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I problemi dei Cleveland Cavaliers

Davide Durante by Davide Durante
6 Settembre, 2019
Reading Time: 8 mins read
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A poche ore dal termine della finestra invernale di mercato sembrava che il front office di Cleveland avesse deciso di lasciare immutato quanto fatto in estate. Nonostante non siano mancate le voci sulle trade che avrebbero potuto ridare equilibrio a un collettivo evidentemente disfunzionale, nemmeno le fantasie più improbabili avrebbero potuto spingersi fino all’effettiva rivoluzione avvenuta- la seconda nell’arco di sei mesi.

Per ridare un senso ad una squadra mal assembleata, è stato necessario eseguire operazioni dolorose. In particolare, il primo scambio, con cui Cleveland si è liberato dell’ingombrante presenza di Isaiah Thomas, ha avuto il sapore di una resa: dopo una manciata di partite dal suo rientro in campo, la principale contropartita ricevuta in cambio di Irving –nonché ex candidato alla corsa per l’MVP, autore lo scorso anno di una stagione fenomenale ecc.– si è trasformata in due giocatori di ruolo.

A quel punto, immersi in un clima di sconcerto, era difficile immaginare che Koby Altman stesse definendo i dettagli per uno dei movimenti di mercato più intelligenti fatto da un GM di LeBron James. Nei minuti successivi alla partenza di Isaiah, cedendo Crowder, Rose, Shumpert e Frye, per George Hill e Rodney Hood, gli errori obbligati compiuti in estate sono stati cancellati ed è stato consegnato nelle mani di Tyron Lue un roster più equilibrato. Persino il ritorno di Wade a Miami –per due scelte protette al secondo giro, sostanzialmente un regalo fatto agli Heat – è sembrato meno fragoroso inscritto dentro ad una manovra così ampia.

 

E in tutto questo, gli scambi potrebbero non essere nemmeno la parte più rivoluzionaria della vicenda. Infatti, stando a quanto scritto da Wojnarowski su ESPN, sembra che Altman non abbia richiesto il parere di LeBron James in merito alle operazioni pianificate, limitandosi ad un incontro con il giocatore prima dell’inizio del mercato. Visto il clima di tensione che si era creato, Altman ha voluto parlare faccia a faccia con la sua stella per ricostruire la fiducia tra lui e il front office, senza però richiedere nessun ‘’permesso’’ informale per agire. Il fatto che per una volta un GM sia stato in grado di gestire la personalità del 23 senza dover giustificare le sue operazioni di mercato fa pensare che James, a 33 anni, stia iniziando a considerare l’idea di non esercitare la sua influenza sulle dirigenze. E questo non può che essere un bene.

Cavalcando l’onda di positività, la squadra ha viaggiato sulle ali dell’entusiasmo, portando a casa due risultati importanti contro Celtic’s e Thunder. La mini serie di vittorie che ha seguito la deadline sembrava il segnale di come tutto fosse tornato alla normalità degli ultimi 3 anni, con Cleveland pronta ricominciare a guardare dall’alto in basso tutta la Eastern Conference e risedersi al tavolo delle contender. Invece, con il proseguire della stagione e l’avvicinarsi dei playoffs, sta prendendo forma uno scenario diverso.

Dalle 11 partite giocate dopo la vittoria in casa Thunder, sono arrivate 6 sconfitte, con un net raiting di -0,5; non i dati che ci si aspetterebbe da una squadra in crescita.

Invece, con il proseguire della stagione e l’avvicinarsi dei playoffs, sta prendendo forma uno scenario diverso.

In pieno stile Cavs, l’aspetto più preoccupante riguarda ovviamente la difesa: nonostante l’arrivo di giocatori che teoricamente avrebbero le caratteristiche per costruire un sistema difensivo quanto meno decente ( Nance a parte), il defensive raiting è rimasto invariato (109.3), continuando ad essere il terzultimo nella lega- davanti soltanto a squadre immerse nel tanking profondo come Sacramento Kings e Phoenix Suns (!).

Hill, Hood e Clarkson hanno portato energia ad un backcourt che prima di questo rinnovamento non presentava nemmeno un giocatore in grado di dare qualche garanzia difensiva ma per ora non è servito nemmeno ad avvicinarsi ad un’ efficienza nella propria metà campo. In un campione comunque ancora piuttosto ridotto – ma significativo visto l’avvicinarsi dei playoffs – sono emersi principalmente due problemi difensivi:
(1) il mal assortimento delle caratteristiche dei lunghi di Cleveland.
(2) LeBron James sta completamente ignorando la fase difensiva.

