MEMPHIS GRIZZLIES: UN NUOVO INIZIO.
Record 2018/19: 33-49.
IN: Ja Morant (R); Brandon Clarke (R); John Konchar (R); Matt Mooney (R); De’Anthony Melton (Trade); Josh Jackson (Trade); Jae Crowder (Trade); Grayson Allen (Trade); Andre Iguodala (Trade); Tyus Jones (FA); Marco Guduric (FA); Solomon Hill (Trade); Miles Plumlee (Trade).
OUT: Mike Conley (Trade); Jevon Carter (Trade); Kyle Korver (Trade); Delon Wright (Trade); Justin Holiday; Tyler Dorsey; Chandler Parsons (Trade); C.J. Miles (Trade).
Roster:
PG: Ja Morant (S), Tyus Jones, De’Anthony Melton.
SG: Dillon Brooks (S), Marko Guduric, Grayson Allen, John Konchar, Matt Mooney.
SF: Kyle Anderson (S), Jae Crowder, Solomon Hill, Josh Jackson, Andre Iguodala.
PF: Jaren Jackson Jr. (S), Brandon Clarke, Bruno Caboclo, Ivan Rabb, Yuta Watanabe.
C: Jonas Valanciunas (S), Miles Plumlee.
RECAP STAGIONE 2018/19
Salutata l’era del ‘’Grit&Grind’’, i Memphis Grizzlies affidano le proprie speranze di rinascita al nuovo dynamic duo Ja Morant-Jaren Jackson. Quando nell’NBA finisce un ciclo, bisogna buttare giù tutto e ripartire da zero. È questo il caso della franchigia del Tennessee, che in pochi mesi ha smembrato la squadra e ha lavorato in ottica futura. D’altronde, non c’era altra strada percorribile dopo la seconda stagione consecutiva iniziata con l’obiettivo di raggiungere i playoff e finita con un record negativo (33-49).
E pensare che i Grizzlies nella scorsa Regular Season sono stati per un momento addirittura primi nella Western Conference quando, dopo aver battuto sul filo di lana gli Spurs a San Antonio, vantavano 12 vittorie nelle prime 17 partite. Poi il buio totale. Memphis vince solo 7 delle 30 partite successive e finisce nei bassifondi della classifica, davanti solo ai Phoenix Suns, pagando il clamoroso calo in termini di performance di Gasol e di alcuni role player, come Mack e Temple, che avevano decisamente “over-performato” nella prima parte di stagione.
Con i playoff oramai irraggiungibili, il general manager Chris Wallace decide di sondare il mercato per Conley e Gasol. Alla trade deadline lo spagnolo finisce ai Raptors in cambio di Valanciunas, Delon Wright, C.J. Miles e una seconda scelta. Lasciano Memphis anche Temple e JaMychal Green, che vanno ai Clippers in cambio di Avery Bradley, e Shelvin Mack, scambiato ad Atlanta per Tyler Dorsey. I Grizzlies, che nel frattempo hanno ingaggiato anche Bruno Caboclo dalla G-League (con risultati insperabilmente buoni), giocano un finale di stagione dignitoso e riescono quantomeno a risalire alcuni posizioni in classifica.
OFFSEASON
Finita la stagione, arriva il primo scossone. Robert Pera, proprietario della franchigia, esonera coach J.B. Bickerstaff e rimuove Wallace dal ruolo di GM, sostituendolo con l’assistente Zack Kleiman. Il 28 maggio si svolge la Lottery: i Grizzlies, che in base alla classifica della Regular Season avrebbero dovuto teoricamente ricevere l’ottava scelta, ottengono la seconda scelta assoluta. Questo colpo di fortuna è il semaforo verde per far partire definitivamente il rebuilding. Il giorno prima del Draft saluta anche Mike Conley, che va ai Jazz in cambio di due prime scelte, Crowder, Grayson Allen e Korver.
All’evento di Brooklyn i Memphis Grizzlies scelgono alla 2 il playmaker Ja Morant da Murray State. Alla 21, invece, arriva il lungo da Gonzaga Brandon Clarke. Inaspettatamente, per come era finita la stagione e per la posizione in classifica a fine aprile, si compone l’asse Ja Morant-Jaren Jackson, sul quale Memphis spera di costruire il proprio futuro. Per guidare i Grizzlies in questa nuova fase viene scelto Taylor Jenkins, giovane assistente di coach Budenholzer prima agli Hawks e poi ai Bucks.
