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L’ennesimo disastro dei Kings – La trade Cousins

Giuseppe Bruschi by Giuseppe Bruschi
6 Settembre, 2019
Reading Time: 5 mins read
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The moment DeMarcus Cousins found out he was being traded to the Pelicans. (according to @manny_vieites) pic.twitter.com/TRBClTz6iw

— NBA Central (@TheNBACentral) February 20, 2017

– “Solo domande a proposito dell’All-Star Game, grazie”
– “Quali altre domande abbiamo?”

E’ in questo modo che DeMarcus Cousins è venuto a sapere del proprio passaggio dai Sacramento Kings ai New Orleans Pelicans, tanto che già trovandosi nella sede della propria nuova franchigia, ha immediatamente deciso di elogiare la città senza che venisse specificatamente interrogato a proposito.
A bocce ferme, con le voci di trade che impazzano prima della deadline, la capitale californiana, in cambio del proprio uomo franchigia, ha ottenuto un lotto di tre giocatori e due scelte che definitivamente non si avvicinano a pareggiare il valore del giocatore, soprattutto, conoscendo a posteriori alcune dichiarazioni del general manager Divac e le destinazioni di questi.
Per Cousins e Casspi, sono arrivati Buddy Hield, Langston Galloway e il ritorno Tyreke Evans insieme ad una prima scelta protetta top-3 del 2017 ed una seconda scelta, questo è l’affare finalizzato che pare fosse un’offerta simile a quella per Jahlil Okafor, rifiutata poi dai 76ers.

Sacramento Kings
Il quadro della situazione generale dei Kings è da mani nei capelli. Che sia nel breve o nel lungo periodo, la franchigia, soprattutto a causa di scelte insulse fatte anche in passato, rischia di trovarsi in altri tre anni di nulla, privi di star power che permetta un approdo ai playoffs, (come forse ci sarebbe riuscita in questa stagione grazie alle prestazioni monster di Cousins) della possibilità di pescare alti al draft e di assets che convincano una squadra a scambiare giocatori di valore. Il tutto viene condito dalle dichiarazioni postume del general manager Divac che ammette di aver rifiutato offerte migliori nei due giorni precedenti, forse (speriamo) con la rassegnazione di dover fare i conti con il presidente indiano Vivek Ranadive, eccellente dal punto di vista marketing ma di visioni “particolari” quando si parla del gioco in sé.

Source familiar w/ Kings’ thinking: "Vivek thinks Buddy [Hield] has Steph Curry potential.” Am told that fixation was a key driver in deal.

— Baxter Holmes (@Baxter) February 20, 2017

Nello specifico, nonostante si dica che la decisione di scambiare Cousins sia stata coadiuvata dalla convincente vittoria contro Boston priva del centro (follia), in realtà dovrebbe indicare una proiezione di tanking e ricostruzione che in questo momento non ha nulla su cui basarsi:
2017: Prima scelta (NOP) protetta top-3, Prima scelta swap (76Ers)
– Per riscattare la prima scelta ottenuta dai Pelicans, necessiterebbe  di un più che discreto colpo di fortuna, vista la posizione fino ad ora maturata dagli stessi Pelicans nella conference e il forte impegno espresso nel tanking di Nets, Lakers e Suns.
– La scelta ceduta ai Sixers è parte del suicidio collettivo chiamato “trade Stauskas” in cui Sam Hinkie riuscì a strappare anche le mutande dei Kings per il “favore” di acquistare quella che era stata considerata paccottiglia. Quindi nel caso in cui Sacramento riesca in una fortunata estrazione, Philadelphia potrà richiedere di scambiarla grazie alla Swap clause

2018: Prima scelta top-10 (76ers)
– Sempre proveniente dalla trade Stauskas. Si trasforma in una scelta non protetta nell’anno successivo nel caso in cui Sacramento non si posizionasse nelle prime 10 alla draft lottery.

2019: Potenziale prima scelta 2018 (76Ers), seconda scelta (NOP)

