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NBA Preview: New Orleans Pelicans 2019/20

Giuseppe Crociata by Giuseppe Crociata
10 Ottobre, 2019
Reading Time: 13 mins read
0
New Orleans Pelicans cover

Copertina a cura di Sebastiano Barban

Condividi su FacebookCondividi su Twitter

NEW ORLEANS PELICANS: SIAMO PRONTI AD IMMERGERCI NELLA “ZION ERA”?

Record 2018/19: 33-49.

IN: JJ Redick (FA); Nicolò Melli (FA); Zylan Cheatham (two-way); Josh Gray (two-way); Kavell Bigby-Williams (Exhibit 10); Zion Williamson (Draft); Jaxson Hayes (Draft); Nickeil Alexander-Walker (Draft); Derrick Favors (Trade); Lonzo Ball (Trade); Brandon Ingram (Trade); Josh Hart (Trade).

OUT: Anthony Davis (Trade); Solomon Hill (Trade); Elfrid Payton (FA); Ian Clark (FA); Julius Randle (FA); Cheick Diallo (FA); Stanley Johnson (FA); Tim Frazier (FA); Christian Wood (FA).

Roster:

PG: Lonzo Ball (S), Frank Jackson, Josh Gray.

SG: Jrue Holiday (S), JJ Redick, Nickeil Alexander-Walker.

SF: Brandon Ingram (S), Josh Hart, Kenrich Williams.

PF: Zion Williamson (S), Nicolò Melli, Zylan Cheatham.

C: Derrick Favors (S), Jahlil Okafor, Jaxson Hayes.

RECAP STAGIONE 2018/19

La stagione 2018/2019, per quanto riguarda il basket giocato, va considerata un fallimento per i Pelicans. Nonostante le premesse che indicavano NOLA come una possibile mina vagante in una Western Conference sempre più ricca di talento, infortuni e screzi interni hanno frenato l’ascesa della squadra di coach Gentry. Se invece apriamo una finestra più grande, la stagione appena conclusa può considerarsi un successo, e tutto inizia il 28 gennaio 2019: a sorpresa (ormai di pochi) Anthony Davis esprime pubblicamente il proprio malcontento richiedendo formalmente di essere scambiato.

Agent Rich Paul has notified the New Orleans Pelicans that All-NBA forward Anthony Davis has no intention of signing a contract extension if and when presented and that he has requested a trade, Paul told ESPN on Monday.

— Adrian Wojnarowski (@wojespn) January 28, 2019

Dichiarazioni che “aprono gli occhi” a Gayle Benson, vedova di Tom Benson e attuale proprietaria. Inizia quindi un lungo processo di rinnovamento delle strutture di allenamento e dello staff, a partire dal nuovo Executive Vice President of Basketball Operations David Griffin. Sono chiare le intenzioni di dimostrare che i Pelicans non sono la “sorella minore” dei Saints, a cui il front office prestava meno attenzioni. Ovviamente non si parlerebbe di successo senza “il biglietto d’oro” della lottery NBA, che permetterà di scegliere Zion Williamson, probabilmente il prospetto più interessante dai tempi di LeBron James, con la prima chiamata del Draft NBA.

COSA È CAMBIATO?

Tra trade, rookie, free agent che hanno lasciato la squadra e altri che sono approdati a New Orleans e volti nuovi nello staff, i Pelicans sono una franchigia totalmente diversa rispetto alla stagione appena passata.

I cambiamenti maggiori probabilmente sono avvenuti nel front office: David Griffin che si è circondato di nuovi elementi dello staff, tra cui spiccano i nomi di Trajan Langdon nelle vesti di General Manager e quello di Jeff Bzdelik come assistant coach per quanto riguarda la fase difensiva. Non passano sotto traccia le “firme rosa” di due leggende WNBA come Swin Cash e Teresa Weatherspoon, assieme a quella di Aaron Nelson, considerato da molti il miglior preparatore dell’intera lega.

