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NBA Preview: Milwaukee Bucks 2019/20

Riccardo Olivieri by Riccardo Olivieri
9 Ottobre, 2019
Reading Time: 8 mins read
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Milwaukee Bucks copertina

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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MILWAUKEE BUCKS A CACCIA DEL TITOLO NBA.

Record 2018/19: 60-22

IN: Thanasis Antetokounmpo (FA); Dragan Bender (FA); Kyle Korver (FA); Wesley Matthews (FA); Robin Lopez (FA); Cameron Reynolds (two-way), Frank Mason III (two-way).

OUT: Malcolm Brogdon (Trade); Pau Gasol (FA); Nikola Mirotic (FA); Tony Snell (Trade), Tim Frazier (FA).

Roster:

PG: Eric Bledsoe, George Hill, Frank Mason III;

SG: Wesley Matthews, Pat Connaughton, Kyle Korver, Donte Di Vincenzo, Cameron Reynolds;

SF: Khris Middleton, Sterling Brown;

PF: Giannis Antetokounmpo, Ersan Ilyasova, DJ Wilson, Dragan Bender, Thanasis Antetokounmpo;

C: Brook Lopez, Robin Lopez.

RECAP STAGIONE 2018/2019

Dopo essersi aggiudicati il primato della Eastern Conference con un record di 60-22 e aver radicalmente modificato alcuni aspetti del proprio gioco grazie al cambio di guida tecnica che ha portato coach Mike Budenholzer a sedersi sulla panchina del Fiserv Forum, i Milwaukee Bucks sono chiamati alla stagione della consacrazione, per dimostrare di poter dare vita a una dinastia che da troppo tempo manca nel Wisconsin.

Nella scorsa stagione la franchigia è balzata dal venticinquesimo al secondo posto per triple tentate (da 24.7 a 38.2), convertite col 35.3%, oltre ad aver riportato a casa un titolo di MVP che mancava dal 1974 grazie alla star Antetokounmpo e ad aver visto Khris Middleton finalmente premiato con una chiamata all’All Star Game. Ai playoff, dopo un cammino abbastanza pulito con un 4-0 e un 4-1 rifilati rispettivamente a Detroit e Boston, Milwaukee ha pagato la scarsa esperienza nelle finali di Conference (raggiunte dopo 18 anni dall’ultima apparizione), venendo sconfitta con merito per 4-2 dai futuri campioni di Toronto.

FREE AGENCY

Durante la stagione si è molto parlato delle mosse che il front office avrebbe dovuto operare per cercare di tenere il più unito possibile il nucleo artefice della splendida cavalcata: del quintetto titolare solo Giannis aveva già un contratto garantito per la stagione 2019/2020, mentre Bledsoe, Middleton e Lopez sarebbero diventati unrestricted free agents e Malcolm Brogdon restricted free agent, oltre alla situazione relativa al pesante contratto non garantito di George Hill, tra i migliori per rendimento negli scorsi playoff.

Il primo rinnovo in ordine temporale è stato quello di Bledsoe, che ha firmato un quadriennale da 70 milioni complessivi già nel mese di marzo; all’apertura della free agency è stata invece la volta di Middleton, che ha monetizzato le ultime due ottime stagioni ottenendo un contratto quinquennale da 178 milioni, Lopez (4 anni/52 milioni) e Hill, che ha rinnovato a cifre più contenute (3 anni/29 milioni).

Purtroppo per i Bucks, questi rinnovi hanno costretto il front office alla sofferta decisione di non pareggiare l’offer sheet da 85 milioni in quattro anni proposta a Brogdon dagli Indiana Pacers e a lasciarlo andare dopo tre anni in cui si era distinto come uno dei giocatori più affidabili del roster, un titolo di Rookie of the Year e l’ultima irreale stagione in cui è entrato nel ristretto club dei 50-40-90 (50% al tiro dal campo, 40% al tiro da 3, 90% ai liberi).

Per sostituirlo, il GM John Horst ha portato a segno un colpo molto interessante, ovvero la firma al minimo salariale per due stagioni (la seconda con player option) di Wesley Matthews, guardia/ala che ai tempi di Portland si era distinta come una delle migliori 3&D della lega, anche se poi a Dallas, a New York nella brevissima parentesi nell’ambito della trade per Porzingis e a Indiana non ha mantenuto le attese che gli erano fruttate un contratto così importante. L’altro nuovo volto portato dalla free agency è Robin Lopez, gemello di Brook e compagno di squadra di Matthews ai Blazers, reduce da alcune stagioni solide a Chicago e che ha finalmente risolto il problema del centro di riserva, totalmente assente lo scorso anno.

