l’inserimento perfetto per continuare sul sentiero tracciato dal tedesco.

Carlisle sfrutterà la pericolosità dal perimento del lettone, un tiratore dal quasi 40% nella sua ultima stagione giocata, combinata con la capacità di Doncic di chiudere al ferro e di trovare i compagni dal palleggio. Il P&R fra le due stelle dei Mavs sarà infatti un rompicapo estremamente complesso da risolvere per tutte le difese NBA in questa stagione, visto che le caratteristiche dei due si combinano perfettamente.

Porzingis è un giocatore fisicamente straordinario, dotato sia di altezza che di leggerezza e velocità, in grado di finire con prepotenza al ferro, di aprirsi ed essere letale da oltre l’arco e perfino di mettere la palla per terra contro gli altri lunghi; in pratica, non solo sa fare tutto in attacco, ma lo fa anche molto bene.

La presenza di Porzingis non porterà beneficio solo a Doncic ma a tutti i piccoli in generale. La sua pericolosità lontano dal canestro può generare spazio per giocatori in grado di muoversi senza palla e/o pericolosi in penetrazione visto che il lettone riuscirà a portare fuori i lunghi avversari. Anche un lungo mobile ed atipico come Powell potrà avere più spazio per i suoi tagli dopo il blocco. Inoltre, il lettone, data la sua dimensione anche difensiva, potrebbe permettere a Carlisle di schierare Doncic da numero 4 per parecchi minuti (cosa che si vocifera fin dall’esordio dello sloveno in maglia Mavs) per giocare con un quintetto pericolosissimo sulla carta con Wright, Brunson e Hardaway Jr.

Tim Hardaway Jr.

Molte delle fortune dei Mavs dipenderanno dall’ ex giocatore di Knicks e Hakws, chiamato alla stagione del riscatto dopo che, rientrato a New York con la possibilità di essere la seconda punta della squadra, ha reso ben al di sotto delle aspettative.

Hardaway ha dimostrato di poter essere un giocatore molto duttile: dotato di un ottimo atletismo (di famiglia), un discreto tiro perimetrale e buona capacità di costruirsi il tiro dal palleggio, può rivelarsi un comprimario importante nell’attacco di Dallas, che come detto verrà retto dai due europei. Sicuramente un contesto con meno pressione mediatica (conosciamo bene l’ostilità del pubblico della Grande Mela) potrà far bene al figlio d’arte; allo stesso tempo però, un po’ come fu per Harrison Barnes, il contratto firmato pesa e molto.

L’ex giocatore degli Hawks guadagna infatti 18 milioni, che diventeranno 18,75 vista la Player Option disponibile alla fine di questa stagione. I Mavs sperano in un’ esplosione del nativo di Miami (che compirà 28 anni il prossimo marzo) per poi offrire una spalmatura del contratto a cifre più basse in modo da avere assicurato un terzo violino di buon livello a cifre accettabili. Dalla sua Hardaway Jr. dovrà innanzitutto dimostrare di saper giocare nelle pieghe del sistema offensivo e non da suo modellatore, visto che sarà la terza punta e non avrà molta palla in mano. Interessante sarebbe anche uno suo possibile utilizzo da sesto uomo e realizzatore principale nel secondo quintetto: Carlisle non si è eccessivamente sbilanciato in questo senso, mentre il giocatore, dalla sua, si è dichiarato pronto ad accettare ogni ruolo, ribadendo, però, che per lui sarebbe importante partire titolare.

BEST/WORST-CASE SCENARIO

Tornando al presente e accantonando per un momento i futuri sogni di gloria, i power rankings di siti come Lineups e ESPN vedono Dallas oscillare fra l’ottavo ed il decimo posto nella Western Conference. Il Best-Case Scenario per i Mavericks sarebbe, più che un posto ai Playoff, la maturazione definitiva di Doncic facilitata dal rientro in piena forma di Porzingis. Dallas dovrebbe ambire ad una crescita che la porti ad essere una solida realtà da Playoff già nel 2021.

Al contrario, il Worst-Case Scenario per coach Carlisle e i suoi sarebbe uno schianto contro il “sophomore wall” di Luka, un rientro stentato di Porzingis e, più in generale, la dimostrazione di inadeguatezza del roster che costringerebbe il front office a rimescolare ulteriormente le carte.

Insomma, in Texas si chiude l’era del più grande giocatore europeo di tutti i tempi e si apre quella di due che ambiscono a seguirne la strada, per riportare i Mavericks sul tetto del mondo. Certamente l’avventura parte in salita, ma fu così anche per quel biondino da Wurzburg arrivato via Milwaukee, sperando che dalla stessa semina maturi lo stesso raccolto.

Non ci resta che metterci comodi, scoprire il futuro della franchigia più europea d’America e goderci il più grande spettacolo cestistico del mondo.


Articolo a cura di Andrea Anesa e Andrea Pessi.

Tags: dallas mavericksDirk NowitzkiKristaps PorzingisLuka DoncicMark CubanMavericksnbaNBA PreviewPreviewRick Carlisle
Andrea Anesa

Andrea Anesa

Bergamasco di nascita, milanese di adozione, appassionato di qualsiasi sport che sia una buona scusa per non uscire di casa. Quando non lavora in consulenza vive con la testa fra le nuvole e gli arcobaleni disegnati dalle parabole dei tiri di Nowitzki.

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