 

(1) Il problema lunghi

Per quanto riguarda il ‘’problema lunghi’’, la questione può essere posta più o meno in questi termini: Tristan Thompson nelle uscite post All-Star Game è stato l’ombra del metronomo difensivo visto nelle passate stagioni; Larry Nance Jr. invece è un giocatore d’energia, che non si tira mai indietro, ma i minuti giocati da titolare hanno messo in luce quanto soffra i matchup contro i centri titolari avversari; e infine, anche se assente per infortunio, non è difficile immaginare che il ritorno di Love non potrà che peggiorare la situazione.

Tristan Thompson

Come scritto da David Zavac su The Athletic, è il caso di ricordare ancora che parliamo di un campione di partite ridotto ma non per questo irrilevante. Infatti, ormai a ridosso della post season, le prestazioni difensive di Tristan Thompson sono state uno degli aspetti più negativi della seconda parte di stagione in casa Cavs. Nelle 6 partite giocate da ‘’TT’’ dopo la pausa per l’All-Star Weekend, Cleveland ha concesso 123 punti su 100 possessi ovvero il  peggior dato in assoluto tra tutti i componenti del roster, mentre nel momento in cui siede in panchina, i suoi compagni concedono soltanto 103 punti su 100 possessi. Inoltre, estendendo la ricerca a tutte le partite giocate in stagione, nei momenti in cui è in campo la squadra registra il peggior Net Rating tra tutti i giocatori che hanno giocato almeno 200 minuti (-4,8).

Larry Nance Jr.

Alle difficoltà che sta vivendo Tristan Thompson nella sua metà campo si aggiungono le lacune strutturali di Nance Jr., arrivato da Los Angeles insieme a Jordan Clarkson. Come detto, Il figlio di Larry Nance Sr. è un giocatore di energia, costantemente attivo sui due lati del campo, tanto che al momento il suo net rating è il migliore tra quello di tutti i Cavs. Non c’è dubbio sul fatto che al momento la presenza di Nance sia una manna dal cielo, ma se in attacco il suo dinamismo è una minaccia concreta (è primo nella lega per percentuale nella restricted area), in difesa soffre tantissimo la fisicità dei centri avversari. Anche qui stiamo parlando di campioni statistici ridotti ma, nelle 5 partite in cui è partito titolare, Cleveland ha concesso 107 punti su 100 possessi con lui in campo, e i suoi diretti avversari lo hanno letteralmente cannibalizzato.

http://www.theshotmag.it/wp-content/uploads/2018/03/Lance.mp4

Una serie di occasioni in cui il centro avversario ha violentato Nance. Persino Mason Plumlee, non esattamente il prototipo di atleta del futuro, con una spallata ben assestata riesce spostarlo e appoggiare comodamente. 

Ad oggi il reparto lunghi di Cleveland sembra un rebus a cui Tyron Lue dovrà trovare una soluzione adeguata una volta che potrà avere l’intero roster a disposizione. Visto il crollo verticale di Thomspon e le prestazioni offensive con cui sta rispondendo Nance, è probabile che verranno concessi sempre più minuti al nuovo arrivato con la conseguenza che Cleveland giocherà moltissimi spezzoni di partite con la coppia di lunghi Love-Nance.

Schierare un front court così strutturato comporterebbe lo spostamento fisso di Love nello spot di ‘’5’’, così da sgravare Nance dalla marcatura di avversari troppo fisici per lui, ma esporrebbe gli enormi problemi di Love nelle protezione del ferro. Insomma, una coperta troppo corta che potrebbe diventare un serio problema in vista dei playoffs.

(2) LeBron James

Se è vero che l’epidemia di infortuni e i conseguenti problemi tecnici sono le principali cause dell’andamento altalenante della squadra, è altrettanto evidente come l’atteggiamento nella metà campo difensiva di LeBron James non sia stato d’aiuto. In questo caso, ci sono poche considerazioni tecniche da fare: a questo punto della stagione, con una regular season impegnativa a pesare sulle gambe, semplicemente James sta consapevolmente scegliendo di non difendere.

