A cura di Matteo Meschi, Pietro Caddeo, Alessandro Ravasio e Andrea Martinenghi
La trade deadline è più vicina dell’All-Star weekend: l’8 febbraio infatti sarà l’ultimo giorno disponibile per effettuare dei movimenti sul mercato per le squadre che durante la corsa si sono rese conto di non essere pronte per l’obiettivo che si erano prefissate. All’ interno di questo discorso, negli ultimi giorni si è fatta sempre più insistente la voce su un’imminente trade che porterebbe Kemba Walker lontano da Charlotte.
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L’ex Connecticut, All-Star 2017, ha un contratto che scadrà tra 2 anni, ma vista la situazione di questi Hornets e i netti passi indietro fatti dalla franchigia nelle ultime due stagioni, il rinnovo contrattuale sembra più lontano che mai.
Nell’ultima off-season in realtà gli Hornets non si sono mossi nemmeno così male: ma oltre all’acquisto di Dwight Howard, rivelatosi un’ottima mossa, il nucleo principale della squadra è rimasto sempre lo stesso.
Le cose non stanno andando come programmato. La squadra non gira come dovuto: l’attacco, tolto il pick & roll tra Walker ed Howard, e gli isolamenti per gli stessi, fatica ad avere soluzioni costanti e convincenti (Charlotte è al 28° posto della lega per assist/partita, 20.8) e questo porta anche ad avere una bassa percentuale di tiri non contestati – 29° posto in FG%, 44,2%, solo Brooklyn fa peggio – a cui si aggiunge, causa o conseguenza, il 26° posto per triple messe a segno.
Michael Jordan: Pronto a cedere Kemba Walker solo in cambio di un All-Star https://t.co/YIiKUycPIz
— Sportando Italia (@SportandoIT) 23 gennaio 2018
L’unica motivazione che può spingere la dirigenza a volere questa trade è tankare ed avviare il rebuilding della franchigia. Il progetto sta deragliando, i contratti, soprattutto quello di Batum, pesano e ricostruire senza avere lo spazio salariale adeguato è ovviamente un problema. Michael Jordan, presidente degli Hornets, è stato chiarissimo e contraddittorio con quello che ci si aspettavano tutti: l’owner degli Hornets vuole un’All-Star.
Considerando solo marginale la richiesta del 23 dei Bulls, abbiamo pensato a quattro destinazioni dove Kemba Walker sarebbe perfetto dal punto di vista tecnico, ma poi abbiamo pensato anche ai problemi salariali.
NEW YORK KNICKS
PERCHÉ SÌ
L’idea di inserire Kemba Walker in questi New York Knicks ha diversi pro. Innanzitutto Hornacek avrebbe quel playmaker di talento per far girare la squadra ai ritmi che lui desidera. Quando New York si esprime al suo meglio gioca una pallacanestro piacevolissima, fatta di passaggi e transizioni molto rapide. E aggiungere un palleggiatore come Kemba al posto dei vari Jarrett Jack e Trey Burke rappresenterebbe un ulteriore salto di qualità. Inoltre la sua presenza garantirebbe finalmente un’arma affidabile dall’arco, dove ad oggi ci sono solo Hardaway Jr e Porzingis. Le opzioni offensive in questa stagione sono limitate a questi due giocatori e le difese riescono facilmente a raddoppiare su di loro battezzando tutti gli altri. Per finire poi vale la pena ricordare che oltre ad essere un All-Star, Walker guadagna “solo” 12 mln annui fino all’estate 2019. Tra tutti i giocatori chiamati almeno una volta all’All-Star, è il giocatore con il contratto più basso e questo potrebbe essere un’occasione irripetibile per aggiungere un giocatore di quel livello a quelle cifre.
PERCHE’ NO
il prezzo richiesto da Charlotte è alto. Altissimo. Che sia di un All-Star oppure di un giovane con delle pick, vogliono che la squadra interessata a Kemba si accolli un contrattone tra Marvin Williams o Nicolas Batum. E New York questo non se lo può permettere. Innanzitutto perché non ha spazio salariale, avendo ancora per le prossime stagioni i contratti di Joakim Noah (18 mln fino al 2021), Tim Hardaway Jr (17 mln fino al 2020), Enes Kanter (player option di 20 mln quest’estate) e il rinnovo di Porzingis la prossima estate. L’idea di aggiungere un altro contratto “spazzatura” solo per arrivare a Kemba significherebbe per New York non avere nessuno spazio per almeno due estati. Oltre a questo, New York ha abbracciato quest’estate con la cessione di Melo il progetto di ripartire da un organico giovane, fondato sul trio Porzingis-Hardaway Jr-Ntilikina. Cedere il francese sarebbe una clamorosa inversione di marcia che sconfesserebbe tutto quello che era stato deciso di fare. Guardare i numeri di Ntilikina e paragonarli a quelli dei vari Mitchell o Kuzma è sbagliato, oltre che ingiusto. Infatti il francese si sapeva già da prima che era un progetto valutabile nell’arco di più anni, e non un NBA ready in grado di fare subito la differenza. Quello che porterebbe Kemba in questo roster lo si può immaginare, quello che può diventare Ntilikina ancora no. Vero, potrebbe essere un bust, ma dopo aver buttato anni, scelte e giovani per arrivare ai vari Melo e Bargnani, chi se la sentirebbe di rischiare ancora? Dove arriverebbe questa squadra con Kemba a roster? Primo turno di playoffs? E vale la pena cedere un prospetto e/o un primo giro solo per raggiungere il primo turno?

