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Occupare nuovi spazi

Pietro Caddeo by Pietro Caddeo
6 Settembre, 2019
Reading Time: 8 mins read
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Allestire una vetrina – per un negozio – può voler dire ritrovarsi davanti a spazi vuoti e non sapere come riempirli. L’operazione si blocca, magari anche per ore. Per un accostamento di colori che non funziona, per il margine tra due mensole superiore ai 70 cm, così inizia a sorgere il dubbio se sia meglio aggiungerne un’altra o dare respiro per farla apparire più pulita dall’esterno.

Non esistono molti giocatori NBA sotto il metro e novanta in grado di riconfigurare l’attacco più rapidamente di  Kyrie Irving e Isaiah Thomas, coinvolti nella trade – che dopo 9 giorni di lunghe titubanze –  si è finalmente concretizzata tra i Celtics e i Cavs il 31 agosto.

Nonostante il clima rilassato della conferenza stampa introduttiva di Irving  (dove non sono mancati riferimenti al potere decisionale di LeBron anche in affari che non lo riguardano direttamente),  dopo le preoccupazioni sollevate sui tempi di recupero dell’infortunio all’anca di Thomas,  la tensione per il passo indietro dei Cavs – che hanno rivalutato come non più sufficiente quanto offerto da Boston: i quali oltre ad Isaiah, avevano incluso Jae Crowder, Ante Zizic e una prima scelta assoluta (via Brooklyn) del 2018 nel pacchetto per ricevere Irving – stava diventando logorante come una spina conficcata sotto il piede a cui però non si riesce a localizzare il punto esatto del dolore.

Non era molto chiaro, infatti, quanto fosse un bluff dei Cavs – già ampiamente al corrente dello stato della lesione al labbro acetabolare di Thomas – per ottenere altri asset o una mossa di riciclaggio da parte dei Celtics: un ritorno non sicuro e un massimo salariale quasi sicuramente richiesto a luglio 2018 per un ventinovenne, possono valere la pena?

Alla fine lo scambio è andato in porto. I Celtics hanno aggiunto alla proposta iniziale una seconda scelta del 2020, scongiurando lo spettro di un precedente simile del 2009: quando Tyson Chandler era già stato ceduto a OKC, ma fallendo una visita medica per il riacutizzarsi di un infortunio all’alluce, i Thunder hanno deciso di non correre rischi, annullando la trade.

(EDIT: nell’ultima settimana, secondo quanto riportato da Jason LLyod del “TheAthletic” – pagina sportiva di Cleveland – l’infortunio di Isaiah potrebbe essere più grave e comportare un recupero superiore ai  5 mesi. A causa delle notevole perdita di cartilagine che potrebbe rallentare il suo processo di guarigione)

Prima di vedere come le due point guard visualizzeranno gli spazi in attacco nei nuovi contesti, analizziamo quelli in cui si sono trovati negli ultimi anni.

SISTEMI AGLI ANTIPODI

I lineamenti del gioco di Boston e Cleveland si oppongono al punto da essere quasi speculari. I Cavs hanno chiuso al primo posto nella lega per frequenza di isolamenti giocati, mentre i Celtics al 28°. Viceversa, i Celtics sono stati i secondi  in NBA ad eseguire più passaggi di media in un singolo possesso (3.32),  i Cavs 26° (con 2.86 passaggi per possesso).

La 5 Out Motion di Stevens è come il canovaccio base di un improvvisatore teatrale: la traccia di partenza (o di salvezza) da cui poi si dipartono molteplici varianti. I Celtics la usano per entrare subito nell’attacco, sempre in movimento sui tagli lontano dalla palla. Quando Thomas non è l’iniziatore, riceve un consegnato e gestisce l’azione in seconda battuta, ma con la difesa già mossa.

via GIPHY

L’attacco dei Cavs è più stanziale sul lato debole e muore facilmente sui passaggi consegnati, il che può risultare assurdo, considerando che si parla del  3° più prolifico della lega in regular season. Ma una delle ragioni per cui l’efficienza offensiva rimane alta come la levetta della benzina subito dopo aver fatto il pieno, è il modo in cui Kyrie utilizza i pick and roll.