Giocatori come Anthony Davis non crescono sugli alberi, perciò ovviamente il prezzo pagato dai Los Angeles Lakers non è stato indifferente: si parla infatti della quasi totalità dello young core su cui la squadra californiana stava cercando da un paio d’anni di sviluppare il proprio futuro. Parliamo del trio Ball-Ingram-Hart, affiancati da prime scelte al draft, che adesso vestiranno la maglia dei Pelicans. L’unico dei giovani che è rimasto a Los Angeles è Kuzma, fortemente voluto dalla dirigenza gialloviola.

Lonzo Ball

Tra tutti, il miglior giocatore del pacchetto è Lonzo Ball, difensore on-ball straordinario che con Holiday formerà uno dei backcourt più intriganti di tutta la lega, soprattutto per quello che possono dare nella propria metà campo. Le qualità attuali e i possibili miglioramenti della guardia ex UCLA potrebbero fare tantissima differenza nel rendimento della squadra.

 Le qualità palla in mano di Ball permetteranno a Holiday di giocare più spesso off-ball. Nelle ultime 2 stagioni, affiancato prima da Rondo e poi da Payton, ha giocato solo il 3% dei suoi minuti nello spot di PG, con il resto dei minuti divisi tra il ruolo di SG e SF. Lonzo è un giocatore dalle spiccate doti da passatore e possiede una visione di gioco che pochi hanno. Queste sue caratteristiche lo rendono il creatore di gioco primario della squadra, ruolo che prima era assegnato a Holiday. Quest’ultimo però, preferisce iniziare l’azione senza palla in mano e ciò gli sarà permesso grazie all’approdo di Ball in Louisiana.

Offensivamente, però, il gioco di Lonzo presenta una lacuna molto importante, ovvero il tiro da 3. Parte del prossimo futuro della franchigia dipenderà dalla capacità di Ball di migliorare questo aspetto del gioco, in una squadra che ha tanto bisogno di spacing per esaltare le capacità di giocatori come Holiday e Zion. Per capire quanto sia carente in questo fondamentale ci vengono incontro le statistiche: la percentuale al tiro di Ball nelle triple open e wide open (ovvero in situazioni in cui il suo difensore si trova ad almeno 4 piedi di distanza) non arriva al 34%, dato che per un giocatore del suo ruolo non è certamente esaltante. Il giocatore è già al lavoro assieme allo shooting coach Fred Vinson, conosciuto per aver “raddrizzato” il tiro di Tyreke Evans (arrivato a massimi in carriera del 38%).

9 in a row for @ZO2_. #WBD pic.twitter.com/tf3DakQ9B6

— Daniel Sallerson (@dsallerson) October 2, 2019

Brandon Ingram e Josh Hart

Su Brandon Ingram invece vi sono tante incognite quante speranze: il talento è innegabile ma infortuni e discontinuità hanno alzato molti dubbi sul giocatore, che sta per entrare in contract year (a meno che si raggiunga un accordo per l’estensione contrattuale prima del 31/10, opzione alquanto improbabile). Lo spot di SF sarà condiviso con Josh Hart, già compagno di squadra a Los Angeles: quest’ultimo, pur essendo il meno talentuoso dei tre, è certamente il giocatore più “pronto” del pacchetto offerto dai Lakers per arrivare a Davis.

Come già accennato prima, New Orleans è una squadra che manca di spacing, soprattutto se guardiamo le squadre che lottano per un posto ai playoff nella Western Conference. Proprio per questo motivo un giocatore come Hart, che da sano ha dimostrato di essere un ottimo tiratore (39,6% da 3 nella sua stagione da rookie), sarà importantissimo nell’economia delle rotazioni di coach Gentry. Non va sottovalutato nemmeno l’impatto che il giocatore offrirà da subito in difesa, qualità che lo ha reso noto a Villanova.

