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NBA Preview: Phoenix Suns 2019/20

Alessandro Cozzi by Alessandro Cozzi
4 Ottobre, 2019
Reading Time: 15 mins read
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Copertina Preview Phoenix Suns

Copertina a cura di Marco D'Amato

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PHOENIX SUNS: L’ENNESIMO NUOVO INIZIO.

Record 2018/19: 19-63.

IN: Cameron Johnson (Draft); Ty Jerome (Draft); Jalen Jacque (FA); Dario Saric (Trade); Aron Baynes (Trade); Jevon Carter (Trade); Ricky Rubio (FA); Frank Kaminsky (FA); Cheick Diallo (FA); Jared Harper (two-way).

OUT: TJ Warren (Trade); Josh Jackson (Trade); De’Anthony Melton (Trade); Richaun Holmes (FA); Troy Daniels (FA); Dragan Bender (FA); Jamal Crawford (FA); Jimmer Fredette (FA).

Roster:

PG: Ricky Rubio (S), Élie Okobo, Ty Jerome, Jalen Lecque.

SG: Devin Booker (S), Tyler Johnson, Jevon Carter.

SF: Kelly Oubre Jr (S), Mikal Bridges, Cameron Johnson.

PF: Dario Saric (S), Cheick Diallo.

C: DeAndre Ayton (S), Aron Baynes, Frank Kaminsky.

RECAP STAGIONE 2018/19

I Phoenix Suns hanno chiuso la scorsa stagione con un record di 19 vittorie e 63 sconfitte e la 15sima posizione nella Western Conference. Dopo una offseason caratterizzata da una sensazione di ottimismo generale, grazie alla prima scelta assoluta DeAndre Ayton e al nuovo allenatore Igor Kokoskov, la realtà è stata una doccia gelata per i tifosi Suns. Il GM Ryan McDonough ha perso il posto una settimana prima del fischio d’inizio inaugurale della stagione. Il motivo? In due mesi di tempo non era riuscito ad aggiungere nemmeno una PG titolare a roster.

Fin dalla seconda partita contro i Nuggets, è diventato chiaro che la squadra non fosse assolutamente pronta per affrontare la stagione. I veterani (Ariza, Canaan, Anderson, Chandler), difatti, sono finiti ben presto fuori dalle rotazioni. Nonostante le aggiunte positive in corso d’opera (Oubre e Johnson) e il fatto che non abbiano intenzionalmente tankato, i Suns hanno chiuso la stagione con il 29esimo Net Rating della lega.  Ormai sono quasi 10 anni che Phoenix non si riesce a qualificare ai Playoff. L’ultima apparizione in Post-Season risale al lontano 2010, anno in cui i Suns dovettero arrendersi ai Lakers alle Conference Finals. Dopo quattro anni consecutivi sotto le 30 vittorie e numerosi bust scelti al Draft, i Suns si sono presentati all’inizio di questa offseason di fronte ad un bivio. Cambiare tutto o cercare di mantenere quella continuità che è mancata negli ultimi anni?

COSA È CAMBIATO?

Ebbene, tra le due alternative è chiaro che I Suns abbiano scelto la prima. In seguito alla conferma di James Jones come GM, Igor Kokoskov è stato sollevato dal suo incarico di allenatore. Al suo posto è arrivato Monty Williams con un contratto quinquennale.

Williams è un coach rispettato nell’ambiente, principalmente per le sue abilità comunicative e per la disciplina che riesce ad imporre ai suoi giocatori. Durante i suoi anni da capo allenatore a New Orleans ha sempre basato la fase offensiva della sua squadra sullo spread pick and roll. Per questo motivo è stato chiaro fin dal primo incontro con Jones che i principali obiettivi della offseason sarebbero dovuti essere un playmaker con una buona visione di gioco e quanti più tiratori possibili.

Dopo una serie di scambi e decisioni contrattuali che hanno portato la squadra a salutare Warren, Bender, Crawford, Daniels, Melton e Jackson, sono arrivati alla corte di Williams Ricky Rubio, Dario Saric, Aaron Baynes, Frank Kaminsky, Cheick Diallo e due rookie, Cam Johnson e Ty Jerome. Il fil rouge che lega (quasi) tutti i nuovi arrivi è che sono comprimari intelligenti, che hanno un ruolo ben definito, ma mancano di atletismo (fatta eccezione per Diallo).  Sicuramente nessuno dei giocatori citati è in grado di cambiare le sorti dei Suns da solo. Per la prima volta dopo anni, però, Phoenix si ritrova con una rotazione di 7-9 giocatori di livello NBA. In questo caso, la “perdita” di due dei peggiori giocatori della lega secondo ogni metrica avanzata, Jackson e Crawford, potrebbe fare ancora di più la differenza delle nuove aggiunte.

