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NBA Preview: Utah Jazz 2019/20

Andrea Piazza by Andrea Piazza
13 Agosto, 2020
Reading Time: 11 mins read
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Copertina Preview Utah Jazz

Copertina a cura di Marco D'Amato

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UTAH JAZZ: PRONTI AL SALTO, SARÀ IN AVANTI?

Record 2018/19: 50-32.

IN: Mike Conley (Trade); Bojan Bogdanovic (FA); Emmanuel Mudiay (FA); Jeff Green (FA); Ed Davis (FA); Nigel Williams-Goss (FA); Justin Wright-Foreman (two-way); Miye Oni (Draft); William Howard (FA, non garantito); Stanton Kidd (FA, non garantito); Jarrell Brantley (two-way).

OUT: Derrick Favors (Trade); Ricky Rubio (FA); Ekpe Udoh (FA); Thabo Sefolosha (FA); Raul Neto (tagliato); Grayson Allen (Trade); Darius Bazley (Trade); Jae Crowder (Trade); Kyle Korver (Trade).

Roster:

PG: Mike Conley (S), Dante Exum, Emmanuel Mudiay, Nigel Williams-Goss.

SG: Donovan Mitchell (S), Miye Oni.

SF: Joe Ingles (S), Royce O’Neale, William Howard.

PF: Bojan Bogdanovic (S), Jeff Green, Georges Niang.

C: Rudy Gobert (S), Ed Davis, Tony Bradley.

RECAP STAGIONE 2018/19

Chiusa la regular season con un record di 50-32, i playoff degli Utah Jazz sono durati solamente un turno a causa della sconfitta contro i Rockets per 4-1. Durante le 82 partite di Regular Season, i Jazz sono stati 14° per punti segnati per 100 possessi [Offensive Rating], 2° per punti subiti per 100 possessi [Defensive Rating] e 4° per differenziale su 100 possessi [Net Rating]. Ai PO, però, i limiti offensivi son venuti a galla. I Jazz hanno fatto registrare un Off Rtg minore di 100 (ben 10 punti in meno rispetto alla stagione regolare).

Nessuno è stato in grado di creare vantaggi con costanza. Perfetta esemplificazione di un supporting cast che si è rivelato decisamente poco adatto alle caratteristiche di Gobert e Mitchell. Spesso, giocatori secondari e di scarso talento offensivo hanno dovuto prendere conclusioni fuori dal proprio repertorio (vedere il video sotto per credere). Per ovviare a tale problema, Justin Zanik, alla prima offseason come General Manager, ha deciso di rivoluzionare il roster degli ultimi due anni.

 

PROBABILE STARTING FIVE

Ad oggi, per Quin Snyder, ci sono un po’ di nodi da sciogliere. La partenza di Derrick Favors costringe gli Utah Jazz a cambiare i propri piani rispetto agli scorsi anni. Questo significa affiancare a Gobert non più un centro adattato, bensì un 4 tattico. Il coach potrebbe pensare di far partire in quintetto subito i suoi cinque giocatori più rappresentativi (i nuovi arrivi, Ingles, Mitchell e Gobert) per poi cominciare a ruotarli, a partire da Ingles. L’australiano sembra essere il primo candidato per un ruolo da leader della second unit, grazie alle sue interessanti qualità di secondary ball-handler. Quest’ultima situazione di gioco potrebbe portare lo staff a inserire nello starting five un falso titolare come Jeff Green e Royce O’Neale, destinato poi a sedersi in panchina quando ci sarà da chiudere gli incontri.

L’ex quinta scelta assoluta sembra essere il candidato più credibile. In carriera è partito titolare per il 63% delle volte ed è reduce da una delle sue migliori stagioni a Washington, conclusa con una TS% molto elevata (60.8%) e un onesto 35% dalla lunga distanza. Attenzione però a Royce O’Neale. Il giocatore è già stato provato in qualche occasione nella passata stagione in quel ruolo e non lontano dall’avere gli attributi fisici per occupare quello slot in campo – 198cm la sua altezza, identica a quella di Jae Crowder -, oltre a possedere una attitudine difensiva perfetta per farlo stare in campo tanti minuti nel sistema Snyder.

