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Quale Ibaka serve ai Toronto Raptors?

Francesco Manzi by Francesco Manzi
6 Settembre, 2019
Reading Time: 5 mins read
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Mentre gli innamorati il giorno di San Valentino cenavano a lume di candela, in NBA si chiudeva il primo vero scambio (scusate fratelli Plumlee, Roy Hibbert e compagnia) di questa deadline. Manca infatti meno di una settimana alla chiusura ultima delle trade, fissata il 23 Febbraio, per la quale ci si aspetta davvero molti movimenti, anche di giocatori importanti.

In questo caso lo scambio è stato effettuato tra Toronto Raptors e Orlando Magic. In Canada è volato Serge Ibaka, in Florida sono invece approdati Terrence Ross ed una prima scelta del Draft 2017, che sarà la più bassa tra le due in possesso di Toronto: la propria e quella dei Los Angeles Clippers. Cerchiamo quindi di tirare le somme su questa mossa dal punto di vista di entrambe le franchigie, sia per quanto riguarda il breve termine sia per il futuro.

Orlando Magic
I Magic hanno fin qui disputato una stagione molto al di sotto delle aspettative: le mosse in estate, sebbene piuttosto confusionarie per quel che riguarda il reparto lunghi, sembravano far presagire la fine o quasi del progetto di rebuilding iniziato nel 2012 con la partenza di Dwight Howard. Invece il risultato è stato l’opposto: dopo un iniziale record di 15-19, Orlando è sprofondata fino al penultimo posto della Eastern Conference, condannandosi all’ennesimo anno in lottery e, probabilmente, ad una nuova rifondazione che inizierà ufficialmente con il cambio di General Manager tra qualche mese. Se si guarda questa trade senza prendere in considerazione scenari passati o futuri, per i Magic sembrerebbe un buon affare: Ibaka aveva un contratto in scadenza a Giugno, a cui non sarebbe mai seguito un rinnovo viste le condizioni attualmente disastrate della franchigia, e sarebbe quindi stato perso in free agency. Da questo punto di vista ricevere Terrence Ross e addirittura una prima scelta al Draft è già un successo, perché in pochi pensavano che potesse accadere.

Other offers on Ibaka — the ones I had heard about, at least — were shockingly weak. Impending free agency cooled market.

— Zach Lowe (@ZachLowe_NBA) 14 febbraio 2017

 

Tuttavia, se si amplia la prospettiva, questa frase sembra piuttosto azzeccata:

The Orlando Magic’s new motto: Give us wine and we’ll turn it into water, and then turn the water into air

— NOT NBA Tonight (@NOTNBATonight) 14 febbraio 2017

 

I Magic avevano ricevuto infatti Ibaka in sede di Draft, la scorsa estate, dagli Oklahoma City Thunder che ancora speravano di poter trattenere Kevin Durant. Per arrivare al congolese, Orlando aveva sacrificato Victor Oladipo, uno dei pochi giocatori presentabili passati dalla Florida nelle ultime stagioni, Ersan Ilyasova, finito poi ai Sixers, e l’undicesima chiamata al Draft, risultata poi essere Domantas Sabonis. Quindi sostanzialmente sono stati scambiati Oladipo, Ilyasova e un’undicesima scelta per Ross e una chiamata molto più bassa, che sicuramente si aggirerà intorno alla venticinquesima. E’ chiaro che sotto questa nuova luce lo scambio risulta in una mezza vittoria da parte di Orlando. Se si allarga di nuovo il punto di vista, lo scenario diventa ancora più tragico: l’anno scorso, in questo periodo, la franchigia aveva spedito Tobias Harris a Detroit per Ilyasova e Brandon Jennings. Quindi, di base, da un gruppo di giocatori composto da Oladipo, Sabonis, Harris ed Ibaka, i Magic hanno ottenuto Ross e una scelta di fine-secondo turno.