Rubio è il giocatore migliore tra i nuovi arrivi, e dopo un Mondiale da MVP, potremmo essere di fronte alla stagione della definitiva consacrazione per il playmaker spagnolo.

Il vero ago della bilancia per la prossima stagione dei Suns, però, potrebbe essere un altro giocatore: Dario Saric. Il giocatore croato è di fatto l’unica ala grande di ruolo a roster. Nel caso in cui non dovesse rispettare le aspettative o dovesse subire un infortunio, i Suns avrebbero grossi problemi a trovare un sostituto a roster. Oubre può coprire quella posizione a tratti, Kaminsky e Diallo pure, ma nessuno di loro è in grado di portare la combinazione di abilità a rimbalzo, tiro da fuori e abilità di passaggio di Saric, caratteristiche fondamentali per come Williams vuole giocare.

L’opzione Ayton da 4 con Baynes da centro, ventilata pochi giorni fa da James Jones, sembra al momento poco probabile. Porterebbe con sé non pochi dubbi su entrambi I lati del campo. In difesa, sebbene Ayton abbia dimostrato nella passata stagione di poter stare su giocatori perimetrali dalla notevole stazza (su tutte, ricordiamo le notevoli prestazioni difensive contro Giannis e LeBron), il bahamense manca ancora dell’intelligenza necessaria a leggere le situazioni di gioco e potrebbe soffrire molto i 4 più veloci della lega. In fase offensiva, i problemi sarebbero molteplici. Sebbene Ayton con ogni probabilità diventerà un tiratore da 3 nella media, al momento lo spacing con lui e Baynes in campo è rivedibile. Il fatto che entrambi i giocatori abbiano difficoltà nel crearsi un tiro da soli non aiuta.

A detta dello stesso Ayton, Williams vuole che tutti i giocatori in campo, compreso lo stesso DeAndre, siano in grado di tirare da 3 e muovere la palla. Al momento però, escludendo i due rookie (che peraltro hanno eccelso in questo fondamentale al college, specialmente Cameron Johnson), i Suns hanno solamente 3 giocatori a roster sopra il 50esimo percentile nella lega in situazioni di spot up: Booker, Kaminsky e Bridges. Insomma, serviranno grossi miglioramenti da parte dei giocatori a roster se i Suns vogliono ritornare ad avere un attacco prolifico.

Complessivamente, la prossima stagione sarà un banco di prova importante sia per Williams, che dovrà gestire una rotazione relativamente talentuosa ma decisamente imperfetta, che per le due stelle, Devin Booker e DeAndre Ayton, che si dovranno assumere il carico di prendersi la squadra sulle spalle.

COSE DA VEDERE LA PROSSIMA STAGIONE

I Suns si presentano ai blocchi di partenza con un roster e un coaching staff rinnovati. Le principali storyline da seguire durante la prossima stagione, però, sono quasi tutte legate a giocatori già presenti a roster lo scorso anno.

Ayton sarà in grado di fare il salto di qualità nel suo secondo anno nella lega?

Non è un segreto che Ayton abbia disputato una buona stagione lo scorso anno. Per rispettare le aspettative che vengono naturalmente assegnate ad una prima scelta assoluta in un Draft che sembra essere potenzialmente storico, però, serve ben altro. DeAndre è arrivato nella lega già come uno dei migliori rimbalzisti, giocatori in post e finisher della lega. Tutto questo grazie alla sua stazza imponente e a delle mani dolcissime per un lungo. Nella prima stagione, ha fatto registrare 10.3 rimbalzi a partita, ha concluso col 73.3% entro i due metri dal canestro e ha fatto registrare un buon 74,6% ai liberi, che lascia ben sperare per un suo futuro sviluppo come tiratore da 3. Nonostante ciò, ha anche dimostrato numerosi limiti, principalmente legati all’aggressività, alla sua condizione fisica e alla lentezza nelle letture difensive.

