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IntangiBombs

Cosimo Sarti by Cosimo Sarti
6 Settembre, 2019
Reading Time: 6 mins read
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Le triple – ed è il motivo per cui si chiamano triple – valgono tre punti, quelle di Curry molto spesso valgono tre punti e qualcosa. Per questo le definirei più Bombe che semplici triple, evitando così di associarle ad un punteggio freddo e prestabilito, perché una Bomba di Steph va oltre: è la base su cui poggiano i Golden State Warriors. Come quantificare però l’impatto degli arcobaleni disegnati dall’Assassino-Con-La-Faccia-Da-Bambino se tutto quello che rimane scritto sono tre punti, una percentuale e, con l’avvento delle nuove tecnologie, qualche altro dato su distanza, palleggi effettuati e vicinanza del difensore? La soluzione sono i cosiddetti intangibles, ossia tutto quello che avviene su un campo e non può essere tracciato da alcuna statistica. Mi sono dunque preso la libertà di definire arbitrariamente quattro categorie di intangibles, attribuendo a ciascuna un punteggio da 1 a 5, e le ho applicate alle sei Bombe più significative delle Finals. Le categorie emerse dal vortice di cretinate che riempie la mia scatola cranica sono le seguenti:

  • Necessità – sparare una Bomba non è cosa da prendere alla leggera! Questa categoria serve a valutare quanto fosse necessario che Steph infliggesse tale punizione agli avversari in quello specifico momento di partita.
  • Decibel – quando una bomba esplode fa rumore, e quelle di Curry non fanno eccezione a meno che non siano sganciate in trasferta: in quel caso fanno tanto silenzio. Questa categoria misura l’impatto di una Bomba sul casino all’interno del palazzetto.
  • Effetti speciali – Questa categoria la definirei come un improbabile condensato romagnolo-californiano di swag e sboroneria, che le persone noiose potrebbero chiamare “fiducia nei propri mezzi” e gli avversari qualcosa come “vedrai dove finisce quel paradenti se ti becco nel tunnel!”.
  • Onda d’urto: quando una bomba cade non fa un buco nel punto in cui atterra e basta, ma spazza via tutto ciò che si trova nei paraggi. Le Bombe di Steph hanno lo stesso effetto collaterale sulla partita e questa categoria misura i parziali dei Warriors scaturiti dall’esplosione.

Bomba #1

Necessità ??

Decibel ????

Effetti speciali ????

Onda d’urto ???

Diciamo che a dieci minuti dall’inizio della serie non c’è un tiro che possa definirsi fondamentale, però Steph ha visto lì LeBron e ha pensato bene di lasciar intendere da subito che l’aria era cambiata rispetto al 2016, facendo esplodere la Oracle Arena che aspettava solo una Bomba del suo pupillo per sciogliere la tensione. Trotterellare in mezza transizione, arrestarsi in faccia a James e lasciar andare un tiro così con 20 secondi sul cronometro, se non si trattasse di Curry, sarebbe l’apice degli “effetti speciali”. Dopo questo tiro i Warriors chiuderanno il quarto con un parziale di 11-6, di cui 8 punti dalle mani del #30, ma Cleveland resterà comunque a distanza ravvicinata nonostante lo scossone.

Bomba #2

Necessità ???

Decibel ??

Effetti speciali ????

Onda d’urto ?

Sotto di 13 a fine terzo quarto, se esegui bene gli ultimi due possessi puoi tornare a contatto e giocartela fino alla fine per strappare una vittoria in trasferta. E invece +16 e ne riparliamo a Cleveland, ha deciso il #30. Subire quel tiro lì, da quel punto lì, perché Love non è uscito abbastanza alto sul pick’n’roll* è un incubo per la difesa, che a questo punto prenderà in considerazione l’ipotesi di raddoppiarlo anche sul cubo dei cambi. Ancora più inquietante è la reazione del palazzetto, con l’entusiasmo moderato di chi ci ha fatto l’abitudine: “Meh, non erano neanche nove metri Steph ma bravo comunque…”

*”Non sei tu il problema Kevin, sono io” -Stephen

Bomba #3

Necessità ???