Per completare il roster, i Bucks hanno deciso di dare una chance per rilanciare la propria carriera in NBA a Dragan Bender, ex quarta scelta assoluta che ha però deluso nei suoi tre anni a Phoenix, hanno aggiunto con un two way deal Frank Mason e Cameron Reynolds, hanno dato una seconda possibilità nella lega a Thanasis Antetokounmpo, anche se nel suo caso la sensazione (non ce ne voglia il buon Thanasis) è quella che sia stato ingaggiato più che altro per far sentire a proprio agio suo fratello, ma soprattutto hanno usato l’ultimo posto disponibile per firmare il tiratore veterano Korver, che a 38 anni cercherà di rendersi comunque utile alla causa prendendosi triple importanti.

Il quintetto titolare dovrebbe quindi essere per quattro quinti uguale a quello dello scorso anno, con Bledsoe in cabina di regia, Matthews e Middleton come esterni, Antetokounmpo e Brook Lopez; dalla panchina probabilmente i giocatori che verranno chiamati più spesso a dare il loro contributo saranno Hill, Connaughton (vera sorpresa dello scorso anno), Lopez, Korver e Ilyasova, anche se Sterling Brown e il rientrante Di Vincenzo sperano di ritagliarsi qualche minuto. Da non sottovalutare anche l’impiego di DJ Wilson, sul quale Budenholzer ha puntato abbastanza l’anno scorso in regular season, ma che nei playoff non ha quasi visto il campo.

LE INCOGNITE

Per riuscire ad ottenere quest’obiettivo però, ci saranno una serie di situazioni da tenere sott’occhio. Prima di tutto bisognerà vedere come funzionerà lo starting five dopo l’addio di Brogdon verso le verdeggianti terre dell’Indiana. Matthews è un buon fit per sopperire alla partenza di The Prez, un solido 3&D con molta esperienza in giro per la lega, ma ha avuto qualche problema ultimamente ad imporsi in modo costante, complice anche il suo vagabondare nella scorsa stagione. Gli altri però non sembrano degli starter convincenti: Donte è ancora molto giovane; Connaughton è un’autentica scarica di adrenalina dalla panchina ed i Bucks non possono permettersi di perderla.

Il discorso riguardo al ruolo di Korver è invece più articolato. Kyle è un uomo di fiducia di Bud, era con lui nell’anno delle 60 vittorie ad Atlanta, tiratore letale e buon difensore di squadra. Il curriculum è ottimo, probabilmente se Matthews non dovesse convincere sarà lui a prenderne il posto. Si è inoltre dimostrato utile fin da subito, dando sostanzialmente lezioni di tiro a Giannis.

Middleton dovrà far valere il suo max contract (176 milioni in quattro anni): ormai non è più una scommessa ma una star della Lega, come confermato dalla sua prima partecipazione all’All Star game, pertanto ci si attende da lui che l’incentivo datogli per rimanere sia un pretesto per prendersi ancora di più un ruolo da protagonista in questo gruppo al fianco di Antetokounmpo.

I giocatori dalla panchina che bisognerà tenere maggiormente sotto la lente d’ingrandimento invece saranno tre: in primis Dragan Bender, pronto a riscrivere la sua storia dopo le grandi promesse disattese a Phoenix; Sterling Brown, ovvero quello che potrebbe davvero diventare il sostituto di Brogdon essendo molto simile a livello di gioco e come stazza fisica; infine Vanilla Thunder, aka Pat Connaughton, della cui importanza si è già parlato.

Uno degli aspetti a cui i Bucks dovranno dare maggior attenzione è l’attacco, specialmente in post season. Potrà sembrare assurdo visto il rendimento di Milwaukee nella passata stagione (113.5 punti per 100 possessi) ma è proprio nella metà campo offensiva che è maturata la sconfitta ad opera dei Raptors, che hanno tenuto i cervi a soli 106.3 punti per 100 possessi. La difesa dei canadesi ha infatti dirottato i punti di forza dell’attacco dei Milwaukee Bucks esattamente dove voleva: i tiri in spot up sono aumentati dal 22.9% delle soluzioni al 31.76%; i punti per possesso in isolamento sono diminuiti da 0.98 ad un misero 0.53.