MINNESOTA TIMBERWOLVES
Passare tra due pareti rocciose molto strette con un elicottero è dove sono appena entrati i Timberwolves con il giro di partite – iniziato stanotte nella sconfitta contro i Blazers 123 a 114 – atteso in calendario per questa settimana. Un sandwich di back-to-back in trasferta rappresentato dalla gara di ieri, di stasera contro gli Warriors, da quelle del 29 e del 30 in cui Minnesota vedrà affrontare rispettivamente Hawks e Raptors e nel mezzo, un incontro casalingo il 27 con i Nets. Perciò per Thibs allenatore, uscirne senza avarie ha la priorità sul focalizzarsi sugli eventuali scambi che Thibs PoBO (President of Basketball Operation) potrebbe fare prima della deadline. Questo non vuol dire necessariamente che non li farà o che non prenda in considerazione l’idea di formare un back-court stellare con Kemba Walker e Jimmy Butler.
PERCHÉ SÌ
La situazione è complicata. I Timberwolves e gli Hornets hanno a libro paga semplicemente troppi contratti pesanti e avrebbero bisogno di trovare in una squadra, la terza parte pronta a cooperare per assorbire salari, cedendo in cambio una scelta del draft o un giovane giocatore con un contratto molto conveniente. Tutto è reso ancora più fumoso dal tentativo di capire quale sia il reale obbiettivo degli Hornets. Esattamente 7 mesi fa, hanno dato una mano allo smantellamento in corso di Atlanta, accorpando i 47 milioni in due anni rimanenti del contratto di Dwight Howard. Senza considerare le estensioni contrattuali concesse a Batum, Kidd-Gilchrist e la ri-firma di Marvin Williams. I sopracitati 4 giocatori sono quelli che la dirigenza ha dichiarato disponibili sul mercato, gli stessi contratti firmati o estesi negli ultimi 18 mesi. Lo scetticismo gravita attorno alle esigenze che Michael Jordan vuole marchiare come direttrici: ricostruire totalmente? Scaricarsi di contratti ma rimanere competitivi (Charlotte è a 5 partite da Milwaukee, attualmente all’8° posto) per prendere l’8° seed a est? In termini di assets, i Timberwolves hanno un cassetto a doppio fondo. Nel vano scoperto e sotto gli occhi si trova il talento da poter muovere (Dieng, Teague) e il giovane All-Star caliber che farebbe al caso di una squadra verso la ricostruzione (KAT, Wiggo). Alll’interno del nascondiglio meno visibile, c’è – invece – la prima scelta al draft 2018 di OKC protetta 1-14. L’innesto di Kemba vorrebbe dire due grandi vantaggi: avere una point guard solida e competente in difesa per evitare strappi come quelli di stanotte, avvenuti sulle doppie uscite di Lillard e McCollum, che hanno costretto Minnesota a concedere tiri aperti ad Aminu e un elite scorer come portatore di palla in situazioni di pick and roll. Con una frequenza del 50% del suo attacco, si trova nell’87° percentile in queste soluzioni, segnando quasi 11 punti a partita da ball handler. Quello che dovrebbe portare Teague, Kemba lo fa con volume ed efficienza migliori.
PERCHÉ NO
L’unica cosa chiara da questa faccenda è che gli Hornets cercano respiro salariale. Inserire Wiggins – l’unico per cui Thibs potrebbe ponderare una cessione – metterebbe Charlotte in una condizione ancora più satura, con il rischio di premere troppo forte il grilletto e inciampare sulla Poison Pill Provision. Per i T-Wolves significa rinunciare al loro terzo miglior realizzatore che sta dimostrando di traslare il suo gioco in attacco off the cut e nella striscia di 5 vittorie consecutive a metà gennaio ha registrato un impressionante defensive rating di 99.1 , culminata con l’ottimo contenimento in marcatura individuale su Paul George, riuscendo a limitarlo a 5/14 dal campo nell’ultimo incontro con i Thunder. Le probabilità di far atterrare Kemba ai T-Wolves sono vicine allo zero, almeno nella finestra di tempo tra qui e la trade deadline. Si potrebbe riaprire il capitolo in estate, se l’annata finisse con una brutale uscita al primo turno dei playoff (esito di 4-0) e le pressioni su Thibs pulserebbero così forte da dover sondare di nuovo il mercato.
