lunedì, 20 Marzo 2023
Newsletter
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community
No Result
View All Result
The Shot
No Result
View All Result

Hawai’i Basketball

Francesco Sparta by Francesco Sparta
6 Settembre, 2019
Reading Time: 5 mins read
0
Condividi su FacebookCondividi su Twitter

Se si provasse a pensare al posto più improbabile per insegnare basket negli Stati Uniti, probabilmente la risposta sarebbero le Hawai’i. A dirla tutta, e’ difficile immaginare uno Stato più improbabile delle Hawai’i in tutti gli Stati Uniti.

L’arcipelago del Pacifico infatti è il posto meno americano d’America, capace di resistere alla contaminazione del continente e conservando un forte legame con la propria lingua e le proprie tradizioni.

Per raggiungere Honolulu dal continente servono oltre quattro ore di volo partendo da Los Angeles, l’aeroporto piu’ vicino. Il fuso orario fa in modo che le partite si disputino all’ora di pranzo o primo pomeriggio, snaturando in un certo modo l’atmosfera dell’evento.

L’attivita’ principale poi, come noto a tutti, è il surf. L’annuale Pipe Masters, la gara finale del tour mondiale, si svolge sulle onde di Banzai Pipeline ad Oahu e al vincitore e’ riservato un premio di $579.000. Difficile per il basket riuscire a farsi strada. Per Adam Silver sarebbe difficile anche solo pensare di stimolare gli hawaiani ad appassionarsi alla pallacanestro.

Immaginate per un attimo una (improbabile) squadra NBA hawaiana. Ottantadue partite. Un carrozzone tra giornalisti, tv, squadre che sarebbe fisicamente insostenibile da spostare. Trasferte di almeno tre ore sulla costa ovest, nove sulla est. Non c’è neanche da stare a perdere tempo: non esisterà mai una squadra hawaiana in NBA. Che poi si potrebbe commentare la cosa con un chi se ne frega. E in effetti, prima di Honolulu, la NBA ha ancora parecchi territori di conquista in giro per il continente. Per certi aspetti anche il Messico, nonostante i noti problemi politici con l’amministrazione di Washington, è più attrattivo del lontano stato del Pacifico.

Le Hawai’i convivono con questo problema ovviamente non solo per il basket, ma anche per tutti gli altri sport professionistici. Tra questi, solo il football ha mostrato finora un reale tentativo di avvicinamento. Chiaramente fallito. Infatti dal 1980 fino a oggi si ègiocato all’Alhoa Stadium il Pro Bowl, l’annuale all-star game di fine anno con i migliori giocatori della stagione. Un progetto naufragato e che verra’ spostato a partire dall’anno prossimo ad Orlando a causa dello scarso impegno (la pantomima dell’All-Star game non e’ un problema solo della pallacanestro) e del disinteresse generale. Difficile far appassionare un hawaiano ad uno sport così americano e giocato con un agonismo imbarazzante.

Lo scarso interesse generale verso la pallacanestro porta anche, di conseguenza, a non avere tanti talenti (nessuno) affermato tra i pro che potrebbe farsi carico del ruolo di ambasciatore della pallacanestro hawaiana come e’ stato Tim Duncan per le Isole Vergini.

Cercando bene si potrebbe dire che Obama, cresciuto nella varsity di Punahou e con il poster del Doctor J in camera, potrebbe essere un volto noto. Tuttavia le sue doti cestistiche hanno sempre lasciato a desiderare e i suoi storici ricordano il suo periodo hawaiano più per il suo consumo di alcool, marijuana e cocaina che per la pallacanestro.

Chi potrebbe diventare un ottimo uomo immagine per l’arcipelago invece è Eran Ganot. Se non lo avete mai sentito nominare, niente panico. Avete tutto il tempo per rimediare e scoprire uno dei personaggi più improbabili (ma quante volte si deve ripetere questa parola quando si parla di Hawai’i?) della pallacanestro collegiale.

Trentasettenne nato nel Jersey e con una laurea in antropologia ottenuta nel 2003 a Swarthmore, Ganot aveva trovato un lavoro tranquillo per una banca prima di decidere di mollare tutto per diventare volunteer assistant coach a St Mary.

Gli anni alla corte di coach Randy Bennett sono pieni di soddisfazioni e grazie al suo lavoro con le guardie è riuscito a costruire un attacco tra i primi dieci per punti per possesso e tra i primi 15 per differenza tra rimbalzi presi e rimbalzi concessi a partita. A trarne maggiori benefici e’ stato soprattutto un certo Matthew Dellavedova, leader della squadra per punti, assist, partite giocate, percentuale ai liberi e tiri dall’arco.

Definito come un coach completamente apatico dai colleghi, se lo osservate durante una partita non vi capitera’ mai di vederlo scomposto. Probabilmente non si deve essere scomposto neanche quando, a fine 2015, ha ricevuto la telefonata in cui gli veniva comunicato di essere stato selezionato tra ottanta candidati come allenatore di Hawai’i University. Una chiamata difficile, specie se si pensa che in quel momento l’università era appena stata esclusa dai tornei NCAA 2017 e 2018 per violazione del codice etico e falsa testimonianza del coach uscente Gib Arnold.

In un clima interno piuttosto teso e un disinteresse generale, quello che ci si sarebbe potuto aspettare dalla sua prima stagione da head coach era tutto tranne quello che e’ poi realmente successo. Infatti, grazie una conduzione strepitosa e un lavoro certosino proprio sul backcourt, i Rainbow Warriors sono riusciti a sbancare clamorosamente il Big West Tournament guadagnandosi un posto alla March Madness esattamente un anno prima dell’inizio della squalifica.