La correlazione è evidente: una miglior difesa sul portatore di palla in 1vs1 impedisce all’attacco di far muovere la difesa. Se la difesa non va in affanno, se non deve recuperare, lo spazio per i tiri da 3 diminuisce, così come la loro efficacia. È altresì vero che i Raptors potevano contare su difensori d’elitè ma anche i Philadelphia 76ers, diretta concorrente dei Milwaukee Bucks per le NBA Finals, possono schierare quintetti difensivi piuttosto difficili da battere.

L’ultima incognita riguarda il rendimento di un giocatore in particolare: Eric Bledsoe. L’ex Suns è riuscito nell’impresa di far credere a qualcuno di essersi meritato un contratto da 70 milioni. I playoff giocati dal numero 6 hanno però ampiamente smorzato queste convinzioni. Bledsoe sarà la PG titolare nei momenti cruciali della partita (quelli in cui sentiremo più che mai la mancanza di Malcolm Brogdon) ma non è un tiratore continuo e, sostanzialmente, non ha playmaking. In particolare, destano non poche perplessità le sue scelte offensive, troppo spesso superficiali.

Nonostante si parli di lui come di una sorta di “cocco” di Budenholzer, non è impossibile che queste problematiche portino la dirigenza dei Bucks ad ipotizzare uno scambio per cercare di trovare un miglior complemento per Giannis. In questa stagione però, Bledsoe si è distinto per le sue doti difensive, tanto da meritare un posto nel First Team All Defense. Molti però hanno storto il naso su questa nomina. Se possiamo ritenerlo sicuramente un ottimo difensore sull’uomo, è nella difesa di squadra che desta qualche perplessità.

BEST/WORST-CASE SCENARIO

L’obiettivo primario della squadra sarà sicuramente quello di riconfermarsi ai vertici della Eastern Conference. I diretti concorrenti quest’anno sono i Sixers, che con un roster sempre più consapevole delle proprie potenzialità cercherà di arrivare almeno lì dove un canestro di Kawhi Leonard allo scadere di gara 7 delle scorse ECSF non ha dato loro scampo. In questo senso Milwaukee dovrà cercare di restare umile e compatta. Probabilmente l’assenza di Brogdon si farà sentire, ma già riguadagnarsi il primo posto nella Conference (cosa tutt’altro che scontata in ogni caso) garantirebbe quantomeno un cammino ai playoffs con il fattore campo e degli avversari meno ostici, sperando che poi non ci si fermi proprio sul più bello come la scorsa stagione.

È quindi piuttosto evidente che il best case scenario sia rappresentato dalla vittoria del titolo; nel worst case scenario invece i Bucks non raggiungerebbero nemmeno le Eastern Conference Finals. Nella Eastern Conference ci sono infatti alcune compagini interessanti che potrebbero mettere in difficoltà Giannis e compagni: parliamo ovviamente dei Boston Celtics, da cui ci si attende più compattezza rispetto alla confusione della passata stagione; degli intriganti Indiana Pacers, guidati dall’ex Brogdon; dei Toronto Raptors ancora competitivi, salvo smantellamenti; dei Brooklyn Nets, anche se privi Kevin Durant, che già l’anno scorso hanno mostrato di essere una squadra molto interessante.

Solo il campo potrà dirci quale tra queste squadre raccoglierà l’eredità dei Raptors di Kawhi Leonard. Di sicuro i Milwaukee Bucks non possono permettersi un ulteriore passo falso, vista la necessità di rinnovare Antetokounmpo prima che possa essere tentato dalla Free Agency 2021. I cervi questa volta non possono permettersi di essere le prede: dovranno essere i cacciatori.


Articolo a cura di Sebastiano Barban, Francesco Cellerino e Riccardo Olivieri.

Tags: bucksBudenholzerDJ WilsonEric BledsoeGeorge HIllGiannisgiannis antetokounmpoIlyasovaJohn HorstKhris MiddletonMalcolm BrogdonMatthewsMiddletonMilwaukeeMilwaukee BucksPat ConnaughtonSterling Brown
Riccardo Olivieri

Riccardo Olivieri

Vengo da Chiavari, città famosa per le sedie e per non essere né Lodi né Piacenza. Aspetto il titolo dei Bucks e la Champions della Juve, invano. Dirigo il canale YouTube di questo sito, dateci un'occhiata!

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