Zion Williamson

Come sostituire un talento generazionale che capita una volta ogni 20-25 anni? Con un altro talento generazionale che capita una volta ogni 20-25 anni: Zion Williamson. Detto così non fa una piega, ma è ovvio che in questa storia il fattore fortuna ha giocato un ruolo fondamentale, senza il quale i Pelicans non sarebbero mai riusciti a rimpiazzare Anthony Davis. L’atleta della Carolina del Sud viene da una delle migliori stagioni di sempre per un freshman in una Duke stracolma di talento: ha chiuso infatti con 22.6 punti, 8.9 rimbalzi e 2.1 assist per partita, tirando con il 68% dal campo e con il 34% da 3 (70% di TS%).

Il suo dominio in fase offensiva non è, come alcuni possono pensare, dovuto unicamente al suo fisico. Certo, essere alto 198cm e pesare 129kg aiuta, soprattutto se quella mole riesce a portarla a poco più di un metro da terra (40-inch vertical), ma durante la sua stagione a Duke ha dimostrato di essere un ottimo ball-handler, oltre a essere un passatore nella media. Vedere il video sotto per credere.

Derrick Favors

Non è bello parlare di giocatori sottovalutati o sopravvalutati. Stabilire se un giocatore è meglio o peggio dell’opinione popolare è una valutazione complicata e spesso fine a sé stessa.  Se esiste però un giocatore sottovalutato in questa lega, quello è Derrick Favors. L’ex Jazz ha giocato la maggior parte degli ultimi anni a Utah fuori posizione, giocando al fianco del due volte Difensore dell’anno Rudy Gobert. Nonostante ciò, ciò che ha fatto vedere nelle ultime stagioni è straordinario: un’intelligenza cestistica fuori dal comune, combinata con dei mezzi fisici notevoli, tanto da risultare il miglior difensore della lega secondo il modello DRAYMOND di fivethirtyeight.com. Offensivamente è un giocatore molto solido: nonostante numeri di primo livello, è lecito pensare che questi vedranno un’impennata visto il probabile aumento del minutaggio rispetto ai 23 minuti a partita della scorsa stagione.

COSE DA VEDERE LA PROSSIMA STAGIONE

I Pelicans si presentano ai blocchi di partenza con la nomea di “squadra da League Pass”, e come dargli torto? Oltre allo spettacolo che offriranno ogni volta che correranno in contropiede (Ball ha parlato di lob da metà campo diretti a Zion), ci sono tanti altri aspetti da monitorare durante questo “Anno zero” che di “zero” ha poco, visto il concentrato di talento della franchigia di New Orleans.

Troppi giocatori per troppi pochi minuti?

Capire quali giocatori possano rientrare nelle rotazioni di Alvin Gentry è forse la cosa più difficile da fare quando si parla di New Orleans. La profondità del roster di quest’anno è una novità per i Pelicans, che non hanno mai avuto così tanti giocatori talentuosi tutti assieme.

Holiday sarà certamente il giocatore che avrà a disposizione più minuti, poiché al momento è il giocatore più forte nel roster dei Pelicans. Rispetto alla scorsa stagione, in cui ha giocato quasi 36 minuti a partita, avrà la possibilità di riposarsi in panchina più tempo, potendo contare sui suoi compagni. Ingram è il più interessante da seguire per quanto riguarda il minutaggio, perché nonostante sia titolare, è probabile che giochi molti minuti come creatore primario delle seconde linee di NOLA, avendo già ricoperto questo ruolo ai Lakers con buoni risultati.

Zion non ha bisogno di presentazioni: il suo talento gli assicura un posto nel quintetto titolare. Probabilmente non giocherà più di 30 minuti a partita, visto che non gli sarà chiesto di incidere subito e non sarà il giocatore più importante della squadra per questa stagione; Gentry potrebbe decidere di preservarlo e di gestirlo più possibile. Favors ha la possibilità, lontano da Gobert, di giocare titolare con un minutaggio anche sopra i 30 minuti a partita e nel ruolo in cui rende meglio, quello del centro. Le sue doti difensive, la sua intelligenza e le sue doti offensive porteranno lo staff a schierarlo in campo sin dalla palla a due.

