Nel giro di un’ora, la dirigenza Cavaliers ha smantellato quanto compiuto quest’estate rivoluzionando completamente – per la seconda volta nel giro di sei mesi – il roster della squadra. Prima di tutto, vista la frenesia con cui le operazioni si sono svolte, cerchiamo di ripercorre tutti gli scambi andando in ordine cronologico.
- La prima trade ha portato a vestire la maglia dei Cavs: Jordan Clarkson e Larry Nance Jr, in cambio i Lakers hanno ricevuto Isaiah Thomas, Channing Frye e una prima scelta di Cleveland al draft 2018 (protetta top-3). Dal punto di vista dei Cavaliers, è evidente come questa operazione sia stata dettata più dalla necessità di liberarsi di Thomas che dal reale bisogno di vincere lo scambio. Pur essendo di fronte ad un campione di partite ridotto, nelle 15 gare giocate in maglia Cavaliers è stato ben al di sotto del valore attribuito a luglio 2017, tirando male (36% complessivo dal campo, 25% da 3 punti) e dando l’impressione che la sua presenza nella metà campo difensiva non possa essere sostenibile in una squadra non in grado di nasconderlo collettivamente. Inoltre, rumors interni allo spogliatoio di Cleveland e di bassissima credibilità – difatti poi smentiti dallo stesso Thomas – volevano IT in prima linea nel muovere accuse verso Love, reo di aver saltato delle partite per un’influenza. Insomma, la sua permanenza in Ohio sembrava essere un fardello per entrambi le parti e Cleveland, a malincuore, ha accettato lo scambio che potesse ridurre al minimo gli effetti collaterali del perdere la point guard su cui si stava investendo per un post-Irving.
- Il secondo scambio ha coinvolto tre franchigie: I Cavaliers ha ricevuto George Hill e Rodney Hood, a Sacramento sono arrivati Joe Johnson e Iman Shumpert e Utah ha ricevuto a sua volta Derrick Rose e Jae Crowder. Sicuramente, questa è l’operazione più funzionale per la squadra dell’Ohio. In questo caso può essere fatto un discorso simile a quanto detto prima per Thomas, ma con un distinguo importante. I Cavs avevano la necessità di liberarsi di Rose ma nello specifico sono riusciti a farlo aggiungendo due giocatori solidi al backcourt, in grado di spaziare il campo, assicurare una discreta affidabilità difensiva (soprattutto nel caso di George Hill) e garantire la possibilità di creare un tiro per se stessi e per i compagni.
- La terza e ultima trade ha visto Wade ritornare a Miami in cambio di due scelte al secondo giro. Cleveland, dopo aver consultato il parere di LeBron e aver rimpolpato il reparto esterni con giocatori giovani e versatili, ha permesso a Wade di ritornare a Miami per concludere la carriera nella franchigia in cui ha debuttato e ha consolidato il suo status.
Cosa cambierà in campo
L’impressione è che Cleveland abbia dovuto pagare prezzi altissimi per liberarsi di elementi dannosi al progetto ma che ora disponga di un organico più funzionale e ben amalgamato. George Hill è il profilo del playmaker perfetto per la franchigia dell’Ohio: un tiratore capace di allargare il campo e prendere scelte intelligenti, che non sporca il foglio in attacco e assicura un buon apporto difensivo. Tra i quattro nuovi arrivati, è l’unico di cui si può dire con certezza che partirà titolare.
L’arrivo di così tanti giocatori versatili darà a Cleveland la possibilità di spaziare tra le varie combinazioni a sua disposizione: Tyron Lue potrebbe esplorare la via del doppio playmaker schierando Clarkson affianco a Hill, facendo partire Hood dalla panchina come sesto uomo; oppure potrebbe essere lo stesso Hood a rubare il posto da titolare a Jr Smith.
Gli unici problemi potrebbero nascere nei tentativi di trovare un ruolo definito per Larry Nance Jr. Il lungo ormai ex Lakers ha un skillset offensivo piuttosto povero e in difesa, essendo sotto misura per il ruolo, non è in grado di contestare efficacemente i 5 avversari. Questo aspetto del suo gioco potrebbe dare dei problemi nel momento in cui dovrà dividere il reparto con Love o Thompson, due giocatori che soffrono di carenze rispettivamente nella fase difensiva e offensiva e che avrebbero bisogno di un compagno di reparto in grado di colmarle piuttosto che di un tweener con punti deboli in entrambi i lati del campo.
Insomma, pur avendo dovuto accettare una trade sbilanciata per liberarsi di Isaiah Thomas, Cleveland sembra aver guadagnato in termini di flessibilità e versatilità tattica.
Per quanto i nomi dei nuovi arrivati dopo la partenza di Irving potessero sembrare più altisonanti, il gruppo di giocatori che andrà a formare la nuova spina dorsale di Cleveland sembra essere stato riunito con un criterio più logico e funzionale. È troppo presto per dire se questi movimenti basteranno a riportare la franchigia a sedersi al tavolo delle contender, quel che è certo è che ora il progetto sembra essere tornato su dei binari più sensati rispetto quelli che stava percorrendo negli ultimi mesi.