Chiaramente non tutto è perduto. Nonostante sia ancora sotto la media, Ayton è migliorato molto in difesa durante l’anno. È arrivato, nel corso dei mesi, addirittura a decidere partite con la sua difesa, abbassando ogni mese la percentuale concessa al ferro agli avversari:

Complessivamente, gli avversari hanno concluso al ferro contro Ayton al 62.8%, ventunesimo giocatore su quelli ad aver difeso al ferro almeno tre tiri a partita. Un dato molto lontano dal 51.1% di Brook Lopez o dal 51.6% di Rudy Gobert, ma che comunque ha visto un trend costantemente discendente fino ad arrivare al 55% di febbraio, dato che gli sarebbe valso il decimo posto stagionale. Il centro delle Bahamas ha recentemente annunciato di essersi concentrato principalmente sul tiro da tre, sul ball handling e sulla resistenza durante l’offseason. Tre dimensioni mancanti nel suo gioco lo scorso anno e che potrebbero fare la differenza in positivo.

Insomma, molto probabilmente non vedremo un salto “alla Davis” da parte di Ayton, ma un leggero miglioramento nelle parti deboli del suo gioco potrebbero fare tutta la differenza del mondo per i Suns.

Devin Booker sarà in grado di far fare il salto di qualità alla sua squadra?

Non è un segreto che Booker nel corso della sua carriera abbia sempre giocato accanto a compagni non all’altezza della situazione. Ciò lo ha portato a ricevere la nomea di giocatore perdente. Per la prima volta Devin si trova nella situazione di poter cambiare la narrativa intorno a lui, che è diventata ormai talmente polarizzata da portare decine di migliaia di persone, inclusi giornalisti e altri giocatori, ad attaccarsi a vicenda per una semplice frase detta durante una partitella:

Booker non è un giocatore perfetto.  Ha limiti difensivi notevoli, soffre di numerosi piccoli infortuni (come molte guardie a inizio carriera) e pecca ancora di precisione nei passaggi, nonostante i miglioramenti. Ma nonostante ciò, è comunque uno dei giocatori ad alto usage più efficienti della lega, e possiede uno dei pacchetti offensivi più completi.

Nel corso della sua breve carriera è sempre stato tra i leader della NBA nelle statistiche riguardanti il “clutch time”. In tali frangenti di gioco, la sua abilità di segnare da tutte le posizioni del campo, in post e in isolamento, si dimostra particolarmente utile. Il problema è che i Suns raramente si sono ritrovati nella posizione di dare la palla a Booker per vincere la partita negli scorsi anni. Solitamente si davano già per sconfitti dopo il primo quarto. Questa stagione avranno l’opportunità di dimostrarsi più competitivi e, di conseguenza, dare la possibilità a Booker di fare quello che sa fare meglio: mettere la palla dentro il canestro.

Devin Booker si concentrerà, quindi, solo sullo scoring?

Come detto, Monty Williams è stato uno degli allenatori che più ha usato lo spread pick&roll durante i suoi giorni da Head Coach a New Orleans. Paradossalmente, sebbene Rubio sia un ottimo “pilota” per questo schema e Booker sia una pedina fondamentale per farlo girare al meglio, Booker stesso potrebbe essere un’interessante opzione a cui guardare per condurre la giostra per spezzoni della partita. Di certo negli ultimi anni l’interprete più noto dello spread pick&roll, in una delle sue forme più estremizzate a dire il vero, è James Harden. Questo video è sostanzialmente una compilation di cose che Booker ha nel suo bagaglio ed ha mostrato a ripetizione negli ultimi mesi.

Booker ha il giusto mix di ball handling, hesitation moves, stazza e tiro dal palleggio per poter fare per pezzi di partita quello che ha reso James Harden il miglior portatore di palla nello spread p&r della storia del gioco. Resta da capire se quest’anno i tre giocatori sul perimetro saranno effettivamente in grado di garantire le spaziature del caso.

Bridges è destinato ad essere solamente un comprimario?

Dopo un’ottima stagione da rookie, Bridges si presenta di fronte ad una stagione da sophomore in cui dovrà dimostrare di essere in grado di poter sostenere un ruolo più importante nell’attacco dei Suns. Bridges è già uno dei migliori difensori perimetrali della lega, e nel corso della stagione ha mostrato enormi miglioramenti per quanto riguarda il playmaking. Fino ad ora, però, è stato solamente un giocatore di contorno per quanto riguarda la fase offensiva, con uno usage estremamente basso (12.2%). Lo skillset da 3 and D potenzialmente di livello élite di Bridges è molto ricercato nella lega. Se vorrà fare il salto di qualità, però, dovrà imparare a creare occasioni per sé stesso. 

