All’esterno del Target Center è piantato un acero canadese alto più di 20 metri. Non è il suo paese di origine, ma il clima lo fa sentire come a casa. Da tre anni si è trasferito a Minneapolis dopo aver estasiato gli studenti della Huntington Prep e di Kansas University con i suoi rami flessuosi ma potenti in ogni singola fibra. Nelle giornate ventose le foglie creano un moto ondoso rosso in cui ombra e luce continuano a mescolarsi. E’ uno spettacolo che abbaglia e sconforta. Quando si viene colpiti dalla luce, sembra di assistere a un incredibile fenomeno naturale. Quando passa l’ombra, escono fuori tutti i suoi difetti strutturali. Vediamo insieme i due lati di Andrew Wiggins.
IL LATO CHIARO
Le prime 25 gare di regular season dei Timberwolves scoprono un nuovo angolo luminoso di Wiggo: il tiro da tre. Attualmente sta tirando con il 38.9% da dietro l’arco, convertendo le triple centrali con il 47%. Non ha l’efficienza di Lavine( il quale per EFG% è 19° tra le guardie con il 54.9%) e non si costruisce tanto il tiro senza palla ( solo il 14.8% delle conclusioni sono in catch&shoot), ma se si considera da dove partiva, è un enorme passo avanti. Al di là della pessima percentuale al tiro da tre nelle prime due stagioni(30.4), Wiggo aveva proprio una cattiva abitudine posturale. Come un lieve ondeggiamento che disperdeva fluidità. Una piccola anomalia che a Kansas non ha mai rivisto nei particolari, perché la sua lunghezza (una sua falcata in terzo tempo è 8 piedi più lunga di quella fatta da Durant) e la sua velocità (32.9 kmh, la stessa di Chris Paul) erano semplicemente di un altro livello e gli consentivano di “fare le onde” anche con una meccanica di tiro da affinare.
Con l’aiuto di Drew Hanlen (trainer dei Minnesota Timberwolves) ha corretto ed eliminato questo movimento focalizzandosi sull’equilibrio. Può sembrare una banalità, ma il lavoro fatto in estate sul mantenere i piedi della stessa larghezza delle spalle durante il tiro, sta avendo i suoi frutti. E’ stata perfezionata anche la fase di rilascio, con attenzione a come viene spezzato il polso, per smussare ogni angolo e rendere più dolce il follow-through.
(prima della cura-> quella leggera inclinazione verso sinistra non sempre portava ad un buon risultato)
(dopo la cura-> tiro composto, polso spezzato)
“Solo piccoli accorgimenti qua e là” : ha affermato Wiggo al quotidiano di Minneapolis-Saint’s Paul a inizio stagione, in un periodo in cui stava tirando con il 63% da dietro l’arco: “nessun grande cambiamento”.
La variazione minima nella forma, è stata massima nei risultati. L’anno scorso segnava poco meno di una tripla a partita e i Timberwolves al tiro da tre erano una delle peggiori squadre per precisione e frequenza. Oggi i tentativi di Wiggo sono saliti a 3.8 e anche per Minnesota c’è stato un netto miglioramento.
Mentre un versante in cui il sole picchia ancora più forte su Wiggo è quello dell’atletismo. Se da rookie e per buona parte della scorsa annata sfruttava la sua esplosività in maniera grezza, aggredendo il ferro dal gomito o sulla linea di fondo con l’unica variante della spin move qualora non bruciasse il suo uomo col primo passo, in questo primo quarto di stagione sta dimostrando quanto ne sia sotto controllo.
(ogni tanto togliere i limitatori fa bene)
Il gioco in post ha sempre fatto parte del suo repertorio, ma mai come quest’anno sta capitalizzando da queste situazioni. Riceve spalle a canestro l’11.0% delle volte in attacco, segnando 1.2PPP con il 47.8% dal campo. A prescindere dalla posizione, Wiggo è nettamente sopra la media della lega per efficienza in situazioni di post up( 82.2 percentile). Con lunghi come KAT, Bjelica e Dieng, tutti capaci (con diversi gradi di range) di tirare dal perimetro, c’è sempre spazio per Wiggo dal post medio, pronto a punire spalle a canestro un difensore più piccolo.
(Per Stauskas il match-up gira talmente a suo svantaggio, che non c’è differenza tra il marcare e il non marcare Wiggo. Non può fisicamente contestare il suo tiro in fade-away)
(La sua verticalità è senza senso quando incrocia uomini della stessa altezza, come Covington, da una posizione statica.)
E’ in questi frangenti che l’elevazione e i mezzi fisici di Wiggo vengono incanalati in modo più funzionale. Come la capacità con cui condiziona la difesa anche solo correndo in contropiede.
(Qui accelera così rapidamente che Nick Young impiega mezzo secondo per capire di quanta esplosività necessita per recuperare su Wiggo. E nella frazione di ritardo in cui Young raggiunge la sua punta massima, Wiggo ha già decelerato spostandosi sull’angolo sinistro. Wiggins è considerato così pericoloso in campo aperto, che nonostante Bjelica stia conducendo da solo nella corsia centrale, Young si sposta lateralmente per rimanere sulle sue tracce. Il risultato è un comodo lay-up in coast-to-coast del serbo.)