I Cavs sono tra le prime 5 migliori in transizione e nel produrre punti in situazioni di pick and roll dal portatore di palla, unendo le due categorie le frecce indicano proprio quello che Kyrie costruisce nei primi 3 secondi dell’azione:

Un falso luogo comune vuole Irving come uno dei migliori finisher della lega, ma – in regular season – da 1.52 a 2.74m si trova al 182° posto per percentuale dal campo. Ci sono point guard che attaccano il ferro molto di più e con maggiore efficienza. A renderlo unico è l’abilità di irrorare subito – come un’iniezione di dopamina – una soluzione per trovare corridoi impossibili, tiri piazzati su 5 cm quadrati.

Da ball handler si trova infatti nella fascia alta di efficienza offensiva:  segna  0.96 punti per possesso ed è nell’83° percentile tra i portatori di palla. Se può operare nella zona tra il perimetro e il gomito con mezzo passo di vantaggio acquisito, è praticamente inarrestabile.

 

COME RIMODELLANO GLI SPAZI

A partire da quello che la difesa concede, Thomas e Irving interpretano in modi diversi come rimodellare i varchi, le linee di penetrazione e di passaggio che localizzano sul parquet.

Per leggere il punto in cui il suo uomo si destabilizza più facilmente, Isaiah pone gran parte del suo repertorio offensivo sulle hesitations. Le stesse che Hoidberg aveva classificato come perfetti esempi di infrazioni di palla accompagnata con cui Thomas si prende un vantaggio incolmabile su qualunque difesa, sono esitazioni talmente rimarcate da essere quasi sospese. Forzano l’uomo in marcatura individuale su I.T. a prendere una decisione, Thomas legge la sua posizione determinando la prossima mossa.

via GIPHY

Un’altra cosa che Thomas fa con disinvoltura è splittare tra il suo uomo e il difensore del bloccante – letteralmente incapace di salire in contenimento – prima che entrambi abbiano preso un’adeguata posizione.

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In situazioni di difesa già mossa – magari dopo aver sfruttato un doppio blocco – per guadagnare subito un mezzo metro di vantaggio in ricezione, Thomas usa la mano interna lanciando la palla avanti e proteggendola da eventuali recuperi insidiosi da dietro.

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Un’abitudine di Kyrie è invece quella di ritagliarsi un jumper dal gomito utilizzando due volte lo stesso blocco.

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Il classico teardrop per alzare la parabola di tiro evitando l’intervento dei lunghi che occupano l’area, viene rivisitato da Irving in una versione in cui parte con la destra e scavalca i difensori appoggiando con la sinistra

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Ad accomunarli è una cosa che entrambi fanno in maniera eccellente: creare contatto dentro l’area con l’uomo attaccato, generando una bolla di separazione dal difensore in media 20cm più alto. Utilizzano il fianco o la schiena per proteggere la palla, si staccano leggermente e al contempo eludono il tentativo di stoppata.

In stagione regolare, il confronto per punti realizzati ed efficienza offensiva, gira tutto dalla parte di Isaiah. Ma c’è una sproporzione di fondo. I.T. è stato assistito sul 43% dei canestri realizzati, mentre Irving non ha avuto lo stesso contributo dai compagni, solo il 30.4% dei tiri segnati da Kyrie arrivano da assist.

La disparità reale, però, va oltre le cifre e risiede nelle funzioni che le due point guard hanno svolto in campo. Quella di Thomas è stata di ball controller – attiva praticamente dal primo all’ultimo minuto in cui era presente sul parquet,  considerate le deboli alternative (Smart, Rozier) tra i playmaker secondari – mentre quella di Irving ai Cavs è orientata al realizzatore elettrizzante che sa anche creare per gli altri.

Con LeBron  a governare il gioco come magnete di raddoppi –  nonché effettivo portatore di palla designato – i compiti di playmaking continuano ad essere importanti, ma non essenziali. Se da una parte Thomas non ha mai beneficiato di giocare al fianco di un compagno così pericoloso da assorbire la maggior parte delle attenzioni difensive, dall’altra  per Irving sarà la prima volta in cui la costruzione del gioco passerà anzitutto dalle sue mani.

