GLI CHARLOTTE HORNETS SI TROVANO A UN BIVIO.
Record 2018/19: 39-43.
IN: Terry Rozier (PG, Boston Celtics); Caleb Martin (SG, Free Agent); Thomas Welsh (C, Free Agent); Josh Perkins (PG, Free Agent); Kobi Simmons (PG, Free Agent); Robert Franks (SF/PF, Two-Way Contract); Ahmed Hill (SG, Two-Way Contract); PJ Washington (#12 Draft); Cody Martin (#36 Draft); Jalen McDaniels (#52 Draft).
OUT: Kemba Walker (PG, Boston Celtics); Tony Parker (PG, ritirato); Shelvin Mack (PG, Olimpia Milano); Jeremy Lamb (SG/SF, Indiana Pacers); Frank Kaminsky (PF/C, Phoenix Suns); J.P. Macura (SG, Cleveland Cavaliers).
Roster:
PG: Terry Rozier (S), Devonte Graham.
SG: Dwayne Bacon (S), Malik Monk
SF: Nicolas Batum (S), Michael Kidd-Gilchrist, Cody Martin.
PF: Miles Bridges (S), PJ Washington, Marvin Williams.
C: Cody Zeller (S), Bismack Biyombo, Willy Hernangomez.
Un fallimento a tutto tondo
Gli ultimi cinque anni sono figli di un progetto che voleva costruire attorno a Kemba Walker una squadra per puntare ai primi quattro posti della Eastern Conference – parole di MJ -, ma le cose sul campo sono andate molto diversamente.
Un solido nucleo di giocatori ormai rodati si è dimostrato insufficiente a portare gli Hornets a buoni livelli, tanto che in questa manciata d’anni una sola volta gli Hornets hanno partecipato ai PO (beffati da Miami 4-3 al primo turno dopo esser stati avanti 3-2).
Walker, già sul piede di guerra con la società da un paio d’anni, sconfortato nel dover guardare gli altri giocare i playoffs e con poco talento intorno, ha deciso che questo da free agent fosse l’anno della personale svolta lasciando l’amata Charlotte che l’ha lanciato in NBA.
Con lui anche i protagonisti della scorsa stagione hanno abbandonato; Lamb è finito a Indiana, Kaminsky a Phoenix e Tony Parker, demotivato, si è ritirato nonostante l’opzione per un secondo anno di contratto.
RECAP STAGIONE 2018-2019
La generale mancanza di talento intorno a Walker (esclusi Jeremy Lamb e Tony Parker) ha finito per determinare il fallimento delle ultime due stagioni. Sostituire l’identità difensiva predicata fino alla stagione 2017/18 da Clifford con quella offensiva di Borrego non ha portato ai risultati sperati.
824 triple a bersaglio con il 36,9%: non male in attacco per il concetto moderno “Run & Gun”, anche se da vedere a volte non è sempre stato bellissimo tutto questo correre e sparare senza armonia… Oltretutto gli Hornets hanno evidenziato lacune croniche lo scorso anno, le quali, nonostante il passaggio di consegne tra i due coach, non sono state risolte: la prima di queste lacune è senza dubbio la difesa sul perimetro, che ha continuato a essere una chimera, con Charlotte ad arrancare al 23° posto per triple totali subite; un’altra lacuna l’ha lasciata Dwight Howard (nell’estate 2018) la cui partenza ha creato una voragine nel mezzo che non è stata colmata dai suoi successori.
Dopo aver veleggiato sui .500 nella prima parte della scorsa stagione, un calendario via via più difficile ha allontanato momentaneamente gli Hornets dalla zona playoffs, tanto da convincere il coach a dare minuti considerevoli a giovani come Monk, Bridges, Bacon e Kaminsky. Questa mossa, in realtà, ha giovato alla squadra, tant’è che gli Hornets sono finiti ad un passo dalla qualificazione, anche grazie a due clamorose vittorie sui Raptors propiziate dal miracle shot di Lamb e dal solito Kemba Walker.
L’esoscheletro della squadra la prossima stagione è rimasto quasi intatto (tralasciando il discorso Kemba Walker). Giocatori storici come Marvin Williams, Michael Kidd-Gilchrist, Bismack Biyombo e Nicolas Batum si ripresenteranno ai nastri di partenza nella Buzz City, i primi tre esercitando le generose player option concesse dai GM passati.
Batum, definito il collante della squadra, si sta rivelando sempre più un comprimario, ormai sbeffeggiato e inviso alla tifoseria di Charlotte che lo ritiene uno dei maggiori responsabili del fallimento per via del suo rapporto qualità-prezzo.
