Fuori dagli highlights e da chi guida le statistiche principali, c’è un universo di piccole cose. A volte è bene che qualcuno le metta in evidenza come ha fatto Doc Rivers:
“In questo momento, nella NBA non esiste un difensore più forte di Luc Mbah a Moute. Quello che sta facendo è ciò che rende la nostra difesa speciale. E il fatto che stia anche segnando è tanto di guadagnato”.
L’ultima volta in cui Damian Lillard ha affrontato i Clippers, veniva da un periodo di supremazia offensiva. La sua mano era arrivata a temperature solari nelle nove precedenti gare di regular season, con cinque prestazioni sopra quota 30 punti. I Clippers erano i prossimi e stava ancora disperdendo gli ultimi residui di calore.
Mettendosi nei panni di Doc Rivers, il game plan in difesa sarà simile al togliere il più possibile il pallone dalle sue mani e da quelle di CJ McCollum. Non hanno altre valide opzioni in attacco. Tuttavia, Dame((Un soprannome di Damian Lillard)) potrebbe decidere di tirare fuori dal taschino l’orologio del Lillard Time, cominciando a segnare triple contestate da due,quattro oppure sei braccia. In questo caso, ogni set difensivo salta.
A meno che non si possieda la coperta antifiamma.
“Io lo chiamo coperta antifiamma, quando ci sono avversari che vanno on fire al tiro, mettiamo Luc su di loro e li spegne”.
Lo sentite anche voi insieme a Bogut? (autore di questo splendido soprannome-metafora per descrivere Luc Mbah a Moute, suo ex-compagno ai Bucks) E’ il crepitio della fiamma che muore, come un tizzone ardente che incontra un muro d’acqua. O nel caso di Lillard, una coperta antifiamma in grado difendere da guardie fino ad ali grandi senza particolari variazioni.
L’approccio con cui Mbah a Moute ha marcato Dame non è isterico, non è quel tipo di marcatura che punta all’esaurimento nervoso. Anzi, per certi versi illude persino di lasciare dei varchi, visti i numerosi cambi. Quindi come si spiega l’1/10 dal campo registrato dal rapper più forte della lega nella cocente sconfitta 80 a 111 contro i Clippers?
La difesa di Mbah a Moute è a strati, nel senso che si insinua lentamente come un ago ipodermico e pone la sua base sulla comunicazione intessuta con gli altri compagni.





Lillard ha sbagliato tanti tiri aperti e in quella partita i Blazers sono stati talmente annichiliti in difesa (-20 alla fine del primo quarto) e sotto i tabelloni (55 a 35) che dopo il primo tempo erano già in garbage time e Stotts non ha quasi più tolto la second unit.
Il lavoro svolto sulla propria metà campo dal primo quarto è ciò che rende la difesa dei Clippers la terza migliore nella lega (97.7 punti concessi su 100 possessi). Finora hanno subito più di 30 punti in un quarto solo 7 volte e sono riusciti a tenere gli avversari sotto i 20 punti in un quarto 11 volte (contro i Blazers in TRE).
E’ vero, se Luc negli ultimi due anni è partito titolare, sostanzialmente è per quello che dà su questo lato. Ma perché riconfermare a 4.5 milioni per due anni (con il secondo di player option) un giocatore assolutamente mediocre in attacco e che non risolve il vuoto nello spot di ala piccola?
Un po’ per il monte stipendi più costoso della NBA – che li ha bloccati dal poter puntare forte in free agency dopo aver visto sfumare l’opportunità KD – ma principalmente per quanto e come migliora i Clippers. Con lui sul parquet, concedono 93.1 punti su 100 possessi, con lui fuori subiscono 103.4 punti. In pratica passano dalla migliore difesa di squadra a una delle peggiori appena Luc si siede.
La mano in più non è riscontrabile solo nella capacità di limitare con la stessa efficacia guardie (14 palle perse combinate di Westbrook, nei due incontri coi Clippers) e ali che vanno in post-up (ha tenuto Wiggo al 33% al tiro), ma nel far riposare Chris Paul in difesa, dando la possibilità ai Clippers di accendere tutti gli interruttori del loro ball handler primario anche in attacco.
