Prima tappa in archivio per il Jeremy Lamb Basket Tour 2017 che ha aperto la stagione dei tornei di Passione Basket Usa nel playground Coca-cola di Milano Famagosta lo scorso 2 giugno. Trenta squadre si sono sfidate all’ultimo canestro sui quattro ferri da mattina a sera per un complessivo di 130 iscritti e una cornice di pubblico che nel corso della giornata ha sfiorato il mezzo migliaio di presenze.
Tante, troppe, le emozioni che hanno riempito il torneo: la famosa «prima volta», battesimo di fuoco di una serie di tornei che nelle prossime settimane attraverseranno l’Italia per portare in tour un format innovativo e divertente che dia nuovi stimoli al grande movimento del basket da playground. E se di playground si parla, come non citare Playground Milano, co-organizzatori del torneo e prezioso aiuto durante i mesi che hanno preceduto l’evento: una collaborazione tripartita con ParkMi, gestori dell’avvenieristico playground Coca Cola e anch’essi grandi protagonisti della giornata di venerdì. Ringrazimenti dovuti anche ai nostri sponsor, in primis Special Milano, sempre al fianco di iniziative di questo tipo e a seguire Decathlon, partner tecnico, The Shot, Pick-Roll e Peak Sport.
LA GIORNATA – Nessun resoconto noioso per la giornata di gara, il podio finale ha visto i Denver Nuggets salire sul primo gradino del podio e vincere, tra le altre cose, l’accesso alle finalissime di Desenzano del Garda al pari di Chicago Bulls (2°) e Dallas Mavericks (3°). Più sensato, invece, dare spazio ai numeri di questa competizione: 83 partite giocate in giornata, volti variegati e protagonisti tanto assoluti quanto inaspettati che hanno dato entusiasmo all’evento. Quattro le menzioni d’onore che ho scelto di realizzare.
WONDERWOMAN – Quando ci passai in parte la prima volta – ammetto – non compresi a pieno l’abbigliamento. Ad intuito quello strano ragazzo impegnato sul campo con grinta poteva sembrare il mix perfetto tra un disadattato vestito da supereroe e un amante del trash vestito da cassonetto dell’alluminio. Probabilmente le supposizioni erano vere entrambe, ma la reale spiegazione – se possibile – è stata di gran lunga più fantastica. Il ragazzo vestito da Wonderwoman che ha attirato l’attenzione di tutti stava per sposarsi e il travestimento da eroina dei fumetti è stato solo uno dei tasselli del lungo addio al celibato che (si spera!) l’ha accompagnato alla cerimonia. E, soprattutto, al premio di Most Swaggy Player.

DISTANZE SIDERALI – Sanremo, Bolzano, Venezia, Verona, Aosta. Mi fermo a queste cinque, ma le distanze coperte dai partecipanti per prendere parte al torneo di Milano hanno superato ogni concezione logica. Decine di ore complessive di macchina per trascorrere una giornata con noi sono – a prescindere – uno dei sorrisi più grandi che i nostri fan potessero strapparci. E per un tour che spera un giorno di coprire tutta la penisola, questo non è un segnale, è un boato.

I FEDELISSIMI – Manzo, Luca, Davide, Ivan, Federico. Anche qui vale la regola di cui sopra: pochi nomi, una marea di ringraziamenti. La linfa del nostro movimento è la passione che noi mettiamo nel nome, ma che voi portate sul campo e solo la grande disponibilità di chi ci sostiene ogni qual volta c’è un evento sul campo può permettere giornate del genere.

IL TIPO IN CIABATTE – Non lo nego, tra noi ormai è una leggenda. Il Tipo in Ciabatte ha conquistato il cuore di tutti i partecipanti. Presentatosi in infradito a metà pomeriggio, le prestazioni messe in campo a Three Point Contest e Horse Game l’hanno portato sulla cresta dell’onda fino al premio finale di Mvp dell’All Star Break. Trick, stile, ma soprattutto quelle inconfondibili ciabatte con cui si è presentato sul campo hanno fatto il resto: il modello perfetto di partecipante ai giochi del pomeriggio, dove la passione prevale sul talento e la voglia di divertirsi la fa da padrone.

Chiudo il sipario con quattro nomi e un augurio: Mattia Castrignano, Giuseppe Bruschi, Lorenzo Bonacina e Stefano Padoan sono i volti senza i quali niente di tutto questo sarebbe stato possibile: segnateveli bene perchè ne sentirete parlare ancora a lungo. E l’augurio è proprio questo, il primo evento è andato a gonfie vele e la rotta tracciata: ora la barchetta è da condurre in porto.