A cura di Nicolò Tolusso e Pietro Caddeo
Oggi i Clippers sono in mille nuovi pezzi. Ricomporli non come cocci di vetro – che rendono la struttura precaria ancora prima che abbia una sua forma – ma come i componenti di un modellino di caccia da combattimento, è il tipo di ricostruzione che Doc Rivers sta tentando di fare in questa free agency.
Una riparazione aggressiva, per due ragioni: non lasciar travolgere la franchigia dai sentimentalismi nel vedersi chiudere per sempre l’era di Chris Paul e mantenere – se non migliorare – lo status di playoff contender in una Western Conference che molto probabilmente vedrà la sua stagione più competitiva dal 2013-14, quando per ottenere l’8° posto, servivano almeno 49 vittorie.
Un altro passo verso questo nuovo look è stato lo scambio a tre squadre che ha portato Danilo Gallinari ai Clippers. Le voci di un possibile arrivo del Gallo ai Clips non erano nuove. Alla trade deadline della scorsa stagione si trovava già nel mirino di Rivers, che lo voleva per occupare lo spot di 3 e 4, ruolo da sempre semi-vuoto nel roster dei Clips, più o meno come un serbatoio in riserva.
“E’ da due anni che cerchiamo di portarlo qui” ha dichiarato proprio Doc dopo la conferma dell’accordo da 65 milioni in tre anni con il Gallo. E finalmente ci sono riusciti. Lo scambio tramite sign-and-trade ha coinvolto anche Denver e Atlanta. Ai Nuggets è arrivato Paul Millsap che ha concordato per 3 anni a 90 milioni: un affare già formalizzato prima di imbastire lo scambio a tre. Di fatto gli Hawks aspettavano, come in una sala d’attesa dove conosci l’intervento a cui sarai sottoposto, di ricevere tutte le recenti (Diamond Stone) e future (prima scelta del 2018 dei Clips) picks per rendere meno dolorosa la graduale demolizione del nucleo che li ha portato alle finali di Conference nel 2015. Più Jamal Crawford, che nel frattempo si è svincolato e ha accettato l’accordo coi T-Wolves (2 anni a 8.9 milioni).
ROSTER RIVOLUZIONATO
La prima offseason di Jerry West come “consulente speciale” per i Clippers coinciderà dunque con una mezza rivoluzione; Blake Griffin ha scelto di rimanere a Los Angeles, ma le perdite di Chris Paul e JJ Redick bilanciate dagli arrivi di Patrick Beverley, Milos Teodosic, Lou Williams, Sam Dekker, Montrezl Harrell e il nostro Danilo Gallinari sono abbastanza per intravedere l’alba di un nuovo giorno.
Negli ultimi anni l’attacco dei Clippers è stato costantemente tra i migliori della lega, ed è stato sempre orchestrato in modo quasi totale da “Point God”, tanto da sollevare il dubbio che la dipendenza dal proprio playmaker fosse l’ostacolo maggiore sia al successo di squadra, sia al salto di qualità definitivo di Blake Griffin che ha sempre mostrato qualità di playmaking incredibili nei suoi anni a LA.
Non sarà facile immaginare Rivers inserire il Gallo nel primo quintetto sperimentale da dopo lo smantellamento di 3/5 di Lob City. Gallinari completerà lo starting 5 che il prossimo anno lo vedrà probabilmente assieme a Teodosic, Beverley, Griffin e DeAndre Jordan. Gli arrivi di un artista del pick and roll come Milos e di uno spot up shooter affidabile come PatBev (1.12 PPP in questa situazione lo scorso anno, 80esimo percentile nella categoria) potrebbero fare in modo che il playbook di Doc non subisca troppe variazioni.
Ma la corsa al riarmo dei Clippers ha anche una forte preghiera: vedere Griffin e Gallinari sani e in campo per più di 60 partite. Entrambi hanno subito l’infortunio storicamente più disgraziato in NBA. In 9 stagioni, Gallinari è riuscito a giocare 80 partite soltanto in una di queste, in due è sceso per almeno 70 gare. Ha perso tutta l’annata 2013-14 per recuperare dall’operazione che ha ricostruito (in modo inadeguato) il legamento del crociato anteriore.