Nei minuti in cui LeBron non è in campo Cleveland concede 102 punti su 100 possessi, dato che li vedrebbe posizionarsi quarti nella classifica delle migliori difese della lega. È probabile che la mancanza di effort difensivo sia dovuta dal fatto che in attacco, nonostante in George Hill si potrebbe trovare un ball handler secondario più che valido, non si stia esplorando nessun’altra soluzione se non quella di far creare dal palleggio a LeBron. A questo proposito, è evidente come alla squadra stia mancando più di quanto si potesse immaginare Kevin Love, che al suo ritorno (previsto per la prossima settimana) andrà a riempire il ruolo vacante della ‘’seconda opzione offensiva’’, così da togliere un po’ di responsabilità dalle spalle di James.

http://www.theshotmag.it/wp-content/uploads/2018/03/Lebron-no-defense.mp4

LeBron James in modalità risparmio energetico al suo meglio.

Anche se Hood, Clarkson e Hill sono giocatori con punti nelle mani e in grado di creare anch’essi vantaggi dal palleggio, sembra che non lo siano abbastanza da potersi permettere di interpretare il ruolo di vice ball handler alle spalle di LeBron.

Al di fuori di Clarkson, che sta guidando bene la second unit, gli altri due nuovi esterni sembra che stiano affrontando un processo ben noto a quasi tutti i compagni di squadra che James ha avuto: a meno che tu non sia una superstar assoluta, una volta entrato in contatto con la sua aurea non puoi che esserne assorbito e ridimensionato. La verità è che questa estremizzazione del concetto di ”hero ball”, con LBJ unico uomo al comando a gestire ogni possesso, non ha mai funzionato veramente. James non ha mai vinto un titolo senza un portatore di palla secondario al suo fianco, e nell’anno in cui James Harden e Chris Paul stanno dimostrano l’efficacia del doppio playmaker, l’ideale sarebbe cercare di massimizzare le capacità creative dei giocatori a disposizione.

http://www.theshotmag.it/wp-content/uploads/2018/03/Cavs-Xs-and-Os-2.mp4

Una soluzione semplice ma efficacie potrebbe essere quella di giocare il pick and roll con George Hill da palleggiatore per sfruttare il panico che provoca LeBron in versione rollante. Nella seconda parte della clip, invece, si vede un esempio di uno dei giochi che i Cavs usano più spesso per capitalizzare al meglio le sue qualità di passatore. Uno degli schemi all’interno del playbook di tutte e 30 le squadre NBA, Horns. I lunghi, in questo caso James e Green, si sistemano sui gomiti, con Korver e Smith appostati sugli angoli per spaziare il campo. Hill porta la palla oltre la metà campo, serve LeBron per il post-up al gomito e corre a bloccare in angolo per Korver, che finge a sua volta di uscire da un secondo blocco portato da Green ma all’ultimo secondo torna indietro, eludendo il suo difensore. A questo punto Hill si è sistemato in angolo e, con l’aiuto di Korver che blocca a sua volta per lui, è libero di tirare. Poco importa che Rivers riesca a contestare e poi Jeff Green, servito da un extra pass, sbagli il tiro. Questi giochi sono essenziali per sfruttare la presenza in campo di James ammortizzando al minimo il dispendio fisico.

Anche se per ora le modifiche al roster non si sono tradotte in un cambio di marcia sul campo, non sono mancate le note positive; come la trasformazione di Cedi Osman da rookie-macedone-oggetto-misterioso a giocatore vero, in grado già ora di marcare le star avversarie nonostante l’evidente divario che lo separa ancora dall’avere l’attrezzatura fisica di un giocatore nba. Tuttavia, anche se Cedi ha mostrato di aver già ottenuto la fiducia dello spogliatoio e un’insospettabile capacità nel palleggio arresto e tiro, non è ancora pronto ad essere inserito stabilmente nelle rotazioni ed è probabile che con l’inizio dei playoffs il suo minutaggio subirà un drastico calo.

Nell’immensa opera di storytelling che è la carriera di LeBron James, questa post season potrebbe essere il capitolo più importante, l’ultima fermata per poter raggiungere quel fantasma col 23 che per sua stessa ammissione lo perseguita da qualche anno. Nell’ottica di cosa questi playoff significhino per il suo futuro, questa serie di infortuni che non ha ancora permesso ai Cavs di cementare l’alchimia fra i ”veterani” e i nuovi arrivati potrebbe rivelarsi fatale. Ad oggi è difficile immaginare Cleveland realmente in grado di poter vincere una serie contro una delle squadre che uscirà dalla corsa al primato dell’Ovest: dall’esito che avrà il tentativo di LeBron di invertire questa tendenza dipenderà anche la percezione che avremo della sua legacy.

Tags: CavaliersCleveland CavaliersGeorge HIllLarry Nance Jr.LeBron James
Davide Durante

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