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Bradley Beal – Taking a Shot at Bradley

Andrea F aka Doc di Nba2face by Andrea F aka Doc di Nba2face
11 Agosto, 2020
Reading Time: 4 mins read
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Bradley Beal - Taking a Shot at Bradley

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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Il prossimo grande colpo di mercato. Ha già un nome e due identiche iniziali, B.B.. Come Bradley Beal.

Sì lui, il fu Robin di John Batman Wall, ora assurto direttamente a supereroe indipendente, con tuta, simboli e galloni guadagnati sul campo. Questo soprattutto nell’ultima stagione, dove ha dovuto far quasi tutto lui. Facendolo peraltro molto, molto bene. Scalando le classifiche, informali, delle top shooting guards. Ad oggi, Bradley, ha non più di un paio di giocatori a precederlo nel ruolo. A sentirlo, solo James Harden. Forse esagera.

La storia di Bradley, la sua vita, i suoi primi successi professionali, partono da St. Louis, Missouri. È lì che da promessa del basket locale, i suoi passi si incrociano con quelli di Drew Hanlen. Suo concittadino, un ragazzo di 1.78, diremmo normo-dotato, trascurabile giocatore della Belmont University, minor college di Division 1 NCAA. Prospetto inesistente, ma grande studioso e appassionato di tecnica del tiro. Il quale appese le scarpette al chiodo, si reinventa shooting coach. Bradley Beal sarà il suo cliente-zero, per ammissione di entrambi, la sua cavia, il guinea pig. Il suo grande colpo di fortuna. Di Hanlen intendo.

Sì perché se ti capita tra le mani un soggetto così, hai fatto bingo. Puoi smettere col marketing porta a porta e postare in rete solo video del tuo allievo. Il più è fatto. Il materiale tecnico-sportivo di Bradley si dimostra infatti innato e di prim’ordine. Trattasi solo di lavorare sui dettagli. Un gomito leggermente più in basso, un ritocco all’allineamento dei piedi, ball-handling per migliorare la creatività. Beal esegue, perfeziona, convince il mondo. Diventa pro.

Scelta numero tre nel draft del 2012, B.B. inizia la carriera con attaccata la targhetta di “fragile” e frequentemente infortunato. Il primo anno salta quasi trenta gare, il terzo venti, ancora trenta, o giù di lì, nella quarta stagione. I Wizards lo rinnovano, ma i dubbi restano. In fondo però la stella della squadra c’è già. Si chiama John Wall, il nostro Bradley deve solo spalleggiarlo.

Poi va come sappiamo, è Wall a diventare improvvisamente di cristallo. Una serie devastante di infortuni e sfighe cominciano a metterlo KO nell’ormai lontano dicembre 2018 e John ancora oggi non saprebbe indicare, neanche vagamente, una possibile data di rientro. Chiavi in mano a Beal quindi. Acqua fresca, in quel deserto che sono diventati i Washington Wizards.

Bradley inanella quindi le sue prime stagioni injury-free e chiude l’ultima ad oltre 25 punti, 5 rimbalzi, 5.5 assist e 1 rubata e mezzo di media. Le sue percentuali dall’arco calano al 35%, causa maggiori responsabilità e minori protezioni. Tornare al 40 non sembra comunque fuori portata. Superati i problemi fisici degli esordi e lasciato definitivamente il cono d’ombra che il compagno John Wall finiva per proiettare su di lui, Bradley è pronto ad affrontare il prime della sua carriera da protagonista e non più solo da supporting cast.

Beal, 26 da poco compiuti, oltre a essere uno spot vivente della bontà degli insegnamenti dell’amico “shooting guru” è maturato. Ha sviluppato una tecnica sopraffina nelle fasi di preparazione e rilascio. Nella capacità di piazzare i piedi nell’arresto e di velocizzare il gesto balistico. Magari non rapidissimo ed esplosivo come altri pari ruolo, ma comunque abbastanza da farsi rispettare, e soprattutto capace di crearsi continuamente opportunità grazie al moto perpetuo e al fiuto per tagli ed angoli.

Qui di seguito un estratto del fantastico video fatto dal Washington Post qualche anno fa:

 

Bradley ha poi sfruttato gli spazi concessi dall’assenza del sodale Wall per affinare e mettere in evidenza le doti di playmaking, di capacità di navigare in pick-and-roll e di essere creativo nell’assistenza ai compagni. Bradley ha poi un fisico importante e potente, caratteristiche da spendere dietro, laddove Beal non sarà mai un grande stopper, ma un buon difensore senz’altro.

E arriviamo all’estate 2019, quella in cui la dirigenza Wizards – disperata e in cerca d’autore – mette sul piatto un rinnovo triennale da oltre 110 milioni di bigliettoni, da aggiungere ai quasi 60 già garantiti per i prossimi due anni. Il buon Bradley ha, gentilmente e giustamente, respinto al mittente l’offerta. Sa che davanti a lui, se la fortuna lo assiste, una serie di ben più allettanti opportunità si schiuderanno. Da un potenziale supermax con la stessa franchigia di Washington ad una trade verso una contender, immediata o futura. Imbarazzo della scelta. Si dice.

Già perché apparentemente c’è la fila per i servigi del ragazzo. Stando almeno ai rumors, non necessariamente tutti realistici.

I più recenti quello che lo vedono nelle mire dei Clippers. Per formare il trio delle meraviglie, l’ex cenerentola di LA sembrerebbe disposta a scambiare Landry Shamet, Patrick Beverley e Montrezl Harrell. Un mix di scommessa futura e affidabile presente. Ancora più intrigante il potenziale pacchetto di New Orleans. Ball, Ingram e scelte. Solide basi per il rebuilding a Washington. Sulla stessa linea potrebbero esserci poi i Celtics, magari con Jayson Tatum, anche lui di St. Louis, anche lui adepto di Hanlen. Servirà però almeno una scelta, materiale che non scarseggia a Boston. Vengono poi le destinazioni a forte attrazione, ma con poche contropartite, Lakers, Warriors, Nets e Miami e lo scenario più suggestivo e forse più lontano dal vero di tutti. I Sixers, per uno scambio alla pari con Ben Simmons. Ma qui siamo già nel fantamercato. 

Pensieri di fine estate, suggestioni di una stagione che sta per arrivare. Un nuovo inizio che avrà Bradley Beal, “initials B.B.”, tra i protagonisti. Un tiro destinato ad andare a segno.

Tags: BealBradley BealJohn Wallnbatrade deadlinetrade nbaWashington WizardsWizards
Andrea F aka Doc di Nba2face

Andrea F aka Doc di Nba2face

Dopo Wilt, prima di Joel. In mezzo tutti gli altri. Decenni di amore per Phila e per l'NBA

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