Eppure, l’anno in cui Jokic è emerso come point center e giocatore al centro del progetto dei Nuggets è stato lo stesso in cui Gallinari ha raccolto più di 60 presenze e vissuto probabilmente una delle migliori stagioni in carriera. L’aggiunta del Gallo mette in mano a Coach Rivers un giocatore di impressionante efficienza offensiva in molteplici aspetti del gioco. Vediamo nel dettaglio perché l’azzurro è l’ala ideale per alimentare il nuovo core offensivo dei Clippers
X’s n O’s
A livello immediato la combo Beverley-Gallinari sarà un passo avanti in termini di spacing; seppur Redick sia un tiratore migliore dei nuovi acquisti, i Clips si sono spesso trovati a fare i conti con delle difese che lasciavano Mbah a Moute sistematicamente libero sul devastante pick and roll centrale, permettendo al difensore in angolo di aiutare sul rollante (i Jazz nei playoffs hanno reso il quintetto con 2 lunghi + Mbah a Moute praticamente inutilizzabile); il 26% della produzione offensiva di Gallinari è infatti da ricercare in situazioni di spot up, in cui ha fatto registrare un’efficienza altissima (1.16 PPP, 87esimo percentile) nell’ultima annata a Denver e che dovrebbe aiutare da subito.
Questa è una variazione della motion weak strutturata per concedere un tiro aperto a Redick in angolo grazie a un hammer screen; non è difficile immaginare Teodosic raggiungere il Gallo in angolo per una tripla ad alta efficienza
Per coinvolgere nella stessa situazione di gioco Gallinari e Blake, Rivers potrebbe far giocare loro il pick and roll sia nel ruolo di ball handler che di rollante: Gallo è stato infatti tra i giocatori più efficienti in entrambi i ruoli la scorsa stagione (95esimo percentile da BH, 82esimo da roll man) e Blake è sorprendentemente efficiente nei pochi possessi da portatore di palla (94esimo percentile ma solo il 7.2% della sua produzione offensiva). Non si vede spesso un pick and roll giocato tra due giocatori oltre i 2.06m, però ci sono le premesse per esplorare anche questo tipo di soluzioni, considerato il Q.I. cestistico e la capacità di passare il pallone che entrambi possiedono in grande misura.
“Corna” è il set più utilizzato dai Clippers negli ultimi anni nel loro attacco a metà campo, in questa situazione Gallo potrebbe ricevere il passaggio in uscita dal blocco verticale e giocare a due con Blake con la difesa mossa; se non si presenta subito un tiro e il difensore del rollante raddoppia, si può cercare l’alto- basso Blake-DAJ. Non esattamente Darrell Arthur e Lauvergne, per intenderci.
La prima cosa che viene in mente pensando che Paul non vestirà più la casacca dei Clippers la prossima stagione è che probabilmente verrà data palla in mano a Blake più spesso in post, lasciando che il gioco fluisca dalle sue mani; Denver si affidava (e si affiderà) spesso a Jokic facendogli gravitare attorno taglianti, i Clippers si affideranno ai mezzi tecnici e atletici di Griffin che può impegnare due difensori, punire il single coverage o trovare i compagni che tagliano a canestro. Danilo, per non farsi mancare niente, è stato tra i più efficienti scorer nella lega anche in questa situazione (1.64 PPP, 97esimo percentile).
Spesso ci dimentichiamo la visione e gli attributi tecnici di Blake
Gallinari porterà dunque al servizio di Coach Rivers una versatilità offensiva che finora era mancata ai Clippers, che pur non avendo ambizioni di titolo hanno le carte in regola per fare un’ottima stagione e divertire il pubblico, evitando di farsi trascinare di nuovo nei bassifondi della lega; i playoffs sono un obiettivo concreto, nonostante la concorrenza più che mai agguerrita della Western Conference.