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Preview 2016/2017: Cleveland Cavaliers

Alessandro Pagano by Alessandro Pagano
6 Settembre, 2019
Reading Time: 7 mins read
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Giuseppe: Da dove partiamo? In realtà non c’è da dire molto perchè in casa Cavaliers non è cambiato molto, ma attorno ai campioni qualcuno le ha fatte un paio di mosse.

Alessandro: Sì, è cambiato con criterio secondo me. Griffin((David Griffin, general manager dei Cavaliers)) ha imparato a conoscere meglio il suo ruolo all’interno di un sistema abbastanza complesso (non può essere altrimenti se hai Il Giocatore, G maiuscola) e ha deciso di aggiungere tasselli laddove Lue sentiva la necessità di crescere. L’addio di Delly((Matthew Dellavedova)) pesa in negativo, così come pesa in positivo la firma di JR Smith dopo mesi di melina stile Thompson. Si è cercato a lungo un play per far rifiatare Irving un po’ in più (Chalmers è ancora in lizza) e la soluzione sembra essere il rookie Kay Felder.
Per il resto, si è cercato di irrobustire e di tamponare agli addii poco illustri (vedi Mozgov, vedi il ritiro di Williams).

Giuseppe: Esatto, in fondo la perdita di Delly è probabilmente importante solo a livello di leadership, perchè, dicendocelo fuori dai denti, è un giocatore diligente che sente poco la pressione e lavora tutto sulla meccanicità del proprio gioco, ma da qui a Kyrie Irving c’è un intero talento di distanza (non voglio assolutamente sminuire l’australiano). Forse Kay Felder è un pericolo all’inizio della stagione, ma finalmente LeBron, anche con questo quintetto, non ha nulla da perdere. Poi devi dirlo a lui che non ha nulla da perdere, non credo sia d’accordo, cercherà motivazioni anche nella partitella a fine allenamento perchè si trova di fronte alla più grande sfida della sua carriera, ma per noi che la guardiamo da fuori è così.

Alessandro: In ordine:
– Delly è una perdita difensiva più che offensiva, quella meccanicità di cui giustamente parli è in parte deleteria e in parte la forza della panchina dei Cavs (Cleveland stava per vincere un titolo con la Working Class Hero dell’aborigeno); mai a livello di Irving, questo è chiaro, ma quel cambio di passo in difesa faceva la differenza per Blatt e un po’ meno per Lue.
– Su LeBron che non ha nulla da perdere, non lo so. Sono solo in parte d’accordo perché le motivazioni sono la cosa più pericolosa, ma dicevamo lo stesso dopo il titolo contro OKC: ha vinto e ora si è tolto una scimmia dalla spalla enorme. Poi son seguiti oro olimpico e altro titolo. Io sto con l’avvocato((Federico Buffa)) e quella sensazione di “una volta che inizia a vincere potrebbe non smettere più”. La motivazione è quel Chicago’s ghost((Micheal Jordan)) a cui spesso alludeva. Beh, non male da punto di partenza per una nuova e complicatissima missione.

Giuseppe: Sono d’accordo, a noi piacerebbe vedere LeBron vincere di nuovo contro i “brutti e cattivi Golden State”, visto che a tanti piace vedere il mondo sempre come una favola dei fratelli Grimm. Se guardo alla sua carriera leggo tre titoli, uno contro la squadra imbattibile con una prestazione individuale sulle sette partite da far accapponare la pelle (prime due gare a parte, ma questo è il classico studio da Finals), sono stato esaudito. Un titolo contro la nuova squadra imbattibile, sempre se sarà davvero così, è quel qualcosa in più che, per un occhio esterno al tifo, potrebbe anche non raggiungere. Ma a noi non piacciono le cose scontate, e quindi, come direbbe Westbrook, “Why not?” Ci sono altri tre tasselli importanti di cui parlare, lo faremo con calma. Il rinnovo di Jr Smith lo spiegherei velocemente.

