Free agent DeMarcus Cousins has agreed to a deal with the Golden State Warriors, league sources tell Yahoo.
— Shams Charania (@ShamsCharania) 3 luglio 2018
Alle 02:33, ora italiana, del 3 luglio Shams Charania, reporter di Yahoo Sports, ha diramato tramite Twitter la notizia dell’accordo tra DeMarcus Cousins ed i Golden State Warriors. La durata del contratto è di un anno, senza nessuna opzione per la successiva stagione, ed il giocatore percepirà la cifra di $5.3 milioni, equivalente alla Mid-level Exception (MLE) che i Warriors hanno avuto a disposizione.
DALLA CALIFORNIA AL TEMPIO DEL JAZZ
Per prima cosa risulta necessario fare un salto temporale di circa un anno e mezzo. Nel corso di una settimana del Febbraio 2017, DeMarcus Cousins si era ritrovato dall’essere vicinissimo ad un rinnovo quinquennale da $209 milioni con i Sacramento Kings all’essere scambiato ai New Orleans Pelicans durante l’All-Star Game. Dopo che aveva firmato un quadriennale da $62 milioni nell’estate del 2014, la franchigia californiana si aspettava un cambio di tendenza ma, nonostante il talento della loro star, i Kings non erano riusciti a centrare i playoff nelle sei stagioni in cui il centro era nel roster. Per questo motivo il GM Vlade Divac aveva deciso di prendere una scelta drastica e per Boogie è stato in grado di ottenere le prestazioni di Buddy Hield, Tyreke Evans, fresco di firma agli Indiana Pacers, Langston Galloway, ora ai Detroit Pistons, ed una prima scelta al draft di New Orleans, scambiata per due first round picks, da cui hanno ottenuto Justin Jackson ed Harry Giles. Nel frattempo nella città culto del jazz le cose non procedevano benissimo ma, con l’avvento di DeMarcus Cousins, il GM Dell Demps aveva trovato un altro All-Star da affiancare ad Anthony Davis.
I Pelicans però, dopo la trade, non erano riusciti a dare uno slancio alla corsa verso la post-season e, grazie a un record di 34-48 (11-14 post All-Star), avevano terminato al decimo posto nella Western Conference. Successivamente, nella scorsa estate, erano iniziate a circolare le voci di un possibile rinnovo ma, nonostante i rischi corsi per ottenerlo, il GM di NOLA, per quanto aperto alle trattative con il lungo, non aveva mai dato un accelerata determinante al rinnovo di DMC nell’estate del 2017. In questa regular-season si sono viste buone cose dai Pelicans ed ottime da DeMarcus Cousins. Il rinnovo però tarda ad arrivare e soprattutto accade un evento determinante, uno dei tre fattori che hanno consentito ai Golden State Warriors di assicurarsi le performance del prodotto di Kentucky.
I TRE FATTORI
1 – L’infortunio
L’affare è avvenuto principalmente a causa di tre fattori che hanno decisamente agevolato l’operazione.
Il primo è un evento datato 27 gennaio 2018 accaduto allo Smoothie King Center di New Orleans. A quindici secondi dal termine dell’incontro tra i New Orleans Pelicans e gli Houston Rockets, vinto dai primi 115-113, Cousins era in lunetta subito dopo un canestro segnato nonostante un fallo di Clint Capela. L’ex centro dei Kings però ha sbagliato il libero supplementare e, nel tentativo di catturare il proprio rimbalzo, ha subito l’infortunio peggiore per un giocatore di pallacanestro: la rottura del tendine d’achille. Questo aspetto è stato molto importante ai fini dell’affare perché, a causa della gravità del problema fisico, il valore del giocatore sul mercato è sceso in maniera vertiginosa. Da un possibile contratto al massimo salariale che i Pelicans hanno potuto offrirgli, ovvero un quadriennale da $133 milioni, la franchigia della Lousiana, dopo l’accaduto, è arrivata ad offrire un biennale da $40 milioni nel corso della stagione regolare che il giocatore ha rifiutato.
2 – la reputazione
Il secondo fattore che ha portato a questa firma è la sua reputazione all’interno della lega.
Nonostante Cousins sia stato molto attivo a favore della comunità e del sociale, specie a Sacramento, il centro è stato protagonista di screzi dentro e fuori dal campo dal punto di vista cestistico. I rapporti con i suoi allenatori non sono sempre stati semplici, in particolare quello con George Karl all’epoca dei Kings, e nel parquet ha accumulato ben 115 tecnici in 535 apparizioni, ovvero una sanzione ogni quattro partite e mezzo. Inoltre le franchigie NBA hanno riflettuto sulla possibilità dei problemi che potrebbe creare all’interno di uno spogliatoio a causa della sua personalità e per questo motivo alcune squadre hanno deciso di non presentare offerte all’entourage dell’ex Kings.
