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Il drago di Ljubljana

Andrea Martinenghi by Andrea Martinenghi
6 Settembre, 2019
Reading Time: 6 mins read
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Da un paio d’anni sta stregando tutti i palazzetti d’Europa, e si candida come uno dei prospetti del basket più interessanti a livello globale per il Draft NBA del 2018. Ma chi è Luka Dončić?

Figlio dell’ex cestista Sasa Dončić, Luka inizia la sua carriera nelle giovanili del KK Union Olimpia, squadra della sua città natale, e a soli 13 anni vince il titolo di MVP nel torneo U-13 Lido di Roma con una prestazione monstre da 54 punti, 11 rimbalzi e 10 assist, nella gara finale contro la SS Lazio. Cifre che lo identificano subito come un prediletto della palla a spicchi.
Nel settembre dello stesso anno infatti il Real Madrid, intuendo le potenzialità del giovane sloveno, gli offre un contratto quinquennale. Da li in poi la sua ascesa è inarrestabile.
Nella stagione 2014-2015 veste la maglia dell’U-18 del Real Madrid, trascinando le giovanili dei Blancos al primo posto del loro girone con 14.5 punti, 6.2 rimbalzi e 3.1 assist a partita.

Ed il 30 Aprile del 2015 avviene la consacrazione: Dončić debutta nella Liga ACB con la prima squadra del Real Madrid diventando il più giovane debuttante nella storia della squadra madrilena, a soli 16 anni 2 mesi e 2 giorni. Il terzo più giovane in assoluto nella storia del campionato spagnolo, dopo Ricky Rubio (14 anni) e Angel Rebolo (15).

Alla sua seconda stagione con la prima squadra del Real Madrid, quella attuale, dopo l’addio di Sergio Rodriguez destinazione Sixers, Dončić ha guadagnato spazio nelle rotazioni di coach Laso. Con lo spostamento di Carroll dalla panchina allo starting five madrileno, Dončić è infatti diventato il sesto uomo del Real, a dimostrazione della fiducia che tutto l’ambiente ha nel giovane sloveno. Fiducia che fino ad ora è stata ampiamente ripagata dalla guardia di Ljubljana, che in 19 partite di Eurolega, giocando soltanto 18 minuti per gara, sta registrando 8,5 punti, 3,8 rimbalzi e 3,6 assist a partita con il 54,8% dal campo e un impressionante 42,6% dai 6,75m.

L’aumento del minutaggio non è l’unico fattore ad essere cambiato in questa stagione per Dončić, infatti la partenza di Rodriguez gli ha permesso di diventare di fatto, dopo Llull, il primo costruttore di gioco del Real di Laso.
Ad un ottimo palleggio infatti si somma una visione di gioco non indifferente per un ragazzo così giovane.

Non solo è molto bravo a trovare i tiratori in uscita dal blocco, ma è anche abile a creare gioco da situazioni di Pick & Roll/Pop, sia concludendo cercando la finalizzazione, sia servendo il compagno che porta il blocco.

Infatti, quando la difesa tentenna nella sua marcatura o raddoppia sul compagno che blocca per il gioco a due, non esita a sfruttare il minimo spazio creatosi tra sé e il suo difensore per concludere al ferro, azione che grazie al suo atletismo e alla sua fisicità (2,01 m per 99kg) lo rende un efficacissimo penetratore, capace di assorbire i contatti e di trovare comunque la via del canestro.

E la sua mano non è da meno. Nonostante la prima opzione sia il layup, Dončić è in possesso di un solidissimo jumper dal palleggio sia dalla media distanza che da 3 punti, che spesso preferisce ai tiri piedi per terra.

Qui addirittura si prende le responsabilità di tentare due triple dal palleggio, nel clutch di una partita di Eurolega.

A ciò si aggiungono i miglioramenti già evidentissimi nel tiro dalla lunga distanza, che lo hanno portato da un 35,7% della stagione 2014-2015, al 36,7% della scorsa stagione fino ad un 42% in quella in corso. Miglioramenti che lo rendono ormai un giocatore al quale la difesa non può permettersi di dimenticare quando si parla di tiratori dall’arco, sia dal palleggio che spot-up.

Alle situazioni a lui idonee palla in mano però si devono anche valutare i suoi movimenti, soprattutto nella metà campo offensiva, senza palla. In questo Dončić deve ancora crescere molto: senza il possesso di palla fa fatica a crearsi spazio in attacco, non legge ancora bene la difesa avversaria e ciò comporta che spesso e volentieri rimanga statico fuori dall’area ad aspettare il pallone, senza provare dei tagli in area o sulla linea di fondo e quindi rallentando l’attacco.

