Dopo che sono stati inseriti nel protocollo Covid-19 imposto dalla NBA e dopo che hanno saltato due partite, nell’agevole vittoria dei Clippers a Orlando (116-90) si sono rivisti Kawhi Leonard e Paul George. La coppia di stelle della squadra allenata da coach Lue ha segnato 50 punti restando in campo meno di 60 minuti complessivi (24 punti in 29 minuti per Leonard, 26 in 28 minuti per George); il secondo successo consecutivo dei Losangelini ha consentito loro di superare i Lakers in classifica agguantando il secondo posto e portandosi a una sola partita di distanza dagli infuocatissimi Utah Jazz.
La partita di questa notte ha poco da raccontare: la premiata ditta Leonard-George ha inflitto la maggior parte dei danni alla squadra della Florida nel primo tempo (35 punti sui 62 di squadra), per poi gestire vantaggio e ritmo della partita nei due periodi conclusivi.
Ad esclusione di una fiammata di Terrence Ross a metà primo quarto, che ha consentito ai Magic di impattare il punteggio a quota 26 dopo 12′, e di un parziale di 9-0 al rientro dagli spogliatoi per il momentaneo -3 (62-59), i Clippers hanno dato la sensazione di essere sempre in controllo e di avere in mano la partita dal primo all’ultimo minuto, anche a causa della serataccia al tiro di Nikola Vučević (10 punti con 4/13 al tiro).
Siamo già all’ultima chiamata per i Clippers?
La deludente stagione 2019/2020, culminata con la bruciante uscita al secondo turno dei playoffs, ha imposto alla dirigenza dei Clippers un cambio di rotta netto per tentare di risolvere i numerosi problemi emersi durante la scorsa annata, aumentando ulteriormente la pressione sui “cugini” dei Lakers, la cui finestra per vincere il titolo potrebbe essersi ridotta alla sola stagione corrente.
Infatti, se da una parte Paul George ha deciso di rinnovare con la franchigia californiana firmando un contratto quinquennale che potrebbe fruttargli addirittura 226 milioni di dollari, Kawhi Leonard ha espresso il desiderio di voler testare la free agency al termine di questa stagione, scegliendo quindi di non esercitare la player option.
Kawhi Leonard, referencing his own potential free agency, said he's "just focused on this season."
— Andrew Greif (@AndrewGreif) December 21, 2020
Added that: "If I stay healthy, the best decision is to decline the player option but it doesn't mean I'm staying or leaving."
Come si può leggere dal tweet, il fatto che l’ex-Raptors voglia uscire dall’attuale contratto non preclude i Clippers dalla possibilità di trattenerlo, offrendogli in estate un contratto più longevo rispetto al biennale+player option firmato nell’estate 2019, ma questa sua decisione ha inevitabilmente ridotto la possibilità di errore della squadra di coach Lue a zero, la quale ha come obiettivo minimo il raggiungimento delle Finals per provare a convincere il nativo di Riverside a restare.
Per tentare di raggiungere questo traguardo, nell’offseason la dirigenza dei Clippers ha rinnovato il coaching staff, promuovendo Tyronn Lue al ruolo di head coach (al quale ha affiancato, tra tutti, Kenny Atkinson e Chauncey Billups come assistenti) e rinnovato la squadra firmando Ibaka e Batum e scambiando per Luke Kennard. La nuova filosofia di gioco, basata su un attacco five out (5 giocatori posizionati sul perimetro), muovendo molto il pallone giocando penetra e scarica, coadiuvata dall’ottimo inizio dei nuovi arrivati, sta dando, per ora, i risultati sperati.
Il riscatto di Paul George
A prescindere dai radicali cambiamenti in panchina e dall’arrivo di giocatori più funzionali al roster, gran parte del successo dei Clippers dipende dal rendimento di Kawhi Leonard e Paul George. L’anno scorso l’ex-Spurs ha giocato probabilmente la miglior regular season in carriera (e quest’anno sta continuando sulla stessa linea), mentre l’ex-Thunder ha disputato una stagione deludente, resa ancor più amara dopo una playoff run non esaltante, per usare un eufemismo (amplificata all’inverosimile dai media, a sua difesa).