3 – Salary cap
Il terzo ed ultimo aspetto, ma non il meno importante, riguarda la situazione salariale delle franchigie. A causa degli onerosi contratti firmati durante le free-agency del 2016 e del 2017, ci sono state poche squadre che hanno avuto l’opportunità di offrire una cifra accettabile a DMC. L’unica contender che ha avuto l’occasione di firmare il giocatore sono stati i Los Angeles Lakers ma Magic Johnson ed il GM Rob Pelinka hanno deciso di lasciar perdere a causa delle perplessità dal punto di vista fisico.
CRONACA
E così arriviamo ai giorni nostri e, grazie ad un articolo pubblicato su The Undefeated, sappiamo come sia nata la trattativa tra Golden State ed il giocatore. Il quasi ventottenne, li compierà il 13 agosto, di Mobile (Alabama) ha dichiarato di essere confuso e di non aver preso sonno nella notte tra l’1 ed il 2 di luglio nella sua casa a Las Vegas. Questo per un motivo ben preciso: il giocatore, nel primo giorno di free-agency, non ha ricevuto alcun tipo di offerta. “Ero shockato, non ci credevo. Per me è stata una notte difficile ed emozionante allo stesso tempo.” A questo punto, alle cinque del mattino circa, Boogie ha chiamato il suo agente Jarinn Akana chiedendogli cosa ne pensasse dell’idea di firmare con una squadra di alto livello. (con il salario della MLE.) “Ero furioso e così ho chiesto al mio agente di fare questa chiamata. Anche lui era sotto shock. Per me è stato un insulto non ricevere una singola offerta ma ho capito i motivi. Mi ero preparato a questa situazione.”
Dopo di che Cousins ha chiamato personalmente il GM dei Golden State Warriors, Bob Myers, e gli ha comunicato il suo interesse nei confronti della franchigia. Questa telefonata è stata chiave perché, come ha dichiarato un membro della franchigia californiana di cui l’identità è al momento sconosciuta, la velocità della trattativa tra Myers ed il centro è stata una chiave fondamentale. A quel punto il cestista ha parlato separatamente al telefono con Kevin Durant, Stephen Curry e Draymond Green i quali hanno espresso il loro entusiasmo. Così, alle ore 17:00 del 2 luglio in quel di Las Vegas, DeMarcus Cousins ha alzato la cornetta per un’ultima volta e, nonostante i Warriors hanno potuto proporgli solamente un contatto da $5.3 milioni tramite la MLE, ha accettato definitivamente la destinazione. E così, dopo l’approdo di LeBron James ai Lakers avvenuto ventiquattro ore prima, il lungo ha rubato la scena in questa free-agency e proprio il nuovo centro dei Warriors ha dichiarato due frasi molto significative, sempre a The Undefeated, che riassumono in maniera precisa l’intera vicenda: “Questo era il mio asso nella manica. Questo era la mia giocata da scacchi.”
IL PRECEDENTE CP3 AI LAKERS?
Subito dopo la firma si è gridato allo scandalo, ci sono state molto critiche, specie contro il commisioner Adam Silver, e c’è chi ha ricordato il caso di Chris Paul. Questo evento però non può essere considerato un precedente ed ora andiamo a vedere il perché. Nel dicembre 2011 i Los Angeles Lakers trovarono un accordo per far approdare il playmaker, all’epoca dei New Orleans Hornets, tramite una trade che coinvolse anche gli Houston Rockets. David Stern però, all’epoca commisioner della lega, decise di vietare lo scambio tra queste tre franchigie ma il suo scopo non fu quello di impedire ai Lakers di rinforzarsi bensì di favorire gli Hornets. Ciò per un semplice motivo: all’epoca la NBA fu la proprietaria di New Orleans e non considerarono congrua l’offerta recapitata alla dirigenza. Ben cinque anni dopo, nel dicembre 2016, il pensionato Stern dichiarava, ad un convegno organizzato dalla Columbia University, che il GM Dell Demps non era autorizzato a scambiare il giocatore e che essendo uno dei proprietari impedì l’affare. In conclusione le differenze sono le seguenti: nel caso di Chris Paul si è trattato di una trade e la NBA è stata un’effettiva protagonista dell’affare mentre nella vicenda DeMarcus Cousins c’è stato l’ingaggio diretto del giocatore, senza la partecipazione di un’altra franchigia, e la cifra accettata dallo stesso è nei limiti del regolamento del salary cap e la NBA non è stata una responsabile diretta della trattativa.
