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È finita la carriera di DeMarcus Cousins?

Lorenzo De Flammineis by Lorenzo De Flammineis
18 Gennaio, 2020
Reading Time: 8 mins read
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È finita la carriera di DeMarcus Cousins?

Copertina a cura di Francesco Villa

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La carriera di DeMarcus Cousins è stata, fino a questo momento, una delle più sfortunate di sempre.

È vero, anche lui ci ha messo del suo, tra scelte di carriera discutibili, problemi comportamentali sia dentro che fuori dal campo, e un’attitudine non sempre tra le migliori. Tuttavia, sarebbe assurdo imputare il resume deludente della sua carriera solo ed esclusivamente a DeMarcus stesso, che si è oggettivamente trovato in contesti che non lo hanno aiutato e, soprattutto, da ormai due anni, sta percorrendo un calvario di infortuni da cui non tornerà mai più il giocatore che era stato fino al gennaio 2018.

Con la maglia dei Kings, “Boogie“ ha giocato 6 stagioni e mezza per un totale di 470 partite, non riuscendo mai a centrare i Play-Off. La fallace narrativa NBA, come sappiamo, spesso imputa ai singoli gli insuccessi di squadra, dando all’ “uomo franchigia“ un ruolo e un peso esagerato nell’ottica di uno sport, appunto, di squadra. Per quanto per molti tratti della sua carriera ai Kings Cousins non sia stato un leader esemplare, non possiamo estraniare i suoi risultati dal contesto disastrato e folle in cui si è ritrovato.

Con i Kings, Cousins ha giocato sotto 6 allenatori diversi, con una decina di playmaker titolari diversi, senza mai avere un supporting cast degno o continuo. E soprattutto, sotto due diversi owner, entrambi inadeguati e spesso ridicoli.

Insomma, i Kings del periodo 2010-17 sono stati un completo disastro, e la crescita di DeMarcus Cousins è stata probabilmente l’unica nota positiva: al quarto anno in NBA Cousins si è definitivamente attestato come uno dei migliori centri della lega, mettendo a referto 22.7 punti di media – che poi diventeranno 24.1 nella stagione successiva, 26.9 nel 2015-16 e 27.8 nel 2016-17 – confermandosi come l’uomo di punta della “ricostruzione“ dei Kings. Una ricostruzione che si dimostrerà fallimentare a più riprese, e che non permetterà a Sacramento di superare la soglia delle 33 vittorie.

E quindi nonostante i numeri da candidato MVP, che non si vedevano per un Centro dai tempi di Shaquille O’Neal, i dubbi sull’affidabilità e la concretezza di DeMarcus Cousins hanno animato più di qualche dibattito durante quel periodo. Cousins era oggettivamente uno dei giocatori più forti e talentuosi dell’intera NBA, e su questo non c’era da discutere: ma era in grado di essere la pietra miliare di una squadra che puntava a vincere? O sarebbe stato in grado di adattarsi ad un gioco che lo vedeva meno coinvolto, da seconda o terza opzione offensiva? Può essere un problema per lo spogliatoio? Venendo coinvolto di meno nella metà campo offensiva, poteva aumentare la sua intensità e il suo rendimento nella metà campo difensiva (fase fondamentale per un lungo di una squadra che punta a vincere)?

Se questi dubbi su Boogie erano già presenti nel 2016, lo sono a maggior ragione oggi, con l’aggiunta di una terribile sequenza di infortuni e di problemi fuori dal campo che sono diventati, nel corso di quest’estate, ancora più seri.

La vera svolta, in negativo, per la carriera di DeMarcus Cousins, è arrivata il 26 gennaio 2018. Ed è arrivata in quello che era, probabilmente, il periodo migliore della sua carriera. Scambiato dai Kings ai Pelicans, Cousins stava vivendo un’incredibile stagione 2017-18. La convivenza con Anthony Davis non aveva ridimensionato la sua stats-line, che prima dell’infortunio recitava 25.2 punti, 12.9 rimbalzi e 5.4 assist a partita.

Cousins giocava finalmente in una squadra che si giocava l’accesso ai Play-Off, stava dimostrando di poter convivere con un’altra stella e di non essere in grado di produrre solo in mezzo al nulla.

Il 22 gennaio 2018, meno di una settimana prima del suo infortunio, aveva messo a segno una storica prestazione da 44 punti, 23 rimbalzi e 10 assist.

https://www.youtube.com/watch?v=zBwybn1utco

Da quel punto in poi, la carriera di DeMarcus Cousins andrà incontro ad un velocissimo, inaspettato e per certi versi anche immeritato declino. L’infortunio arrivò nel momento meno adatto.

Il 26 gennaio, nel finale di una partita contro i Rockets, Cousins uscì con un infortunio alla gamba sinistra, che si rivelò essere una frattura al tendine d’Achille. Il giorno successivo, un comunicato ufficiale dei Pelicans annunciava che Cousins sarebbe rimasto fuori per tutta la stagione…al termine della quale, il contratto di Cousins con i Pelicans sarebbe scaduto.

Un infortunio così pesante, nel Contract Year, durante il tuo periodo di forma migliore in carriera.

Senza quell’infortunio, Cousins avrebbe molto probabilmente firmato un’estensione al massimo salariale con i Pelicans in estate. Al contrario, non solo non riceverà un’offerta al massimo salariale dai Pelicans, ma non ne riceverà proprio in generale. Come è possibile? Uno dei migliori giocatori della lega, che fino a gennaio stava giocando meglio di Anthony Davis, non riesce a monetizzare in Free Agency?

