Il Torneo NCAA 2021 è iniziato, andiamo a scoprire le principali storie generate dal primo turno di partite.
MidWestWorld
Sfruttando uno spunto dell’amico appassionato di college basketball Andrea Beltrama, è impressionante quanto Wisconsin sia il programma cestistico più coerente del mondo, non solo della NCAA, ma proprio del mondo, ed i suoi giocatori paiono dei robot replicanti: anno dopo anno le stesse caratteristiche, gli stessi volti, lo stesso modo di giocare.
Con la magica figura di Bo Ryan nell’aria di Madison, uno dei campus più graziosi d’America, il suo delfino Greg Gard ha portato avanti i principi del suo Maestro: lo Swing Offense che i Badgers eseguono pazientemente nei loro movimenti (il loro pace – ovvero il ritmo di gioco – è più lento del 5% rispetto alla media delle altre squadre) sino a trovare un tiro a buona percentuale e la difesa sempre rocciosa, pronta a collassare sui giocatori avversari in post e a recuperare aggressività sul perimetro.
I giocatori hanno da decenni le stesse caratteristiche: un floor general ad eseguire i giochi come D’Mitrik Trice, esterni dalla buona mano come Brad Davison o dal fisico taurino come Jonathan Davis e lunghi – di solito di origine scandinava o tedesca – che sanno sacrificarsi nelle battaglie sotto canestro, ma sanno anche colpire da fuori come Micah Potter.
Contro questo mix i Tar Heels di North Carolina non ci hanno capito nulla e sono stati spazzati via 85-62 (Davison 29 con 5-7 da 3, Trice 21). “All’inizio della stagione avevo settanta anni ora me ne sento centotre – dirà Coach Roy Williams a fine gara – è stato un anno durissimo, non mi sono divertito granché”; mentre secondo Coach Gard “Aver combattuto quotidianamente grandi battaglie nella BigTen ci ha forgiati”.
Oral Roberts, Scripta Manent
Anche Ohio State avrebbe dovuto esser forgiata dalle battaglie in BigTen ma, pochi giorni dopo esser stata battuta da Illinois in finale di conference ai supplementari, ecco che i Buckeyes di nuovo vengono sconfitti in overtime, questa volta dagli sconosciuti Golden Eagles di Oral Roberts, e subiscono il primo upset del Torneo.
Oral Roberts ha un nome che fa un po’ ridere che viene dal suo fondatore Granville Oral Roberts, un televangelista – avete capito bene, si tratta di quei predicatori che vanno in televisione negli States – famosissimo e controverso che in sessant’anni di predicazioni ha trovato milioni di seguaci e che nel 1963 fondò la sua università a Tulsa, Oklahoma.
Ma, al di là delle bizzarre origini, il programma cestistico ha lanciato pure dei giocatori interessanti negli anni come quell’Haywood Workman visto nella NBA e a Pesaro. E Ohio State ha fatto male a sottovalutare i Golden Eagles perché, pur non presentando nessun prospetto particolarmente eccitante a parte forse Obanor, avevano la taglia fisica per dar fastidio ad una squadra intensa, ma non particolarmente dotata di centimetri come OSU.
L’ala di ORU Kevin Obanor è esploso nella partita della vita da 30 punti, e mentre 11 rimbalzi ed EJ Liddell non ha mancato di portare alla causa i suoi 23 punti e 14 rimbalzi invece Duane Washington, colui che doveva fare la differenza, al di là dei 18 punti ha giocato una partita disastrosa, con 7 su 21 al tiro sbagliando malamente entrambi i tiri decisivi sia al termine dei tempi regolamentari che – apertissimo dal centro e con visibilità perfetta – dell’overtime, con Oral Roberts che va a vincere 75-72 con la benedizione del loro profeta dall’alto dei cieli.
Cristo si è fermato ad Abilene
Abilene fu fondata da un gruppo di allevatori di bestiame, i famosi Cowboys, nel 1881 attorno al punto di consegna delle scorte della Texas & Pacific Railway e nonostante fosse inizialmente parte del Kansas venne rapidamente incorporata dallo stato del Texas. Nonostante le sue origini “bovare” si dotò già nel 1891 di una prima università chiamata Simmons College mentre nel 1906 nacque il Childers Classical Institute che oggi si chiama Texas Christian.
