Il protagonista della notte che ha segnato la ripresa dell’NBA è Kristaps Porziņģis, autore di una gara da 28 punti (11-17 al tiro) e 14 rimbalzi che ha aiutato i Dallas Mavericks a battere i San Antonio Spurs.
Non bastano i 30 punti e 11 assist di DeMar Derozan per tenere a galla la squadra allenata da Gregg Popovich, che nell’ultimo quarto viene spazzata via da un parziale di Dallas di 17-4. Fra i ragazzi di Coach Carlisle buone anche le prestazioni di Luka Dončić (tripla-doppia da 22 punti, 12 assist e 12 rimbalzi, male però dalla distanza: 2/10) e Maxi Kleber (3-6 da tre punti, 7 rimbalzi e leader per plus-minus della squadra con +21). Decisiva, tra le altre cose, la battaglia a rimbalzo: stravinta dai Mavericks, 50-31.
I Mavericks sono ora a 8 vittorie e 3 sconfitte nelle partite col quintetto titolare integro: da quando hanno recuperato alcuni giocatori chiave c’è stato un chiaro cambio di marcia, culminato in questa striscia di vittorie casalinghe. I Mavs hanno vinto 10 delle ultime 12 disputate, ma questa vale qualcosa in più: vittoria arrivata contro la squadra direttamente sopra di loro in classifica, con un record quasi identico (19-16 Mavs, 18-15 Spurs) e in lotta per il settimo posto a Ovest, a una partita e mezza di distanza dai Denver Nuggets, sesti sempre a Ovest.
L’unicorno sta tornando
Quella di Porziņģis è stata la partita completa che i Mavs si aspettano da un giocatore con queste potenzialità: ha tirato con decisione, attaccato con cattiveria il ferro, si è mosso bene lontano dalla palla e in difesa ha dato qualche segnale incoraggiante per il coaching staff di Carlisle.
C’è una scuola di pensiero secondo cui la prima azione della partita è il microcosmo della stessa. Sicuramente ci dà qualche indizio di cosa vuole fare l’allenatore: chi vuole mettere in ritmo, in che modo, e perché. Non c’è da stupirsi allora se il primo schema offensivo dei Mavs è dedicato al centro lettone: in una serie di universi paralleli, l’unico nel quale Dallas va avanti nei Playoffs è quello in cui Porziņģis gioca da All-Star. Da qui, l’urgenza per Carlisle di ritrovarlo al più presto, con la speranza di rivedere il giocatore della bolla di Orlando quanto prima, e con maggiore continuità.
San Antonio inizia l’azione con un esterno, Derrick White, in marcatura sul lettone. La scommessa è chiara: invece che preoccuparsi degli oltre 220 centrimetri di Porziņģis preferiscono poter cambiare il pick and roll con Luka, e togliere il tiro da tre dopo il blocco al centro. Questa scelta difensiva, solitamente, non viene mai punita da Porziņģis, che non riesce a portare al ferro gli esterni avversari sul cambio, e storicamente soffre questo tipo di difese.
Per questo motivo è importante il modo in cui vengono trovati i primi due punti per Dallas: in seguito allo spain pick and roll, la palla passa dalle mani di Josh Richardson a quelle di Porziņģis, che nel frattempo ha preso posizione profonda sotto canestro. L’aiuto di Jakob Pöltl è vano, arrivano i due punti.
Il secondo canestro dal campo è concettualmente molto simile: riceve palla sul perimetro da Tim Hardaway Jr e attacca il closeout fuori equilibrio di Keldon Johnson, va al ferro e trova i due punti segnando nonostante il contatto. E ancora, qualche possesso più tardi sfrutta i suoi centimetri per catturare il rimbalzo offensivo e segnare i due punti in testa ai due difensori neroargento.
San Antonio ha alternato la marcatura con un esterno e un lungo vero (Pöltl) per il resto della partita, ma Porz e i Mavericks hanno trovato sempre la controffensiva più efficace: in quest’azione, ad esempio, marcato dal lento Pöltl lo batte con un crossover e va a concludere al ferro, con convinzione, ancora una volta.
Ma la vera raffica, quella decisiva, è arrivata nel quarto periodo: 13 punti per Porziņģis, trovato splendidamente da Luka e compagni, incontenibile per la difesa Spurs.
Il centro dei Mavericks segna in ogni modo: tagliando a canestro lontano dalla palla; aprendosi sul perimetro; strappando rimbalzi offensivi fondamentali e concludendo col fallo. Va bene anche in lunetta (5 tiri liberi a fine gara), sfidando gli aiuti degli Spurs al ferro.
La sintesi perfetta della partita di KP l’ha fornita Tim Cato, giornalista che segue i Dallas Mavericks, su Twitter: “This is the tallest KP has ever played in Dallas“.
A un Porziņģis di distanza dal fare paura ai playoff
Come detto precedenemente, le fortune di questa squadra non possono prescindere dalla condizione del centro lettone. Lo ha dimostrato l’esperienza alla bolla di Orlando, dove si è visto probabilmente il migliore Porziņģis di sempre. Lo hanno dimostrato le prime partite di questa stagione, in cui i Mavs privi del loro centro titolare – o, perlomeno, con KP a mezzo servizio – hanno fatto enorme fatica in entrambe le metà campo.
Quella di stanotte è stata la sua terza partita consecutiva conclusa con una doppia-doppia, la settima nelle ultime dodici partite. I Mavs sono 7-2 in questa stagione quando raggiunge questo risultato e imbattuti (4 vittorie) quando segna 20 o più punti con 10 o più rimbalzi. Al di là del significato qualitativo delle singole statistiche, data l’assenza assoluta di continuità si è arrivati a un punto in cui anche la semplice produzione grezza conta per i Mavericks.
Con questo Porziņģis si aprono degli scenari interessanti. Quelli a cui, a dire il vero, in molti facevamo riferimento provando a immaginare come sarebbe andata la stagione della squadra capitanata da Dončić. Proprio lo sloveno sarà tra i più contenti: dopo essersi caricato l’universo Mavs sulle spalle ora può permettersi di vincere una partita contro una diretta rivale tirando così male, forzando 10 triple che hanno poco senso nell’economia della partita. E se può permetterselo è perché finalmente i rinforzi sono arrivati: non solo la grande partita di Porziņģis, la spalla perfetta in attacco per lui; ma anche Kleber e Richardson, che sono tornati in quintetto a fare tutte le piccole giocate fondamentali per vincere la partita.
Con questo Porziņģis fin dove possono arrivare? La lotta ad Ovest è più accesa che mai, con ben sei squadre nel giro di 3 partite di distanza. Il peggio, per i Dallas Mavericks, sembra essere passato: occhio ai piani alti, dunque. L’obbiettivo minimo per questa squadra sarà evitare di dover giocare il play-in tournament per accedere ai Playoffs.