I 25 milioni (circa) sborsati, non sono ripagati con prestazioni degne di tale contratto e hanno finito per bloccare le possibilità economiche di una franchigia che non vuole salire sopra il Salary Cap se non si gioca nulla di importante.
DRAFT E FREE AGENCY
1) TERRY ROZIER
Kemba Walker è partito in direzione Boston con una Sign & Trade che ha portato Terry Rozier a Charlotte.
La giovane PG approda in North Carolina con un contratto strutturato nel seguente modo: 56.7M totali con stipendio a scendere (19.9M il primo anno, 18.9M il secondo, 17.9M il terzo).
Accordo reputato, da molti, troppo oneroso per un giocatore che a Boston ha impressionato per sicurezza e esplosività, ma che dà poche garanzie in quanto ad affidabilità ed efficienza. Una considerazione da fare sta nel fatto che nei prossimi due anni Charlotte non ha bisogno di spazio salariale perché deve aspettare che gli altri ‘contrattoni’ vadano in scadenza, vedi Batum. Le cifre sono alte, questo è indubbio. Ma sono soldi che non avrebbero utilizzato altrimenti. Stando a queste considerazioni, la scelta contrattuale fatta da Charlotte non sembra più così sbagliata.
Il contratto di Rozier detta quindi la timeline. Nel migliore dei casi Rozier diventa un giocatore valido, nel peggiore fa tutto parte del tanking, come da programma.
2) LE SCELTE AL DRAFT
Bisogna fare anche qualche appunto riguardo alle scelte fatte nella notte del Draft 2019 [E’ importante tenere conto che l’affare Walker-Rozier è avvenuto dopo una settimana].
Con la scelta numero 12, Charlotte seleziona PJ Washington, PF molto versatile e moderna. Buon raggio di tiro, difensore educato, gran bel fisico. A detta di Kupchak gli Hornets sono andati sul ‘Best Player Available’.
Nel secondo giro troviamo due “sorprese”. Alla #36 Cody Martin, ala di Nevada capace di guidare l’attacco, essendo stato impiegato negli ultimi due anni di college come portatore di palla primario nella metà campo offensiva. Ottimo difensore e passatore, giocatore versatile che può ricoprire diversi ruoli. Alla #52 gli Hornets si sbilanciano, puntando sull’upside. Gli Hornets hanno scelto Jalen McDaniels, anche lui ala ma con un fisico a là Durant ed un ottimo tocco.
La ricostruzione è in atto ma anche con un record pessimo non è detto che si riesca a ottenere una delle migliori scelte, visti i cambiamenti recentemente introdotti nella lottery.
STARTING FIVE
PG: Terry Rozier
SG: Dwayne Bacon
SF: Nicolas Batum (Monk)
PF: Miles Bridges
C: Cody Zeller
Analizziamo il possibile quintetto titolare della prossima stagione.
TERRY ROZIER (PG)
Orfani di Kemba Walker, la Point Guard titolare degli Hornets sarà Terry Rozier. Molto probabilmente, come il suo predecessore, avrà il carico offensivo della squadra sulle spalle. Nel corso dei primi 4 anni della sua carriera NBA, l’ex Celtic non ha mai ricoperto stabilmente il ruolo di titolare; il suo successo è dovuto alla clamorosa cavalcata dei PO 2018, dove ha portato Boston a pochi minuti dal successo con Cleveland. Tiratore da 38.7% dal campo in carriera, Rozier, è sempre stato criticato per la poca efficienza e affidabilità, soprattutto se rapportato a un minutaggio da titolare. Da lui ci si aspetta il botto: è la scommessa di Charlotte per i prossimi 3 anni e questo lui lo sa.
DWAYNE BACON (SG)
Al suo fianco, per completare il backcourt degli Hornets, ci sarà probabilmente Dwayne Bacon. Giocatore al terzo anno in NBA che ha impressionato nel finale della scorsa stagione (le partite in cui i giovani Hornets hanno dato il meglio). Il suo compito sarà arduo: al fianco di Rozier dovrà cercare di aiutare nella metà campo offensiva, portando punti e gestendo palloni. Il coaching staff ha più volte dichiarato che la visione di gioco è l’aspetto su cui il numero #7 dovrà lavorare di più, altrimenti rischia di rimanere un giocatore monodimensionale in attacco.
Difensivamente sono una coppia ben assortita (entrambi molto fisica ed ottimi rimbalzisti): possono reggere il confronto con molti altri loro pari.