Quanto segue del mercato dei Grizzlies può essere suddiviso in tre fasi principali:
Prima fase
La prima fase riguarda l’acquisizione di più asset possibili tramite scambi, sfruttando l’esigenza di alcune squadre di dover “scaricare” contratti per liberare cap. Così, a Memphis, sono arrivati da Phoenix (che doveva liberare spazio salariale per firmare Rubio e Oubre) De’Anthony Melton, Josh Jackson e due seconde scelte in cambio di Jevon Carter e del contratto non totalmente garantito di Kyle Korver.
Circostanze simili hanno fatto sì che nella prima notte di Free Agency i Grizzlies si siano accollati il contratto di Iguodala in cambio di denaro e di una futura prima scelta (di modo che i Warriors potessero mettere sotto contratto D’Angelo Russell). Memphis vorrebbe ottenere un’altra prima scelta dal Finals MVP del 2015, ma per il momento non c’è alcuna trattativa in corso. Lo stesso Iguodala ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di rimanere a Memphis e di comune accordo con i Grizzlies non prenderà parte al training camp, in attesa di una squadra che possa muoversi per accaparrarsi il tre volte campione NBA. Infine, sono arrivate altre due seconde scelte da Dallas in una sign&trade per Delon Wright, che era unrestricted free agent.
Seconda fase
Nella seconda fase del mercato, i Grizzlies hanno “puntellato” il roster nei ruoli in cui erano scoperti. Hanno rifirmato, innanzitutto, Jonas Valanciunas con un triennale da 45 milioni, poi hanno utilizzato prima la MLE per arrivare a Tyus Jones dai Timberwolves e poi la Biannual Exception per ingaggiare dall’Europa Marco Guduric, guardia del Fenerbahce e della nazionale serba che ha concluso l’ultima Eurolega con un eccellente 48% da tre punti.
Terza fase
La terza e ultima fase del mercato dei Grizzlies riguarda -perché ad oggi è ancora incompleta- la riduzione del monte ingaggi, avvicinatosi pericolosamente alla soglia della luxury tax con il contratto di Iguodala e le acquisizioni in Free Agency. Tolti Watanabe e Konchar che sono legati a Memphis tramite two-way contract e Matt Mooney che ha da poco firmato un Exhibit 10, Kleiman dovrà effettuare due tagli.
Questa fase è iniziata con il taglio di Avery Bradley (solo 2 milioni di dollari garantiti nel suo contratto), ed è proseguita con la trade C.J. Miles – Dwight Howard (l’ex DPOY ha poi accettato un buyout facendo scendere ulteriormente il monte ingaggi dei Grizzlies).
I Grizzlies hanno poi cercato di raggiungere un accordo per il buyout anche con Chandler Parsons, oramai ad un anno dalla scadenza di uno dei peggiori contratti nella storia della NBA, ma senza successo. Kleiman si è così trovato costretto a spedirlo ad Atlanta, che voleva liberare uno spot a roster, in cambio di Solomon Hill e Miles Plumlee. Infine, non sono stati rifirmati Tyler Dorsey, che ha trovato nel Maccabi Tel Aviv la sua nuova squadra, e Justin Holiday, che invece si è accasato agli Indiana Pacers.
ASPETTATIVE
La rivoluzione attuata da Kleiman è tale da rendere Dillon Brooks, che ha giocato appena due stagioni a Memphis, il giocatore con più presenze nei Grizzlies. Il roster conta solo altri cinque elementi presenti anche l’anno scorso: Kyle Anderson, Jaren Jackson, Bruno Caboclo, Ivan Rabb e Jonas Valanciunas.
Ad oggi il quintetto base dei Memphis Grizzlies prevede la presenza di Morant, Jaren Jackson e Valanciunas. Non c’è certezza invece per gli altri due spot nello starting five. Dillon Brooks sembrerebbe in leggero vantaggio per ricoprire il ruolo di guardia titolare mentre si giocano l’ultimo posto da starter Jae Crowder e Kyle Anderson. Il ruolo di ala piccola al momento è parecchio intasato, vista anche la presenza a roster di Josh Jackson e Solomon Hill. In ogni caso, Jenkins e il suo staff sperimenteranno diverse lineups, cercando di verificare sul campo quali possano essere gli elementi in grado di fare parte dei Grizzlies del futuro e quali possano essere i fit migliori per Morant e Jackson.
Morant-JJJ, l’asse del futuro
Jackson, nel suo anno da rookie, ha dimostrato una grande versatilità, sia in attacco che in difesa. Può segnare da 3 punti ma anche battere il diretto avversario dal palleggio e concludere al ferro. Ha difeso in maniera eccellente sul perimetro contro i piccoli, ma è anche uno straordinario rim protector.
