#8 MINNESOTA TIMBERWOLVES
1) Quanto Minnesota rischia di pagare l’inesperienza ai Playoffs e quanto invece l’entusiasmo dei giovani potrà dare una marcia in più?
Rispetto ad altre franchigie che rivedono il traguardo dei Playoffs dopo un’assenza relativamente ridotta (ad esempio i Sixers), i giovani T-Wolves sono stati chiamati in causa per porre fine ad un digiuno che affliggeva la franchigia da lungo tempo. Andrew Wiggins e Karl Anthony Towns, le due prime scelte assolute dei Draft 2014 e del 2015, hanno imparato a convivere con questa urgenza, tanto che il centro aveva messo in chiaro quanto fosse importante il raggiungimento della Post Season quest’anno. Tra trade e firme in free agency, l’età media si è alzata a 27.3 (nona per anzianità in tutta lega) e l’unico under 25 attivo nelle rotazioni dopo Wiggins e Towns è Tyus Jones. Il soprannome Timberpups quindi è ormai parte del passato. L’aspetto che potrebbe soffrire di più questa squadra è l’intensità in marcatura individuale, specialmente nelle situazioni di post-up. Infatti una grande porzione dei possessi di Wiggins e Towns (rispettivamente con una frequenza del 9.5% e del 22%) comincia spalle a canestro. Durante la Regular Season i lunghi di Minnesota sono stati bravi a gestire questi possessi grazie a marcature più morbide, ma l’urto dei Playoffs con lunghi muscolari e spigolosi come Nene e Clint Capela potrebbe rendere la vita molto difficile.
2) C’è il rischio che la squadra paghi il fiato corto dovuto all’alto minutaggio di coach Thibodeau durante tutta la stagione?
Tom Thubodeau è il solo allenatore NBA ad aver spremuto tre starter con oltre 35 minuti di impiego a partita in stagione regolare. E le conseguenze si sono viste. Infatti, oltre a Jimmy Butler costretto a fermarsi per un mese a causa dell’infortunio al legamento del menisco, anche Taj Gibson ha subito un’infiammazione alla cuffia dei rotatori che ha richiesto varie sedute di agopuntura e compromesso la mobilità di collo e spalla nella penultima partita. Il fiato corto è stato già pagato soprattutto nell’ultima parte di stagione, con Minnesota che è riuscita ad ottenere la qualificazione solo all’ultima giornata dopo aver perso molte posizioni in classifica. Il primo turno ora vede la sfida con gli Houston Rockets, che sembrano essere un avversario superiore anche se la squadra fosse a piena energia, visto che nei quattro incontri di Regular Season i texani hanno sempre vinto con uno scarto medio di 15.3 punti.
3) Quanto (e come) sarà importante il lavoro di Karl-Anthony Towns in attacco?
Uno dei compiti offensivi più importanti dei Timberwolves sarà quello di riuscire a costruire mismatch giocabili per Towns nei primi sei secondi dell’azione. Infatti coach D’Antoni ama utilizzare quintetti piccoli e questo ha portato a mismatch vantaggiosi per Towns quando ha potuto attaccare nei primi secondi (con una frequenza del 20.2% tra i 24 e i 18 secondi). Quando è stato chiamato a gestire i possessi all’inizio dell’azione, il centro ha saputo tenere un alto tasso di conversione con un irreale 91.65 di EFG%. E infatti proprio Towns, a differenza degli altri lunghi della sua generazione, è molto più sensibile a quando riceve palla per poter attivare il suo gioco. Il matchup contro i due lunghi dei Rockets ha mostrato quanta fatica faccia – sia come screener e sia come terminale – contro un giocatore come Nene e invece quanta facilità di manovra riesca ad avere contro Capela, che per quanto bravo fatica a stare dietro alla sua stazza e al suo footwork.
4) Cosa serve a Jimmy Butler per diventare uno dei primi cinque giocatori della lega?
Per essere ammesso nella categoria élite della lega a Butler mancano abilità realizzative pure. La maggior parte delle sue conclusioni in layup e in pull up si basano su una combinazione di assorbimento del contatto e controllo del corpo anche in situazioni di equilibrio precario. In NBA Butler è sicuramente uno dei migliori a saper smorzare l’urto di questi bump e controbump, come se la sua parte superiore del corpo fosse fatta di acciaio. Ma nel complesso il suo repertorio di soluzioni con la palla non è vastissimo e ancora oggi non è un freak per proprietà di palleggio o conclusioni in catch and shoot, dove sta tenendo una frequenza del 16.6% e una media realizzativa del 35%.
5) In che modo il quintetto grande con Bjelica da 3 potrebbe essere sostenibile – anche nella propria metà campo – in un contesto di Playoffs? E si può dire fallita l’operazione di Thibodeau di stabilire l’impianto difensivo che era riuscito a modellare ai Bulls?
Coach Thibodeau è un allenatore che raramente testa nuove combinazioni di lineup, ma nelle quindici gare senza Butler ha cercato di venire a patti con la sua gestione conservativa. Uno degli esperimenti fatti è stato quello di utilizzare un quintetto enorme con Tyus Jones, Andrew Wiggins, Nemanja Bjelica, Taj Gibson e Karl-Anthony Towns. I risultati sono stati delle piacevoli vittorie contro gli Wizards e gli Warriors con diversi spunti positivi. In queste due partite Bjelica, supportato da una point guard dinamica e presente attorno ai blocchi, è stato anche molto più versatile nel difendere sul perimetro. Fare leva sulla lunghezza ha consentito per brevi tratti di nascondere alcune debolezze difensive di Minnesota, come la copertura degli angoli. Al suo secondo anno sulla panchina di Minnesota, Thibodeau era chiamato a formare un’identità difensiva e portare Minnesota ai Playoffs. Se il secondo piano è riuscito per un soffio, per quanto riguarda il primo si può vedere come i T-Wolves abbiano concesso il 42.5% dagli angoli e il 66% nella restricted area (dato peggiore di tutta la lega), segno che c’è ancora tanto da lavorare.