Con la stagione NBA formalmente ancora in piedi, ma purtroppo ferma, probabilmente è un momento buono per una di quelle riflessioni che solitamente si fanno verso maggio, quando si tirano le somme. In particolare è interessante, secondo me, valutare l’annata di Collin Sexton.
Va detto che stiamo parlando di un giocatore talvolta difficile da inquadrare, che sta evolvendo. Questo saper fare potenzialmente tante cose, ma non eccellere ancora in quasi nulla, porta spesso a parlarne sottolineando solo i suoi limiti attuali. Definito da alcuni un bust prima ancora che potesse mettere piede in campo, è ancora tanta la strada che Collin dovrà fare prima di scrollarsi di dosso questi facili giudizi.
La stagione di Sexton
Quest’anno Sexton ha peggiorato complessivamente la sua % da 3 punti passando dal 40% della sua stagione da rookie al 38% attuale. La sua TS%, invece, è passata da un misero 52% ad un molto più degno 56%, ed i suoi punti per partita sono passati da 16.7 a 20.8.
Seppur non siano statistiche avanzate, si tratta di numeri già interessanti. Solo Doncic e Young segnano più punti per partita tra i sophomore (i giocatori al secondo anno), e anche le percentuali sono buone, come abbiamo visto. Nelle partite disputate nel 2020 siamo poi ad un livello di efficienza da Doncic, da Leonard, da LeBron, visto che la TS% sale fino al 59.4%.
In questa stagione Collin è diventato, non a caso, il terzo cavalier all-time a piazzare una partita da 40+ punti prima dei 22 anni, dopo Lebron James e Kyrie Irving. Un volume di questo livello potrebbe significare, per un giocatore dal talento non eccezionale quale è Sexton, una possibile evoluzione futura in affidabile scorer dalla panchina, chiamato ad incidere anche e soprattutto con volumi di utilizzo (e minutaggi) più contenuti.
Qualche lettore particolarmente attento ricorderà infatti come già qui avessimo parlato di come, certamente anche per facilitare la maturazione di Garland e di Porter jr, forse sarebbe (stato) meglio far partire loro due in quintetto e Collin dalla panchina. In quella analisi, vecchia più di tre mesi, spiegavamo come Sexton avesse delle ottime qualità da giocatore off the ball ma che, anche per colpa della poca personalità di Garland, fosse quasi incentivato a giocare moltissimo palla in mano.
In questo quadro in realtà è proprio Garland a destare le preoccupazioni maggiori per lo scarsissimo rendimento sia offensivo che difensivo avuto in questa sua prima stagione, seppur non manchino le attenuanti (non ultimo l’infortunio che lo ha tenuto fuori praticamente tutto lo scorso anno). Al rendimento del rookie dedicheremo un apposito spazio in un’altra occasione, ma qui è importante sottolineare come per i Cavs il playmaking di Dellavedova sia di un altro livello, e quanto soprattutto in difesa non ci sia paragone. Darius è infatti, ad oggi, probabilmente tra i peggiori difensori della lega.
Perché è importante questa sottolineatura? Perché questo non è solo un problema per Garland stesso o per la squadra in generale, ma diventa un grosso affanno a maggior ragione per il compagno di backcourt Sexton. Anche Collin è infatti un difensore mediocre (anche se non quanto Darius), ma se affiancato ad un difensore esperto e attento come Delly ha dimostrato di poter stare in campo, e lo si è visto nelle (purtroppo poche) partite sotto coach Bickerstaff. Con Garland e Porter jr entrambi assenti per infortunio, il duo Dellavedova-Sexton ha molto ben figurato.
Insomma, anche se non sarà esattamente Dellavedova, che molto probabilmente saluterà Cleveland a fine anno, credo sia chiaro che quello sia il profilo di una guardia che si combina bene con Sexton: serve un giocatore che sia un difensore attento e con una buona visione di gioco, che permetta al nostro sophomore di metterci corsa e scoring. Garland, al momento, non garantisce nessuna delle due cose.