Dalla panchina avrà un ruolo fondamentale il duo Redick-Hart, che porterà quello che manca quasi totalmente allo starting-five: lo spacing. Per questo motivo è probabile che i due giochino quasi quanto i titolari, partendo però come riserve. Un altro che avrà un posto fisso entrando dalla panchina è Nicolò Melli, che potrebbe giocare molti minuti da centro in una lineup small-ball accanto a Zion, oppure da 4 accanto a Favors. In tutti e due i casi, il compito dell’ex Fenerbahce sarà quello di aprire il campo e di tenere più possibile in difesa, cose che Melli sa fare bene.

Zion saprà adattarsi al mondo NBA?

Zion è inoltre capitato nella miglior situazione possibile per una prima scelta assoluta con le sue caratteristiche. Si trova accanto a un All-Star caliber player come Jrue Holiday, in una squadra che gioca ad un pace elevatissimo (103.89, dietro solo agli Atlanta Hawks) e in cui non dovrà essere né la prima, né la seconda, e forse nemmeno la terza opzione offensiva. La fortuna, per lui e per New Orleans, è che un ruolo del genere l’aveva anche a Duke, dove ha dominato. A tutto quello che è capace di fare nella metà campo offensiva, bisogna aggiungere una buona fase difensiva: l’energia, l’atletismo e il fisico lo rendono un difensore molto versatile e in grado di fare tutte quelle piccole cose che permettono di vincere le partite più combattute.

Dentro il pitturato è una roccia e sul perimetro è comunque un buon difensore, ha ottimi istinti e non si risparmia mai. La carenza più grande nel gioco di Williamson è il tiro da 3, fondamentale in cui non è costante in cui viene penalizzato dalla sua meccanica di tiro, che lo rende lento e a tratti impreciso. Non è sicuramente un problema irrisolvibile, considerando la sua giovane età e la sua voglia di migliorare, ma a cui comunque si dovrà prestare attenzione. In conclusione, non stupisce che Zion venga considerato il favorito #1 per il titolo di Rookie dell’anno, ma allo stesso tempo un contesto già competitivo potrebbe togliergli un po’ di pressione dalle spalle, con i suoi numeri che potrebbero risentirne.

Un miglioramento in difesa?

“I can’t think of a man in the NBA that has more experience, more knowledge, more wisdom about how to defend in the contemporary game, then Jeff.” Queste le parole di Pat Riley su Jeff Bzdelik, nuovo assistant coach dei Pelicans e notoriamente conosciuto come il guru della difesa. Il nuovo arrivo nel coaching staff è un pezzo del puzzle che può rivelarsi fondamentale nell’economia della difesa. Con i Rockets, Bzdelik ha fatto un lavoro eccezionale, trasformando una difesa poco al di sotto della media in una delle migliori della lega. A New Orleans avrà materiale di altissimo livello su cui lavorare, sia per quanto riguarda i giovani come Lonzo e Zion, sia per quanto riguarda giocatori più esperti come Jrue e il nuovo arrivato Favors. Tutto lascia pensare che assisteremo ad una delle migliore difese della lega.

Jrue Holiday è pronto al salto definitivo?

Dal giorno in cui Zion Williamson è stato draftato, David Griffin ci ha tenuto a ricordare a tutti che non si aspetta che il ragazzone di Duke salvi la franchigia, tanto da dichiarare che questa è la squadra di Jrue Holiday, incensandolo con tantissimi complimenti, sia per le qualità in campo che per quelle da leader. In una delle ultime interviste, Griffin ha paragonato Holiday a Nash quando arrivò ai Suns, dove vinse due premi di MVP.

David Griffin on Jrue Holiday: “Sometimes you just need to be given permission to dominate people.”

