Scambi esauriti. Il “negozio” NBA ha finito la promozione in vetrina: niente più trade da qui a fine stagione. Le 30 franchigie possono comunque ancora farsi un ultimo make up, aggiungendo al loro organico talenti svincolati. I buyout, cioè i casi di giocatori che si liberano dalla squadra con la quale sono attualmente sotto contratto, previa liquidazione delle retribuzioni dovute, devono essere perfezionati entro il 9 aprile perché questi possano essere poi inseriti a maggio nel roster playoff con la nuova maglia.
La finestra di mercato delle trade è stata avvincente. Come per il calciomercato di casa nostra, in NBA le franchigie hanno aspettato l’ultimo minuto per fare (o non riuscire a fare) tutto. Quindi il mercato è decollato solo nelle ore conclusive, con effetti collaterali paradossali di giocatori impegnati sul parquet nella notte (come Danny Green e Duncan Robinson) che non sapevano se avrebbero potuto farlo o se con un fiocco verde dollari fossero piuttosto recapitati altrove. Si è mosso un All-Star: Nikola Vučević, finito a Chicago. Si sono mossi giocatori importanti come Gordon, Rondo, Redick, Lou Williams, Oladipo, Fournier, Bjelica e anche il “nostro” Nick Melli. Ecco le pagelle di The Shot sulla trade deadline. Le mosse da semaforo verde, quelle da semaforo giallo, quelle da semaforo rosso. Sarà poi il campo a svelarci la verità da ora a fine luglio.
Semaforo verde: Denver Nuggets
Due rinforzi di qualità. Aaron Gordon non è un fenomeno, oltre le schiacciate spettacolari, ma è comunque un degno sostituto di Jerami Grant, perso in prestagione. Atleta eccelso, duttile, capace di difendere più posizioni. A cui in attacco non sarà chiesta la luna, ma che non può neanche essere “battezzato” sui raddoppi comandati da Jokić, Murray e Porter. Hampton si è rivelata una (quasi scontata) scelta sbagliata del Draft 2020: meglio ammettere un errore e ravvedersi che perpetuarlo testardamente, comunque, e Harris di recente è stato più rotto che sano e non è mai diventato il giocatore che i Nuggets si auguravano, in uscita da Michigan State. La prima scelta del 2025 mandata a Orlando, poi, è un male necessario per rinforzarsi adesso.
A Ovest le due squadre di Los Angeles si stanno rivelando molto meno dominanti di quanto immaginato a inizio stagione e Denver è in risalita dopo una partenza falsa, in cui solo Jokić versione MVP l’ha tenuta a galla. Insomma, i Nuggets possono vincere subito e fanno bene ad andare all in.
In questo senso ottima, seppur minore, anche la mossa McGee, un cavallo di ritorno. JaValone non sarà mai un fenomeno, ma come Gordon va a coprire un buco in organico: quello del protettore del ferro, l’intimidatore sotto canestro. Permetterà al Joker di “respirare” quando serve, e aiuterà appunto nella propria metà campo, dove i ragazzi di Coach Malone fanno più fatica. Rispetto ad Hartenstein è grasso che cola, un ovvio miglioramento. Le due scelte di secondo giro sono spiccioli offerti a Cleveland, la prima poi protetta top 46, addirittura…
Semaforo verde: Dallas Mavericks
Un tiratore come JJ Redick anche a 36 anni suonati, anche reduce da un avvio di stagione difficile, in un contesto difficilissimo, non è semplice da aggiungere a metà stagione. Bravi i Mavs a portarlo in Texas da New Orleans, e a farlo per un tozzo di pane o poco più. James Johnson e Iwundu sono buoni atleti, ma il primo è una grossa gatta da pelare fuori dal campo e il meglio lo ha già dato, il secondo fatica a contribuire per una contender. Redick col suo moto perpetuo senza palla può diventare il perfetto “partner in crime” per Dončić, sul perimetro. Un tiratore micidiale da innescare, che negli schemi offensivi di Coach Carlisle, roba da palati fini, può rivelarsi ciliegina sulla torta.
Melli è alto, grosso, intelligente e capace di aprire il campo col tiro, il tipo di lungo perfetto incastro nell’ingranaggio di Dallas. Con le incognite fisiche che caratterizzano Porzingis un’assicurazione sulla profondità sotto canestro. E Carlisle di Cauley Stein e Marjanovic ha dimostrato di non fidarsi…
Semaforo verde: Los Angeles Clippers
Per una volta ha ragione Coach Lue: “Rondo è quello di cui avevamo bisogno”. Sacrosanto. Perché Los Angeles aveva bisogno di una point guard autentica: in organico ha Beverley che è soprattutto un cagnaccio difensivo, e Jackson, che è principalmente un realizzatore. Rondo è un facilitatore, e con tutte le bocche da fuoco dei Clippers, ben oltre Leonard e George, è chiaro che cambi le dinamiche in attacco, in meglio, dal pronti via del suo ritorno nella città degli angeli dopo i fasti coi Lakers con i quali ha vinto l’anello 2020 da terzo miglior giocatore ai playoff, nella bolla di Orlando.
Ma il rinforzo Rondo è importante anche e soprattutto perché parliamo di un leader vocale, di un allenatore in campo. Ossessionato, didattico, carismatico. Leonard è un fenomeno, ma non apre bocca, George quando lo fa fa rimpiangere i silenzi del compagno di squadra, Rondo ha l’eloquio e lo status per poter essere un generale di campo, a maggior ragione con a bordo-campo un Coach che è più apprezzato da bambinaia che da stratega tattico.