Guardando al lato positivo, solamente due giocatori la scorsa stagione hanno avuto gli stessi punti per possesso di Bridges nelle categorie tradizionalmente legate agli esterni (transizione, tagli, spot up, in uscita dai blocchi): Butler e Durant. Insomma, Bridges è un giocatore estremamente intelligente e efficiente. Se dovesse fare il salto di qualità per quanto riguarda la sua abilità di segnare punti non assistiti, i Suns potrebbero ritrovarsi tra le mani uno dei giocatori di maggiore impatto nella lega. Pare che Mikal abbia preso la offseason estremamente sul serio e che abbia lavorato molto sul ball handling. Vedremo se il duro lavoro pagherà e ci ritroveremo di fronte a un giocatore nuovo.

Oubre rimarrà titolare per tutta la stagione?

Kelly Oubre, arrivato da Washington a stagione in corso in cambio di Trevor Ariza, ha portato una ventata di aria fresca in uno spogliatoio che sembrava ormai senza alcuna speranza. Con il suo stile di gioco aggressivo e il suo carisma, ha conquistato compagni e tifosi, ed ha disputato una buona seconda metà di stagione.  Nonostante ciò, rimane comunque un giocatore limitato, che soffre di problemi di concentrazione e pecca di visione di gioco. Per questo motivo, l’accordo per l’estensione ottenuto dai Suns potrebbe rivelarsi la decisione migliore per entrambe le parti. Oubre avrà occasione di dimostrare di meritare un contratto oneroso nei prossimi due anni, e i Suns si sono “coperti” nel caso in cui dovesse deludere le aspettative o perdere il posto da titolare in favore di Bridges.

Lo scorso anno, infatti, Bridges ha avuto un impatto maggiore di Oubre, nonostante fosse relegato ad un ruolo minore. Se questo trend dovesse continuare, Williams potrebbe essere costretto a far partire Bridges in quintetto e relegare a Oubre i compiti di principale creatore di gioco dalla panchina, insieme a Tyler Johnson.  Una possibile alternativa potrebbe essere giocare con un quintetto piccolo con Oubre da 4. La scorsa stagione i Suns, nelle situazioni di small ball con Booker da playmaker circondato da 3 esterni ed Ayton, hanno avuto un net rating di +8.78, di gran lunga il migliore tra tutte le combinazioni utilizzate da Kokoskov. Naturalmente questo vorrebbe dire relegare Rubio, fresco di firma per 17 milioni l’anno, in panchina alla fine del secondo e quarto quarto. Insomma, il ruolo da assegnare ad Oubre è probabilmente la decisione più complicata da fare per coach Monty Williams.

Ci sono tiratori sufficienti?

“Shooting will come at a premium”. Questa la famosa frase di James Jones prima della offseason 2018. Per la prima volta in molti anni, i Suns sembrano aver veramente seguito le loro parole. Riusciranno i Suns, dopo anni tra le peggiori squadre nella lega nel tiro da 3, ad elevarsi sino ad essere quantomeno nella media?

Questo punto è inevitabilmente legato al terzo. Sebbene la firma più importante della Offseason sia quella di un giocatore che tira col 32.2% da tre in carriera, i Suns quest’estate sembrano essersi davvero concentrati sull’acquisire tiratori in situazioni di spot-up. L’esempio più lampante è senza dubbio quello di Cameron Johnson. Il giocatore, che senza dubbio è stato scelto troppo in alto la notte del Draft (prospetto da fine primo giro, benché si fossero fatte insistenti le voci di una Detroit molto interessata a lui alla 14), si può definire il miglior tiratore del Draft.

Lo stesso Ty Jerome ha tirato per tutta la sua carriera NCAA poco sotto il 40% dall’arco. Le aggiunte di Saric e Kaminsky (che ha tirato col 38.6% lo scorso anno in spot-up), nonché l’arrivo di Baynes e soprattutto l’aggiunta di un playmaker in grado di effettuare passaggi sul lato debole dell’attacco, dovrebbero garantire spaziature che sembrano ormai dimenticate in Arizona.

Sarà Jalen Lecque la PG di riserva?

Tutti i tifosi Suns sono eccitati dalle potenzialità di Lecque, playmaker letteralmente in grado di saltare fuori dal palazzetto. Per i meno attenti, Lecque ha fatto registrare i migliori numeri in elevazione di tutta la combine. All’High School si era anche guadagnato il soprannome di “Baby Westbrook”.

