Nella notte si è consumata la prima blockbuster trade di questo 2018, che ha portato Blake Griffin, Willie Reed e Brice Johnson a Detroit in cambio di Tobias Harris, Avery Bradley, Boban Marjanovic, una scelta primo giro protetta 1-4 e una scelta secondo giro.
Se di Detroit si era diffusamente parlato come una delle squadre più attive in vista della deadline dell’8 febbraio, pochi immaginavano che Griffin potesse esser spedito a soli 6 mesi di distanza dal maxi rinnovo da 173 milioni in 5 anni, anche per le promesse che gli erano state fatte in sede di rinnovo, ovvero di far del talento da Oklahoma un lifelong clipper e costruire il nuovo ciclo attorno a lui.
Cosa significa la trade per i Pistons
Quella di Detroit è probabilmente una mossa dettata dal tracollo della squadra nelle ultime settimane (12 sconfitte nelle ultime 15) e dalla volontà di non gettare al vento un’altra stagione. Si tratta però di una mossa rischiosa, liberandosi di Harris nella sua miglior stagione in NBA, di Bradley (il cui contratto però scade a giugno) e una scelta con una protezione minima, che potrebbe rivelarsi una chiamata a fine lottery.
La qualità del pacchetto di ritorno è di indubbio valore: Griffin prima di infortunarsi stava giocando un basket più moderno e sembrava ritornato sui suoi livelli ma nemmeno quest’anno ha dato una parvenza di integrità fisica sufficiente per dare motivo ad una squadra di puntare fermamente su di lui; non meno interessante è la questione del fit, Griffin verrà affiancato da Drummond, una presenza costante nel pitturato e probabilmente meno dinamico di DeAndre Jordan; in aggiunta a questo frontcourt pesante, la rotazione degli esterni si riduce all’osso e lascia Van Gundy con poco tiro dall’arco e poca versatilità.
In definitiva Detroit si aggiudica una star ad un prezzo congruo, ma non sembrano esserci buone premesse perché lo scambio giovi alla franchigia del Michigan e c’è il rischio concreto che i Pistons si siano accollati un contratto pesantissimo – il giocatore ha una player option nel 2021 – oltretutto privandosi di una pick, restando nella palude della Eastern Conference per un altro lustro.
Cosa significa la trade per i Clippers
Dopo aver spedito CP3 a Houston in estate, anche Blake viene scambiato ed è lecito aspettarsi che la stessa sorte toccherà a Jordan e Williams prima della deadline di settimana prossima. I Clippers stanno cercando di percorrere la via di una rifondazione rapida, accumulando tanti asset e giocatori di buon livello con contratti scambiabili. Il tutto mantenendo enorme flessibilità finanziaria e margine salariale per qualsiasi scenario.
Difficile valutare adesso la strategia del front office, perché i contratti di Bradley e Harris scadranno rispettivamente nell’estate 2018 e 2019, se dovessero decidere di non rifirmarli Blake sarebbe stato scambiato per due semplici picks. Più probabile è che vengan rifirmati entrambi e magari utilizzati per guadagnarsi una posizione di rilevanza nel mercato delle trade, parallelamente a delle stagioni passate comunque a lottare per un posto ai Playoffs.