Orlando ha in parte rimediato all’errore commesso in estate, ma contemporaneamente lo ha reso anche maggiormente evidente. Questo scambio la porterà ad avere a disposizione un giocatore, Ross, che si è rivelato utile dalla panchina con Toronto, e che probabilmente ricoprirà lo stesso ruolo di backup a Orlando. Inoltre Ross sta giocando nel primo anno del proprio nuovo contratto: un triennale da 31,5 milioni di dollari che con il nuovo salary cap sembrerebbe molto conveniente. Tatticamente, sicuramente la guardia ex Raptors sposterà poco: è sicuramente un giocatore atletico, con più punti nelle mani di molti attuali uomini a disposizione di Vogel, ed un difensore nella media. Il suo arrivo avrebbe più senso se si decidesse di tornare a far giocare Aaron Gordon nella posizione di PF ((Power Forward)), utilizzando così Ross da SF ((Shooting Forward)), ruolo in cui è stato più utilizzato nelle ultime tre stagioni (82% dei minuti in quella in corso, 16% da ala grande, giusto per avere un’idea di come stessero messi i Raptors nel ruolo…). Tuttavia, sebbene il GM Rob Henningan abbia previsto un maggiore utilizzo di Gordon da lungo, è improbabile che il suo ruolo cambi a tal punto da concedere abbastanza spazio al nuovo arrivato.

Toronto Raptors
Dal punto di vista dei Raptors, invece, l’arrivo di Ibaka al contrario cambia tutto, o meglio: potrebbe farlo. Non solo ridà vigore alle speranze dei canadesi di fare finalmente una cavalcata dignitosa ai Playoffs, ma risolve un problema che li stava assillando da inizio stagione. Ossia: chi far giocare al fianco di Valanciunas? Nei mesi scorsi sono stati provati Patrick Patterson, Lucas Nogueira e i due rookie Jakob Poeltl e Pascal Siakam, ma solo il primo ha dato dei risultati sufficienti. L’innesto di Ibaka dà quindi nuova linfa ad un reparto lunghi scarno, rendendo Toronto di nuovo la prima rivale di Cleveland, mosse dei Celtics alla deadline permettendo. Inoltre, nonostante il contratto in scadenza, il congolese potrebbe decidere di rimanere a lungo a Toronto: i Raptors hanno tutto un altro appeal rispetto ai Magic e pare che le parti stiano già trattando per un’eventuale estensione (che sarà lunga e costosa, ma non è da dimenticare che si parla di un classe 1989, con davanti a se ancora il proprio prime).

I “se” tuttavia rimangono: ai Raptors è arrivato l’intimidatore di OKC oppure lo stretch-four visto ad Orlando negli scorsi mesi? Perché il ruolo di Ibaka sotto Vogel è stato spesso quello di prima opzione offensiva: in sole 56 partite ha già stabilito il proprio record in carriera per triple tentate (214, contro le 184 dell’anno scorso e le 205 di due stagioni fa, ma in 64 uscite) e segnate (83, il 39% scarso, più delle 77 col 37% di due anni fa).

Un attacco tipico giocato per Ibaka: blocco, scarico e jumper

La metamorfosi di Ibaka nella metà campo offensiva sono evidenti anche leggendo le statistiche: il 51% dei tiri presi in questa stagione sono stati catch and shoot, il 75% dei possessi sono passati dalle sue mani per meno di due secondi ed il 78% delle sue conclusioni sono arrivate piedi a terra, senza palleggi. E quindi poco sorprende che la giocata più frequente del lungo ex Thunder sia il jumper dalla media-lunga distanza, con ben 380 conclusioni tentate questa stagione (per avere un’idea: i tiri nel pitturato sono stati 138).

Il suo progressivo allontanamento dal canestro non ha riguardato solo l’attacco: Ibaka è infatti nell’annata con il più basso tasso di stoppate (1.6 di media) dal primo anno in NBA. Nelle ultime due stagioni la difesa di Ibaka è andata man mano spegnendosi, toccando minimi storici ai Magic. In questi ultimi mesi, il congolese ha concesso quasi il 59% agli avversari nei pressi del ferro, un dato di 5 punti percentuali superiore allo scorso anno e addirittura un +15% in confronto alla stagione 2014-15. I dati sembrano indicare un giocatore sempre più concentrato sull’attacco, aspetto non necessario in questi Raptors che sono il quarto miglior attacco della NBA anche senza Ibaka. Se l’ormai ex Magic saprà fare paradossalmente dei passi indietro e tornare a proteggere l’area come ai tempi dei Thunder, si rivelerà un’aggiunta fondamentale per Toronto, altrimenti potrebbe non cambiare poi molto. La presenza di due assoluti scorer come Lowry e DeRozan dovrebbe soltanto giovare al gioco di Ibaka che, sollevato da diverse responsabilità offensive, potrà quindi tornare a concentrarsi sulla metà campo difensiva.

Tags: ibakamagicraptors
Francesco Manzi

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