Decibel ???

Effetti speciali ???

Onda d’urto ????

Grazie ai continui progressi delle ultime stagioni nell’attaccare il ferro e al terrore di concedere una Bomba instillato nei difensori di tutto il mondo, in caso di cambio del lungo sul blocco la scelta preferita di Curry è diventata la penetrazione, che mette più in crisi la difesa nel suo complesso rispetto ad un tiro in isolamento. Gara 3 però si gioca di giovedì, Steph è in vena di #ThrowbackThursday e allora concedimi questo ballo, Mr Love! L’esecuzione è impeccabile ed essenziale: nessun movimento è superfluo e tutti sono necessari per sbilanciare il difensore e cogliere l’istante perfetto per lo stepback. La differenza rispetto alle Finals 2016 è evidente, la Quicken Loans Arena ammutolisce e i Dubs producono un parziale di 10-0 importantissimo per il prosieguo della partita.

Bomba #4

Necessità ????

Decibel ??

Effetti speciali ?????

Onda d’urto ?

Purtroppo questa Bomba si perde in una fase confusa della partita, con tanti isolamenti a lieto fine di Uncle Drew e Golden State che rimane aggrappata saldamente alla partita. Uno dei canestri che hanno permesso ai Warriors di rimanere vicinissimi ai Cavs nel punteggio è questa Bomba qua. Non sono tanto la distanza e la situazione di transizione a rendere il tiro di un livello di difficoltà accessibile solamente ad un uomo su questo pianeta (quello della gif, ndr), ma il fatto che si arresti, inizi il movimento di tiro, lo interrompa, guardi il taglio del compagno e poi decida in un battito di ciglia che invece tira lui, ricoordinandosi per il rilascio prima che Thompson possa intervenire. È un esempio inequivocabile del perché Curry sia speciale ben al di là della sua gittata pressoché illimitata: dal momento in cui supera la metà campo può farti male in qualunque modo, con una velocità di pensiero e di esecuzione senza precedenti.

Bomba #5

Necessità  ????

Decibel ????

Effetti speciali ??

Onda d’urto ?????

La chiave per la vittoria in Gara 4 dei Cavs, oltre, e quello aiuta sempre, a buttare dentro l’inimmaginabile, è stata estremizzare al limite la propria strategia difensiva: lasciare a KD più uno-contro-uno ma tagliar fuori completamente Curry dalla partita, non permettendogli di innescare gli ingranaggi di Golden State e accettando il fatto che Durant potesse dare libero sfogo al suo istinto naturale per il fondo della retina. La stessa situazione si stava prefigurando in Gara 5 ed un eventuale colpaccio dei Cavs nella Baia avrebbe dato forza alla teoria “Cavs In 7” del profeta JR, ma non lasciate che questo vi distolga dal fatto che i Warriors hanno gettato al vento un vantaggio di 3-1. Brutta situazione sarebbe stata, eh? When I find myself in times of worry Steph Curry comforts me: he will be the answer, sink a three! La Bomba qui sopra ha aperto una falla nella diga eretta dai Cavs per contenere Splash Brothers e compagni, e da quel momento non c’è stato più niente da fare per arginare la perdita.

Bomba #6

Necessità ///

Decibel ?????

Effetti speciali ????

Onda d’urto ///

Visto che la partita non ha più niente da dire, propongo un momento culturale. Dall’alto del 18 strappato all’esame di Storia della Traduzione, posso dirvi che la traduzione non avviene solo da una lingua ad un’altra: esiste anche la traduzione intersemiotica, che converte in parole un messaggio espresso in altri linguaggi, per esempio un dipinto, una melodia o una Bomba di Curry. Ecco, qui immagino che Steph voglia dire: “E questa è perchè mi state tutti un po’ sul cazzo. Soprattutto Danthay Jones.”, o qualcosa del genere.

 

Cosimo Sarti

Cosimo Sarti

Il Laocoonte della redazione di The Shot dal giorno della sua fondazione, imperverso inascoltato su tutti i canali di comunicazione disponibili.

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