CLEVELAND CAVALIERS
Perchè si
Per Cleveland, trattenere LeBron significherebbe avere di default un’altra possibilità di arrivare alle Finals. Nonostante tutto quello che comporterebbe in termini di tasse e rischi, LeBron James è ancora nella condizione di darti una possibilità di battere anche squadre come Boston e Phila, due squadre di gran lunga meglio costruite, gestite e allenate. Pensando invece a cosa sarebbe meglio per lui, le uniche ragioni per cui potrebbe decidere di rimanere in Ohio riguardano il benessere della famiglia -che ha lasciato intendere sarà il fattore determinante per l’esito della sua scelta- e la valutazione che farà sull’impatto che la decisione potrebbe avere sulla sua legacy. Se dovesse concordare con Shaquille O’Neal sul fatto che ormai il suo status di leggenda vivente non ha bisogno di altri anelli per essere consolidata, allora potrebbe considerare l’idea di rimanere anche senza nessuna garanzia di un ritorno alle Finals. Muoversi verso la meta che gli darebbe le possibilità più alte di battere i Golden State Warriors invece trasformerebbe la parte finale della sua carriera in una grande rincorsa ad una squadra contro cui ha perso tre volte su quattro, negandogli di fatto la possibiltà di raggiungere quel famoso “fantasma col numero 23”. All’interno di quest’ottica però bisogna considerare anche che la condizione di questa The Decision 2.0 è ben diversa dalla prima: infatti, se ai tempi del suo approdo a Miam, LeBron poteva permettersi di unirsi ad un collettivo ancora non rodato, oggi a 34 anni ha bisogno di una squadra già pronta a competere fin da subito. Nell’economia di quello che sarà il suo lascito, come potrebbe “pesare” un eventuale titolo vinto unendosi ad una squadra con altri hall of famer? C’è un fondo di verità quando Shaq dice che LeBron non ha più bisogno di nulla per affermarsi. A questo punto della sua carriera, dopo aver portato il titolo a Cleveland e averne vinti altri due altrove, l’unico cosa che gli è rimasta da fare potrebbe essere quella di legare il suo nome in modo definitivo alla “sua” franchigia , senza rincorrere una dinastia che al momento sembra poter perdere solo contro sé stessa.
Perchè no
Se pensa che la sua eredità, un giorno, vorrà valutarla in misura di quanti titoli avrà vinto, allora la soluzione più ragionevole potrebbe essere quella di lasciare i Cavs per una squadra capace di offrire il contesto tecnico migliore. Infatti, anche nella migliori ipotesi, è impossibile che Koby Altman possa assemblare un roster in grado di competere con le super potenze della Western Conference o con i Celtics al completo. Dal punto di vista della franchigia poi rinunciare a LeBron permetterebbe di scendere finalmente sotto la luxury tax che Dan Gilbert paga ormai da quattro anni. La partenza di LeBron darebbe la possibilità a Kevin Love di dimostrare di essere un uomo franchigia di una squadra vincente e, allo stesso modo, aiuterebbe a valutare Tyron Lue come allenatore senza che ogni sua azione venga filtrata dalla presenza di LeBron James. Alleggerito dalla pressione che comporta condividere lo spogliatoio con uno dei migliori giocatori di sempre, il nuovo collettivo potrebbe provare a costruire un’identità di squadra più definita. Inoltre, un addio da parte sua creerebbe un vuoto alla voce ‘’ball handler’’ con Collin Sexton, scelto con l’ottava chiamata dai Cavs nell’ultimo draft, che potrebbe contribuire a riempire dividendo sin da subito i minuti con il veterano George Hill. Anche se è evidente che nessuna di queste prospettive renderebbe meno amara la partenza del giocatore più rappresentativo della storia della franchigia, il rischio di rivoluzionare per l’ennesima volta il roster potrebbe essere un orizzonte ancora più doloroso.
Come arrivarci
Come scritto anche da Dario Vismara su Ultimo Uomo, l’unica chance della dirigenza per trattenerlo è di giocare la carta del rinnovamento assoluto, cercando di mettere sul mercato dei free agent qualsiasi cosa che assomigli ad un asset per tentare di portare a casa uno o due giocatori di livello. Ma anche a quel punto il rischio di aver rivoluzionato la squadra per poi trovarsi nelle mani un gruppo ancora non all’altezza delle ambizioni di James sarebbe comunque alto. Realisticamente, l’innesto di un profilo del livello di Kemba Walker, Cj McCollum o Bradley Beal (i nomi accostati con più frequenza ai Cavs) renderebbero davvero Cleveland di nuovo una contender credibile? Dando per scontato che LeBron dovrà iniziare a dosare le sue forze e che non potrà più pensare di giocare 24 secondi palla in mano per tutta la stagione, è difficile immaginare questo scenario.