Alcuni bagliori li sta dando anche nella propria metà campo. Sono luci sparse, ma quando arrivano si capisce il potenziale difensivo che Thibodeau può far maturare. Wiggo è un pessimo difensore interno, secondo NBA.com l’uomo di Wiggo che attacca dentro l’area migliora almeno del 5% la sua abituale performance al tiro. Con quella struttura esile, è abbastanza intuitivo che vada sotto contro ali fisicamente più robuste e orientate ad un solido gioco spalle a canestro come Rudy Gay, Derozan o Tobias Harris . Il discorso cambia quando difende sul perimetro. La difference percentage (differenza tra percentuale dal campo degli avversarsi quando sono marcati da un determinato giocatore e percentuale dal campo abituale) è -5 sulla linea dei tre punti e -4.3 nella zona sopra i 4.5m di distanza dal ferro , ciò indica una “buona” difesa da parte di Wiggo, perché limita il normale rendimento al tiro degli esterni più perimetrali.
(Qui passa sopra gli stagger per liberare Fournier a cui rimane incollato)
(Wiggins rende al massimo nella difesa a uomo quando può contare sulla propria velocità laterale, mentre è in difficoltà quando non si fida più dei suoi piedi e della sua mobilità, finendo per usare le anche e le mani per arginare ali più grosse di lui).
IL LATO SCURO
L’ombra più consistente del gioco di Wiggins è periferica, la stessa in cui entra quando ignora gli altri 4 presenti in campo. Durante alcuni possessi la sua visuale si restringe al corridoio che lo separa dal canestro. Wiggo mette la tunnel vision nei momenti di frustrazione o quando l’attacco stagna. Capita spesso che i due momenti coincidano con il terzo quarto, periodo di gioco in cui i Timberwolves perdono puntualmente lucidità al tiro (39% dal campo) e subiscono parziali da cui non riescono più a riemergere (-21.3 di Net Rating nel terzo quarto).
L’altro punto buio di Wiggins è l’inconsistenza di fondo. Da una parte fa pensare che il suo talento non sia ancora pienamente fiorito e dall’altra che invece ci sia proprio una mancanza di impegno. Al di là della rifinitura in attacco, il ruolo ottimale di Wiggo è ancora un mistero. Oltre a Karl Anthony Towns, a cui spesso viene attribuito il volto dei Timberwolves, quest’anno c’è Zach Lavine che si sta imponendo come ottimo tiratore da dietro l’arco. In questo senso l’altro bounce brother si sta ritagliando un ruolo più definito.
Chiariamoci, è già meglio del giocatore che non poteva aspirare ad essere nient’altro che una versione più atletica di Rudy Gay. E non è più solamente uno scorer di grande volume ma poco sostanza. Però ci sono alcune componenti del suo gioco inattive, come se attendessero di venire sbloccate. In un grafico a pentagono immaginario che indica i 5 aspetti fondamentali di un giocatore, il playmaking avrebbe lo stesso valore del suo anno da rookie. Ed è un peccato, perché quel valore è presente e per brevi sprazzi si vede anche. Quando Minnesota gioca Hero Ball con Wiggo, diventa prevedibile,tuttavia, anche in questi isolamenti ci sono alcune varianti parecchio produttive.
(in movimento è uno di quei giocatori che attira costantemente raddoppi)
(e se alza la testa, gestisce discretamente anche i pick and roll)
Dal punto di vista tecnico, sono chiari i suoi pregi e sono chiari i suoi difetti. L’immagine è sbiadita in tutti quei momenti in cui non si capisce se sbaglia perché non ci arriva o perché non ha voglia.
(il recupero in angolo su Lawson non è pigro, di più)
IL LATO GRIGIO
Sulla linea grigia di inesperienza del roster, Thibs non è riuscito a canalizzare il talento fresco in successi da subito. La verità è che i problemi delle sole 7 vittorie e 18 sconfitte si ammucchiano come tante foglie cadute. E vanno dalla 27° difesa NBA, al terzo quarto da incubo (a parte una piccola controtendenza registrata nelle ultime due gare), fino a un Rubio per la prima volta veramente deleterio (+1.2 di Net Rating in sua assenza).
Ma nelle poche vittorie dei Timberwolves , Wiggo è quello che più di tutti ha elevato il gioco oltre i suoi standard. Gli altri due under 21( KAT e Lavine), con cui condivide il record del primo trio più giovane di sempre a realizzare almeno 20 punti di media, non hanno alzato l’asticella fino a quel punto.

E’ dai tempi della high school che tende a smentire chi sostiene che manchi di killer instict. Anche in NBA, da rookie, al primo incontro con i Cavs- che l’hanno scelto alla prima e poi scaricato in cambio di Kevin Love- ne ha piazzati 35. E 47 contro i Lakers quest’anno.
https://www.youtube.com/watch?v=dHG7qlvxgj4&t=1s
Tentare di leggere la sua curva di apprendimento è come guardare attraverso un finestrino appanato dalla condensa. Però Thibodeau può ancora modellarlo in un top-defender, in 4 anni ha plasmato Jimmy Butler nel difensore perimetrale che è oggi. Considerando che la traiettoria della carriera di Wiggins oggi è più avanti di quella di Butler a 21 anni, in 2 o 3 stagioni sarebbe un traguardo raggiungibile. E in attacco, rispetto all’altro Bounce Brother, ha l’enorme svantaggio di trovarsi accoppiato la maggior parte dei possessi dal miglior difensore avversario. C’è una netta differenza nell’attaccare JJ Redick e Mbah a Moute (o Denis Schroder e Sefolosha o JR Smith e Lebron o Patty Mills e Kawhi Leonard). Le squadre hanno quasi sempre un solo grande difensore perimetrale nei loro starting five, questo lascia a Zach match-up più favorevoli.
Inoltre Thibodeau ha già avuto una partenza simile, nel 2013-14 cominciò con un record di 9-16 per poi chiudere a 48-34, da terza forza a est. Minnesota uscirà dalla nebbia, è solo questione di tempo. Appena le ombre pià grosse intorno all’acero canadese si saranno dissolte.