Griff expecting big things. ? pic.twitter.com/p3xcPG6mhi

— ProCity Hoops (@ProCityHoops) July 9, 2019

Un lungo progetto. Ma quanto lungo?

Ciò che David Griffin ha in mente è un progetto a medio-lungo termine, perciò non è ancora il momento di pensare di diventare una contendente al titolo. Ma rispetto alle squadre che ricostruiscono, i Pelicans sono molto più avanti delle aspettative. Detto questo, l’obiettivo è sicuramente centrare i playoff, per stessa ammissione di Griffn. Senza infortuni durante il corso della stagione, la squadra, con tutto il talento che ha a disposizione, può certamente lottare per un posto nella postseason. Tuttavia è proprio il problema degli infortuni che preoccupa staff e tifosi. In particolar modo, Lonzo e Ingram hanno alle spalle un passato tormentato da problemi fisici di diversa entità, pur essendo entrati nella lega da pochissimi anni.

Il primo ha saltato quasi metà della scorsa stagione ai Los Angeles Lakers a causa di una distorsione alla caviglia, giocando solamente 47 partite. Il secondo, durante il corso della passata stagione, ha subito diversi infortuni che lo hanno costretto a saltare 30 partite .Quindi, malgrado l’aggiunta di Aaron Nelson nello staff medico, rimangono i dubbi sulla salute dei giocatori cosiddetti injury prone. Al di là della questione infortuni, che sicuramente condizionerà non poco l’andamento dei Pelicans, la stagione che 2019/2020 sarà una stagione di transizione: sarà molto importante riuscire a creare una buona intesa e una buona alchimia tra i giovani, che hanno bisogno di maturare, e i veterani come Derrick Favors e Jrue Holiday.

David Griffin on #WontBowDown message: "Everyone who looks at us from the outside can (watch and) determine, 'Do I want to be a part of that or not?' Not everyone's made to be part of this, and that's OK. If sex appeal's your thing and you need a big market, OK. See you later."

— Jim Eichenhofer (@Jim_Eichenhofer) September 24, 2019

BEST/WORST-CASE SCENARIO

Nella migliore delle ipotesi, Zion si dimostra fin da subito il giocatore che in molti si aspettano, è il Rookie Of The Year 2019/2020 e diventa il giocatore chiave dei Pelicans assieme a Holiday. Lo stesso Jrue, finalmente in una squadra in cui si può fidare ciecamente di tutti i suoi compagni, guadagna un posto all’All-Star Game. Lonzo e Ingram giocano entrambi più di 70 partite, integrandosi immediatamente nella pallacanestro up-tempo di Alvin Gentry e preparando il terreno per il futuro di New Orleans. In questo scenario NOLA centrerebbe l’obiettivo playoff e, con un po’ di fortuna nell’accoppiamento, potrebbe addirittura passare il primo turno.

Nella peggiore delle ipotes, Williamson inizia la sua carriera nella NBA molto a rilento, con tutte le problematiche tipiche dei rookie. Lonzo non riesce a migliorare nel tiro da 3, rimanendo un tiratore inaffidabile che concede ai difensori di battezzarlo nella maggior parte dei casi. Holiday non regge il peso di essere il franchise player, registra una stagione sottotono e piena di problemi. Ingram, dopo l’ennesima stagione non convincente lascia la Louisiana, trasformando in cenere uno dei centerpiece della trade che ha portato Davis a Los Angeles.


Articolo a cura di Giuseppe Crociata e Alessandro Viacava.

Tags: Alvin GentryAnthony DavisBrandon IngramDavid GriffinDerrick FavorsJosh HartJrue HolidayLonzo BallNew Orleans PelicansNicolò MelliZion Williamson
Giuseppe Crociata

Giuseppe Crociata

Amante dello sport nelle sue diverse sfaccettature. Sogna di diventare un medico e prega ogni giorno affinché Zion non si spacchi il ginocchio.

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