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La Partita Di Westbrook

Sebastián Matías Camponovo by Sebastián Matías Camponovo
6 Settembre, 2019
Reading Time: 5 mins read
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Questa sera Westbrook e Durant calcheranno per la prima volta lo stesso parquet NBA indossando due colori diversi ed al di là delle dichiarazioni di entrambi non si tratta di una partita come le altre. Visto che tutti noi viviamo nel mondo di Russell Westbrook e dobbiamo rassegnarci a questa consapevolezza, ecco i cinque (im)possibili e (im)probabili scenari che accadranno stasera:

 

Scenario I, “Quello con la clonazione”:

Dopo aver passato l’estate ideando nuovi modi per superare il trauma della perdita, Westbrook è finalmente riuscito a scoprire tutti i segreti della clonazione ed è questo il motivo per cui riesce ad accumulare quelle cifre con quel minutaggio. Oltre che intelligente Russell è però anche un uomo istintivo, ed è per questo che stasera, accompagnato dai suoi scudieri Steven Adams ed Enes Kanter, tenterà di utilizzare tre delle sue copie nella sfida contro gli avversari più temuti ed odiati. A 4 minuti dal termine del secondo quarto Westbrook prenderà un rimbalzo ed aprirà per Westbrook, il quale in corsa alzerà un alley-oop dalla metà campo per l’accorrente Westbrook che, nel progressivo silenzio della Oracle Arena, concluderà con due mani a canestro. Il pubblico si sarà ormai accorto della realtà e l’unica voce udibile in tutti gli Stati Uniti risulterà quella di Jeff Van Gundy, per il quale ciò che avremo visto non sarà che il normale sviluppo del gioco.


Questo è un esempio di auto-assist di Westbrook. Semaj Christon è chiaramente uno dei suoi cloni come dimostra il nome che è semplicemente il capovolgimento di James.
RWestbrook ain’t that creative.

 

Scenario II, “Quello Zen”:

È dallo scorso quattro luglio che il corpo di Russell Westbrook reagisce meccanicamente agli stimoli del mondo esterno: mangia quando gli viene posto del cibo davanti, risponde quando riceve una domanda, dorme in assenza di luce e si sveglia in presenza di essa. La sua mente è infatti occupata a simulare ciò che avverrà nella prossima partita contro Golden State.
Oklahoma City prende in media 92.3 tiri a partita e Westbrook sa già come segnerà quei 92 tiri – mentre ha solo una mezza idea su come utilizzare quel .3 – perché per una sera dovrà dimostrare a KD come essere la squadra. Al lancio della palla a due la sua mente riprenderà il controllo del corpo, ma lo ritroverà troppo affaticato per gli sforzi sovraumani con i quali ha portato OKC sul record di 4-0. Sarà costretto ad uscire per crampi a metà terzo quarto dopo una prestazione da 18 punti con 4/17 al tiro.

 

Scenario III, “Quello con i Cupcake”:

Se non avete ancora letto l’articolo di Lee Jenkins su Russell Westbrook (QUI) esistono varie possibilità, fra le quali la più probabile e comprensibile è che voi siate Russell Westbrook e non ve ne frega niente di quello che la gente scrive su Russell Westbrook; ma in quel caso non sareste qui e di conseguenza l’ipotesi perderebbe tutta la sua credibilità.

Nel sopracitato articolo Jenkins riporta, fra tutta una serie di aneddoti, un termine entrato in voga nello spogliatoio dei Thunder grazie a Perkins: cupcake.

Il termine veniva utilizzato all’interno della squadra per definire qualcuno che si stava comportando in maniera eccessivamente soft, ed è pubblicando una foto del dolce che Westbrook ha commentato la notizia della firma di Kevin Durant.

tweet

Russell è però un grande estimatore della cultura latina ed è visceralmente convinto che “repetita iuvant”. E’ per questo che stasera, al primo rimbalzo della partita, invece di ripartire in transizione appoggerà il pallone a terra e, nell’incredulità generale, si volgerà verso la panchina per farsi passare un vassoio di cupcake dall’aspetto sinistro (i fornelli non sono chiaramente il suo forte).
Gli arbitri non coglieranno la simbolica importanza di un momento del genere ed espelleranno Westbrook, causando la conseguente sconfitta di OKC.
Al termine della stagione Oklahoma City terminerà al nono posto a Ovest con un record di 41-41, sotto il 42-40 dei Timberwolves.