Potete perciò capire che per un piccolo college di una piccola città affrontare la grande Texas University coi suoi iconici Longhorns è motivo di enorme motivazione ed orgoglio e con questi sentimenti i Wildcats – nomignolo abusatissimo – sono giunti alla sfida lottando su ogni pallone e con in mano il tiro della vittoria, sotto di un solo punto, messo nelle mani della sua point guard Damien Daniels che, mentre il cronometro vola verso lo zero, si lancia verso il canestro, opta per un assurdo tiro in avvitamento e lancia il pallone con la schiena a canestro finendo col farsi stoppare da Kai Jones che inchioda la palla sul tabellone.
Il pallone allora vola verso Joe Pleasant che anticipa Matt Coleman III e con poco più di 1” da giocare si alza per un tiro assai sbilanciato, c’è un contatto – veniale a dir poco – con il giocatore di Texas e viene fischiato fallo a favore di Pleasant, uno che viaggia a 58% dalla lunetta. Manca 1.2” dalla fine, Joe respira profondamente, visualizza il tiro ed insacca il primo… ripete la routine ed insacca pure il secondo. Un momento da “Hoosiers-Colpo Vincente”, un momento da March Madness.
Il Davide Abilene Christian abbatte Golia Texas 53-52 e con Oral Roberts, North Texas ed Ohio entra così nel Gran Ballo delle Cindarellas al secondo turno.
Exit Lever
Non c’era modo migliore di chiudere la propria bella esperienza al college per il bolzanino Alessandro Lever: un titolo di conference e la prima (ed ultima) esperienza al Torneo NCAA affrontando il giocatore dell’anno Luka Garza. Non c’è stata partita: se Garza ha viaggiato alle sue solite medie con 24 punti 4-5 da tre punti e sei rimbalzi quando gli altri Hawkeyes trovano una giornata da 10 su 22 dalla lunga distanza allora Iowa diventa impossibile da battere per una Grand Canyon University che infatti ha perso 86 a 74.
Curiosamente anche Alessandro Lever, come Garza, ha viaggiato esattamente alle sue solite medie con 13 punti e 5 rimbalzi mentre il mitologico Asbjoern “Come Orso nel Giardino di Mezzo” Midtgaard ha aggiunto 18 punti e 6 rimbalzi. Entrambi sono senior e meritano interesse da parte delle squadre europee, in particolare ci aspettiamo parecchie offerte italiane per Lever, uno dei pochi lunghi giovani tricolori su cui puntare in futuro.
Qualche nome?
In ogni torneo salta fuori qualche nome più o meno a sorpresa e dopo aver parlato di Davison, Trice e Obanor vi segnaliamo due lunghi, uno vincente ed uno no, che ci hanno impressionato favorevolmente.
Il vincente è Colin Castleton di Florida, 2.10 transfer da Michigan, che in stagione ha viaggiato a 12+6 ma contro Virginia Tech è stato decisivo nella vittoria 75-70 in overtime con 19 punti, 14 rimbalzi e 3 stoppate. Lungo, legnoso, ma con buone mani ed un ombrello naturale assai fastidioso per il talento di Kevin Aluma, tenuto a soli 7 punti.
Lo sconfitto invece è il portoghese settepiedi Neemias Queta (14.9+10.1 in stagione) di Utah State. I suoi Aggies hanno tenuto bene nel primo tempo grazie al suo grande tempismo nelle stoppate – bravissimo a tenere il contatto con l’attaccante e poi a salire verticale senza far fallo – ma nella ripresa il talento di Mac McClung ha preso il sopravvento e Texas Tech è andata a vincere 65-53.
Nella serata di venerdì è andata anche in scena l’immancabile #12 che batte la #5 e – come immaginavamo – si è trattata dell’infuocata Oregon State di coach Wayne Trinkle, il sosia del miliardario della Formula 1 Lawrence Stroll, che ha battuto Tennnessee 70 a 56 con grande autorità. Occhio a Beavers, possono essere una bella favola.
Per la prima volta nella storia del Torneo una partita non è stata giocata, a causa di alcune positività VCU non è potuta scendere in campo ed Oregon passa il turno a tavolino. Ma se i Rams avevano almeno cinque giocatori negativi ai test anti-Covid perché la NCAA ha deciso di non farli giocare? Quali sono i limiti di flessibilità che il comitato organizzatore ha deciso di applicare? A VCU non l’hanno presa bene, e non hanno torto.