C’è di più. Lou Williams a torto o ragione era diventato un intruso mal sopportato da tanti, nello spogliatoio Clippers. Le colpe dell’implosione nel campus di Walt Disney erano state addossate a Coach Rivers, lui e Harrell. Perché il duo dei panchinari di lusso era stato visto disertare durante i playoff, con la fuga dalla bolla della Florida, perché rappresentava la vecchia guardia, quella che c’era prima dell’arrivo di Kawhi e George e che aveva storto il naso di fronte ai privilegi concessi ai due All-Star. Insomma, i tempi di uscita di Williams erano “maturi”. Comunque.
Semaforo arancione: Chicago Bulls
Intendiamoci subito: i Bulls sono più forti di quanto fossero 24 ore fa. Però a quale prezzo? E con quali rinnovate prospettive? Vučević è un ottimo giocatore, ma non “sposta” nei playoff. Mai fatto, sinora, quantomeno. E’ stato pagato due prime scelte protette top 4 e Carter Jr, scelta di Lotteria di due anni fa. Tanto, tantissimo. Anche se come mancia è arrivato nella città del vento pure Aminu.
Theis è una buona aggiunta al reparto lunghi, ma una rotazione Vučević, Markkanen, Theis lascia enormi dubbi sul piano difensivo, specie a livello di protezione del proprio canestro. Essersi sbarazzati di Gafford e Hutchison, nella trade a tre con Boston e Washington, quantomeno non lascia rimpianti.
Ora Coach Donovan, con Vučević è “obbligato” ad acciuffare i playoff. Ma non è comunque scontato, e l’eliminazione al primo turno, nel caso, comunque sì. Insomma, la nuova dirigenza sentiva la pressione di dover fare qualcosa per accontentare la piazza. Ma si poteva fare meglio, ecco.
Semaforo arancione: Miami Heat
Pat Riley ha portato a Miami due talenti cristallini: Victor Oladipo e Nemanja Bjelica. E per contropartite relative. Quindi tutto bene, bravi tutti a casa Heat? No, andiamoci piano.
Oladipo è stato scambiato in pochi mesi prima da Indiana e poi da Houston. Non era popolare in nessuno dei due spogliatoi, diciamo così. E in più è in scadenza di contratto. Bradley e Olynyk sono sacrifici che ci possono stare per Dipo, ma per quale edizione? Quella del duo volte All Star, o quella del giocatore capriccioso reduce da un infortunio grave, al ginocchio destro, che si è fatto notare notare più per le bizze bambinesche che per le prestazioni sul parquet, dal suo rientro? E poi: se Dipo non rinnova, sarà in grado di alzare il livello di rendimento di Miami nei prossimi playoff così tanto da legittimare non solo la contropartita tecnica, ma anche l’inversione di scelte al Draft con Houston? E con lui gli Heat possono davvero vincere subito?
Bjelica è un talento offensivo eccellente, ma saprà stare in campo da 4 difensivamente, con Olynyk che ha fatto fatica a ricoprire quel ruolo, rispetto a ai Crowder/Ariza? Per personale degli Heat già devono “nascondere” Robinson e Herro…E ancora: come può giocare da 5, da cambio di Adebayo, senza la fisicità che serve a un centro in uno schema con 4 esterni di contorno? Poi, certo, Bjelica è stato scambiato per pochissimo: Harkless e Silva. Ma quella di Harkless è una scommessa persa, ora in modo ufficiale e fragoroso, dalla dirigenza di Miami. Era stato preso come sostituito di Crowder eh…
Semaforo rosso: Boston Celtics
Le mosse di Danny Ainge sono difficili da comprendere. Non c’è una logica cestistica, dietro. Le sue parole sono addirittura inquietanti: “Operazioni fatte perché volevo dare speranza alla squadra, giocatori e staff tecnico. L’ambiente era scoraggiato”. Frasi da richiesta di dimissioni immediate, in una qualunque azienda che funziona.
Fournier è un buon giocatore offensivo, ed è stato preso per pochissimo: pagato due seconde scelte a Orlando. Ma il francese in difesa è un telepass e in attacco per essere efficace ha bisogno della palla in mano. E in una squadra che ha Walker, Brown, Tatum e Smart non si capisce per quale motivo la palla in mano ce la dovrebbe avere lui? Avrei capito un Redick, ma Fournier?
Poi è in scadenza, e si porta pure dietro un fardello da 17 milioni come contratto. Per colpa del quale Boston, per evitare di pagare le tasse di lusso, ha dovuto scaricare Theis, il lungo più affidabile in organico. In un reparto che semmai aveva disperato bisogno di rinforzi. L’arrivo di Wagner non può essere definito come tale, onestamente.
Semaforo rosso: Atlanta Hawks
Ci mancava solo Sweet Lou Williams…Gli Hawks hanno un organico che pare una collezione di figurine, di nomi con troppi doppioni, più che un album da completare. Atlanta come realizzatori aveva già l’uomo franchigia, Trae Young, poi Collins, Gallinari e Bogdanović. Ecco che arriva anche l’ex Clippers, ulteriore gallo in un pollaio troppo affollato.
I rapporti tra Collins e Young sono da storie tese, eppure il lungo è rimasto al suo posto. La squadra fa una fatica dannata in difesa, e arriva Williams. La squadra ha bisogno di leadership, parte Rondo e arriva Williams, il cui carisma è riconosciuto più negli strip club di mezza America che negli spogliatoi NBA. Siccome al peggio non c’è mai fine, pare che sia intenzionato a ritirarsi a fine stagione. Insomma arriva nella sua Georgia “motivatissimo”…le due seconde scelte ottenute da Los Angeles fanno il solletico all’esigenza di franchigia di dover cominciare a vincere per dimostrare di fare sul serio. Mah.