Alla premiazione, momento dove la tradizione impone che sia direttamente l’allenatore della squadra a ricevere il premio, Ganot ha lasciato che fossero i giocatori a prendersi le luci della ribalta rimanendo da parte. Quando gli venne comunicato che lo USA Today aveva intenzione di scrivere un articolo su di lui, la sua risporta fu “Pensavo che i giornali avessero il compito di vendere, non di voler ascoltare me”.

Il tabellone del torneo ovviamente non ha fatto sconti e i Rainbow Warriors si trovano ad affrontare i California Golden Bears, seed numero 4 del torneo guidati da Jaylen Brown, futura scelta dei Boston Celtics con la terza chiamata assoluta. La gara è teoricamente senza storia e anche Obama nel suo bracket ESPN non lascia una singola chance agli hawaiani.

Ma la March Madness e’ sempre la March Madness. In più, l’università californiana, per non farsi mancare niente, si trova costretta prima ad allontanare un assistant coach per accuse di molestie sessuali e poi a rinunciare per infortunio in allenamento il suo top scorer Tyrone Wallace. Come se non bastasse, a pochi minuti dall’inizio della partita, anche Jabari Bird è costretto a dare forfait per forti dolori alla schiena. Insomma, quello che succede è il classico preludio per la tempesta perfetta, con l’apatico Ganot pronto ad approfittare delle difficoltà degli avversari.

E in effetti quello che succede nel primo tempo è un autentico capolavoro tattico. Senza un’adeguata spalla in grado di aprire il gioco e un playmaker capace di dettare i tempi, Brown finisce per imbottigliarsi nel traffico delle maglie hawaiane.

http://www.theshotmag.it/wp-content/uploads/2017/03/409891FF851322760742864302080_56ec93f40438c60006335ae.mp4

Come confermato nel suo anno da rookie, il futuro Celtics dimostra di non essere la primissima opzione offensiva di una squadra e di dover lavorare sull’analisi della situazione. La difesa di Ganot ha fatto in modo che per Brown fosse impossibile riuscire ad attaccare il ferro e, puntando sulle sue incertezze al tiro (30 su 102 in stagione fino a quel momento) lo hanno costretto a sette turnover e 1 su 6 dal campo in appena 17 minuti, prima di uscire anticipatamente per falli.

http://www.theshotmag.it/wp-content/uploads/2017/03/secondo.mp4

Un capolavoro completo. Ganot si è concesso anche il lusso di non rischiare Stefan Jankovic, leader della squadra, lasciandolo seduto per 13 minuti quando si trovava a quattro falli. A fine partita il suo personale tabellino recita 16 punti in 18 minuti. A ruota lo seguono i vari Roderick Bobbitt e Quincy Smith, rispettivamente autori di 17 e 19 punti. Oltre a loro non poteva mancare all’appello anche Aaron Valdes, soprannominato ‘Air Cuba’ in onore di Vince Carter per i vari dunk contest scolastici vinti, con 8 punti a referto.

Ma la palma di migliore è tutto sua. Di Eran Ganot. Ai microfoni a fine partita proprio Jankovic dirà: “Nessuno ci avrebbe dato credito. Altro che Obama”. Perche’ è Ganot il vero volto di Hawai’i Basketball.

Tags: Eran GanotHawai'iHawai'i UniversityNCAA
Francesco Sparta

Francesco Sparta

Letture consigliate:

Archivio

The Chat #7 – AD goes to Hollywood

6 Settembre, 2019
Archivio

Zoran Dragić: “L’aspetto mentale è cruciale. NBA? È diversa.”

6 Settembre, 2019
Archivio

‘Lillard time’ for dummies

6 Settembre, 2019
Archivio

Trae Young è qui per smentire tutti

10 Settembre, 2019
Archivio

La guerra che non esiste

6 Settembre, 2019
Archivio

L’NBA è nelle mani di Paul George

10 Settembre, 2019
Load More
Invia
Notificami
guest

guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
The Shot

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

Pagine utili:

  • Chi siamo
  • La Mission
  • Contattaci
  • Policy

Seguici anche qui:

No Result
View All Result
  • NBA
    • Atlanta Hawks
    • Boston Celtics
    • Brooklyn Nets
    • Charlotte Hornets
    • Chicago Bulls
    • Cleveland Cavaliers
    • Dallas Mavericks
    • Denver Nuggets
    • Detroit Pistons
    • Golden State Warriors
    • Houston Rockets
    • Indiana Pacers
    • LA Clippers
    • Los Angeles Lakers
    • Memphis Grizzlies
    • Miami Heat
    • Milwaukee Bucks
    • Minnesota Timberwolves
    • New Orleans Pelicans
    • New York Knicks
    • Oklahoma City Thunder
    • Orlando Magic
    • Philadelphia 76ers
    • Phoenix Suns
    • Portland Trail Blazers
    • Sacramento Kings
    • San Antonio Spurs
    • Toronto Raptors
    • Utah Jazz
    • Washington Wizards
  • Rubriche
    • 7 e mezzo
    • I consigli sul fantabasket
    • Focus
    • Draft 2020
    • Interviste
    • Preview
    • The Answer
  • Podcast
    • NBA Milkshake
  • Dagli USA
  • Altro
    • FIBA
    • NCAA
    • WNBA
  • Community

© 2020 The Shot
LP Edizioni SRLS

wpDiscuz
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso.
Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito. Puoi leggere qui la nostra Privacy Policy.