Alessandro: Il rinnovo di JR Smith è più complesso di quel che si pensi. Parto da un’idea molto lontana: LeBron è molto amico di Chris Paul. Bene, cosa c’entra questo? Provo ad arrivarci con calma. Il sistema Clippers è strutturato in questa maniera: CP3 esprime un desiderio e tutti corrono per esaudirlo (l’assunto si è leggermente attenuato con l’arrivo di Doc Rivers). Se vogliamo, questo sistema particolarmente centralizzato è arrivato in NBA proprio con LeBron, che dal 2003 ha cambiato Cleveland, nel bene e nel male. Lo scorso anno TT((Tristan Thompson)) non era poi così fondamentale per i Cavs, un’ottima carta da giocarsi dalla panchina, ma tanta energia e modesta qualità. Ma (ed è un MA grande quanto una casa) è amico di James, con il quale condivide l’agente. ?-> lampadina che si accende e Griffin mette sotto contratto TT ricoprendolo d’oro su insistenza di James. Smith non mi è mai parso lontano dall’accordo (solo questioni economiche), ma per esaudire i desideri di James si scende a compromessi: JR ha quel che si merita.
Poi si può ragionare su utilità e rapporto qualità-prezzo del tatuatissimo, ma finché entri nelle grazie del Re stai sicuro che riuscirai a trovare posto in squadra (altrimenti non si spiegherebbero i 3 titoli di James Jones ?).

Giuseppe: Bhe sì, l’hai spiegata in modo magnifico, ma la base rimaneva che si esaudisce ciò che vuole LeBron e, come era successo l’anno scorso con Tristano, anche JR Smith è stato rinnovato a cifre mica basse. Poi andare in super luxury l’anno scorso ha premiato (sinceramente all’inizio della scorsa stagione, avrei detto soldi sprecati), ma ad oggi come fai a dirgli che sbaglia? Se si ragiona sul rapporto qualità-prezzo, ho visto giocatori pagati peggio questa estate. In ogni caso il termine tatuatissimo rimarrà nel mio cuore.
Seconda tematica: Kevin love? La dico grezza, come direbbe il fan medio: 110 milioni per uno che non fa nemmeno il Bosh (poi quella cosa li negli ultimi possessi di gara 7 mostra il sacrificio di questo giocatore)…

https://www.youtube.com/watch?v=XbMS1rcaNR0

Alessandro: Love, bella grana. Anche qui il distinguo non è di secondaria importanza: vogliamo ragionare da medi tifosi pseudo-appassionati o da amanti del gioco che vanno oltre le superficiali letture? Noi siamo della seconda stirpe. K-Love per essere alle prime Finals in carriera (ed essendo timido di natura in un contesto nuovo) non ha affatto sfigurato. Certo, percentuali basse e pochi rimbalzi rispetto a quanto ci si aspettasse non hanno reso vita facile, inchiostrando giornali con critiche eccessive, secondo me. Sul valore di mercato (strapagato o meno) non c’è scampo ad equivoci: la squadra nei finali che contano è di James e Irving, com’era fino al 2014 di James e Wade. Bosh, visto che l’hai citato, e Love non sono giocatori che possono far parte di set in cui comandano i leader.
Sono specialisti chiamati a fare il proprio dovere sempre e Love, come Bosh, non ha mai deluso (nei limiti) i propri leader. Dovrà riconfermarsi e migliorarsi sempre, perché LeBron si aspetta questo da ogni suo compagno di squadra, ogni singolo giorno. Questa è la sfida a cui Kevin è chiamato a rispondere e non mi stupirei di vedere le sue cifre crescere. Ora ha due rimbalzisti e rim protector di livello (TT e l’uomo che va oltre il concetto di tatuatissimo((Chris Andersen))) e quindi avrà più spazio sul perimetro. Sarà, come tutti gli anni, un giocatore da scoprire.

