I Miami Heat in questo momento sono una delle squadre più calde della NBA grazie ad uno straordinario rendimento che sta ribaltando i pronostici. Dal 17 Gennaio sono arrivate 21 vittorie in 26 gare tra cui Golden State, due volte Cleveland, Atlanta e Houston per una rimonta che sta definitivamente esaltando il valore di un allenatore fin troppo sottovaluto.
Erik Spoelstra è probabilmente il miglior Coach in assoluto quando si tratta di valorizzare il materiale umano a disposizione nonchè uno dei seri candidati al Coach of the Year. La coerenza nelle proprie convinzioni di position-less basketball ha permesso di scacciare il malevolo spettro del tanking in favore di una ben più onorevole lotta, because you never mess with the karma of winning, never.
La singolare idea di adattare Luke Babbitt a Stretch Four nonostante gli evidenti limiti fisici sta silenziosamente oliando gli ingranaggi della manovra offensiva, producendo spaziature migliori e un’area meno affollata per le incursioni degli esterni, che collocano Miami al primo posto della Lega per penetrazioni al ferro. L’ infortunio di Winslow ha aperto le porte alla sorprendente crescita di McGruder, un glue guy difensivamente dotato capace di aggiungere un’affidabilità perimetrale non ancora raggiunta dal compagno. Nel mese di Febbraio il prodotto di Kansas State (undrafted) ha convertito il 40% delle sue conclusioni dall’arco rendendo il tiro da tre punti uno dei fattori principali di questa rimonta : Miami era 28esima per percentuale da tre punti (33.7%), 23esima per triple segnate (8.6) e 19esima per triple tentate (25.6). Nelle ultime 26 partite gli uomini di Coach Spo sono primi in NBA per % dall’arco (41.0%), quinti per triple mandate a segno (11.8) e noni per tentativi a partita con quasi 29.

Se vuoi competere in una Lega così profondamente dominata dal tiro da tre punti devi adattarti o morire provandoci. Tuttavia, al netto di un incredibile efficienza dalla lunga distanza, le fortune del gruppo passano dal back-court e dal tutto fare James Johnson, coltellino svizzero dai mille usi. Dion Waiters sta mostrando il primo importante segnale di continuità a livello di rendimento da quando è entrato tra i professionisti, accentuando aspetti del suo gioco bypassati da altre squadre come l’ottimo ball-handling, la difesa sul pallone e una naturale predisposizione a giocare da facilitatore per i compagni. La forza nelle gambe gli permette di battere l’uomo e infilarsi selvaggiamente nel pitturato attirando le attenzioni degli avversari puntualmente puniti dalla freddezza dei tiratori amici. Grazie alla pacifica convivenza con il compagno europeo i Miami Heat si sono trasformati in uno dei migliori drive-and-kick teams (cit. Carlisle) che fa della coralità e dell’extra-pass il suo mantra principale. Molto spesso capita di vedere un buon tiro rifiutato in favore di uno migliore per un compagno meglio posizionato o semplicemente più in ritmo in quel momento, un inno alla scuola di pensiero Popovichiana. Con questo nuovo modo di giocare Babbitt sta tirando 27 su 45 da tre nelle ultime 13 partite (60%) mentre Wayne Ellington ha già superato il proprio career-high per triple segnate in una stagione, guadagnandosi importanti minuti nei finali di gara dove il costante movimento e l’eccellente lavoro sui blocchi lo rendono una minaccia perenne.
Come scritto sopra una delle novità di quest’anno sono le migliori letture di Waiters in attacco. Tiri meno forzati e occhio al compagno libero sul perimetro.
Secondo esempio di penetra e scarica tanto basilare quanto efficace. Primo passo che lascia sul posto Powell e scarico nell’angolo per Babbitt, una sentenza di questi tempi.
Sequenza diversa, stesso risultato : la penetrazione di Waiters costringe la difesa dei Raptors a collassare in tre sull’esterno lasciando liberi ben due tiratori, i migliori in questo momento per gli Heat. La scelta della difesa è solo se prendere canestro da Ellington o Babbitt. Da segnalare come l’ex Brooklyn abbia anch’egli preso parte al programma di “conditioning” elaborato dal preparatore atletico Jay Sabol perdendo dieci chili
Il prodotto di Syracuse è l’eroe del momento dalle parti di South Beach; la faccia tosta rimane la stessa ma quella che sembrava ubris (tracotanza, per i meno ferrati in greco) si è trasformata in genuina arroganza sorretta da un’immensa fiducia nei propri mezzi. Il talento non gli è mai mancato, così come il coraggio di prendersi responsabilità nei momenti che contano, ed in questo momento, complici i big shots delle ultime settimane, è il miglior closer della Lega per % negli ultimi 2’ di gioco davanti a gente come LeBron James, Kevin Durant e James Harden.

