Alla vigilia di Gara 1, la serie tra San Antonio e Memphis si prospettava tra le più interessanti del primo turno, come ben spiegato da un nostro articolo sulle serie con più hype di questo primo turno. Lo strapotere su entrambe le metà campo di Kawhi Leonard va a scontrarsi con la ruvidezza della squadra di Memphis e la classe del proprio rappresentante Marc Gasol.
Nonostante i risultati delle prime due partite facciano pensare il contrario, la serie si è rivelata molto interessante e, dopo le dichiarazioni di fuoco di Fizdale in conferenza stampa, le prossime due potrebbero scaldarsi ulteriormente, diventando decisive nel comprendere quale indirizzo prenderà la serie.
Dal punto di vista del gioco, questi due scontri tra San Antonio e Memphis hanno seguito la traccia che ci si aspettava. Ad affrontarsi infatti ci sono in campo la miglior difesa della stagione, 102.2 di DefRating, contro la settima, ferma a quota 107.1 punti subiti ogni 100 possessi. Inoltre queste due squadre sono anche la ventisettesima (San Antonio) e la ventottesima (Memphis) per pace, a significare che, nel caso siate discepoli del Baffo di Houston, potreste addormentarvi davanti allo schermo. I punteggi bassi e possessi lunghi sono stati i leit motive sui quali si sta basando l’intera serie.
Difensivamente, il problema maggiore per Memphis è trovare qualcuno che possa fermare Leonard, oppure almeno complicargli la vita. Queste due partite sono state infatti uno show personale del #2, che in Gara 1 ha messo a segno il suo record di punti ai playoff con 32, ritoccato poi in Gara 2 con altri 37. Tirando 20/28 dal campo (71.4%) e 28/28 ai tiri liberi, l’unica pecca è l’1/5 da tre punti, statistica che però non va a sminuire quanto sta producendo il candidato MVP nella metà campo offensiva.
La primissima azione di Gara 2, dove Leonard manda Vince Carter al bar grazie all’ormai necessaria in qualsiasi skillset offensivo finta di arresto e penetrazione. Da notare anche una rara disattenzione difensiva di Gasol, forse ingannato dalla ISO move, che si sofferma a guardare solo il suo uomo e non si sposta in tempo per aiutare il compagno. Proprio le penetrazioni di Leonard hanno causato la maggior parte dei problemi di Memphis, infatti Carter non è stato in grado di contenere Kawhi quando decide di attaccare il ferro, così cerca di spingerlo verso l’aiuto di un lungo, solitamente Gasol. Tuttavia, l’ala degli Spurs è stata semplicemente troppo brava nel leggere questa situazione, seminando il panico nell’area di Memphis con queste soluzioni.
In questa clip di Gara 2, Kawhi, anticipa l’aiuto di Gasol con un floater all’altezza del tiro libero. Da notare come riesca, grazie a mezzi atletici e lunghe leve, a tirare comodamente sopra un Gasol completamente proteso nel tentativo di stopparlo. È bene ricordare che solo 4 anni fa Gasol veniva eletto difensore dell’anno.
Le sue enormi mani, unite a una coordinazione e capacità di controllare il proprio corpo impensabili per un fisico del genere, lo portano anche a fare questo tipo di layup che ricorda vagamente quelli di Kyrie Irving.
Un altro modo con cui si concludono le sue scorribande in area è con il fallo da parte dei Grizzlies, gli arbitri sono infatti spesse volte stati contestati dalla panchina perché troppo permissivi nei confronti dei texani e, al contrario, severi con la squadra di Memphis. Come detto prima, Leonard ha tirato 28 liberi, di cui 19 nella sola Gara 2, senza sbagliarne alcuno. Una macchina. Un’altra soluzione che Leonard ha saputo cogliere è stata punire la rotazione in aiuto di Gasol con l’assist al lungo che veniva marcato dallo spagnolo. A beneficiarne è stato soprattutto Aldridge.