La shot selection
Dopo aver descritto a grandi linee la sua stagione, andiamo a sottolineare più nel particolare gli enormi miglioramenti che il ragazzo sta avendo nella shot selection, proprio nell’ottica dell’evoluzione futura di cui parlavamo prima.
Innanzitutto, lo scorso anno ben il 20% delle conclusioni totali di Sexton erano dei long 2, il che ha dato adito alle voci sul suo scarso QI cestistico. In questa stagione solo il 7% delle sue conclusioni sono dei long 2 (che rimane il peggior tiro possibile in NBA, e che dovrebbe ridurre ancora), comunque presi con consapevolezza e segnati con percentuali migliori (dal 38% al 41% attuale). Non era stupido insomma, era solo un rookie che prendeva confidenza con le distanze NBA.
Rispetto alla scorsa stagione è aumentato poi il numero di conclusioni al ferro e in generale dal pitturato, ed è nel contempo anche migliorata la FG% in entrambe le voci. È infatti molto efficace in penetrazione: per lui circa 9 punti a partita con il 48% dal campo.
Riallacciandoci a quanto dicevamo all’inizio sul portare molto la palla, la EFG% di Sexton quando tira senza palleggiare (parliamo quindi complessivamente dei catch and shot, ma anche delle esitazioni sul posto) è del 62.4%. Quando fa 3+ palleggi la percentuale crolla al 48%. Per contestualizzare il livello elitario di questi numeri, pensate che le percentuali con zero palleggi sono in linea con le percentuali di Klay Thompson 2019 in situazioni analoghe.
Non a caso, quando Sexton tiene palla per meno di due secondi tira con il 59.7 di EFG%. Più la tiene, più invece le percentuali calano (fino al minimo, il 46.4% se la tiene 6+ secondi prima di tirare).
Per quanto riguarda il range di tiro, le triple wide open entrano nel 50% dei casi, anche questo aspetto molto indicativo in ottica futura, se dovesse mantenersi su questi livelli. Non tanto per i canestri di Sexton, ma per lo spacing che un giocatore con questa costanza al tiro può garantire per i compagni, dato che certamente le difese avversarie non potranno ignorare questo particolare.
In generale, questi numeri ci aiutano ad approfondire quanto dicevamo nella nostra introduzione. Sexton è già oggi uno scorer di volume affidabile, sia palla in mano che, soprattutto, senza palla. In effetti il suggerimento di togliergli la palla non è motivato da una sua reale incapacità nel fondamentale, ad esempio in penetrazione è efficace, come abbiamo visto. Risponde più che altro alle necessità di favorire piuttosto Garland o comunque chi ha una capacità di playmaking superiore, aspetto questo tra i più deficitari nel gioco di Collin.
Oltre alla visione di gioco, che probabilmente rimarrà sempre un po’ il punto debole del suo gioco offensivo, Sexton deve continuare a perfezionare la scelta dello spot di tiro e la scelta di tiro in generale. Un esempio è il tiro dalla media: ne prende troppi (siamo ai livelli di Al Horford, Love o Vucevic), e non li tira nemmeno troppo bene (40%, non è il suo spot).
Un esempio di scelta di tiro sbagliata sono invece i jumper dal palleggio quando i difendenti gli negano la penetrazione. Se in penetrazione, dicevamo, tira col 48%, in pull up tira col 39% (35% da 3). Non è un tiro pessimo, però forse anche qui, come per i tiri della media, migliorare la visione di gioco permetterebbe qualche passaggio in più e qualche conclusione “scomoda” in meno.
Già solo questi due esempi danno l’idea di che margini ci siano ancora, e non c’è motivo per pensare che la crescita di un sophomore, che ha già dimostrato di lavorare tanto e bene su sé stesso, debba arrestarsi di colpo. Non siamo di fronte ad un fenomeno, ma è certo che quello che oggi è un buon volume scorer di una squadra di bassa classifica ha tutto per poter diventare un giocatore affidabile anche a livelli più alti.