Alla viglia di Gara-1 tra Cleveland Cavaliers e Boston Celtics, la domanda che ci si poneva più di frequente era: come faranno a fermare LeBron James? Da chi può essere marcato? I 48 minuti del primo episodio di questa serie hanno dato una risposta abbastanza chiara: nessun giocatore dei Celtics può fermare LeBron James.
Lo stato di forma attuale di James è qualcosa di singolare, che probabilmente mai si era visto prima su un campo NBA. Il 23 dei Cavs compirà 33 anni il prossimo dicembre, ha vissuto una stagione regolare di squadra altalenante, ma individualmente stellare, riposandosi molto di rado e spesso giocando anche più di 40 minuti. Un comune mortale sarebbe arrivato quantomeno provato ai Playoffs, invece James ha sostanzialmente passeggiato su qualsiasi avversario gli si sia parato davanti. “Passeggiato” non deve avere letto con un’accezione per forza negativa, semplicemente si è dimostrato parecchie spanne sopra i malcapitati che hanno dovuto affrontarlo, riuscendo ad elevare le proprie prestazioni ad un livello mai raggiunto durante l’arco della carriera.
LeBron sembra a suo agio come non mai in campo, è sempre in controllo, quasi non avverte pressione e tutto questo è stato piuttosto evidente nella prima partita contro i Celtics. I 38 punti segnati potrebbero già dire qualcosa sulle difficoltà che Brad Stevens ha incontrato nel cercare di metterlo in difficoltà come main option offensiva, ma se si guarda alla gara nel suo insieme e soprattutto al primo tempo, dominato dai Cavs, l’impotenza di Boston risulta ancora più evidente. Nel corso dei suoi 42 minuti in campo, James è stato marcato a rotazione da Jae Crowder, Al Horford, Jaylen Brown, Kelly Olynyk, Marcus Smart, Gerald Green e perfino Isaiah Thomas. Di questi sette giocatori, nemmeno uno è riuscito a metterlo minimamente in difficoltà.
Crowder è stato per la maggior parte dei minuti in marcatura su James, è considerato un buon difensore anche se si nutrivano dubbi su quanto reali fossero le sue chance di mettere un freno al miglior giocatore del pianeta. L’ex giocatore di Dallas non ha particolari lacune difensive, di base non è però abbastanza, e lo ha dimostrato già nei primi possessi di Gara-1. James è troppo più veloce e più forte fisicamente per essere fermato dal solo Crowder, e questa azione ne è un esempio palese.

Verso la fine del primo quarto Stevens ha cercato altre soluzioni. La prima è stata quella di accoppiare LeBron con Al Horford nel momento in cui i Cavs avevano fatto sedere in panchina Kevin Love e disponevano del solo Tristan Thompson nel frontcourt. James può giocare tutti e cinque i ruoli in campo e in un quintetto del genere sarebbe considerato l’ala grande, se non il centro. L’alternativa sarebbe stata accoppiarlo con Kelly Olynyk, cosa che è avvenuta nei minuti successivi (comunque non per volontà dei Celtics) con risultati pronosticabili. Horford è un lungo molto mobile, che può uscire anche sul perimetro, ma non contro LeBron. Altrimenti succedono cose come questa.

Come anticipato, il terzo step è stato quello di vedere Olynyk in marcatura su James. Il lungo dei Celtics, protagonista di una straordinaria Gara-7 contro Washington, non è esattamente il prototipo di difensore ostico, soprattutto se davanti ha un avversario quasi grosso quanto lui ma con la capacità di mettere palla a terra come fosse una point guard. All’inizio dell’azione, cosa che non si vede nella clip, è Jaylen Brown a marcare LeBron, ma un blocco nemmeno troppo irresistibile di Thompson costringe Boston allo switch. La stessa cosa avviene circa 30 secondi più tardi, il cambio sul blocco porta di nuovo Olynyk su James. Forte dell’esperienza precedente, LeBron volta addirittura le spalle all’avversario prima di fare a pezzi ogni sua speranza di poterlo fermare.