Sul taccuino di molti scout tra i nomi da tenere d’occhio in fase di Draft, soprattutto per gli straordinari mezzi fisici, Lecque ha dimostrato durante la Summer League disputata coi Suns di avere istinti di playmaking notevoli ed un ottimo “feel for the game”. Il suo notevole atletismo è, addirittura, passato in secondo piano. Vedere per credere:

Detto ciò, è altamente improbabile che Lecque riesca a vincere la lotta per il posto alle spalle di Rubio. Di sicuro, prima di lui vengono Okobo e Ty Jerome (soprattutto il secondo sembra molto più pronto a contribuire da subito), ed anche Tyler Johnson verosimilmente vedrà dei minuti da point-guard. Nonostante ciò, il quadriennale fatto firmare dai Suns a Lecque è testimonianza di quanto a Phoenix credano nel giovane playmaker proveniente dal Bronx. Tenete d’occhio il suo sviluppo in G-League e, perché no, i suoi spezzoni tra i grandi.

COSA ASPETTARSI DALLA STAGIONE 2019/20?

Una volta sbollita la delusione, però, rimane un roster che si candida ad essere protagonista di uno dei differenziali di vittorie più grossi della lega rispetto alla scorsa stagione. Il che non equivale a dire che i Suns saranno candidati a fare i playoff in uno degli Ovest più competitivi che ci si ricordi, ma di certo è lecito aspettarsi una stagione da 30-35 vittorie.

La reazione di molti tifosi la notte del Draft è stata di cocente delusione. Di certo è un sentimento comprensibile. Se anche Cameron Johnson e Ty Jerome si rivelassero due giocatori funzionali al gioco dei Suns, al Draft li avrebbero potuti scegliere molto più in basso. Stessa cosa vale per la questione TJ Warren e per il modo in cui è stato liberato il cap per rifirmare Oubre (i Suns hanno attaccato una seconda scelta e Melton per scaricare il contratto, e soprattutto la cattiva influenza, di Josh Jackson). Uno dei fili connettori dell’estate di Phoenix è stata l’aver strapagato ogni elemento, o quasi, tra quelli firmati quest’estate a roster.

Più che parlare di numeri però, il maggior salto deve certamente essere fatto in termini di cultura e qualità lavorativa dell’ambiente. Molti tra i lettori si ricorderanno della storia di Kevin Arnovitz per ESPN, in cui il reporter dettagliava minuziosamente tutta la disfunzionalità della dirigenza e dello spogliatoio dei Suns. Qualsiasi sia il numero di vittorie, una stagione positiva per Phoenix sarà tale qualora si riuscisse a debellare quella mentalità che troppe volte ha limitato lo sviluppo di giovani promettenti o ha fatto sì che i Suns siano ormai portati ad esempio quando si parla di inettitudine cestistica in ambito NBA.

Sembra che il coach scelto sia quello giusto per portare rigore e voglia di sudare nell’ambiente. Una stagione in cui la squadra riesca a giocarsi gran parte delle partite punto a punto, in cui le prestazioni della squadra facciano sì che Booker venga seriamente preso in considerazione per un posto da All-Star e che non lasci spazio a suggestioni di tanking dai primi giorni del 2020 sarebbe un grosso passo avanti per Phoenix. Qualora non fosse chiaro, quest’anno il talento a roster non sarà un problema: ce ne sarà, e verosimilmente ce ne sarà anche più di quanto i numeri non racconteranno. Il dubbio sta tutto nel capire qualora i Suns possano, per la prima volta dalla sfortunata stagione delle 48 vittorie nel 2013/14, sfruttare almeno il 70/80% del loro potenziale.

Una delle narrative di cui si è meno parlato in questa off-season dei Suns è sicuramente il miglioramento notevole che il loro roster sembra aver avuto in fase difensiva. Rubio e Baynes sono aggiunte importanti, e soprattutto il primo sarà fondamentale per limitare i problemi che hanno segnato i primi quattro anni di Booker. Una migliore difesa sul perimetro aiuterà senza dubbio lo stesso Ayton nel suo tentativo di migliorare sotto canestro.


Articolo a cura di Andrea Bandiziol e Alessandro Cozzi.

Tags: cameron johnsondario saricdeandre aytonDevin Bookerfrank kaminskyjalen jacqueJosh Jacksonkelly oubre jrmikal bridgesmonty williamsnbaNBA PreviewPhoenix SunsRicky RubioSunsty jerometyler johnson
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