Un infortunio così grave fa paura, a ragione, a tutti i Front-Office della lega. E per giunta, tutti i dubbi sulla sua affidabilità e sulla sua concretezza, che lo hanno accompagnato per tutta la prima parte della sua carriera, continuavano ad aleggiare sul suo nome.

A causa di questa situazione, DeMarcus è protagonista del più grande colpo di scena della Free Agency 2018: firma un annuale con i campioni in carica dei Golden State Warriors.

Una scelta senza dubbio impopolare, ma che al tempo aveva un senso: senza la possibilità di monetizzare, Boogie aveva bisogno di riscattare la sua carriera. Far parte dei Warriors, considerati imbattibili al tempo, sembrava un’assicurazione per mettersi al dito l’anello di campione NBA, scrollandosi di dosso l’etichetta del perdente. A Golden State avrebbe potuto recuperare con calma dall’infortunio, senza rischi e senza pressioni. Con una stagione positiva e esente da infortuni, Cousins sarebbe tornato Free Agent nel 2019, con la possibilità di firmare, finalmente, il tanto atteso contratto pluriennale a nove cifre.

Per l’ennesima volta, nulla va nel verso giusto. Cousins torna in campo a gennaio, a un anno dal suo primo infortunio, facendo intravedere anche cose positive. Chiaro, il contesto di Golden State e la sua situazione fisica non gli hanno permesso di tenere le sue solite cifre, ma da una prospettiva di squadra l’impatto di Boogie nella Baia è stato, per certi versi, sorprendente.

Tantissimi suoi compagni e tanti membri del coaching staff di Golden State hanno speso parole al miele per il suo comportamento all’interno dello spogliatoio e sul suo ruolo da compagno di squadra: un unicum, nella sua carriera spesso travagliata da problemi di rapporto con compagni e dirigenze.

Purtroppo, i Play-Off 2019 saranno un incubo per DeMarcus, e soprattutto per i Warriors.

Durante il primo turno contro i Clippers, Cousins subisce uno strappo al quadricipite della gamba sinistra. Nella serie contro i Rockets, i Warriors perdono anche Kevin Durant.

Cousins tornerà in emergenza per le NBA Finals contro i Raptors, a mezzo servizio. Nonostante qualche bel flash offensivo, le sue prestazioni non sono brillanti, e dopo un nuovo infortunio a Kevin Durant e a un altro per Klay Thompson, i decimati Warriors perdono le Finals.

Niente titolo, un altro infortunio. Nessuna squadra della lega sembra interessato a firmarlo, neanche usando la Mid-Level Exception.

Le squadre in ricostruzione non vogliono puntare su un giocatore che, aldilà dei problemi fisici, potrebbe essere una grana all’interno dello spogliatoio, e “bloccare“ lo sviluppo dei più giovani. E anche per le contender, firmare Cousins potrebbe essere un rischio. Certo, un “high risk, high reward “, ma con i tantissimi, soliti, punti interrogativi.

Dopo una settimana di rumors, Cousins firma con i Los Angeles Lakers. Una situazione simile a quella dell’anno precedente: un annuale, con una contender, sperando di far vedere cose positive per poi provare a monetizzare nell’estate 2021.

I risultati questa volta saranno ancora peggiori, ma non per colpa sua, o dei Lakers. La stagione e la carriera di DeMarcus con i Lakers non inizieranno nemmeno. Il 16 agosto, subisce la rottura del legamento crociato anteriore. È fuori per tutta la stagione.

E non è finita qui. Il 29 agosto, viene emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, a causa di presunte minacce contro la sua ex-compagna.

A 29 anni, uno dei giocatori più talentuosi della sua generazione, ha giocato solo 8 partite di Play-Off in carriera. A fine anno, avrà giocato solo 86 partite totali nel corso di tre stagioni. E, cosa più assurda, non è sicuro di avere un futuro in NBA.

Il mandato di arresto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Cousins viene da tre infortuni pesanti, da cui difficilmente tornerà mai al 100%. Le grane legali non aiutano, e non aiuteranno, la sua causa.

Perché una squadra dovrebbe puntare su di lui? Certo, una firma al minimo non ha mai ucciso nessuna franchigia. Eppure, già dalla scorsa estate, le squadre interessate a lui erano ben poche: e adesso? Alla luce degli avvenimenti di questa estate?

Anche al minimo, firmare Cousins è un rischio, da più punti di vista. E per quanto possa sembrare assurdo, è cosi: in una lega in cui programmazione e serietà sono sempre più importanti, Cousins è, al momento, tutto tranne che un giocatore fashion.

Se ci sarà ancora una chance, nella prossima estate, sarà l’ultima. Probabilmente, ci sarà qualche squadra disperata che, pur di alzare del 2% le probabilità di vittoria finale, regalerà un’ultima possibilità a DeMarcus, con tutto quello che si porta dietro.

E, in fondo, sarebbe giusto. Per lui, e per l’NBA. Le sue responsabilità, in questa situazione, sono oggettive. Ma un giocatore del suo talento, merita un epilogo migliore. O meglio, merita un epilogo. Che dipenda da lui, e solamente da lui, e che non sia forzato dagli infortuni.

Tags: BoogiecousinsDMCgolden state warriorsInjury NBALos Angeles Lakersnba
Lorenzo De Flammineis

Lorenzo De Flammineis

20 anni, ha iniziato a seguire l’NBA grazie ai Big3 dei Celtics. Fan delle statistiche e dei numerini da prima che fossero mainstream.

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