Se per caso qualcuno di voi avesse mai investito dieci minuti del proprio tempo nel comprendere le classiche meccaniche del wrestling entertainment, ciò che Zaza Pachulia, volente o nolente, ha compiuto nel terzo quarto di gara 1 ai danni di Kawhi Leonard vi ricorderà di certo il classico heel (il cattivone) che nella storyline di un match, infierisce poco nobilmente sull’infortunio dell’avversario infervorando la platea.
L’atterraggio falloso del giocatore degli Spurs sul piede del georgiano però, al contrario di una semplice keyfabe, potrebbe rovinare lo spettacolo di una serie che già dalla prima gara, stava per zittire l’assordante cornice dell’Oracle Arena, incredula di fronte all’enorme vantaggio dei texani. Considerando che l’assenza di un giocatore, pur estremamente importante che sia, non dovrebbe giustificare un calo di tensione tale da sprecare 27 punti di vantaggio (e forse l’unica motivazione nasce dal fatto che l’avversaria veste un ponte disegnato sulla maglia), è anche vero che il movimento di Pachulia, meschino o meno, ha infierito quasi sistematicamente su quella caviglia malandata che dava tante noie a Leonard, già sofferente per un altro atterraggio fallito nella panchina amica.
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Nelle scorse stagioni si è tanto parlato dell’atteggiamento forse oltremodo aggressivo di Matthew Dellavedova, che figlio di una pallacanestro parecchio fisica (anche Bogut non è un pezzo di pane in campo) era stato capace di infortunare giocatori avversari lanciandosi a mò di palla da ping pong sulle ginocchia degli Hawks. Un hustle play troppo aggressiva può essere considerata sporca? Dipende sempre dal contesto, dalla malizia del giocatore, dalla fisica del movimento, ed è in questo modo che cercheremo di analizzare l’azione che forse potrebbe completamente abbattere le possibilità di passaggio del turno degli Spurs.
PLAY HARD
Si sono osservati tanti replay che il concentrarsi sul movimento delle gambe in slow-mo, ha forviato dall’analizzare la situazione ed il momento della completa azione. Pachulia esegue un close-out aggressivo in un momento della gara che richiedeva una sferzata di energia per tentare una rimonta quasi insperata, e tentando di “impaurire” l’avversario, compie quel passo che entra nel cilindro di Leonard e termina definitivamente la sua partita.
Non possiamo dire che Zaza sia un prodigio atletico della natura: con i suoi 211 cm per 125 kg ed un equilibrio il più delle volte precario, la sua statura potrebbe realmente aver richiesto quel secondo passo di troppo che tutti indicano quale la mela della discordia. Allo stesso modo, quel secondo passo incriminato potrebbe essere stato voluto dal georgiano senza cattive intenzioni, alla ricerca della pressione fisica, cercando di infilarsi nella maglietta nero-argento in modo da infastidire un jumper praticamente pulito.
Oltretutto si sottovaluta il tipo di tiro di Leonard: chiunque abbia giocato a basket si è certamente reso conto che un tiro in allontanamento prevede lo stacco da terra nel punto X e l’atterraggio in una posizione spesso completamente diversa, quindi con punto di salto e punto di arrivo che non coincidono. Mettere il piede perfettamente sotto quello dell’ avversario non è semplice, soprattutto senza infilare la propria gamba tra quelle del tiratore, e come rivelano le immagini, Pachulia aveva anzitempo girato la testa verso il canestro, cercando il rimbalzo. La reazione immediata, scappando dall’azione per non prendere un tecnico di reazione, è forse l’espressione di una non volontarietà spontanea.
PLAY DIRTY
“Quello è stato un close-out totalmente innaturale“. Gregg Popovich, nel rant post-partita che potete leggere integralmente (nel link) annovera alla poca correttezza che Pachulia solitamente mette nelle partite che vedono in svantaggio tecnico il georgiano. David West che ora difende il compagno, era stato vittima di una delle sporche giocate di Zaza durante la serie contro i Mavericks della scorsa stagione mentre Leonard, quasi rischiava di perdere un braccio
Il curriculum del lungo di Golden State parla chiaro e la lista di scorrettezze, durante la partita si è allungata anche prima del fattaccio. Sappiamo perfettamente come abbia ben imparato da quella scuola di lunghi coniata da Kevin Garnett, che ama spesso, porre blocchi irregolari anche troppo visibili nella propria natura “dirty” che vengono lasciati passare dalla linea arbitrale.
Ed è proprio per questo motivo che quel secondo passo, quasi non necessario, che andava ad invadere la zona di landing di Leonard, potrebbe essere interpretato come l’ennesima giocata maliziosa di Pachulia. E’ facile pensare come per un giocatore che naviga nei mari della NBA da 16 anni, questi automatismi siano conosciuti alla perfezione e che non abbia bisogno di uno sguardo fisso per immaginare dove possano cadere i piedi di Kawhi. Oltretutto la reazione così naturale al fallo fischiato, forse proveniva proprio dal fatto che l’atterraggio sul piede sia completamente diverso dal toccare il braccio dell’avversario, cosa che il georgiano non ha fatto.
Cercando di districare l’intreccio di mille ipotesi che anche un replay in super hd non riesce a sciogliere, se forse Pachulia non avesse voluto intenzionalmente infierire sulla caviglia di Leonard, anche solo il gesto di pensare a provare a mettere il piede nel cilindro dell’avversario sarebbe deprecabile nell’etica del gioco.
Chiudendo l’argomento senza una vera risposta, c’è una sottilissima linea tra il giocare duro, e quindi arrivare ad un palmo dai piedi di Leonard oppure giocare sporco facendo quel passetto in più per provocargli una slogatura e su questa dannata linea troppi giocatori ballano ancora troppo, senza ricevere delle punizioni adeguate.
C’è però una differenza abissale tra intenzionalità del gesto e intenzionalità del fare male fisico. Quello di Zaza è un close-out portato agli estremi che ha invaso il cilindro di Leonard ma non sarà lontanamente paragonabile alle famosissime idiozie di Dahanty Jones e Bruce Bowen. Nei momenti caldi di una gara, ci sono automatismi completamente opposti alla premeditazione, ma entrano in gioco per foga agonistica e sono difficili da controllare. Non giustificando le azioni di Zaza, una partita di playoffs di tale importanza, può portare a momenti completamente avulsi dal carattere e dal tipo di gioco di un’atleta.