“E’ buffo, in realtà si diverte”: ha dichiarato Doc Rivers l’anno scorso, quando Luc non usciva più dallo starting 5 dei Clips: “Gli piace studiare i match-up. Anch’io ero un giocatore difensivo, ma non volevo mai marcare Michael Jordan. Mi guardavo intorno allo spogliatoio: ‘ può tenerlo qualcun altro stasera?’ E’ uno di quei rari giocatori. Mi chiede sempre le marcature ed è bello”.
L’unico effetto collaterale di mettere Mbah a Moute sul miglior attaccante avversario è che, se questa è una PG, si formeranno mismatch pericolosi con JJ (o Paul) accoppiati a un’ala decisamente più alta. Per questo la difesa dei Clippers è intelligente. E per limitare la piccola ripercussione, in questi frangenti, i match-up non saranno fissi e Mbah a Moute dopo aver neutralizzato il taglio di un ball handler, o esser passato sotto il blocco, potrà cambiare e tornare sul suo pari ruolo.
Non è una novità quanto sia eccellente quando si tratta di contenere il pick and roll (concede al portatore di palla 0.52 punti per possesso, !90° PERCENTILE!) o gli isolamenti (dove subisce 0.40 punti per possesso, !94° PERCENTIILE! nella lega). La novità è che ora segna pure, e con notevole precisione.
Prima di affrontare Brooklyn, il 14 novembre, in 89 partite coi Clippers, Mbah a Moute non era mai andato in doppia cifra di punti per due volte consecutive. C’è stato un momento, nel match contro i Nets, in cui è emerso il tipo di risorsa offensiva che può essere. A fine terzo quarto, Paul pasticcia in palleggio a metà campo, Luc recupera il pallone ma è intrappolato in un raddoppio. Quando brucia il primo uomo guarda in alto il cronometro e mancano 4 secondi. Non si fa prendere dal panico, non scarica, si mette spalle a canestro contro Hollis-Jefferson per addentrarsi nel pitturato, dove subisce fallo segnando un lay-up acrobatico. Chiuderà a 11 punti con una prova perfetta con 5/5 dal campo.
Capitano CP3 a fine partita dichiara: “Gli ho sempre detto che abbiamo più fiducia noi in lui di quanta lui ne abbia in sé stesso. E’ sempre fantastico vederlo segnare”.
Con le squadre impegnate a trovare sempre nuove soluzioni di contenimento sui quattro starter, Luc guadagna naturalmente più opportunità realizzative. Rimane l’8° marcatore di squadra (6.1 a partita), ma ha raddoppiato la produzione della scorsa stagione per punti (3.1 di media) e al tiro è diventato pressoché infallibile (passando dal 32% al 44% da fuori nel giro di una stagione).
Riguardo all’incognita small forward, i Clippers cercano una “fusione” o una più diplomatica via di mezzo tra l’estremo offensivo di Paul Pierce e quello difensivo di Wesley Johnson. Luc non sarà ancora il prototipo ideale di 3&D, ma in queste prime 14 partite (da cui sono arrivate solo due sconfitte) ha dimostrato di essere il quinto elemento adeguato al quartetto più complementare della lega subito dopo quello di Golden State.
In una recente intervista all’emittente araba Al Arabiya, Luc ha spiegato l’altra mano che dà fuori dai parquet NBA. Sostenendo e partecipando attivamente alle spedizioni di Basketball Without Borders: il programma di sviluppo per ragazzi che promuove lo sport e incoraggia i valori positivi del cambiamento sociale. Inoltre, ogni estate, dirige il suo camp di basket in Cameroon che negli ultimi anni ha permesso di scoprire talenti del calibro di Joel Embiid e Pascal Siakam.
Ma l’aneddoto più divertente dell’intervista riguarda il suo arrivo negli States. Appena sbarcato in America, la gente era dannatamente affascinata dalle sue origini:
“Mio padre è il capo villaggio del mio paese in Cameroon, quando si sparse la voce cominciarono a tempestarmi di domande sulla vita che conduce un principe. Molti pensavano che fossi ricco come Eddie Murphy in ‘Il principe cerca moglie’, o che la mia visione del mondo fosse simile a quella del padre di Akeem, il principe di Zamunda. Ma avevo valori totalmente diversi e i miei erano solo benestanti.”