“Chris Paul non è venuto qui per giocare un primo turno di playoff..“. Phoenix ha fretta. Sul campo anzitutto, per recuperare il tempo perduto: i Suns non giocano in post season dal 2010. E sono ora quarti a Ovest, 20-11 di record, 8 vittorie nelle ultime 10 partite giocate.
Ma non si nascondono neppure a parole. Quelle che pronuncia Riccardo Fois, assistente allenatore sardo nello staff di Coach Williams, specializzato nello sviluppo dei giocatori. In collegamento Zoom con i media specializzati italiani, racconta i dietro le quinte del magic moment della franchigia del deserto. Con franchezza, senza nascondersi dietro frasi di circostanza, il politicamente corretto classico statunitense.
“Facciamo un passo alla volta, intanto pensiamo ai playoff. Però Paul non è venuto qui (a 35 anni, senza aver mai giocato le Finals ndr) a perdere al 1° turno di playoff. Non sai mai quando passa il treno: Coach Williams allenava a Philadelphia quando quel tiro rocambolesco di Leonard cambiò radicalmente, con una carambola in più, gli scenari di franchigia. Bisogna saper eventualmente cogliere momento e attimo. Se l’occasione capitasse…“.
Le ultime due stagioni, con gli infortuni a catena dei Warriors targati Curry/Durant, sconfitti da favoriti contro i Raptors alle Finals e poi con la bolla inedita creata la scorsa estate a Orlando e nella quale si è assistito alla la fragorosa implosione dei Clippers, con la sorpresa Miami campione a Est, hanno dimostrato che le variabili sono tante. E i pronostici mai scontati.
Il Covid ha colpito duramente tante squadre in questa stagione, come assenze da rigidi protocolli anti pandemia. Non c’è nulla di scontato. E allora Phoenix costruisce per il futuro, coi suoi tanti giovani da far crescere e magari consacrare, ma tenendo d’occhio il presente. Sai mai che…Fois è chiaro: “Siamo passati da squadra che sta crescendo a, con Paul in organico, squadra che vuole vincere adesso. Partita dopo partita. Anche se sappiamo che non sarà facile. Aspettative diverse comportano responsabilità diverse“.
Nel segno di CP3
La svolta porta la firma di Paul. Fois si illumina, pur da collegamento remoto, quando ne parla: “Fa tutte le cose che ti immagini facciano i grandi campioni. E’ il primo ad arrivare agli allenamenti, fa una dieta mirata, incita i compagni. Ha cambiato la mentalità del gruppo. Me lo aspettavo, però mi ha sorpreso comunque. E’ il primo giocatore da Hall of Fame che alleno…Sul piano umano è super, competitivo e leader. E un killer (sul parquet)”. CP3 è arrivato in Arizona forse a sorpresa, e di certo non gratis. ” Rubio, il suo predecessore, è stato fondamentale. Regista d’élite nel ruolo. però per mettere mani su giocatore come Paul devi fare sacrifici”.
Booker All-Star e gli altri giovani in rampa di lancio
Booker è stato chiamato da sostituto di Anthony Davis all’All Star Game di Atlanta. Selezionato dal Commissioner Adam Silver. Andrà in Georgia assieme a Paul. Si ritrovano alla partita delle stelle come un anno fa, stavolta da compagni di squadra. Il trait d’union è più marcato, si scopre, di quanto si potesse immaginare. “Paul sta avendo un’impronta importante sulla crescita di Booker. Erano stati insieme già molto all’ASG 2020, sta cercando di assorbire da Paul tutto quel che può. Quasi un passaggio di testimone…“.
Se Booker a 24 anni è il giovane “arrivato” come status, pur a caccia di risultati di squadra che lo legittimino ulteriormente, i Suns ne hanno parecchi altri intriganti. Ayton sconta l’etichetta di prima scelta assoluta nel Draft di Dončić. Amletico, enigmatico. Per adesso vorrei, ma non posso. Però ha i mezzi potenziali per svoltare. Fois conferma e ribadisce: “Se siamo la sesta difesa NBA è perché lui sta crescendo in maniera esponenziale. Poi certo qualcuno vede il potenziale e si aspetta ancora di più, ma intanto da due anni sta mostrando una crescita importante. E poi ci tiene, ragazzo dal cuore d’oro. Vuole vincere per i compagni, per Monty (Coach Williams ndr). Insomma, sta raggiungendo la maturità e va anche considerato che molti lunghi la raggiungono dopo, rispetto agli esterni“.
C’è spazio anche per una digressione su Mikal Bridges. “Dai tempi di Villanova University è sempre cresciuto, fino a diventare poi uno dei giocatori più importanti della sua squadra. Qui è cresciuto tanto, è già tra i primi difensori della lega sulle guardie, contenendo il pick&roll. Ha lavorato molto sul tiro, ora le percentuali e le scelte sono ottime, eppure il suo gioco ha comunque ancora grossi margini di miglioramento”.
Pare destinato a un ruolo di comprimario di lusso. Quei giocatori di ruolo che cambiano le prospettive a una squadra vincente. Ma sono attese verifiche. “Lo sviluppo dei giocatori è base della cultura di franchigia. Abbiamo una squadra giovane come esperienza playoff, il ruolo di Paul è importante pure per questo. L’ultimo step di crescita è quello più difficile, comunque mi dà fiducia che in una epoca di load management i nostri giocatori lavorano tanto per crescere…“.
Ognuno ha i proprio tempi da prendersi, nel percorso di sviluppo. Discorso che vale per Jalen Smith, scelta Suns di Lotteria dell’ultimo Draft, che di recente non sta trovando spazio. “Abbiamo alzato il livello. Per cui o una matricola è super speciale, oppure serve tempo per integrarla in rotazione. Guardate la storia di San Antonio, degli Spurs…poi Smith si è fatto male alla caviglia, e ha avuto il Covid. Ma crediamo molto in lui, può giocare 4 e 5, giocatore atletico e moderno“.
Allenatori europei in NBA
Lega piena zeppa di giocatori europei, ma con nella sua storia appena un Coach europeo, peraltro durato solo una stagione, proprio a Phoenix: Igor Kokoskov. Persino Ettore Messina è stato snobbato da tante, troppe franchigie, come capo allenatore. Sempre bruciato, talvolta al fotofinish, nella volata decisiva.
“Argomento su cui si può discutere parecchio. In NBA c’è grande rispetto per il basket europeo. Ma ci sono in assoluto tanti allenatori bravi anche non europei che non diventano mai head coach. Parliamo comunque solo di 30 allenatori, è un ruolo ambito. Ci sono dinamiche politiche e decisioni personali dei vari General Manager di cui va tenuto conto. Ma adesso ci sono GM europei, per cui a maggior ragione credo che in futuro la strada per Coach d’oltreoceano sarà più facile“.
Squadre: sorprese e delusioni
“Sorprese a Est e Ovest? Utah sta giocando in modo impressionante. A Est Milwaukee mi ha sorpreso un po’ in negativo, pensavo trovassero il ritmo subito, certo manca Holiday…Poi Toronto si è ripresa, è squadra ben allenata, ero semmai rimasto sorpreso della partenza complicata dei Raptors“. Tra le sorprese ci sono a i Phoenix Suns. Ma non per Fois, l’impressione è che lui quello lo sapesse già, prima che lo scoprissero gli altri…