– A cura di Filippo Scalco
Cercando tra tutti i giornalisti e analysts che popolano il web del basket NBA, Ben Taylor è sicuramente uno dei più preparati. Recentemente, ha lavorato ad un progetto nel quale ha classificato le migliori carriere della storia valutando soprattutto l’impatto che ogni giocatore ha avuto sul gioco. Tuttavia, non è l’unico lavoro di Taylor meritevole di attenzione.
Da quasi un paio di anni lo scrittore ha infatti pubblicato un libro, Thinking Basketball, che pone l’attenzione su diversi concetti interessanti: tra questi, il principio del confirmation bias ((un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato da loro convinzioni acquisite, fonte wikipedia)) applicato alla pallacanestro. Spesso, quando giudichiamo un giocatore, soprattutto se si tratta di uno dei nostri beniamini, la nostra percezione è offuscata da convinzioni acquisite che influenzano negativamente il nostro pensiero. Osservando e analizzando più attentamente, più con il cervello che con il cuore, possiamo infatti accorgerci di quanto la nostra visione sia distorta
Tra tutti, Carmelo Anthony è un giocatore che negli ultimi anni è stato mitizzato e valutato eccessivamente dai propri fans.
Nel proprio picco, Carmelo era uno scorer straordinario. Nonostante il suo tipo di gioco, basato principalmente su tiri storicamente poco efficienti, era in grado di abbinare a un alto volume di tiri anche un’efficacia di tutto rispetto. Il suo primo passo era letale e la sua capacità di segnare da ogni posizione con una gamma di movimenti pressoché illimitata faceva di lui un giocatore mortifero per le difese avversarie.
Anthony crea spazio con il primo passo e mette il jumper
Tuttavia, con il passare degli anni ‘Melo ha perso atletismo ed esplosività e di conseguenza anche efficienza. Andando con ordine
L’esplosività non è più quella di un tempo
Quando non meno di sei mesi fa Adrian Wojnarowski ha annunciato lo scambio tra Thunder e Knicks che avrebbe portato Anthony in Oklahoma, la felicità della fan base della franchigia di OKC è schizzata alle stelle. Un anno dopo la dolorosa partenza di Kevin Durant, i Thunder avevano nuovamente una squadra attrezzata per competere ai massimi livelli.
New York has agreed to a deal to send Carmelo Anthony to OKC for Enes Kanter, Doug McDermott and a draft pick, league sources tell ESPN.
— Adrian Wojnarowski (@wojespn) September 23, 2017
Nella prima parte di stagione, come è normale che fosse, i Thunder hanno però affrontato dei problemi per quanto riguarda la coesistenza delle tre superstar. Tra tutti, Carmelo era sicuramente quello chiamato a compiere il maggior sacrificio. Non essendo più il giocatore di spicco della squadra, doveva fare un passo indietro e reinventarsi in un ruolo più funzionale (chiamato FIBA ‘Melo) e simile a quello che aveva nel team USA
Tuttavia, questo cambiamento tardava ad arrivare. Anthony aveva addirittura aumentato il numero di isolamenti (dal 23% al 29% di frequency al 16 novembre) e i Thunder faticavano a ingranare, cominciando la stagione con dodici sconfitte nelle prime venti gare. Era chiaro come tutto ciò non potesse continuare: servivano degli aggiustamenti e al più presto.
Così finalmente Anthony si è adattato in ruolo diverso. Ha cominciato a diminuire gli isolamenti e a tirare di meno (dai 18 FGA di media di ottobre ai 13 di marzo), trovando la sua dimensione ideale nella veste di spot-up shooter. Incredibile a dirsi, la stagione dei Thunder è a dir poco svoltata. Dal primo dicembre ad oggi infatti OKC ha il quinto miglior record della lega e, nonostante la dolorosa perdita di Andre Roberson e qualche basso di troppo, sembra aver trovato il bandolo della matassa.