Un’altra importante chiave di volta è la definitiva esplosione di Goran Dragic, tornato ai livelli di Phoenix dopo la partenza di Wade. Grazie ad una ritrovata efficienza dall’arco ed un notevole aumento dei falli subiti, lo sloveno assurge a catalizzatore assoluto del sistema spingendo sul pace per un maggior numero di possessi e tiri veloci. Il nativo di Lubiana resta però l’unico organizzatore di gioco a roster, e quando non è in campo si sente. Gli esperimenti di adattamento a Point Guard di Tyler Johnson & Josh Richardson sono falliti miseramente. In quest’ottica aiutano molto le sorprese DW & JJ visto che Spoelstra aveva in McRoberts & Winslow i suoi principali registi con lo sloveno fuori.
La partenza di Wade ha anche permesso una maggiore distribuzione dei palloni nel clutch time: Dragic ha già preso più del doppio delle conclusioni rispetto alla scorsa stagione convertendone il 43.8% mentre il collega in maglia Bulls è fermo a 23 su 60. La freddezza nei momenti decisivi è uno dei miglioramenti tangibili rispetto ad inizio anno, dove l’inesperienza di un gruppo giovane e alle prime armi è costata diverse sconfitte punto a punto.

Infine, non si può non parlare del momento di James Johnson, il grande alfiere dei Miami Heat, asso inamovibile nel camaleontico scacchiere tattico di Spoelstra. La tremenda versatilità gli permette di avere un impatto su ambo le metà campo svariando da Point Forward a Point Center, ruolo molto più suggestivo che conferisce velocità e reattività alla fase difensiva in assetti small ball dove può, contemporaneamente, difendere sul lungo avversario e sfidare il playmaker in attacco dal palleggio. Il veterano sta trascendendo la canonica definizione di Role Player giocando una pallacanestro a tutto tondo con career-high in punti, rimbalzi assist & percentuale dall’arco dovuta, a suo dire, alla trasformazione fisica cui si è sottoposto. Dal giorno della firma ha perso 13 chili riducendo della metà la sua massa grassa, da 14.7% a 7.5%!
Spoelstra sta massimizzando qualità che JJ non pensava nemmeno di avere. Il risultato è una creatura molto simile a LeBron per skills, stazza e visione di gioco. Nella clip possiamo notare il rimbalzo difensivo strappato a Patterson & Valanciunas e l’apertura in contropiede ad Ellington. A thing of beauty, potenza e controllo concentrate.
Con diciassette partire ancora da giocare ha già abbondantemente duplicato i tiri presi rispetto all’ultima stagione canadese (580 vs 240) rendendo la panchina degli Heat la quarta NBA per punti segnati. Insieme all’omonimo Tyler, con cui condivide una sincera amicizia anche fuori dal campo, combina per 28.6 punti a partita, la media più alta in assoluto per una coppia mai partita titolare. I J-Brothers sono inoltre gli unici due giocatori NBA ad aver registrato almeno 500 punti, 200 rimbalzi e 150 assist dalla panchina, un binomio esplosivo a cui affidarsi quando serve vivacizzare il torpore di una lunga e debilitante Regular Season. Le ottime doti di play-making del veterano (secondo miglior play-maker tra le PF secondo le statistiche metriche di B\R) esaltano le qualità atletiche del secondo che ama giocare off-the-ball e sui back-doors prendendo vantaggio con la sua rapidità. Il ragazzo da Fresno State, prelevato dalla D-League nel 2014 e fresco di contratto milionario, sta ampiamente ripagando le attese emergendo come Dark Horse per la vittoria al Sixth Man of the Year (no, non lo vincerà) con 13.6 punti a partita e minutaggio più alto negli ultimi dodici minuti di gioco.
Come scritto sopra, uno dei movimenti preferiti dai J-Brothers è il back-door di Tyler su assistenza di JJ. Lo usano molto spesso, e il risultato è quasi sempre una schiacciata a due mani.
JJ to Tyler (credits : David Breschi Twitter)
Gli Heat amano andare Small senza centro per correre in campo aperto con cinque uomini. Nella clip contro Philadelphia possiamo notare quattro esterni (Ellington, White, Tyler e Richardson) affiancare il Johnson da cinque. E quando il tuo centro è il primo ad arrivare nell’altra metà campo di solito succedono cose come questa.
Una rinascita collettiva e un messaggio per gli altri: tutta l’organizzazione merita rispetto, merita nuovamente quella dignità che ad inizio stagione sembra persa o forse solo sbiadita. Al di là dei singoli nomi che abbiamo analizzato, c’è un gruppo di giocatori riuniti sotto un unico credo, quello che rende a tutti gli effetti out-of-the-ordinary le capacità relazionali di un coach come Spo. Per quanto sia difficile da capire per certi versi, dove c’è cultura cestistica non c’è possibilità di tanking, dove c’è Riley c’è solo spazio per sorprese, meraviglie sportive e storie da raccontare. E la cultura costruita dai Miami Heat merita tutto il rispetto del mondo.