Sarà interessante vedere Jackson in un contesto di pallacanestro differente rispetto a quello degli ultimi anni. il ‘’Grit&Grind’’ è finito e i Grizzlies giocheranno una pallacanestro in linea con il pace della NBA attuale, molto più consona anche a Ja Morant, giocatore esplosivo in grado di dettare il ritmo alla squadra e di mettere i compagni nelle condizioni ideali di finalizzare, grazie al suo eccellente playmaking:
Jenkins dovrebbe portare a Memphis uno stile di gioco totalmente agli antipodi rispetto a quello che i Grizzlies hanno utilizzato negli ultimi anni. L’ex assistente dei Bucks è un allenatore moderno, che dà particolare importanza alle analytics. Con lui a capo vedremo una squadra che giocherà a ritmi alti e che prediligerà le conclusioni al ferro e quelle da tre punti. In virtù di ciò, le lineups più intriganti che il nuovo coach potrebbe utilizzare sono quelle che prevedono l’utilizzo in contemporanea di Morant, Jaren Jackson e Brandon Clarke. JJJ può aprire il campo e rappresentare una minaccia dal perimetro, Clarke può rollare forte e chiudere bene nei pressi del ferro, visto che ha un ottimo tocco e gli alley-oop di Morant per il prodotto di Gonzaga potrebbero spesso finire negli highlights di giornata.
Altri aspetti positivi che Morant ha mostrato al college riguardano la sua capacità di selezionare i tiri e di giocare anche lontano dalla palla, tagliando dal lato debole e concludendo spesso con delle schiacciate spettacolari:
Morant è, però, un giocatore che, come quasi ogni prospetto che entra nella lega, ha anche parecchi punti deboli. Ha una meccanica di tiro rivedibile che potrebbe creargli qualche problema al piano di sopra, non ha il floater nel suo bagaglio tecnico, e non è affidabile nel tiro dal palleggio, aspetto altrettanto importante per un giocatore che è destinato ad avere tanto la palla in mano. Tuttavia, Morant ha dimostrato di avere un buon tocco ai liberi, il che lascia ben sperare sui potenziali progressi al tiro.
Dillon Brooks
Dillon Brooks è stato una piacevole sorpresa per i Grizzlies nella stagione 2017-2018. Scelto al secondo giro, la guardia dell’Oregon si è rivelato essere un giocatore subito pronto per la NBA, dimostrando di essere un discreto scorer e un buon difensore. Nell’ultima Regular Season, però, Brooks non è riuscito a ripetere quanto di buono mostrato nella sua rookie season a causa degli infortuni che lo hanno limitato a solo 18 apparizioni sul parquet. Ma ora ha l’occasione per riscattare una stagione deludente e inserirsi in questi nuovi Grizzlies con un ruolo importante. Brooks sembra il complemento perfetto per Morant, in quanto può portare alla causa le sue abilità al tiro e fungere da ball-handler secondario.
Jonas Valanciunas
Nonostante non sia il giocatore perfetto nel contesto Grizzlies, Valanciunas è l’unico lungo presente a roster in grado di garantire una presenza costante a rimbalzo, dei blocchi “granitici” e uno scoring in post basso ad alta efficienza. Inoltre, nella sua esperienza a Memphis, Valanciunas ha dimostrato i suoi progressi anche nella metà campo difensiva per quanto riguarda la difesa del pitturato e non è da sottovalutare la necessità di avere comunque un giocatore di una certa esperienza in un roster così giovane.
Josh Jackson
Josh Jackson, invece, è stato scaricato da Phoenix e si ritrova a Memphis senza troppe certezze sul suo ruolo in squadra. Il prodotto di Kansas non parteciperà al training camp e inizierà la stagione in G-League con i Memphis Hustle, nel tentativo di riabilitarsi dopo due anni controversi sia dentro che fuori dal campo. C’è una cosa che accomuna Josh Jackson e i Memphis Grizzlies: entrambi devono ripartire da zero. L’ex Suns ha l’occasione ideale per mettersi in mostra e ai Grizzlies non costa nulla dare una possibilità alla scelta numero 4 del Draft 2017, che è comunque un giocatore di sicuro talento. Chissà che Jackson non possa rivelarsi una sorpresa in questa stagione.
Brandon Clarke
Quando Brandon Clarke è stato scelto dai Grizzlies, la maggior parte degli addetti ai lavori ha avallato questa decisione. A Gonzaga Clarke ha fatto vedere di essere un ottimo rim-runner, di poter difendere più posizioni sul perimetro e di avere un incredibile timing negli aiuti difensivi che al college gli ha permesso di collezionare diverse stoppate.:
Tuttavia Clarke, pur essendo un grande atleta, resta un giocatore sottodimensionato per il ruolo e che al college ha dimostrato di avere poca confidenza con il tiro da tre. Ma nella Summer League, incentivato a tirare dalla lunga distanza da coach Jenkins, Clarke ha fatto vedere anche di avere una bella mano da fuori, concludendo la competizione con 5/9 da tre punti e, in generale, giocando un’ ottima manifestazione, guadagnandosi il premio di MVP e facendo salire le aspettative su di lui in vista della prossima stagione.