Una cosa comunque è certa. Gli Utah Jazz avranno in campo giocatori in grado di dare spacing adeguato per tutti i 48 minuti in partita. Quando lo hanno fatto nella passata stagione, ossia facendo giocare uno stretch four al posto di Favors al fianco di Gobert, l’attacco ha registrato 5 punti in più per 100 possessi. Tante bocche di fuoco sul perimetro e un centro a dominare sotto canestro. Così si presenteranno gli Utah Jazz ai nastri di partenza della nuova regular season, quest’anno più che mai.

OBIETTIVI

Donovan Mitchell l’ha detto, Rudy Gobert l’ha detto, la proprietaria Gail Miller non si è nascosta: gli Utah Jazz hanno in testa il titolo. Partiranno con la convinzione di essere competitivi per arrivare il più lontano possibile ai playoff.

Nella Western Conference c’è una finestra aperta per almeno 2 anni. In generale, la prossima stagione si prospetta più equilibrata che mai, con tante squadre con pari opportunità di giocare partite fino a giugno. L’obiettivo alla portata della franchigia è sicuramente quello di conquistare il fattore campo, dopo due stagioni di fila chiuse al quinto posto in regular season, e poi cercare di passare quanto meno il primo turno. La brutta eliminazione patita per mano degli Houston Rockets l’anno passato pesa ancora sul groppone. Poi chissà, tutto può succedere.

COSE DA VEDERE QUEST’ANNO

Nuove soluzioni offensive

La difesa potrebbe risentire della partenza di Favors, ma la squadra sembra destinata a rimanere tra le migliori 7-8 alla peggio. I cambi più impattanti a roster sono gli avvicendamenti tra Favors e Bogdanovic nella posizione di power forward, e tra Rubio e Conley nella posizione di playmaker. L’utilizzo in posizione di 4 tattico del croato aprirà delle strade mai viste a Salt Lake City. Basti provare a pensare al pick and roll con Gobert rollante (70.9 di eFG%). Conley, Mitchell, Ingles e Bogdanovic l’anno scorso son rientrati tutti nell’80° percentile in termini di punti per possesso come palleggiatore in questa specifica azione; dei quattro, solo Mitchell non è 80° in termini di efficienza sui tiri da tre dall’angolo, rientrandoci invece sulle triple presa dalla punta.

Utah l’anno scorso è stata la terza squadra in termini di frequenza di soluzioni prese dal palleggiatore nei P&R. Per quanto la eFG% fosse leggermente sotto media, però,in termini di efficienza complessiva i Jazz son risultati appena nel 40° percentile (interpolando l’efficienza all’usage), a causa dell’alta frequenza di palle perse piuttosto elevata (17% di TOV%, quartultimi nella lega).

Proprio in questo fondamentale si dovrebbe vedere un’altra forte discontinuità rispetto all’anno scorso grazie all’arrivo di Conley. Il playmaker dei Jazz ha chiuso la passata stagione nel 90° percentile in termini di TOV%, mentre Rubio si è attestato nel 16°. L’ex Grizzlies, inoltre, è un tiratore decisamente più affidabile dello spagnolo (0.569 di TS%, contro il 0.520 di Rubio), ed è meno restio a prendersi le triple (0.380 di 3PT Attempt rate contro 0.348).

 

Tutte queste voci statistiche lasciano intravedere un percorso che porterà gli Utah Jazz ad avere delle spaziature di gran lunga migliori rispetto allo scorso anno.

Donovan Mitchell

La vera chiave di svolta della squadra è legata ai possibili miglioramenti di Donovan Mitchell. Sarà necessario da parte sua un passo in avanti in termini di decision-making e di efficienza. Nella prossima clip, Niang e Gobert sarebbero posizionati per delle conclusioni più efficienti, ma Mitchell sceglie di prendersi il floater contestato da McGee:

 

Il suo gioco dalla media è già di buon livello. Riuscisse a sviluppare un floater per poter essere anche solo nella media nelle conclusioni nel pitturato al di fuori del semicerchio (la cosiddetta restricted area), gli si aprirebbero nuove opportunità anche per stanare i centri che presidiano il canestro avversario (57 FG% nella RA, 37.6 FG% nel resto del pitturato, con l’aggravante che è il giocatore che ha preso più tiri di tutti in questa zona del campo).