NICOLAS BATUM (SF)
Il terzo componente di questo starting five sarà Nicolas Batum ma il buon senso e la linea verde dettata dalla società consiglierebbero di estromettere il francese dal quintetto iniziale. Il suo contratto pesa come un macigno sui conti della franchigia: dargli minuti rappresenta una perdita in termini di spazio per la crescita degli altri giocatori, ma Batum ha la possibilità di fare bene il prossimo anno. Il francese ha dimostrato di saper essere un ottimo facilitatore e collante per la squadra.
Dal punto di vista difensivo il suo rendimento è sempre stato buono; offensivamente, invece, ha faticato parecchio. Nel corso di questi anni ha sentito troppo la pressione del suo mastodontico contratto ma la partenza di Walker potrebbe giovargli.
Per quanto riguarda Batum bisogna aprire una piccola parentesi. Come già spiegato, la linea societaria sembra avere come obiettivo quello di dare precedenza ai giovani, puntando sulla loro crescita.
Allora perché inserire Batum nello starting 5 e non Malik Monk?
L’ex Kentucky ha avuto un impatto con la lega minore di quanto si aspettassero in molti. Questo è dovuto a molti fattori: Clifford e Borrego, date le sue evidenti lacune difensive e la costante mancanza di concentrazione nella metà campo difensiva, gli hanno concesso minuti limitati.
Il gioco di Clifford cozzava con le caratteristiche di Monk, mentre con Borrego sembrano esserci più affinità. Il nuovo head coach ha incrementato i suoi minuti a 17.2 a partita, ma Monk non è sembrato ancora pronto per un ruolo così importante.
Nel caso in cui Charlotte puntasse su di lui nel quintetto iniziale, sarebbe lui la guardia titolare e in quel caso verrebbe spostato Bacon in posizione di SF.
Personalmente ho inserito Batum tra i primi cinque per motivi difensivi e di shot creation per la squadra, anche se in questo senso Monk non è da meno, avendo mostrato ottime qualità di passatore la scorsa stagione.
La possibilità che, in caso di ottima partenza del giovane, prenda il posto del francese nel quintetto iniziale dopo circa 30 partite è alta. In ogni caso mi aspetto un minutaggio quasi pari tra i due, anche avendo Batum sul campo al momento della palla due.
MILES BRIDGES (PF)
Nella posizione di Ala grande troviamo Miles Bridges. Borrego ha dichiarato all’inizio dell’estate che Bridges sarà un tassello fondamentale del roster, avrà minuti importanti e giocherà da numero 4. La scorsa stagione è stato inizialmente impiegato da Ala piccola ma nella seconda metà il suo rendimento è migliorato proprio nel momento in cui ha cambiato posizione in campo. La sua stagione da rookie è stata piuttosto positiva: ha avuto un minutaggio decente e ha dimostrato di essere molto pericoloso off the ball come tagliante e sul P&R come bloccante.
I suoi highlights hanno fatto il giro della lega ma Miles non è solo questo. Nella posizione di PF potrebbe faticare molto contro giocatori fisici e molto più grandi di lui. Il suo fisico, viste le ultime uscite e la preparazione estiva, sembra essere in una forma migliore rispetto alla stagione passata. Nel corso dell’estate ha lavorato sul palleggio e sulla capacità di giocare palla in mano: ci si aspetta più maturità rispetto all’anno scorso.
CODY ZELLER (C)
Il Centro titolare sarà Cody Zeller: anche per lui potrebbe presentarsi un incremento in termini di responsabilità offensive. Sarà importante valutare le sue condizioni fisiche, il centro di Charlotte sta avendo parecchi guai negli ultimi anni e non gioca 82 partite dalla sua stagione da rookie. Rozier è un modesto giocatore in PnR, ma avere Zeller da bloccante può aiutare.
ROTAZIONI
Di seguito, individuato lo starting five, una possibile ripartizione dei minuti. L’immagine rispecchia il mio pensiero nella divisione del playing time; avrei solamente “smussato” una parte dei minuti di Batum a favore di Monk e di Hernangomez a favore di PJ Washington, come anticipato nella descrizione.
It's hard to project minutes when you aren't completely sure how the coaching staff will handle veterans vs. young players for this upcoming season.
— Richie (@RichieRandall) July 29, 2019
Having said that, this is my minutes allocation by position for the #Hornets: pic.twitter.com/jEw1EgdQ10
SU CHI PUNTARE?