Fortunatamente, quest’anno George è rinato, e sembra tornato ai livelli della sua ultima stagione in maglia Thunder, quando fu addirittura in lizza per il premio di MVP stagionale. Il prodotto di Fresno State proviene da un’offseason in cui non è stato costretto a operarsi, consentendogli quindi di concentrarsi esclusivamente sulla preparazione in vista dell’imminente stagione, potendosi allenare fin da subito con i propri compagni.
Attualmente George sta viaggiando a 24 punti di media tirando con il 51% dal campo, il 47% da 3 e il 91% ai liberi, a cui aggiunge 6.4 rimbalzi e 5.4 assist (massimo in carriera); l’impressione è che anche nelle serate storte al tiro riesca comunque a impattare positivamente la partita, difendendo efficacemente sia sull’uomo che lontano dalla palla e coinvolgendo i propri compagni, come testimonia la partita contro i Jazz dello scorso primo gennaio.
Ottimo inizio, ma occhi puntati ai playoffs
Come accennato in precedenza, l’impronta di Tyronn Lue in questi nuovi Clippers è evidente: la fase offensiva è più fluida e meno stagnante, l’utilizzo di un attacco five out apre la difesa e libera l’area per le incursioni delle due stelle Leonard e George e il continuo movimento di palla e di giocatori mette costantemente sotto pressione la difesa costringendola a ruotare continuamente e facendola collassare in area, liberando così i tiratori posizionati sul perimetro.
I Clippers, infatti, sono la squadra che tira meglio da 3 di tutta la lega (41.4% su 35.5 tentativi) e hanno ben sei giocatori a roster che stanno tirando con il 40%+ dalla lunga distanza. Leonard e George sono, ovviamente, parte integrante di questo sistema, e non a caso entrambi stanno facendo registrare il massimo in carriera per assist di media e AST% (5.6 assist, 28.2 AST% per Kawhi e 5.4 assist,25.9 AST% per PG).
Oltre a quello delle due superstar, sta risultando fondamentale il ruolo di Nicolas Batum, firmato con un contratto al minimo salariale a inizio dicembre; il francese sta agendo da collante della squadra, la quale sta beneficiando enormemente delle sue abilità da playmaker e della sua intelligenza cestistica.
L’ex-Hornets, nonostante non sia più atleticamente quello di Portland, è ancora un discreto difensore in grado di marcare più ruoli e soprattutto è un gran comunicatore anche nella metà campo offensiva. Nella partita vinta contro gli Heat, senza Leonard e George, si è preso le luci della ribalta conducendo la sua squadra alla vittoria nonostante un inizio di partita tutt’altro che incoraggiante, finendo con 18 punti (6/9 da 3), 6 rimbalzi, 2 assist e 2 recuperi.
L’inizio dei Clippers è stato molto positivo (15-5 e secondo posto nella Western Conference ad oggi), con giocatori e coaching staff che finalmente sembrano remare nella stessa direzione. L’anno scorso si è visto come l’aver sottovalutato la regular season abbia pesantemente compromesso loro l’assalto al titolo, presentatasi alla bolla di Orlando con una chimica di squadra pressoché inesistente e con un sistema di gioco non sufficientemente rodato per poter competere con continuità.
Dopo 20 partite, quest’anno la musica sembra essere cambiata, ma ormai della stagione regolare ci si tende a fidare relativamente poco (citofonare Bucks), per quanto i segnali lanciati dai Clippers in queste prime settimane siano sicuramente positivi in vista anche e soprattutto della post season. I “cugini” dei Lakers hanno i mesi contati, la restante parte di stagione e, soprattutto, i playoffs, saranno uno spartiacque importante per capire quale sia il futuro dei Clippers, anche a lungo termine.