Il suo elevato usage rate (32.2%, 93° percentile), unito alle statistiche al tiro, lo ha reso uno dei giocatori peggiori in termini di efficienza offensiva dell’intera lega, nonostante fosse nella media in termini di TOV%. Molti di questi problemi sono anche tipici dell’età piuttosto giovane di Mitchell. Dopo una splendida annata da rookie, però, deve dimostrare di essere in grado di limare i punti deboli che gli scout avversari si sono annotati su di lui, riprendendo i miglioramenti effettuati durante la sola stagione 2017/18.

COSA È CAMBIATO?

È il momento ora di analizzare i giocatori che rimpiazzeranno i vari Crowder, Neto, Sefolosha e Udoh nelle rotazioni. Se a talento ci si potrebbe aspettare qualcosina in più, qualche dubbio sulla panchina rimane. Sembra meno attrezzata a sposare la money ball di Snyder.

Ed Davis non sarà in grado di facilitare l’attacco della second unit, ma spesso e volentieri si creerà da solo i canestri tramite rimbalzi offensivi. Difensivamente si presenta come un pessimo intimidatore (36° percentile in BLK%) e di sicuro come un giocatore non velocissimo con i piedi se portato lontano dal canestro.

Jeff Green potrebbe essere utile nei momenti in cui la squadra necessiterà fisicità e/o atletismo nel reparto ali (si vedano le due squadre losangeline). È reduce dalla sua miglior stagione in termini di efficienza con il 60.8% di TS e 0.466 di 3PT Attempt rate, e potrebbe rappresentare un’opzione come centro in un ipotetico quintetto small ball. L’anno scorso è stato usato come centro nel 20% dei suoi minuti giocati, facendo registrare un Net Rtg che si attesta nel 90° percentile della lega (anche se il sample size è abbastanza esiguo).

Mudiay presenta un decision making sospetto, anche se l’anno scorso per la prima volta in carriera è riuscito ad avere una TS% leggermente sopra la media, miglioramento netto per un giocatore che è stato costantemente tra i peggiori della lega. Una classica scommessa al minimo salariale.

Ultima postilla per Miye Oni da Yale, giocatore che è stato testato a più riprese nella SL. Il 22enne ha già fatto registrare delle caratteristiche fisiche notevoli: alto 1.98m con 2.06m di wingspan e oltre i 100kg di peso, è un giocatore che verrà sviluppato per essere un tiratore affidabile. Nell’ultima Summer League si è messo in evidenza nei momenti di difficoltà dei Jazz, venendo usato come playmaker e prendendosi in carico le marcature di Anfernee Simons contro i Blazers e di Lonnie Walker contro gli Spurs (fornendo buoni risultati contro entrambi). Un O’Neale 2.0 che potrebbe sfruttare la svolta small ball per giocare qualche minuto e scavalcare Niang nelle rotazioni.

COSE DA MIGLIORARE

Attaccare difese che effettuano cambi sistematici

È un problema che accompagna gli Utah Jazz da quando Quin Snyder è salito al timone. È stato evidenziato soprattutto nelle ultime due stagioni, con un roster povero di talento offensivo e troppo dipendente dall’estro del giovane Mitchell. Quando Utah affronta una squadra che cambia su tutto come gli Warriors o i Rockets, l’attacco tende a stagnarsi perché non si riesce a creare superiorità numerica nell’1vs1, costringendo l’esterno di turno a improbabili tiri in isolamento. Questo problema potrebbe facilmente risolversi grazie agli arrivi di Conley e Bogdanovic, due creatori che possono far nascere vantaggi fondamentali per migliorare il flow nella metà campo offensiva. Attenzione anche a Dante Exum, che solamente con il suo primo passo esplosivo può battere un uomo senza l’ausilio di un blocco.