Ma sono state le prestazioni di Anthony nella sua nuova collocazione la causa dell’evoluzione dei Thunder o i benefici maggiori sono arrivati con il calo dell’USG%((una stima della percentuale di giocate di squadra fatte dal giocatore quando è in campo)) di ‘Melo?
Propenderei per la seconda opzione. Carmelo non è mai stato un grande creatore di gioco ed il suo rendimento è quasi sempre stato determinato dalla sua produttività a livello di scoring. Quando l’efficienza comincia a calare, di conseguenza il suo impatto sulle partite diminuisce. Anthony sta affrontando la peggior stagione della sua carriera in termini di advanced stats (WS/48, BPM, VORP e TS% tutti career lows) e in particolare la sua percentuale reale (TS) è arrivata a livelli improponibili (50.4% in stagione, la media della lega è attorno al 56%)
La percentuale reale (TS%) di Anthony è arrivata ai minimi storici, passando dal 56% del 2013 al 50% di questa stagione. Dati via basketball-reference.com
Nelle serate in cui fatica a trovare la via del canestro, il suo impatto sulla partità è pressochè inesistente. Quando è in campo e non si limita a giocare off the ball, la sua insistente richiesta di ricevere palla in post è un fattore negativo per l’attacco dei Thunder, che già non brilla per movimento palla. Praticamente, oltre ad abbassare il pace, in genere tenta una conclusione a bassa percentuale (‘Melo viaggia a 0.83 PPP in quelle situazioni) che non gli regala grandi vantaggi nell’economia della partita.
Se in attacco il suo rendimento è altalenante e poco di impatto, lo stesso si può dire per la metà campo difensiva. Anthony non è mai stato un buon difensore.
vuoi per l’attitudine e per mille altri motivi, la difesa non è mai stata il suo punto forte. Tuttavia, se i Thunder vogliono competere ad alti livelli è necessario che ogni membro del quintetto si applichi in entrambe le metà campo e offra il suo contributo. Nonostante bisogna riconoscerli che rispetto agli anni passati la sua abnegazione da quel punto di vista sia aumentata, il livello della sua difesa non è a livelli accettabili.
Quando Carmelo viene coinvolto nel pick and roll avversario, con conseguente switch della difesa nella maggior parte dei casi (una delle peculiarità dei Thunder) Anthony non riesce quasi mai a stare con il suo uomo e spesso concede tiri ad alta percentuale, come in questo caso.
Dopo il PnR Anthony si ritrova accoppiato con Durant. KD decide di attaccare il ferro e complice la scarsa mobilità laterale e l’ atletismo sotto la media di Anthony il giocatore dei Warriors tira comodamente indisturbato
L’efficienza difensiva di Anthony nel PnR è ampiamente sotto il par. In queste situazioni Anthony concede 0.92 punti per possesso quando ha a che fare con il ball handler (0.7 PPP in più di quelli previsti) e i dati sono ancor più negativi quando si tratta di contenere il bloccante, con 1.17 punti per possesso concessi a fronte dei 1.8 previsti.
Inoltre, quando pecca di concentrazione, gli capita di perdersi l’uomo lontano dalla palla e di concedere due punti facili, come in questa azione.
La poca concentrazione difensiva di ‘Melo porta al canestro in tutta semplicità di Tobias Harris
Sono in molti a credere che il rendimento in regular season di Anthony sia dettato dalle poche motivazioni e che una volta arrivati ai playoffs ‘Melo alzerà il suo livello di gioco. Purtroppo invece, storicamente è quasi sempre andata diversamente. Come si vede dal grafico qui sotto, l’efficienza al tiro di Melo è quasi sempre scesa una volta arrivati alla fase più importante della stagione: una tendenza costante nelle ultime tre esperienze di ‘Melo nella postseason.
Per concludere, Anthony rimane un giocatore che con il suo talento e le sue qualità può comunque risultare decisivo in una gara ma se bisogna dare un giudizio sulla sua stagione non può che essere negativo. Ha ancora del tempo per riscattarsi e smentire tutti i suoi detrattori nei playoffs ormai imminenti, lo farà? Risulterà decisivo nel bene o nel male? Lo sapremo presto.