Per gran parte del secondo quarto LeBron si è ritrovato davanti Crowder, ma negli ultimi minuti del primo tempo ha affrontato due volte Marcus Smart. La presenza in campo sia di Thompson che di Love costringe infatti Boston in questo frangente ad utilizzare Brown in marcatura sull’ex Minnesota, lasciando Smart sul 23 di Cleveland. Viste le caratteristiche della guardia dei Celtics, si poteva supporre fosse uno dei pochi a poter mettere almeno minimamente in difficoltà James in single coverage, vista la propria fisicità e l’impatto che aveva avuto appena due giorni prima nell’ultima gara contro gli Wizards. Smart fa effettivamente “sentire” il proprio fisico in post, ma è praticamente una guardia che cerca di contenere spalle a canestro un lungo. Succede due volte, e per due volte LeBron finisce per segnargli in faccia.
Nel secondo tempo cambia l’atteggiamento dei Celtics, che porta ad un parziale riavvicinamento e ad un maggiore vigore dei tifosi del TD Garden. Non cambia la facilità con cui James spezza in due la difesa di Boston, qualsiasi sia l’avversario a marcarlo. Su questo pick&roll con Thompson, LBJ si ritrova addosso tre avversari (Crowder, Olynyk e Thomas) ed ha comunque la lucidità di trovare il tagliante con un bouce pass.
Nell’ultimo quarto le restanti due vittime subiscono la stessa sorte dei propri predecessori. Prima Isaiah Thomas, che mai si sarebbe volontariamente ritrovato a marcare LeBron, è costretto a cercare di contenerlo in post grazie al lavoro di Kyle Korver e viene sacrificato anche lui sull’altare.
Infine Gerald Green, in campo negli ultimi minuti come emblema della disperazione biancoverde nel cercare soluzioni ad una gara ormai compromessa, fa la stessa fine dopo altri cambi sui blocchi che allontanano Crowder da James. Quella di Green non è nemmeno una cattiva difesa, ma alla fine il risultato è sempre lo stesso. Per due volte.
Al termine di Gara-1 non solo i Celtics si ritrovano sotto 0-1 nella serie con il fattore-campo ribaltato immediatamente, ma hanno già avuto prova evidente che nessuno dei propri singoli ha le capacità di fermare o anche solo limitare l’avversario più pericoloso. Subito dopo la partita coach Stevens ha parlato della possibilità di raddoppiare James in Gara-2, soluzione che non sembra tuttavia ottimale. Cleveland è piena zeppa di tiratori pensati proprio per punire piedi a terra (Korver, Frye, lo stesso Love, JR Smith) e la capacità di passaggio di LeBron (che tra le altre cose ha effettuato anche 7 assist in Gara-1 con un paio di cioccolatini non scartati da Korver in angolo) renderebbe probabilmente comunque facile punire la difesa. D’altra parte l’unico difensore credibile che in Gara-1 non si è ritrovato accoppiato con James, Avery Bradley, non sembra avere un fisico sufficiente per contenerlo e farebbe la fine di Smart e qualcosa i Celtics dovranno pur tentare. Paradossalmente Brown, per quanto rookie e inesperto, è stato l’unico a contenere per qualche possesso consecutivo LeBron in Gara-1, ma è stato spesso costretto allo switch al primo blocco. Forse i Celtics potrebbero tentare in questa direzione in Gara-2, evitando quando possibile i cambi sui blocchi che hanno reso così facile la vita al Re nel primo episodio della serie.
Non è un vero raddoppio, Brown lo accenna soltanto in caso James decida di andare in post. Ribaltamento dall’altra parte e tripla aperta grazie al movimento senza palla di Korver
Stevens si trova a svolgere contemporaneamente uno dei lavori più belli del mondo e uno dei peggiori: allenare in una Finale di Conference e trovare un modo di frenare LeBron James.