L’addio annunciato a inizio 2019 da Anthony Davis sembrava aver messo fine alle speranze di crescita dei Pelicans. Per l’ennesima volta New Orleans si trovava a dover ripartire da zero, con una squadra da ricostruire e la necessità di ravvivare l’interesse di sponsor e tifosi. Il clamoroso risultato della Draft Lottery 2019 e la trade con i Lakers hanno tuttavia permesso alla dirigenza di costruire le basi per un nuovo ciclo a lungo termine, i cui frutti si sono iniziati a intravedere nell’ultima stagione. Da qui la scelta di continuare un percorso di totale rinnovamento, scambiando Jrue Holiday e puntando tutto sulla definitiva esplosione di Ingram e Williamson.
Il roster del 2017/2018, ultimo ad aver partecipato ai playoffs, è solo un lontano ricordo. In due anni sono andati via tutti, sostituiti da una squadra molto diversa nel modo di giocare e di gestire la partita. Lonzo Ball, responsabilizzato dall’addio di Holiday, è chiamato a dare continuità alle sue prestazioni. Redick, ormai 36enne, dovrà assumere le doppie vesti di giocatore e chioccia per i più giovani. Gli innesti di Bledsoe e Adams, infine, danno maggiore solidità e fisicità sotto canestro.
Il vero grande colpo è stato la conferma di Brandon Ingram. L’ex Lakers, lasciati alle spalle i problemi fisici che ne hanno condizionato i primi anni in NBA, ha mostrato tutto il suo talento cristallino, trasformandosi da oggetto misterioso in All Star e Most Improved Player della stagione, rubando a tratti i riflettori a Zion Williamson. Proprio Ingram e Williamson saranno l’ago della bilancia della prossima annata: i 408 minuti giocati insieme dai due ci dicono che la loro alchimia va perfezionata e che il resto della squadra dovrà sopperire ai loro limiti difensivi. Lo staff tecnico dovrà trovare la chiave di volta per scatenare l’incredibile potenziale di questo nuovo dinamico duo.
A proposito di staff tecnico, i risultati deludenti e l’inadeguatezza nel valorizzare gli atleti a disposizione sono costati il posto ad Alvin Gentry. Per sostituirlo, la dirigenza ha puntato sull’esperienza di Stan Van Gundy, reduce da un quadriennio non esaltante a Detroit. Il nuovo head coach sembrerebbe intenzionato a sfruttare l’arrivo di Steven Adams per provare Williamson da 3 in marcatura sull’ala piccola avversaria. Una soluzione inattesa, che potrebbe aprire le porte del quintetto base all’italianissimo Nicolò Melli.
L’obiettivo è chiaro: arrivare ai playoffs e giocarseli a viso aperto, possibilmente senza passare per il Play-In Tournament, che ben poche gioie ha regalato ai Pelicans. Ciononostante, balzano agli occhi alcune questioni aperte che potrebbero rapidamente mettere fine ai sogni di gloria di New Orleans.
Partiamo proprio da Williamson ala piccola. Sono in molti a dubitare di una scelta così in controtendenza con l’NBA attuale. Un quintetto Ball-Ingram-Williamson-Melli-Adams permetterebbe a Melli di aprire il campo per andare a giocare sotto da Williamson e Adams, un po’ come nei Magic di Van Gundy faceva Rashard Lewis. Tuttavia, Williamson rischierebbe di fare molta fatica in fase di non possesso, e come se non bastasse, questo quintetto potrebbe rivelarsi poco incisivo nell’attaccare difese schierate. Ecco perché è molto più probabile che l’ex Duke University continui a giocare da 4 e che l’ala grande di Reggio Emilia scivoli in panchina, facendo posto ad uno tra Bledsoe e Redick e rimandando ogni esperimento tattico.
Un’altra perplessità che serpeggia tra i tifosi è quella relativa alla tenuta fisica dei giocatori in una stagione inevitabilmente condizionata dalla pandemia da Covid-19. Williamson e Ingram hanno avuto diversi problemi fisici finora, Bledsoe ha patito in passato infortuni piuttosto fastidiosi, lo stesso JJ Redick dovrà essere gestito nel minutaggio. Tale preoccupazione ha trovato le sue prime conferme già in preseason quando, nella sfida con Miami, il roster già non lunghissimo si è trovato a dover esordire senza Redick e Bledsoe.
Insomma, dopo un anno di transizione New Orleans deve dare un senso al proprio percorso di ricostruzione. Il potenziale c’è, allo staff tecnico il compito di realizzarlo pienamente e di guidare Ingram, Williamson e compagni tra le grandi della Conference. Tra sei mesi capiremo se il piano dirigenziale a lungo termine si sarà rivelato vincente.
Vincenzo Di Costanzo per New Orleans Pelicans Italy