Come detto, il piano di Charlotte sembra essere quello di un ringiovanimento della squadra alla ricerca del giusto talento che possa risvegliare una franchigia ormai sopita da parecchi anni. Il mix di giovani creato per la prossima stagione darà vita a un ambiente stimolante che permetterà, si spera, un miglioramento collettivo.
La firma di Rozier va in questo senso. Lui è il giocatore con maggiore upside e potenziale di successo in questo momento a roster.
Prendiamo come esempio i suoi numeri nelle 19 partite dei playoff 2018 in cui è partito nel quintetto titolare: 16.5 ppg, 5.7 apg, 5.3 rpg, 53% TS e solo 1.6 turnover a partita.
Il campione di dati è piccolo, ma è un indicatore utile per guardare al best case scenario del futuro #3 di Charlotte. Quella serie di partite ha mostrato a tutti cosa può essere Terry Rozier. Il prossimo anno avrà minuti e responsabilità, situazione inusuale per lui dato che è sempre stato il backup di PG come Thomas e Irving. Charlotte spera che lui possa replicare questi numeri e mantenerli nel corso dell’intera stagione, ma sarà un’ardua impresa.
Gli Hornets dovranno puntare sui giovani che sono presenti a roster. Bridges, che in estate ha lavorato in modo specifico sul palleggio e sulla costruzione di tiro, dovrà dimostrare di poter avere un impatto offensivamente non solo con le sue spettacolari schiacciate. Da lui ci si aspetta moltissimo: ha i mezzi atletici e tecnici per poter diventare qualcosa di importante per questa franchigia. Sarà importante creare alchimia tra lui e Rozier per cavalcare situazioni di gioco a due tra di loro.
Giocatori come Bacon, Monk e Graham avranno molti più minuti rispetto all’anno scorso e dovranno dimostrare di poter stare a un certo livello in NBA. A ognuno dei tre saranno chieste cose diverse: il prodotto di FSU dovrà migliorare nella qualità e quantità dei passaggi; Monk dovrà diventare uno scorer più efficiente e meno impulsivo; Graham dovrà stabilizzare le percentuali dal campo, pessime e altalenanti la scorsa stagione.
Essenzialmente Charlotte dovrà cercare di spremere al massimo i giocatori giovani che sono in rosa e, possibilmente, valorizzare i giocatori scelti all’ultimo Draft. Questo ricadrà sicuramente sul numero di vittorie della squadra, anche se ciò andrà a beneficio di una scelta più alta al Draft 2020.
COSA MIGLIORARE?
Charlotte è sotto la guida di James Borrego da una stagione, la scorsa. Rispetto alla gestione di coach Clifford sono cambiate molte cose dal punto di vista del gioco. L’ex assistant coach degli Spurs predilige un basket più moderno, fatto di dinamismo e tanto tiro da tre.
La scorsa stagione il nuovo coach ha dovuto implementare le sue teorie con un roster mal costruito. Per questo motivo, non è riuscito a mettere in campo a pieno le sue idee, vuoi per sua inesperienza, vuoi per caratteristiche dei giocatori.
Con il passare degli anni e il lavoro congiunto con il GM Mitch Kupchak si spera di avere interpreti funzionali al progetto. In questa off season si è notato un cambiamento nelle scelte al Draft: sono stati scelti giocatori che possono ricoprire più posizioni in campo, capaci di far bene in molti aspetti del gioco. Questo è il caso di PJ Washington, Martin e McDaniels.
Questo discorso non deve essere una scusante. I problemi di Charlotte l’anno scorso erano legati alla pessima difesa. La mancanza di un rim protector vero e proprio costringeva la squadra ad aiutare sotto canestro, e questo apriva grandi spazi e libertà sulla linea del tiro da tre punti, dove gli avversari colpivano di più contro gli Hornets.
Questo è in parte legato all’inesperienza di Borrego e su questo dovrà lavorare molto. Implementare un buon modo di difendere sulla base degli interpreti a disposizione deve essere una priorità.
Altri aspetti problematici sono legati all’attività nella metà campo difensiva; un numero troppo basso di palle rubate e stoppate totali è sintomo di una difesa senza energia e poco aggressiva. Per tutti questi motivi Borrego ha più volte dichiarato di voler aggiungere a roster un rim protector ma, ad oggi, non è stato fatto nulla in questo senso.