Giuseppe: Poi, come ha dimostrato più volte, quando innescato e quando i compagni vogliono (e mi sento di dire devono) dargli fiducia, è una macchina ai livelli di Klay Thompson. Difensivamente ha le sue lacune e certamente lavorerà sulla gestione dei pick-and-roll difensivi dove vive in un beyblade, ma di quelli veloci. Terzo tema: Kyrie Irving, ci troviamo di fronte al futuro della lega, ha al suo fianco il passato e il presente e si ispira a Kobe Bryant. Il limite è il cielo.

Alessandro: Ho sempre pensato una cosa, che va al di là dei 52 contro gli Spurs, del tiro che vale il titolo o della stoppata a Curry l’anno prima. Un rookie del genere (una delle prime scelte più forti degli ultimi 20 anni, mi sbilancio) che cresce in un contesto perdente come quello del mistake on the lake può perdersi facilmente, nella stessa misura in cui si sono persi tanti altri giocatori, tanti altri prospetti. Crescere in un contesto perdente ti fa sviluppare una mentalità perdente che alla lunga è un logorio che diventa sempre più evidente. Naturalmente, contesto perdente = ho sempre la palla in mano e faccio quello che voglio perché credono che sia il più forte. ❌ errore grave. La forza di Irving è stata quella di sapersi reinventare partendo da basi mentali e tecniche solidissime, sapersi calare accanto ad una superstar che ha deciso di prenderlo sotto la propria ala e che gli ha detto sin dal primo giorno “Fai quello che devi, quello che sai fare meglio e arriveranno tanti Habanos di qualità”. Ha saputo conquistare il rispetto del “capo” e non a caso LeBron si è fidato di lui nel possesso più importante della sua carriera (perché se segna Irving vince LeBron, e se sbaglia Irving perde LeBron e solo LeBron). E allora sì che B.I.G. ha ragione: Sky is the limit and you know that you keep on, just keep on pressin on. Sky is the limit and you know that you can have what you want, be what you want. Sky’s the limit!

Giuseppe: Come al solito sei poetico anche quando scrivi su whatsapp, aggiungerei solo una cosa un pizzico più tecnica ma per il resto sei stato più che esauriente. Questo è un predestinato perché giocatori con le sue qualità non ce ne sono. Handling fuori da ogni mondo, capacità di accettare il contatto aereo nonostante le dimensioni, floaters telecomandati e adesso si scopre che ha anche le palle per buttare dentro quel tiro. Spero che un giorno dimostri di poter vincere “da solo”, anche se non si vince mai da soli.
Caro Ale, ce la fanno quest’anno (ovviamente a vincere il titolo, della Conference non credo se ne possa parlare)? Sembra impossibile, ma per assurdo potrebbero avere delle motivazioni ancora maggiori.

Alessandro: Prima di risponderti, vorrei anche io condividere il tuo pensiero. In questo momento non riesco a vederlo lontano da James, ma Irving (che ha solo 24 anni) può davvero dominare tutto. Per le doti di cui parlavi, un Iverson 2.0 se ne esiste davvero uno. Per il resto, vado sul secco: SÌ, POSSONO. Hanno le carte in regola per farlo, hanno il Giocatore (la stessa G maiuscola di prima) per farlo e hanno la leggerezza di chi è chiamato a ripetersi, magari spiccando il volo con più veemenza. Mi aspetto un’altalenante RS ma un cambio di faccia ai PO.

Giuseppe: Sono d’accordo, possono, ma questa volta le probabilità si abbassano notevolmente perchè si trovano contro quelli brutti e cattivi che devono assolutamente vincere. Sarebbe uno sgarbo di quelli che come al solito, equilibra la lega, però io che stimo Durant davvero troppo, non credo arriverà con timore, anzi. Ho una paura incredibile a fare i pronostici questa stagione.

Tags: CavaliersIrvingLeBron JamesPreview
Alessandro Pagano

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