Tyus Jones
L’ex playmaker dei Timberwolves è stato scelto dai Memphis Grizzlies per ricoprire il ruolo di backup di Ja Morant. Il prodotto di Duke nella scorsa stagione ha realizzato il record NBA per il miglior assist-to-turnover ratio: 7 assist per ogni palla persa. Nelle ultime 15 stagioni (dati Sinergy per un minimo di 500 possessi), nessuna guardia ha fatto registrare più di un 6-1 di assist-to-turnover ratio e solo quello di Monte Morris dei Nuggets è stato superiore ad un 5-1. Ciò che ha fatto Jones lo scorso anno è un qualcosa di notevole. Il suo eccellente ratio è addirittura migliorato quando è partito nello starting five: 176 assist e solo 24 palle perse (7.3 assist per ogni palla persa) nelle 23 partite giocate da titolare per i Twolves.
Evitare le palle perse e passare bene la palla sono aspetti cruciali per una squadra che giocherà a ritmi alti e con giocatori giovani e inesperti. Jones sarà funzionale a quello che vogliono fare i Grizzlies perché è un play ordinato come pochi nella lega. E andrà a controbilanciare Morant, che al college ha mostrato una tendenza nel perdere qualche pallone di troppo. Sia Morant che Jones sono ottimi passatori e abili giocatori di pick and roll ed entrambi danno il meglio in transizione. Tutti questi aspetti, sommati tra di loro, hanno spinto i Grizzlies verso Jones e lontano da Wright.
BEST/WORST-CASE SCENARIO
Con un roster così giovane, i Grizzlies sembrano essere, sulla carta, la squadra più debole in una Western Conference dove il livello medio è molto elevato. È lecito attendersi grosse difficoltà, soprattutto all’inizio, in attesa di trovare una quadratura a livello di gioco di squadra. Ovviamente, Memphis è destinata a raccogliere più sconfitte che vittorie anche quest’anno, ma quest’aspetto è l’ultimo che dovrà essere preso in considerazione per giudicare la stagione dei Grizzlies. Piuttosto, bisognerà concentrarsi su quanto progredirà questa squadra nel corso dei mesi, sia individualmente che come collettivo.
In linea di massima, la stagione dei Memphis Grizzlies potrà essere considerata positiva se :
– Jaren Jackson Jr. riuscirà a ridurre il numero di falli commessi (3.8 a partita) e restare il più possibile in campo. JJJ dovrà, inoltre, dimostrare di riuscire a mantenere perlomeno lo stesso impatto avuto nel suo primo anno anche in questa stagione dove avrà maggiori responsabilità.
– Ja Morant sarà uno dei primi tre rookie a fine anno. Morant, per il tipo di fisico che ha, potrebbe subire inizialmente l’impatto con l’NBA, come è successo a giocatori al primo anno con corpi simili come Young e Sexton. Alla fine, però, il talento dei due è venuto fuori. Se Morant dovesse avere un percorso quantomeno simile a quello di Young, la sua stagione potrà ritenersi un successo.
– Brandon Clarke dimostrerà che la performance al tiro in Summer League non è stata casuale e che potrà essere replicabile anche in NBA. La sensazione è che il fit offensivo migliore per JJJ sia un giocatore versatile; quindi, se Clarke riuscisse a confermare di avere una decente dimensione perimetrale, i Grizzlies ne gioverebbero sicuramente.
– Josh Jackson riuscirà a riscattarsi. Una buona stagione dell’ex ala dei Suns, sommata agli scenari ipotizzati in precedenza, potrebbe essere la ciliegina sulla torta.
Se malauguratamente Jaren Jackson Jr. dovesse avere ancora problemi di falli e incappasse in quello che in America chiamano sophomore slump, e dall’altra parte Morant non dovesse rispettare le aspettative che i Grizzlies ripongono in lui, allora questa stagione potrebbe rappresentare l’ennesimo anno di transizione e non l’inizio di un percorso di crescita.
In ogni caso, c’è molta curiosità intorno ad una squadra che in pochi mesi, tramite un’ eccellente offseason, è riuscita a passare dal limbo in cui era andata a finire negli ultimi 2-3 anni, ad avere la prospettiva di un futuro brillante.