I NUOVI CONTESTI

La convergenza della filosofia di Brad Stevens (o in termini più esplosivi: la collisione) con il gioco istintivo di Irving è una delle sottotrame più affascinanti da seguire in questa stagione. Sarà divertente vedere Irving assorbire come una spugna immersa in un liquido denso – che fa più resistenza – un playbook in cui:

-non è necessariamente la 1° o 2° opzione offensiva
-il gioco senza palla è propedeutico a quello palla in mano e non viceversa

Ai Cavs, gli isolamenti di Kyrie e LeBron portavano a muovere la difesa e a creare sul lato debole spazio utile per tagliare, sistemarsi sul perimetro e ottenere un buon tiro. Ai Celtics è l’esatto opposto: sono tutti i movimenti senza palla a mettere le basi per un buon 1on1.

La mole di handoffs presente nei set dei Celtics sarà come un lungo scivolo che collega più facilmente palla e canestro se a giocarli saranno Irving e Hayward.

Irvinh verrà anche coinvolto più spesso da Stevens nel portare i blocchi. Ai Cavs non solo li portava già egregiamente, ma era un ottimo esca per attaccare un’uscita debole del difensore e tradurre subito quel closeout in un mismatch cavalcabile.

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L’integrazione di Irving nel tessuto connettivo della pallacanestro di Stevens in realtà potrebbe essere un passaggio molto più rapido di quanto si pensi. Perché nonostante fossero i suoi compiti secondari, Kyrie ha visione di gioco e sa essere facilitatore.

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Una volta appurato in che stato Isaiah tornerebbe dall’infortunio, bisogna capire se sarà in grado di transitare al tipo di giocatore che era a Phoneix e Sacramento: uno scorer di volume, ma che non impone necessariamente il ritmo sui 48 minuti.

Essere compagni di LeBron vuol dire – come cosa primaria – sapersi muovere degnamente senza palla.  I.T. non solo è un più che solido tiratore in catch&shoot (40.6% da 3 punti), ma tira in maniera eccellente nelle zone di campo in cui i Cavs hanno effettuato più conclusioni da dietro la linea dei tre punti: gli angoli.  Con oltre 353 triple dall’angolo realizzate i Cavs hanno registrato un record NBA in questa ultima stagione. E Thomas può aiutare alla causa, visto che le converte con il 43.2%.

Questa trade ha cambiato molto i Celtics – rinforzando sensibilmente lo starting 5 nella stessa misura in cui la panchina è stata indebolita –  e cambiato non così drasticamente i Cavs, che si ritrovano con Isaiah,  un tiratore da 3 solido come Crowder che (eventualmente)  in marcatura individuale su KD può spartirsi i compiti con Shumpert, una mini polizza assicurativa sulla partenza di LeBron nella scelta di Brooklyn e un lungo d’area come Zizic.

La percezione è che quel divario incolmabile tra le due potenze ad est si sia ristretto – come un palazzo in crescita verticale vicino ad un grattacielo – ma che sia ancora netto e tangibile.

Mentre ci si chiede se quanto fatto da Ainge in estate possa mettere in difficoltà i Cavs per 6 o 7 partite anziché 5, su un aspetto entrambe le squadre sanno di aver pareggiato:  segnare in situazioni di isolamento.

A prescindere dalla frequenza di questa soluzione – utilizzata sul 21% delle conclusioni da Irving (nettamente più forte) contro il 7% di Thomas – hanno entrambi segnato  1.22 punti per possesso, registrando il miglior dato a pari merito tra i giocatori con almeno 100 possessi sviluppati in isolamento. Per i due non sarà automatico ridistribuirli quasi scambiandosi la porzione dei possessi giocati su iniziativa personale. Ma in fondo è ciò che la 1° e la 60° scelta fanno dal 2012: trovare nuovi spazi su una monetina.

 

 

Tags: CavalierscelticsFree AgentIsaiah ThomasKyrie Irvingtrade
Pietro Caddeo

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