 

Scenario IV, “Quello con il – Poof -“:

Alla palla a due Steven Adams riuscirà a saltare più in alto di Zaza Pachulia – non un compito complesso visto il cadavere deambulante che si è presentato nelle prime quattro partite giocate dagli Warriors – e con la punta delle dita spingerà il pallone nella propria metà campo. Westbrook riceverà il tocco e fermerà la sfera per una frazione di secondo, dopodiché oltrepasserà la metà campo per chiamare l’azione che ha più immaginato nel corso degli ultimi mesi; Roberson si avvicinerà rapidamente in punta per bloccare e, mentre Russell sfrutterà il blocco, Golden State si limiterà ad un pigro cambio difensivo. Trovandosi di fronte KD, Westbrook non esiterà a cambiare mano e accelerare verso il ferro; nell’azione abbasserà la spalla interna, si appoggerà all’avversario e – POOF – i due non si troveranno più all’Oracle Arena.
I due non si troveranno più nemmeno in California, ed anzi, a ben vedere i due non si troveranno più. 
Dopo anni di ipotesi di complotto e problematiche legate all’avvenuto, Adam Silver – impossibilitato a lavorare nel clima di tensione che si era venuto a creare – sarà costretto ad abbandonare il ruolo di commissioner e verrà sostituito da Mark Cuban il quale, il 14-04-25 del 2024 (dalla scomparsa di Westbrook i giorni vengono contati con un complicato sistema di triple-doppie), decreterà il termine del lockout più lungo della storia della NBA dopo 8 lunghi anni (sì, Andre Miller giocherà ancora).
Nel frattempo, in Tennessee, un ragazzino avrà appena trovato un iPhone 7 Rose Gold, si tratterà di un oggetto ormai antiquato, ma sarà in perfette condizioni e l’icona della batteria segnerà 44%. Il giovane cliccherà sull’unico pulsante presente sull’oggetto e seguirà le indicazioni che gli si pareranno davanti: “slide to unlock“. Quello che il telefono rivelerà è un mosaico di foto, in alto a destra un’icona riporterà il termine Instagram. Muoverà il dito, scorrendo alla ricerca di qualcosa di interessante, ma le foto che si susseguiranno sembreranno limitarsi alla cronaca di una partita di basket eterna fra due ragazzi afroamericani. Una leggera vibrazione del telefono ed ecco l’ennesima diapositiva accompagnata da otto caratteri: #WhyNot?
Annoiato getterà l’oggetto, sarà tardi, e ormai dovrà tornare a casa per assistere al Draft di LeBron James Jr.

 

Scenario V, “Quello Westbrookeggiante”:

14.7 secondi al termine. OKC 102- GSW 104, la palla non potrà che andare nelle sue mani. La riceverà e si volterà per fronteggiare Thompson. Con una mano farà cenno di allontanarsi a Steven Adams, vorrà giocarsela uno contro uno, non avrà bisogno di nessun vantaggio estraneo alle sue abilità. Fingerà di andare a sinistra e poi sposterà il pallone verso destra, Thompson rimarrà lì. Si troverà mezzo metro dietro la linea da tre punti. Salterà. Tirerà. Senza spezzare, non ha bisogno di certe formalità. La palla sbatterà sul tabellone, poi sul primo ferro, ed infine entrerà. Si volterà verso il tifoso con il quale aveva litigato al termine del secondo quarto e gli sorriderà con fare sprezzante, porterà le mani verso le anche a mimare il gesto delle pistole che rientrano nella fondina. Oakland avrà un nuovo sceriffo.
Qualcosa gli sfiorerà il viso, si volterà, il cronometro segnerà ancora 2 secondi rimanenti e Iguodala avrà superato 8 giocatori con la rimessa, Russell compreso. Thompson riceverà ed appoggerà comodamente a canestro. OKC avrà perso e sui social impazzerà l’unico hashtag possibile per descrivere una situazione del genere: #LETWESTBROOKBEWESTBROOK.

Tags: Westbrook
Sebastián Matías Camponovo

Sebastián Matías Camponovo

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