VANTAGGI
Il sodalizio tra DeMarcus Cousins ed i Warriors ha molti vantaggi sulla carta. Per prima cosa Golden State ha colmato l’unica lacuna nel quintetto base ovvero nella posizione di centro. Sarà un upgrade rispetto ai precedenti lunghi titolari che hanno calcato il parquet dell’Oracle Arena soprattutto per la sua versatilità offensiva. Il prodotto di Kentucky sa fare canestro in molte situazioni e riesce a sfruttare la sua stazza in modi tanto differenti quanto efficaci. Ama fronteggiare i lunghi avversari e, grazie alla sua maggior velocità ed ottima tecnica, riesce a batterli dal palleggio. Inoltre, in molte occasioni, ha dimostrato di essere un ottimo passatore quando la difesa avversaria è schierata e si esalta quando ha l’opportunità di condurre il contropiede. Infine non dimentichiamo che, per il ruolo che ricopre, è un notevole tiratore e ciò è il dettaglio che spaventa maggiormente considerando il sistema adottato dal coach Steve Kerr e dai suoi assistenti.
Anche in altri aspetti Boogie ha le caratteristiche giuste per adattarsi ed una in particolare è sottovalutata: il ritmo sostenuto da Golden State. A discapito del suo fisico, DeMarcus Cousins è stato un componente importante del modo di giocare di Alvin Gentry a New Orleans che è tutt’ora caratterizzato dall’elevato ritmo di gioco. Il ritmo dei Pelicans, sino all’infortunio, è stato attestato a 101.48 ovvero il sesto dato più elevato della lega fino a quel momento. Dunque è un falso mito che DeMarcus Cousins non può giocare a ritmi elevati a causa della sua struttura fisica.
Ci sono però dei vantaggi considerevoli anche per il giocatore.
Per prima cosa, grazie alla forza del roster della franchigia della Baia, l’ex Kings e Pelicans può recuperare con molta calma dal grave infortunio che ha subito a gennaio. Nonostante il suo obbiettivo sia quello di ritornare per il training camp di fine settembre, è molto probabile che i Warriors saranno molto cauti con la loro stella e ciò favorirà il processo di riabilitazione del cestista di Mobile. Inoltre, con il fatto che ha firmato un annuale senza opzioni, è possibile che, qualora riesca a dimostrare di essere tornato il giocatore pre-infortunio, nella free agency del 2019 ci sia una squadra che gli offra un contratto tanto lungo quanto oneroso. Infine l’ultimo, ed il principale pro, è la grande chance per DMC di diventare un campione NBA e, indipendentemente dai casi, un anello è sempre un anello.
SVANTAGGI
Ci sono anche delle note negative e riguardano principalmente il suo stato di salute e l’impatto che avrà nello spogliatoio.
Per quanto riguarda il primo aspetto c’è da dire che, nonostante avrà tempo per recuperare, Boogie ha subito il peggior infortunio per un giocatore professionista di pallacanestro. Infatti, tranne nel caso di Dominique Wilkins, nessuno è stato in grado di tornare ai livelli precedenti. Ci sono stati altri casi simili ed illustri, come quello di Kobe Bryant e Chauncey Billups, ma l’infortunio al tallone d’achille è un caso particolare perché avviene spesso a fine carriera. Per questo motivo, in diciotto casi precedenti, ben sette giocatori non hanno calcato i parquet della NBA per un altro singolo secondo.
Per quanto riguarda il secondo dettaglio si può affermare che Boogie ha certamente un carattere enigmatico e questo potrebbe non aiutare. Inoltre, da quanto detto da David West dopo Gara-4 delle Finals, nel corso della scorsa stagione Golden State ha avuto problemi all’interno dello spogliatoio ed inserire una personalità del genere potrebbe creare imprevisti a Steve Kerr ed al suo staff.
CONCLUSIONE
Questo è sicuramente il colpo della free-agency che ha fatto più discutere ma è andato in porto per una serie di eventi citati precedentemente. Sicuramente l’impatto mediatico è stato ingente, soprattutto perché Golden State è già una squadra di altissimo livello, ma la firma di Boogie ha tantissime incognite e non è un caso che nessuno gli abbia fatto una proposta dopo il primo giorno. Le prime risposte arriveranno sicuramente nella data del suo rientro, ancora incerta, e solo in quel momento vedremo se la teoria possa trasformarsi in pratica.