Doveva essere una puntata dedicata al ritmo – sia di gioco che musicale – ma, proprio quando stavo per pubblicare la nostra adorata rubrica settimanale, arriva la #WojBomb feat. Zach Lowe: Bledsoe ai Bucks, Monroe ai Suns! Vedete, Woj è stato bravo perchè, dopo un’estate in cui veniva battuto sul tempo dall’ex protetto Shams Charania ad ogni notizia importante, è finalmente riuscito ad arrivare per primo e sganciare una delle sue #WojBomb. Noi invece siamo superiori a queste faide giornalistiche, perché non è che ci affanniamo per uscire quando capitano notizie grosse, sono le notizie grosse a capitare quando esce Couch Ballers’ Week.
Deal with it, Woj. #CouchBomb
Come cambia il ritmo
Si doveva parlare di ritmo e Pietro Caddeo, talmente vecchio che crede che appassionarsi alle advanced stats lo faccia sembrare giovane, ci spiega cosa sia il Pace.
I paragoni sono sempre un ottimo mezzo per giudicare un cambiamento in atto. Ad esempio, l’anno scorso i Jazz hanno fatto segnare 93.6 possessi giocati a partita risultando la squadra più lenta della intera NBA. Eppure, nel 2006 con lo stesso numero di possessi utilizzati avrebbero avuto il 13° pace più alto della lega.
In questo momento le squadre stanno mantenendo una media di 98.8 possessi a gara – con 18 squadre sopra i 100 possessi di media, anche se la barra di caricamento di questa stagione è solo al 10% – che di fatto è il pace più alto registrato dalla stagione 1988-89.
Ma cos’è il Pace? Uno strumento statistico che misura le pulsazioni del gioco, ovvero il numero di possessi giocati. Nelle ultime 20 stagioni, c’è stato un graduale aumento di queste pulsazioni – non così radicale come se un ciclista bradicardico si trasformasse in un colibrì (600 battiti al minuto, ndr) – ma comunque abbastanza netto da vederne giocati esattamente 10 in più tra 1998-99 e oggi.
Se si vuole dare la colpa (o il merito) agli Warriors – capaci tre anni fa di essere l’unica squadra a centrare +100 possessi – invito ad aggiornare il bersaglio di insulti (o lodi) alle 5 squadre attualmente davanti a Golden State in termini di pace, delle quali tre hanno anche un record positivo.
A proposito, quando in Couch Ballers’ Week #0 vi suggerivo di saltare i pezzi di Caddeo scherzavo, è proprio bravo invece. E poi non ha ancora protestato per il fatto che gli do continuamente del vecchio.
Where Amazing happens.
Chi ha seguito i primi numeri di questa – vogliamo definirla, per non offendermi, peculiare? – rubrica ricorderà sicuramente che Marco Lo Prato è stato presentato come uno “sbandato megalomane, ma in senso buono”. Una delle cose belle di Marco è che si esalta con niente. Esempio:
Io: “Guarda, hai una scarpa slacciata.”
– MLP allaccia la scarpa –
MLP: “DAI CAZZO NON CI FERMA NESSUNO HAI VISTO LA SCARPA E’ ALLACCIATA ADESSO ANDIAMO A CONQUISTARE IL MONDO!!!”
Bene, questo soggetto instabile ci racconta di Kanye West e uno dei promo NBA più azzeccati di sempre.
Ogni cestista ha la sua playlist musicale che ascolta tutte le volte che sta per scendere in campo, in cui ci dev’essere il giusto mix di lyrics e suoni per far sì che, finito l’ascolto, si sia carichi come una cazzo di palla di cannone pronta a deflagrare sul parquet. Tra queste c’è sicuramente Amazing, estratto dal quarto album di Kanye West che vede la partecipazione di Jeezy e che è passata agli onori della cronaca per essere diventata la colonna sonora dei Playoffs NBA 2009. Ovvero quando, contro gli Orlando Magic di un atleticamente compianto Dwight Howard, Kobe Motherfucking Bryant sospinse i suoi Lakers al primo titolo senza Shaq.
Nel disco “808s & Heartbreak”, ci troviamo di fronte ad un Kanye che ha appena perso la madre e ha bisogno di esprimere il guazzabuglio emotivo che si tiene dentro. Da grande musicista qual è, reinventa e unisce una serie di suoni per sintetizzarli nel suo genere in continua evoluzione. Il genio e la sregolatezza regalano qualche perla nel disco (ad esempio il singolo Love Lockdown, o Paranoid o, ancora, See You In My Nightmares) per arrivare, appunto, al testo graffiante di Amazing:
“I’m a monster, I’m a killer
I know I’m wrong
I’m a problem
That’ll never ever be solved”
Sotto scorrono le solite, leggendarie immagini della NBA e poi quei geni del marketing concludono con la domanda ad effetto: Where will amazing happen this year?
#CouchBomb!
In breve: a Milwaukee arriva Bledsoe, mentre Monroe, una first rounder e una second rounder finiscono a Phoenix. Domani arriva su The Shot un bel mattone di due pagine scritto da qualche collega più qualificato di me, ma intanto vi lascio i primi dettagli e la mia opinione. Che sarà senz’altro poco approfondita perché dai, onestamente, alzi la mano chi guarda i Suns.
Di complesso in questo scambio ci sono solo le protezioni sulle scelte dei Bucks, che, stando a Woj, dovrebbero essere queste:
In pratica, la prima scelta è protetta fino al 2021 e i Suns l’avranno prima solo se cadrà negli intervalli che leggete nel primo tweet, la seconda scelta invece andrà ai Suns solo se al prossimo draft sarà oltre la #48. Altrimenti, ciccia.
Senza voler togliere il lavoro a chi scriverà domani, penso che questa trade sia logica per entrambe le squadre, che avevano un giocatore di buon livello di cui liberarsi e sono riuscite a farlo senza svendere. Monroe non sembra un elemento utile ai Suns, ma andrà in scadenza e porta in dote almeno una prima scelta di alto livello, mentre Bledsoe va a rimpolpare il reparto guardie un po’ corto dei Bucks e finalmente vede esaudito il suo desiderio di uscire dal barbiere. Ehm, scusate, intendevo andare in una squadra competitiva.
Questa settimana vi consiglio di guardarvi Rockets @Cavs alle 2:00 di notte fra venerdì e sabato su Sky Sport 2, che dovrebbe finire con punteggi alti e quindi ora che l’ho detto sarà un 70-68 dal sapore un po’ retrò.