Da notare anche le prestazioni di Tony Parker, che con i 18 punti in Gara 1 è diventato il nono marcatore all time dei playoff. Il francese sta infatti facendo vedere come potrebbe giocare le ultime stagioni della sua carriera: spesso non è lui a portare palla in attacco, ma la riceve dopo essere uscito da un paio di blocchi, limita al minimo forzature e long two, ma resta ancora uno dei migliori penetratori della Lega. Quello che ha sorpreso di più è stato sicuramente vederlo capace di segnare triple dagli scarichi, da sempre punto debole del #9. Per ora è a 5/7 da tre, un 71% che non consente alla difesa di Memphis di marcarlo a distanza, lasciando ulteriore spazio per le penetrazioni di altri giocatori o per il post medio di Aldridge.
Poi continua a fare anche quello che sa fare meglio, ovvero trollare i difensori.
Per quanto riguarda Memphis, la sensazione dopo queste prime due partite è che non abbiano abbastanza bocche di fuoco per poter superare gli Spurs. L’unico modo che hanno per poter batterli è che Gasol, Randolph e Conley siano tutti e tre in serata di grazia al tiro. Per ora questo non è successo: in Gara 1 Randolph è stato semplicemente disastroso con 3/13 dal campo e -39 di plus/minus, mentre in Gara 2 è stato Gasol a non entrare mai in ritmo, chiudendo con un misero 4/15 dal campo.
L’unico a giocare a un livello costante per ora è stato Conley, nonostante nel secondo tempo di Gara 1 non sia riuscito più a segnare. Il play dei Grizzlies è stato limitato però da un ottimo Danny Green, il quale sta dimostrando ancora una volta perché sia uno tra i migliori 3&D della Lega, specie nella metà campo difensiva. Eccezionale non solo il suo lavoro su Conley, ma anche il suo spirito di sacrificio nel marcare Gasol dal post, rendendo molto difficoltosa la ricezione dopo un cambio su P&R.
Il punto debole della catena difensiva degli Spurs sono i lunghi: Pau Gasol, Aldridge e Lee non sono rinomati per la difesa. Sarà vitale dunque che Memphis continui ad attaccarli dal post: Pau in Gara 1 ha perso di misura la sfida con suo fratello minore, mentre né LaMarcus né Lee sembrano avere la stazza e la velocità di piedi per tenere lo spagnolo. Oltre a questo sarà necessario tenere allargato il campo, lascerà spazio in post ai due lunghi (al contrario di quanto fatto in stagione, Fizdale li sta facendo giocare molto insieme), evitando raddoppi sistematici.
THEY ARE NOT GOING TO ROOK US
Le dichiarazioni post-Game 2 di un indisposto coach Fizdale (valse 35 mila dollari di multa) hanno fatto il giro del mondo, puntando i riflettori sull’operato arbitrale: il centro della sua protesta ha vissuto nella grande disparità nei tiri liberi tentati dalle due squadre. Nonostante in stagione Memphis sia stata la squadra che, insieme ai Suns, ha concesso più tiri liberi agli avversari ogni 100 possessi, nella prima parte di Gara 2 i Grizzlies hanno tirato nel pitturato 19 volte, guadagnando solo 6 tiri liberi mentre San Antonio, con 11 conclusioni in area, è arrivata a 23.
Ovviamente la protesta nasce nel momento in cui le scelte arbitrali non vengono considerate eguali per entrambe le squadre. Una situazione talmente esasperata che persino Vince Carter si è preso un fallo tecnico dopo aver affrontato a muso duro Kyle Anderson, reo di averlo trattenuto durante un taglio in area.
A fine partita, il solo Leonard avrà tirato più tiri liberi di tutta Memphis insieme. Una situazione che ha fatto andare fuori di testa Fitzdale:
“We don’t get the respect that these guys deserve because Mike Conley doesn’t go crazy, he has class and he just plays the game. But I’m not going to let them treat us that way. I know (San Antonio coach Gregg Popovich has) got pedigree and I’m a young rookie, but they are not going to rook us. That’s unacceptable, that was unprofessional. My guys dug in that game and earned the right to be in that game and they did not even give us a chance.”
Per concludere, ha scagliato stizzito la penna urlando “Take that for data!”, abbandonando la conferenza stampa. Una frase che è già diventata un cult, tanto che i Grizzlies stanno stampando centinaia di magliette con questa scritta, mentre Shea Serrano ha spiegato in che situazioni potremo utilizzare appropriatamente questa frase.