Dal punto di vista offensivo si dovrà affrontare un processo di riadattamento post-Kemba. Il numero 15 gestiva e implementava il gioco di Borrego in modo quasi perfetto. Ovviamente questo discorso deve andare di pari passo con il miglioramento dei giovani. Borrego dovrà concentrare gli aggiustamenti tecnico tattici in funzione della crescita dei giocatori, cercando di trovare il giusto equilibrio in modo da iniziare a costruire un nuovo ciclo con i giusti interpreti.
COME GIOCHERÀ CHARLOTTE?
Il principio di run & gun instillato da Borrego lo scorso anno rimarrà. Ritmo alto – visto poco l’anno scorso -, tiri nei primi secondi dell’azione, pesante uso del tiro da tre, drive and kick e, si spera, difesa attiva.
La scorsa stagione gli Hornets erano soliti iniziare l’attacco con i classici movimenti della motion offense. Nella prossima clip ne troviamo un esempio. Zeller riceve la palla da Walker in punta e effettua un handoff per Batum che ottiene un vantaggio muovendosi verso il canestro. In questo modo si cercavano linee di penetrazione ottimali o mismatch favorevoli per avere un attacco efficace.
Il movimento continuo degli esterni crea un ottimo dinamismo nello schema offensivo di Charlotte. Questo modo di attaccare potrebbe giovare a Rozier, giocatore molto più efficace quando prende palla in movimento. Nella seguente Clip l’ex #12 dei Celtics riceve la palla uscendo da un blocco e questo lo aiuta a battere il suo uomo per una comoda penetrazione:
Per questo motivo l’arma principale di Charlotte dovrebbe essere il gioco a due tra Rozier e Zeller.
Il centro degli Hornets è un ottimo giocatore sul PnR, rollante energico e bloccante perfetto. Cody è una delle ragioni del successo di Walker: la maggior parte dei punti di Kemba erano prodotti grazie ai suoi blocchi. Rozier troverà un buon compagno che potrebbe, da bloccante, aprire molti spazi. Con tiri e linee di penetrazione chiare le sue percentuali possono incrementare facilmente. A questo proposito osserviamo le shot chart di Walker e di Rozier nella passata stagione:


Si può notare come, anche grazie al suddetto gioco a due con Zeller da bloccante, Walker abbia preso la maggior parte dei suoi tiri essenzialmente in due zone del campo, vicino alla linea da tre punti e al ferro. Il PnR con Zeller apriva a Walker ottime linee di penetrazione e la giusta libertà per poter tirare dall’arco.
La shot chart di Rozier è un po’ un disastro; non si riesce a leggere un collegamento ben preciso e questo rispecchia il giocatore che è stato in questi anni ai Celtics. Con l’aiuto di Borrego, Zeller e una maggiore predisposizione tattica, Rozier potrebbe trasformare la sua shot chart in qualcosa di simile a quella dell’ex #15 di Charlotte.
I due hanno caratteristiche molto diverse e quindi sarà necessario un riadattamento, ma Rozier può solo migliorare con l’aiuto di Zeller.
La prossima clip mostra una tipica situazione di GET in cui Rozier, partendo dal gomito, coinvolge Baynes e va a penetrare facilmente. I Celtics cavalcavano molto questa giocata che permette al ballhandler di guadagnare velocità per sfruttare il blocco del lungo. La stessa azione era implementata benissimo da Walker e Zeller la scorsa stagione:
Charlotte dovrà lavorare con precisione anche sulle spaziature.
Il quintetto iniziale potrebbe mostrare problemi in questo senso, non avendo specialisti da tre punti: Bridges dovrà migliorare il 32% dall’arco della stagione precedente su 2.5 tentativi a partita. Bacon ha tirato con il 44% da tre punti nella passata stagione, ma con soli 2 tiri tentati. Batum, invece, ha dimostrato di essere un tiratore efficiente dall’arco, tuttavia la sua passività non lo rende un pericolo per le difese avversarie. Aggiungendo a tutto ciò i limiti al tiro di Rozier ed il fatto che Zeller non sia una minaccia da tre, è importante che gli altri interpreti trovino continuità da fuori per migliorare le spaziature. Il gioco, a meno di miglioramenti, rischia di essere intasato e questo potrebbe influire negativamente su tutti.
Un altro schema che dovrà essere cavalcato sarà il PnR con Bridges da bloccante per poi sfruttare la sua capacità di rollare a canestro. Questa situazione, giocata molto con Walker e Graham da ballhandler, ha permesso a Bridges di acquisire una discreta fama come schiacciatore. Lo #0 di Charlotte in questa situazione è molto efficace (1.18 PPP). Nella clip sottostante esegue uno slip screen per poi schiacciare in libertà:
Dal punto di vista difensivo si continuerà con la strada delineata da Borrego la scorsa stagione.