Saper chiudere le gare

Come giustamente segnalato da John Schumann di NBA.com, nelle ultime cinque stagioni i Jazz hanno palesato un problema a vincere le partite tirate: 89-101 il record in questi incontri, 138-82 negli altri – 15-18 solo l’anno scorso. Le tante sconfitte maturate in queste occasioni hanno penalizzato il buonissimo differenziale di punti della squadra (2° ad Ovest), e in generale l’hanno ostacolata quando la posta in palio era alta. Quando si giocava punto a punto, la banda di Snyder tendeva ad affidarsi ai tanti isolamenti di Mitchell (unico vero creatore a roster) e questo portava le difese avversarie a collassare sul #45 dei Jazz, non ancora brillante nel decision-making e povero di tiratori affidabili dall’arco su cui contare.

Da questo punto di vista, gli innesti di Conley e Bogdanovic aiuteranno decisamente Utah. Conley ha un ratio assist-turnover (2.46) più alto della media della lega (1.47), mentre Bogdanovic ha una eFG% clutch migliore della media nel clutch time (51.1% contro il 47.1%). Un salto di qualità in questo genere di partite porterebbe i Jazz allo step successivo, fondamentale per competere ai piani alti.

BEST/WORST-CASE SCENARIO

Alexandros:

Ad oggi il modo di giocare dei Jazz è incentrato su Gobert, che da solo garantisce una difesa di livello assoluto, ma con dei limiti che puntualmente escono a galla nelle serie di PO in cui la sua lentezza di piedi viene esposta dai vari Harden, Curry e Lillard. Se Mitchell, coadiuvato dagli innesti estivi, sarà in grado di creare un attacco sostenibile ai PO e Gobert fosse in grado di normalizzare i suoi numeri (99 Off Rtg e 114.3 di Def Rtg per lui contro Houston), allora Utah potrebbe diventare una seria contender. Chiudere la RS con il terzo/quarto defensive rating e il sesto/ottavo offensive rating darebbe sicuramente fiducia al gruppo, garantendo un seed piuttosto alto e una chance per andare oltre le 55 vittorie. Nel caso in cui una di queste due voci fosse inferiore, i Jazz dovrebbero essere comunque in grado di garantire più di 50 vittorie.

Il Worst-Case scenario è rappresentato dal trovare subito gli Warriors, con Thompson in rampa di lancio per i PO, e uscire al primo turno. A livello di singoli, la speranza si chiama Donovan Mitchell, chiamato a un passo avanti al suo terzo anno: Spida deve continuare il suo percorso per diventare un All-NBA, e se questo non avvenisse probabilmente rappresenterebbe la peggior notizia possibile per i Jazz.

Andrea:

Mitchell parte forte in stagione regolare e migliora la sua efficienza al tiro grazie alla presenza simultanea in campo di Conley e Bogdanovic. La squadra resiste a un gennaio pieno di partite intense e dopo l’All-Star-Break riesce a inanellare un filotto di vittorie fondamentale per il fattore campo a Ovest. Salt Lake City è un fortino ai playoff, Mitchell gioca su livelli simil-Wade e i Jazz arrivano alle Conference Finals dove se la giocano alla pari contro i Clippers, con la possibilità di uscire vittoriosi.

Il Worst-Case Scenario è rappresentato da un’altra stagione da 50+ vittorie, ma con uscita al primo turno di postseason. Gobert ancora una volta sul banco degli imputati per non riuscire a dare profondità all’attacco della squadra, Mitchell rimandato: si salva solo un super Conley.


Articolo a cura di Alexandros Moussas e Andrea Piazza.

Tags: Bojan BogdanovicDante ExumDonovan MitchellEd DavisEmmanuel MudiayJeff GreenJoe Inglesmike conleyQuin SnyderRoyce O'NealeRudy GobertUtah Jazz
Andrea Piazza

Andrea Piazza

Mi chiamo Andrea, ho una passione matta per tutto ciò che riguarda la palla a spicchi ed ho un feticismo particolare per gli Utah Jazz. Odio le persone che non si sbilanciano mai, nel giornalismo e nella vita.

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