Resta uno dei pochi limiti offensivi del giocatore sloveno, che vengono abilmente colmati con la sua versatilità.
A livello europeo infatti, oltre a poter giocare almeno 3 ruoli, dal playmaker all’ala piccola, è presente a rimbalzo sia difensivo (in tutte e 3 le stagioni con il Real, ha un rating a rimbalzo difensivo superiore al 20%) che offensivo, e nella metà campo difensiva il suo fisico lo aiuta. Se off the ball ha ovvi margini di crescita (soprattutto nella scelta degli aiuti difensivi) come ovvio che sia, vista la giovane età, invece nella difesa uno-contro-uno Dončić mostra già di avere delle buone doti, sia difendendo l’avversario frontalmente, che spalle a canestro. Grazie al suo fisico riesce a non soffrire eccessivamente la differenza di stazza quando deve cambiare su giocatori più possenti di lui, e l’atletismo di cui è dotato lo porta spesso a riuscire a stoppare il suo attaccante.

Qui gli riesce anche un ottimo aiuto. Poi è tutta questione di fisico e atletismo. 

Senza contare che le mani particolarmente veloci costringono gli avversari ad evitare virtuosismi o a lanciarsi in palleggi insistiti quando marcati da lui, e che lo aiutano, anche grazie al suo istinto, ad essere particolarmente attivo sulle linee di passaggio.

Non è però dotato di una particolare velocità, sia in possesso di palla che senza. Ne consegue che negli spostamenti laterali subisca molto quando deve difendere su giocatori più piccoli e veloci di lui, sebbene riesca a coprire abbastanza bene questo limite con il fisico e la verticalità.

Questa mancanza di velocità lo limita anche offensivamente. Quando infatti si trova marcato da giocatori più esplosivi di lui e non riesce a batterli dal palleggio in una situazione di isolamento, molto spesso cerca di forzare l’avversario a commettere fallo, fintando il tiro con un pump fake per creare spazio tra sé e il difensore, e cercare poi il contatto tirando, un’azione che grazie all’ottimo controllo del corpo e dell’equilibrio di cui è dotato gli è piuttosto congeniale.
Che guadagni un and-one o soltanto tiri liberi poi, poco importa, perché l’85,7% dalla linea della carità che sta registrando in questa stagione lo rende un tiratore di liberi mortifero e un giocatore affidabile nel clutch time, vista la freddezza e la compostezza che riesce a mantenere durante la partita nei possessi decisivi di fine quarto. Aspetto, quello mentale, in cui il giovane sloveno è rispetto ai coetanei già un passo avanti. Prendersi le responsabilità durante il match non gli fa affatto paura, e anzi il suo gioco sale di livello quando la partita sale di importanza, così come i possessi da giocare.

È sicuramente uno dei giocatori della Draft Class 2018 con più attenzioni su di sé, ed ha il vantaggio dalla sua parte di arrivare al Draft con ben 4 anni di esperienza tra i professionisti, in una squadra come il Real Madrid, che ogni anno è una contender per la vittoria dell’Eurolega. Da questo punto di vista sarà sicuramente il più pronto al salto in NBA, l’unico dubbio che si può avere sul suo futuro oltreoceano sarà riguardo al ruolo, la sua versatilità in Europa può essere paradossalmente un punto debole in America. Nonostante sia un buonissimo passatore non è di certo ai livelli di una point guard NBA, e anche se il fisico lo aiuta, probabilmente da 3 soffrirebbe troppo il confronto con i pariruolo statuinitensi. Al momento negli USA quasi sicuramente occuperebbe lo spot di guardia, ma c’è ancora tempo per valutare la crescita dello sloveno, non solo dal punto di vista del gioco ma anche fisico (ricordiamo che è un classe ’99), e il rischio che diventi un tweener, cioè un giocatore con un ruolo non definito, cala ogni volta che lo si osserva giocare. I continui, e già visibili, miglioramenti sia in cabina di regia che al tiro, lo stanno lentamente trasformando in una combo guard completa, capace di giocare sia come playmaker che come guardia tiratrice senza che il suo gioco ne risenta.

Con un altro anno prima del grande salto in NBA, l’Europa può stropicciarsi gli occhi coccolandosi il talento di Dončić, che avrà ancora tempo per sviluppare ulteriormente il suo basket.

Ma una cosa è certa: chiunque dovesse scegliere di puntare su di lui al Draft, si ritroverebbe tra le mani un potenziale campione che potrebbe diventare uno dei più forti cestisti europei di sempre.

 

Tags: Doncic. real madridrookie
Andrea Martinenghi

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