Oltre alla evidente impossibilità di puntare sul draft, i Kings possono vantare un roster giovane solamente nell’esperienza NBA. Oltre a Skal Labissière (20) e Malachi Richardson (21), per il vero, ancora poco coinvolti, Willy Cauley-Stein (23) che sostituirà Cousins nella posizione di centro, non ha ancora dimostrato di poter fare il salto, cosa che rischia di avvenire tardi, vista la tipologia di giocatore. Poi il giovane Papagiannis (19) scelto altissimo nel draft, al momento fatica a ben figurare in D-League nei Reno Big Horns, ma sopra a tutti si evidenzia il neo-acquisto Buddy Hield.
Il rookie (23) ha visto il proprio gioco fiorire solamente nell’ultimo anno di college grazie alle proprie capacità di shooter puro unite ad un buona costruzione del tiro dal palleggio. Arrivato nella lega, ha avuto un rendimento nella media dei rookie di nuova generazione ma sono affiorate le lacune già mostrate a Oklahoma: poca capacità di adattarsi alle scelte del difensore nella penetrazione, lentezza nel palleggio e poca propensione alla difesa. Problemi che hanno portato i Pelicans a svilupparlo quale solo tiratore.
Oltretutto l’ormai ex-New Orleans andrebbe ad occupare la posizione di Ben McLemore (24) e proprio Richardson ma come scritto sopra, Ranadive sembra impazzire per i tiratori e vede in Hield le potenzialità di Steph Curry nel corpo di Klay Thompson: qualcuno sarebbe meno d’accordo.

"I had a better deal two days ago." – Vlade Divac pic.twitter.com/xNzDch2K3W

— AP (@Ananth_Pandian) February 20, 2017

Per infierire, pare appunto che Divac abbia -sia stato costretto a- rifiutare trade che secondo lo stesso GM si erano rivelate migliori, forse puntando il dito ad una dirigenza ed un sistema che evidentemente non funziona. Dall’altro lato della medaglia, altri capi mercato delle franchigie hanno lamentato di non aver ricevuto risposte alle chiamate fatte all’ex-cestista jugoslavo, mangiandosi le mani per non aver potuto fare con facilità un’offerta migliore.

 

New Orleans Pelicans
Jackpot! Dell Demps ha appena realizzato il capolavoro che potrebbe spodestare Daryl Morey dal posto di general manager dell’anno. Ottenendo un All-Star come DeMarcus Cousins, si rilancia nella corsa playoffs a costo quasi-zero e se riuscisse nel riconfermare Boogie alla fine della stagione, la franchigia possiederà lo star power adatto per attrarre free agents importanti. Nel migliore dei casi, questa trade sposta definitivamente lo status dei Pelicans da squadra di mezza classifica a facile contendente ai playoffs, ottenendo maggiori possibilità di trattenere Anthony Davis in città e puntando al conseguente ovvio miglioramento della propria squadra.

Dal punto di vista tecnico  i due lunghi dei Pelicans sembrano fittare perfettamente: avere due lunghi come Davis e Cousins nella stessa squadra forma un front court che probabilmente non si rivedrà nemmeno nella prossima generazione. Finalmente New Orleans acquisisce una seconda valida opzione offensiva. Per chi pensa che si pesteranno i piedi in attacco, c’è una brutta notizia: il range di tiro di entrambi è sufficiente per non congestionare l’area e fornirsi a vicenda lo spazio di manovra utile a giocare 1-on-1.

Immaginare pick and roll con Boogie da ball handler e il Monociglio in veste di roller, non è così spinta, anzi, è probabile che possa essere eseguito anche a parti invertite. Davis da rim runner, Cousins sempre a rimorchio. Oppure Cousins che lancia un outlet pass al millimetro direttamente all’altezza del ferro per Davis. O ancora, Holiday che chiama horns e sta già sorridendo per il ventaglio di soluzioni che aprirà nei seguenti secondi.
Se offensivamente saranno un incubo negli accoppiamenti per gli avversari, in difesa sono la coppia di lunghi più complementare per caratteristiche tecniche. L’agilità laterale di Davis mitiga l’inefficienza di Boogie sui cambi, mentre AD può tirare il respiro e smettere di fare gli straordinari sui 5 avversarsi, ritornando in marcatura sui 4, dove spende solo il 26% dei suoi minuti.

Ciò che può preoccupare, resta il profilo caratteriale di Cousins: alcuni giornalisti e insider rappresentati dal rant del telecronista Grant Napear si sono sempre posti contro la permanenza di Boogie a Sacramento, dando le ragioni della dannosità del proprio carattere nel gioco e nello spogliatoio dei Kings e conducendo quest’ultima a sconfitte dettate dall’inevitabile poca serenità che meriterebbe. Personalmente, credo che il nativo di Mobile abbia sempre dovuto portare sulle spalle il peso di una franchigia che da anni sta gestendo in modo sconsiderato i propri talenti (vedi la trade di Isaiah Thomas sotto il GM D’alessandro) e la sofferenza di una città che ha sempre amato ma che spesso gli ha girato le spalle. Non abbiamo mai visto Cousins in un altro contesto che potrebbe anche rivelarsi vincente, non lo abbiamo mai visto dover condividere la leadership e non sappiamo se mai abbia vissuto un momento di serenità. Regalare il beneficio del dubbio, sembra d’obbligo.

Tags: cousinsdaviskingsPelicansranadive
Giuseppe Bruschi

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