Il principio di base del gioco difensivo di Charlotte era lo switch. Per quanto possibile si cercava di cambiare in molte situazioni, accettando i mismatch. Anche per questo motivo, la costruzione del roster – soprattutto nel Draft – si sta muovendo su giocatori versatili e capaci di difendere più posizioni in campo. Nella clip seguente si vede uno dei migliori momenti difensivi della stagione (lo so, è una cosa triste). Una serie di cambi impedisce ai Bucks di effettuare la giocata disegnata, costringendoli a un tiro forzato.
Per applicare il concetto della switching defense bisogna avere i giusti interpreti: giocatori capaci di difendere più posizioni e con un buon atletismo. Qui si nota coerenza nelle scelte del Draft e nei principi del nostro allenatore.
Tuttavia la difesa degli Hornets lo scorso anno è stata mediocre, bisognerà aggiungere energia e migliorare in termini di rubate e stoppate. Un elemento che richiederà maggiore attenzione sarà la difesa perimetrale: gli Hornets, mancando di un rim protector vero e proprio, spesso collassavano in aiuto ed erano costretti a close out difficili sulla linea da tre punti.
Lo scorso anno Borrego ha mostrato di avere la giusta personalità nello sperimentare rotazioni e uomini a seconda dei matchup. In alcuni momenti potevano condividere il campo Walker, Parker e Graham/Monk. Tre esterni insieme per garantire alla squadra imprevedibilità e qualità offensiva, a discapito dei problemi nella metà campo difensiva. Il coach ha ampiamente utilizzato MKG come backup center nella prima parte della stagione con buoni risultati. In un anno di transizione, con molti minuti aperti dalle importanti partenze, non è chiaro quali saranno gli interpreti principali degli Hornets. Rozier avrà il comando di una squadra giovane, flessibile e imprevedibile.
BEST/WORST-CASE SCENARIO
Come ampiamente spiegato prima, tutti gli sforzi della franchigia saranno volti al miglioramento e allo sviluppo dei giovani a roster. Con questa introduzione è poco utile provare a ‘indovinare’ un ipotetico numero di vittorie nel migliore o nel peggiore dei casi.
Il Best e Worst case scenario degli Hornets per il 2019-2020 dovrà essere valutato in termini di crescita del talento di squadra. Le vittorie saranno poco importanti. Pensare a un ipotetico piazzamento ai playoff è piuttosto difficile al momento e un numero basso di vittorie garantirebbe a Charlotte di ottenere una buona scelta al prossimo Draft. Non bisognerà giocare per perdere ma giocare per far crescere chi, negli scorsi anni, ha avuto pochi minuti e poche possibilità di imparare sul campo.
Nella migliore delle ipotesi, Rozier, Bridges, Bacon e compagnia riescono a trovare una dimensione più solida a livello personale e a livello di squadra. I miglioramenti che ci si aspetta da ognuna di queste pedine sono stati delineati precedentemente.
Nella peggiore delle ipotesi la scommessa Rozier diventa deleteria per il sistema e il resto dei giovani dimostra di non poter garantire il giusto apporto di talento per una squadra NBA.
Sarà quindi un banco di prova per molti giovani alle prime armi nella lega: avranno minuti e possibilità di sbagliare, senza far troppo caso al numero di vittorie. Las Vegas e i bookmakers, nelle proiezioni NBA di inizio stagione, hanno previsto per Charlotte 23.5 vittorie totali. Il numero è realistico ed oscillerà di 2-3 vittorie in meglio o in peggio.
Per riassumere lo spirito e la linea della squadra del prossimo anno, queste recenti parole di coach Borrego allo “Charlotte Observer” sono perfette:
“Non allenerò questa squadra sulla base dei contratti, di quanto guadagni, di dove sei stato scelto al Draft o se non sei stato scelto. Non è il mio lavoro. Il mio lavoro è cercare di tirare fuori il meglio dai giocatori, indipendentemente dal Draft.”
Inizia un lungo e travagliato periodo per questa franchigia. Arriveranno poche vittorie, si vedranno molti errori, ma pare esserci un piano di azione e questo, se non altro, è già qualcosa. Ed eccoci a oggi, siamo a un bivio. Gli Hornets nel loro anno zero devono scegliere in che direzione incamminarsi su sentieri non privi di rischi.
Articolo a cura di Filippo Barresi e Igor Ferri.