DETROIT PISTONS
A differenza di altre squadre sulle quali ci sono solo speculazioni, l’interesse di Detroit per la point guard ex-Huskies non è affatto solamente una voce, come dichiarato da una persona molto vicina alla dirigenza Pistons. Come per gli Hornets, anche la situazione della Motor City è complicata. Il nucleo della squadra è sempre il solito: arriva da stagioni in netta crescita e l’obiettivo di quest’anno è quello di ottenere un posto ai playoffs. Uno dei reparti in cui la squadra di Van Gundy soffre maggiormente è proprio quello delle guardie. In off-season una delle trade che ha fatto più scalpore, per l’effettiva disparità di livello tra le due pedine principali di scambio, è stata quella che ha portato al Palace Avery Bradley in cambio di Marcus Morris, finito ai Celtics. Bradley ha portato qualità e costanza, soprattutto a livello difensivo tra i piccoli dei Pistons, e fino a quando era in coppia con Reggie Jackson ha giocato una bellissima prima parte di stagione, mantenendo le aspettative che c’erano su di lui. Proprio l’infortunio della point guard titolare però ha cambiato le carte in tavola. Né Ish Smith né Bradley però hanno la facilità di segnare e di creare gioco per i compagni, né tanto meno l’atletismo e la fisicità di Reggie Jackson, caratteristiche che obbligavano le difese a tenere sempre un occhio di riguardo per il giocatore tedesco.
PERCHÉ SÌ
Drummond è top 10 in NBA col 57,7% di frequenza di realizzazione giocando il pick & roll come bloccante.
Kemba Walker è invece il secondo giocatore nella lega, dietro solo a Damian Lillard, come punti segnati dal pick & roll: su 11 possessi di media segna 11 punti (87mo percentile) – Lillard 12.9 (92mo percentile) – giocandolo con una frequenza del 50,8%. L’arrivo di Walker aumenterebbe quindi ulteriormente sia l’efficacia del p&r dei Pistons che la frequenza con cui viene giocato da Van Gundy: Detroit è già la quinta squadra in NBA come scoring frequency dal p&r, 42,7%. Numeri che evidenziano come Walker possa essere il partner perfetto per Drummond e viceversa, a livello di efficienza potrebbero diventare tra le migliori coppie della lega nel giocare il pick & roll.
Walker ha costantemente migliorato le sue scelte e la sua capacità nel giocare il pick & roll, passando dal 78mo percentile nel 2015-16 al 84mo della scorsa stagione come efficienza (dati di NBAMath). Miglioramenti costanti, come quelli fatti nel tiro da 3 punti, trasformato da tallone d’Achille a specialità della casa, dal 30% del suo anno da rookie al 40% della scorsa stagione, in cui è stato anche chiamato a partecipare al three-point contest durante l’All-star weekend. Questo garantirebbe a Detroit di avere un backcourt capace sia di poter difendere, grazie alla presenza di Bradley, che di gestire un attacco sia mettendo in ritmo i compagni che segnando. Walker stesso si è espresso in favore di Bradley, reputandolo “il miglior difensore on the ball della lega”.
PERCHÉ NO
La difficoltà di mandare in porto la trattativa però dipende dalla richiesta di Charlotte e dalla volontà di inserire nella trade anche un contratto pesante (possibilmente Batum) in modo da liberare ulteriore spazio in vista dell’off-season. Inoltre ci sarebbe la richiesta di Jordan di ottenere un all-star in cambio di Kemba, scelta al quanto contraddittoria, rispetto al rebuilding obbligato dalla cessione di Walker. Detroit per arrivare ad ottenere la point guard degli Hornets dovrebbe privarsi insieme a qualche asset (Kennard? Stanley-Johnson?) e qualche scelta al primo giro, anche molto probabilmente di Reggie Jackson, unico giocatore appetibile e sacrificabile del roster dei Pistons, dato che Bradley come Harris e Drummond sono intoccabili. Ciò significherebbe convincere Charlotte a cedere l’uomo franchigia per qualche giovane/asset ed un veterano reduce da un infortunio. Se il sacrificato dovesse essere proprio Jackson, dietro a Walker i Pistons si ritroverebbero di nuovo a puntare su Ish Smith come primo backup, rimanendo limitati per quanto riguarda il reparto delle guardie.